Turbolenze al Museo Pecci di Milano

Il Museo Pecci Milano presenta dal 9 marzo al 14 aprile 2012 un progetto espositivo inedito che mutua dalla fisica l’identificazione di moti disordinati, irregolari e apparentemente caotici, fuori regola, raccogliendo insieme varie esperienze artistiche contemporanee i cui esiti assumono forma di TURBOLENZE, elaborate da artisti o gruppi di artisti di diversa provenienza (Austria, Brasile, Giappone, Italia, Russia, USA).

La selezione di opere proposte dalla collezione del museo, acquisite nell’arco di vent’anni di attività espositiva, rispecchia lo stato di inquietudine e agitazione economica, politica e sociale in cui stiamo vivendo e offre al visitatore esempi di interpretazione e rappresentazione di fenomeni e dinamiche che governano la nostra epoca. La mostra, come un improvviso annuncio di volo, invita il pubblico ad “allacciare le cinture di sicurezza” e seguire con attenzione le fluttuazioni e gli scossoni impressi da queste opere alla normale percezione della realtà.

Workshop di fotografia con Silvia Camporesi

In occasione della settima edizione di Obbiettivo Donna, Silvia Camporesi terrà un workshop dedicato a tutti coloro che vogliono apprendere le possibili modalità attraverso cui incanalare la propria creatività. Il 23 marzo, a conclusione della prima tappa del workshop, booksigning del nuovo libro di Silvia Camporesi La terza Venezia.

Come nascono le idee? Come passo dal pensiero al lavoro finito – sia esso una singola immagine o un intero progetto? Di cosa ho bisogno? Questo workshop è improntato sul tema della progettazione artistica fotografica e riflette su come muoversi nell’intricata strada dei pensieri e delle azioni che conducono alla realizzazione dell’opera. Obiettivo del workshop è comprendere il modus operandi che sta dietro ogni lavoro artistico. Ogni passo è fondamentale nella creazione di un’opera. Le strade percorse per arrivare al risultato finale, pur rimanendo nella maggior parte dei casi sotterranee, sono anch’esse parti importanti dell’opera. Durante il workshop cercheremo di rendere visibili questi percorsi.

Made in Japan alla Triennale di Milano

La terza edizione di Tasselli d’Arte – Oltre il Cinema, in Triennale, con Made in Japan – L’estetica del Fare affronta le tendenze dell’arte e della cultura nipponica con uno sguardo su artisti di nuova generazione, ma anche con antesignani della tradizione, grazie ai quali le due anime dello zen e del manga si ibridano in una suggestiva rete di rimandi tra costumi, arte, cinema, video e fotografia.

 La mostra si configura come una collettiva che interseca sguardi, linguaggi e punti di vista differenti relativamente al paese del Sol Levante.

Nell’ambito di Made in Japan. L’estetica del fare – sia la serata dell’inaugurazione del 2 marzo, sia l’11 marzo, anniversario delle catastrofi – il pubblico potrà fare delle donazioni libere finalizzate alla raccolta fondi per la ricostruzione del Giappone. Questi due momenti benefici sono connessi all’esposizione delle Charity Box, il progetto de L’Isola della Speranza Associazione No profit fondata dai giapponesi residenti a Milano a sostegno delle vittime del terremoto e dello tuznami a cui hanno partecipato oltre cinquanta designer di paesi differenti con opere firmate tra gli altri da Naoto Fukasawa, Kaori Shiina, Kazuyo Komoda. Le box create per l’occasione diventano dei veri e propri salvadanai in cui i visitatori, se vogliono, possono inserire la loro donazione.


Giuseppe Pietroniro e Marco Raparelli al Museo Hendrik Christian Andersen di Roma


Il progetto a quattro mani di Giuseppe Pietroniro e Marco Raparelli “ Né qui né altrove” in visione al Museo Hendrik Christian Andersen , ha per oggetto il museo: non solo l’istituzione storico – culturale, ma il museo quale è oggi, al tempo della crisi.

Concettualmente il lavoro proposto si fonda sul tema dello spazio e sull’alterazione della sua funzionalità e percezione: un intervento che propone una reinterpretazione della collezione permanente dell’Andersen, e dei suoi spazi espositivi, attraverso la firma di due artisti contemporanei: un’installazione mossa dall’idea di addizione e sottrazione, realizzata con tecnica grafica, fotografica e uso di materiali eterogenei. 

Quadratonomade al Palazzo delle Esposizioni di Roma

Quadratonomade è un progetto che prevede la costituzione di una esposizione itinerante di circa duecento opere d’arte in scatole di cartone all’interno delle quali artisti attivi nel panorama contemporaneo nazionale e internazionale hanno realizzato il proprio intervento creativo. Le scatole d’artista saranno esposte il 29 febbraio 2012 al Palazzo delle Esposizioni e viaggeranno nei prossimi tre anni raggiungendo diversi luoghi in Italia e all’estero.

Quadratonomade è un’azione di democratizzazione dell’arte, volta alla rottura di meccanismi e ruoli convenzionali al fine di diffondere la cultura in modo attivo con l’uso di linguaggi interdisciplinari e alternativi. L’intento è quello di creare una rete di collaborazioni a favore di un approccio trasversale, concepito fin dall’inizio come un’azione artistica complessa sul tema di “arte, società e memoria”.

Mark Jenkins invade Roma con le sue installazioni

Il 17 Marzo 2012, Wunderkammern presenta la prima personale italiana del famoso urban artist americano Mark Jenkins con il progetto Living Layers in collaborazione con il MACRO (Museo d’Arte Contemporanea Roma).

Living Layers nasce dall’esigenza di entrare nelle profondità del territorio e leggerne il patrimonio immateriale, il Living Heritage (UNESCO, 2003) con le pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e saperi che la comunità riconosce come facenti parte del proprio patrimonio culturale. A partire dal mese di Febbraio 2012 l’artista Mark Jenkins lavorerà a Roma interpretando i Living Layers attraverso un intervento artistico innovativo, capace di far maturare una consapevolezza nei riguardi dell’arte contemporanea e della sua capacità di interpretare la realtà e il mondo attuale.

Gustav Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione

A quasi un secolo dalla sua acclamata partecipazione alla Biennale di Venezia (1910), Gustav Klimt torna in laguna come protagonista di una straordinaria esposizione, che si terrà dal 24 marzo all’8 luglio nelle sale del Museo Correr. Felice occasione per festeggiare il 150° della sua nascita (1862-2012), l’esposizione è frutto di una co-produzione tra la Fondazione Musei Civici di Venezia e il Museo Belvedere di Vienna, in collaborazione con 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group. La curatela scientifica è di Alfreid Weidinger, uno dei massimi esperti dell’artista austriaco.

Gustav Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione, questo il titolo della rassegna veneziana, presenterà grazie ad un ciclo eccezionale di dipinti, a rari e preziosi disegni, mobili e raffinati gioielli, ma anche elaborate ricostruzioni e interessanti documenti storici, la genesi e l’evoluzione, in ambito architettonico e pittorico, dell’opera di Klimt e di quanti con lui diedero vita alla Secessione viennese, istanza di quel modernismo europeo che ebbe tra i suoi protagonisti di spicco personaggi come Minne, Jan Toorop, Fernand Khnopff, Koloman Moser, e soprattutto l’amico di tante avventure intellettuali e progettuali, Josef Hoffmann.

Arthur Duff – Sintax Parallax

La galleria OREDARIA Arti Contemporaneee il 9 marzo SYNTAX PARALLAX, la prima personale nei suoi spazi dell’artista americano Arthur Duff vincitore del concorso MACRO 2%. La ricerca di Duff si concentra sulle potenzialità derivate dalla sperimentazione e da giochi semantici sul linguaggio nelle sue svariate forme. La sua tendenza è quella di lavorare per sovrastrutture. Differenti livelli di lettura si posano su una stessa opera sprigionando una sottile eloquenza. Una ricerca che, se analizzata sotto un profilo storico, in alcuni casi può essere ricondotta all’Arte Concettuale, di cui però Duff sviluppa e amplia gli apporti.
La tendenza di alcuni dei più noti artisti concettuali nel servirsi della sola idea, il più possibile smaterializzata dalla forma, viene da Duff deviata e condotta, senza nessuna esuberanza, anche ad un recupero dell’aspetto visivo ed estetico. La sua ricerca artistica è spesso tesa verso le stratificazioni dei livelli semantici riguardo al linguaggio codificato della scrittura e, quindi, della sintassi. Questo conduce ad un atteggiamento che, citando il titolo della mostra, potremmo legare al fenomeno della paralasse – dal greco “accavallamento”.

Damir Očko – We saw nothing but the uniform blue of the Sky

La Galleria Tiziana Di Caro è orgogliosa di ospitare We saw nothing but the uniform blue of the Sky, seconda mostra personale nei suoi spazi di Damir Ocko (Zagabria, 1977), che inaugura venerdì 2 marzo 2012 dalle ore 19.00. La mostra è incentrata sull’ultimo video di Ocko, We saw nothing but the uniform blue of the Sky (Non vedemmo nulla, eccetto il blu uniforme del cielo), che è stato realizzato nel 2012 a Dublino, in occasione della Paths Crossing production and research residency sovvenzionata da Temple Bar Gallery + Studios.

“Guardavano i calamari. Non guardavano niente altro. Non videro nulla, non guardarono nulla. Non sapevano come guardare”. (da un servizio della CBS in cui gli “Zingari del mare” spiegarono come riuscirono a sopravvivere allo tsunami del 2004, a differenza dei barcaioli birmani). L’uomo che legge è fortemente affetto da una disfunzione nel parlare: la balbuzie, che fa sì che legga compiendo un incredibile sforzo. Questo sforzo di pronuncia di parole e frasi (ripetute in modo estenuante per settimane) non solo diventa la principale cornice concettuale ed estetica dell’intero video, ma enfatizza anche l’aspetto acustico delle parole, oltre che il loro significato: il peso poetico e politico della vocalizzazione della parola.

Peter Linde Busk e Tomaso De Luca alla galleria Monitor

La galleria Monitor di Roma inaugura oggi  la prima personale in galleria di Peter Linde Busk e Tomaso De Luca. La ricerca di Peter Linde Busk (Copenhagen, 1973) ha radici lontane, guarda alla pittura espressionista e alle antiche tecniche dell’incisione e della xilografia. Le tematiche e titoli dei suoi lavori mutuano gli insegnamenti di nomi prestigiosi della letteratura del passato: Charles Baudelaire, Rainer Maria Rilke e Arthur Rimbaud per fare qualche nome, insieme ai più moderni David Milch e David Simon creatori rispettivamente delle serie televisive ‘Deadwood’ (2004 – 2006) e ‘The Wire’ (2002-2008).

Di fondamentale importanza, per Peter Linde Busk, la lettura del saggio di Hans Prinzhorn Artistry of the Mentally Ill (1922) considerato come il primo tentativo di analizzare i disegni di persone affette da malattie mentali non solamente sotto il profilo psicologico ma anche estetico. Guardando i lavori di Busk si possono riconoscere suggestioni derivanti dall’iconografia medioevale, con le sue figure sghembe e cesellate nelle absidi di svettanti cattedrali romaniche, suggestioni che si uniscono a sapienti riferimenti all’arte del gruppo Cobra.

Moira Ricci e Amir Yatziv alla galleria LAVERONICA arte contemporanea

Sabato 26 febbraio inaugura “Moira Ricci/Amir Yatziv”, una doppia personale a cura di Gabi Scardi, alla galleria LAVERONICA arte contemporanea di Modica. La ricerca dei due artisti si svolge nello stesso territorio di confine che separa il reale dal verosimile. Entrambi alimentano il dubbio della visione presentando fatti veri ma ambigui al fianco di situazioni fittizie ma apparentemente autentiche.

Il lavoro di Moira Ricci si distingue per un approccio intimistico al dato biografico. In 20.12.53 – 10.08.04 (2004 – in progress) l’artista ripercorre il proprio vissuto familiare aprendo considerazioni universali sul piano degli affetti e del quotidiano. Concepita e realizzata dopo la scomparsa improvvisa della madre, le cui date di nascita e morte danno il titolo all’opera, la serie segue il percorso di un’elaborazione, il tentativo di riscrivere la relazione intima e privata tra madre e figlia.

Al Teatro Valle il Festival Promessa

Su invito del Teatro Valle Occupato, Rémy Yadan/cie Tamm Coat propone dal 5 all’11 marzo il festival PROMESSA, dedicato a video e spettacoli dal vivo. Sostenendo l’impegno politico del Teatro Valle Occupato, Rémy Yadan, artista e regista, attualmente borsista presso Villa Medici, mette in evidenza, attraverso   questa settimana artistica, la sua volontà di fare coesistere uno scambio tra l’istituzione francese e questo luogo della resistenza culturale romana. Ricco di incontri tra le discipline dell’immagine e le pratiche corporali o spettacolari, questa programmazione sarà l’occasione per fare emergere dei legami artistici franco italiani. Durante questa settimana, Rémy Yadan /cie Tamm Coat presenterà inoltre la sua nuova creazione, “Nihil Obstat”, lettura performativa.

Una quindicina di artisti e di personalità del mondo dell’arte, francesi e italiani, saranno presenti: plastici, performers, coreografi, musicisti, produttori, programmatori, teorici e registi, hanno accettato questa programmazione. Alloggeranno a Villa Medici. Su proposta di Rémy Yadan, questa accoglierà in compenso gli artisti del Teatro Valle Occupato per una serata straordinaria, intitolata Villa Medici Occupata, che si svolgerà il 19 marzo.

Arte europea 1949-1979 alla Collezione Guggenheim di Venezia

In occasione della completa riapertura del museo e del Giardino delle Sculture Nasher dopo i lavori di ristrutturazione, il 29 febbraio la Collezione Peggy Guggenheim presenta la mostra Arte europea 1949-1979 e invita il pubblico ad un’apertura straordinaria gratuita delle sale espositive dalle 17 alle 20. L’esposizione curata da Philip Rylands, direttore del museo, porta in scena una preziosa selezione di opere del secondo dopoguerra, collezionate da Peggy e raramente esposte, ripercorrendo così gli anni “veneziani” della mecenate americana, che visse a Palazzo Venier dei Leoni dal 1949 al 1979, e che, nonostante l’abbandono di New York, fulcro della nuova avanguardia artistica, nel 1947, continuò la sua attività di collezionista lungimirante e all’avanguardia nella città lagunare.

La mostra rappresenta un’occasione unica per vedere inoltre esposte le opere donate al museo veneziano dal 1979, anno della scomparsa di Peggy, ad oggi, a cominciare da alcune delle sculture che animano il rinnovato Giardino della Sculture Nasher, tra cui le opere di Germaine Richier, Tony Caro, Bryan Hunt, Jenny Holzer, Mirko e Barry Flanagan. Verranno svelate al visitatore opere come Lettera a Palladio n. 6 (1977) di Giuseppe Santomaso, I cantieri (1947-48) di Armando Pizzinato e il più recente Forme in moto (1980), i decoupages di Mimmo Rotella, due lavori di Lucio Fontana, tra cui un Concetto Spaziale del 1955, uno dei primi esempi dei suoi celeberrimi “buchi” opera recentemente acquisita dal museo (2011), Vulcano azteco di Pierre Alechinsky, un rilievo in alluminio e legno di Heinz Mack, una serie di incisioni di Eduardo Chillida, Omaggio al quadrato RIII a-ı di Josef Albers, la tela estroflessa di Agostino Bonalumi, le sculture di Mirko insieme ad una sua preziosa tempera, Bozzetto cancello delle Fosse Ardeatine del 1949, un tardo monotipo di Emilio Vedova, opere di Bice Lazzari, Gastone Novelli e Toti Scialoja, e due dipinti di Carla Accardi, tra cui l’eccellente Blu concentrico del 1960.

Angela Marzullo – Home Schooling

Venerdì 9 marzo 2012 lo spazio Ex Elettrofonica di Roma presenta la prima mostra personale italiana dell’artista svizzera Angela Marzullo (Zurigo, 1971). La ricerca artistica di Angela, che usa indiscriminatamente media espressivi diversi, è centrata sulla rivisitazione di opere, sia testi letterari (Walter Benjamin, Brecht, Pasolini) sia opere di arte visiva (Acconci, Rosler, Graham, Abramovic,..), sia seminali del pensiero e dell’arte critica degli anni ’70.

L’appropriazione dei testi e delle opere del passato nel suo lavoro è filtrata attraverso la lente del pensiero femminista di matrice italiana e francese che si va elaborando in quello stesso decennio. Lo sguardo di Angela è uno sguardo erede di quella tradizione, è cioè consapevole della carica ideologica che veicolano le immagini proprio a partire della differenza sessuale: è lo sguardo d’artista e, allo stesso tempo, di donna e madre. Da qui l’attenzione all’educazione, alla pedagogia, alla relazione madre-figlia, tutti temi centrali della sua poetica; da qui il titolo provocatorio della mostra, Home Schooling, dove l’Home Schooling è la rivendicazione del pensiero che un’altra educazione, un’altra trasmissione del sapere, è possibile, al di fuori dalle istituzioni: quella “di casa”, di madre in figlia, secondo una pratica sempre più diffusa nel Nord Europa.