Il Team Robbo cancella uno storico murale di Banksy, la guerra continua

La guerra fra il nostro beniamino della street art Banksy contro il re King Robbo non conosce tregua. Come ben ricorderete tutto cominciò alla vigilia dello scorso Natale, quando Banksy decise di mettere in atto un vero e proprio bombing contro uno storico murale di King Robbo, creato circa 25 anni prima. In quell’occasione il nostro beniamino aggiunse uno stencil raffigurante un uomo nell’atto di cancellare il graffiti di Robbo. Il re si vide quindi costretto ad uscire dal suo pensionamento (che durava ormai da molti anni) per ri-manipolare l’opera e farla quindi sembrare un tributo di Banksy al grande e vecchio maestro.

Giungiamo quindi a fatti più recenti: non molto tempo fa Banksy si è preso un’ulteriore rivincita, anteponendo le lettere FUC ad un tag recante la firma King Robbo, trasformandolo in una chiara offesa al padre della street art britannica. In seguito Robbo è caduto sbattendo la testa mentre si trovava all’interno della sua abitazione, finendo così in coma farmacologico. Il team Robbo, formato da suoi giovani seguaci ha proposto quindi una tregua a Banksy, chiedendogli di mettere a disposizione una sua opera per un’asta di beneficenza a favore dello sfortunato re. Banksy non ha risposto all’appello e questo fatto, unito alle sue precedenti azioni di bombing, ha mandato il Team Robbo su tutte le furie.

Gli storici murales di Los Angeles hanno i giorni contati?

Come molti di voi ben sapranno, Los Angeles è la capitale mondiale dei murales. Il popolo losangelino ha da tempo intrecciato un intenso rapporto con questa meravigliosa tecnica espressiva, tanto che la storia della città è praticamente scritta sulle sue mura, divenute ormai dei veri e propri libri illustrati catalizzatori di energia creativa.

Attualmente Los Angeles può vantare la sbalorditiva cifra di oltre 2000 murales, eseguiti perlopiù dagli anni ’70 fino al 2006. Parliamo del 2006 poiché fino a quella data le istituzioni cittadine avevano istituito un programma di salvaguardia e promozione di questa forma di street art, provvedendo persino a restaurare le opere troppo deteriorate. Questo perché già dal 1980 i murales vennero promossi a forma di arte pubblica e nel 1984, molte opere furono commissionate dall’amministrazione cittadina in occasione dei giochi olimpici di Los Angeles.

SEA CREATIVE vince il Premio WK Art Distinction

Una moltitudine di colori invade la Wunderkammern ed il vivace quartiere romano di Tor Pignattara. I bozzetti cartacei, posti lungo le pareti dell’unica sala ad “L”, accompagnati dalle sottostanti prove d’artista in ceramica, incuriosiscono il fruitore. La sua mente è catturata e catapultata davanti ad un murales discontinuo che potrebbe essere realizzato nella periferia di una qualsiasi città. A tale trasposizione contribuisce la musica del dj-set collocato nel giardino quadrato, su cui si affacciano le finestre degli edifici circostanti dalle quali vecchietti indiscreti scrutano gli invitati.

Questo è il contest in cui è stato assegnato il Premio WK Art Distinction durante il finissage della collettiva LUMEN Urban Show. Ventuno street artist, segnalati da un gruppo di associazioni nazionali (MAC Contemporaneo, Infart Collective, Style Orange, Cerchio, Gocce, Walls, Largo Baracche, Lumen Project), sono stati invitati per esprimersi attraverso un supporto ‘inusuale’ rispetto al loro modo di operare. Questo è lo scopo di LUMEN, evento nato nel 2010 a Salerno da un idea di Sabotoboy e Ziguline. Per l’edizione 2011 è stata scelta la maiolica, per un formato di cm.50×50. Non bombolette spray, muri o vagoni metropolitani, bensì una tecnica tradizionale, dimenticata dalla nuova generazione.

Poster Boy censurato per il suo impegno politico

Vi ricordate di Poster Boy? Beh in caso vi foste dimenticati vi rinfrescheremo la memoria. Poster Boy è un simpatico ed inventivo street artist newyorchese, la sua cifra stilistica non è rappresentata dal comporre graffiti o murales utilizzando spray e vernici come fanno abitualmente i suoi illustri colleghi. L’artista infatti si aggira per la città armato di rasoio e taglia i cartelloni pubblicitari, creando delle figure e delle situazioni a dir poco rocambolesche.

La sua azione più celebre risale al 2009 quando il MoMa decise di riprodurre alcune delle sue opere in collezione per una campagna pubblicitaria con cartelloni sparsi in tutta New York. In quell’occasione Poster Boy ne fece di cotte e di crude arrivando a intagliare il naso della Marilyn di Andy Warhol, facendola sembrare appena uscita da un intervento di rinoplastica. Ebbene il nostro simpatico provocateur ne ha combinata un’altra delle sue.

Un documentario manda Banksy su tutte le furie

Ed alla fine anche il fuorilegge Banksy ha deciso di ricorrere alla legge. Certo da un artista che cela la propria identità, andando in giro a compiere le sue azioni prevalentemente su proprietà pubbliche o private, non ci si aspetterebbe un comportamento per così dire “istituzionale” ma stavolta c’è di mezzo l’orgoglio personale e la salute di un malcapitato collega.

La pietra dello scandalo è Graffiti Wars, un documentario sulla ormai celebre guerra tra Banksy e King Robbo, andato in onda su Channel 4 la settimana scorsa. Il documentario ha posto l’accento sulla rivalità fra i due artisti, facendo in qualche modo credere che la colpa dell’infortunio alla testa che ha messo K.O. Robbo sia attribuibile a Banksy: “E’ iniziata come una banale scaramuccia ma è si è trasformata in una battaglia al vetriolo” così la voce narrante ha definito l’affaire Banksy-Robbo.

New York vuole demolire il suo tempio della Street Art

New York è senza ombra di dubbio la capitale dell’arte contemporanea ed è senz’altro un vero e proprio punto focale per la Street Art internazionale. Forse però non tutti sanno che proprio nella Grande Mela sorge un edificio denominato 5Pointz Arts Center, ovvero una vera e propria mecca per graffiti artists, rappers ed altre figure creative che abitualmente sperimentano le varie forme di espressione artistica urbana.

Nel corso degli anni questo imponente edificio abbandonato è stato teatro di numerose incursioni artistiche, dai graffiti di Cope2, Tats Cru e Tracy 168 fino ai video musicali delle stars della musica come Joss Stone e Jadakiss. Il colpo d’occhio offerto dalla facciata dell’imponente magazzino è decisamente mozzafiato, murales, graffiti e tags di ogni genere si avvicendano su tutta la superficie, creando una sorta di gigantesco totem dedicato alla Street Art. Il “direttore” di questo museo a cielo aperto è Jonathan Cohen, meglio conosciuto come Meresone, che dal 2001 ha avuto questo speciale permesso dal proprietario dell’edificio, Jerry Wolkoff. 

Fate largo, c’è la Street Art cinese

Oggi parliamo di arte contemporanea cinese. L’ondata di arte contemporanea asiatica di qualche anno fa ha contagiato tutto il mondo, immettendo nel mercato un numero impressionante di nomi che in larga parte si sono persi un poco per strada. Tra pittura, scultura, video arte ed installazione, i dealer che hanno posato le loro grinfie sull’arte cinese hanno però tralasciato una disciplina abbastanza diffusa anche in Cina. Parliamo ovviamente della street art, manifestazione creativa che già dalla fine degli anni ’90 ha fatto registrare un vero e proprio boom in Asia e che attualmente conta un ricco numero di talentuosi artisti tra le sue fila.

Uno dei più celebri street artist cinesi risponde al nome di SOOS ed ha iniziato la sua carriera a Nanjing nel 2001, dando vita ad una delle prime crews di street art dell’intera cina la Retina Crew. SOOS in seguito ha fondato la BJPZ crew a Pechino ed è stato reclutato dalla Nike che gli ha commissionato uno dei più grandi murales di tutta la città.

King Robbo è grave. Banksy lo aiuterà?

Oltre ad essere uno dei più grandi protagonisti della street art internazionale, il nostro beniamino Banksy potrebbe tranquillamente divenire un supereroe alla stregua di Spiderman o Bat Man. Lo street artist mascherato, se ben vi ricordate, ha da poco salvato due componenti dei Voina, imprigionati lo scorso inverno e successivamente scarcerati proprio grazie al pagamento di una profumata cauzione.

Ebbene proprio in questi ultimi giorni questa fama da vendicatore mascherato della street art potrebbe essere messa in discussione da un suo nemico storico, vale a dire King Robbo, con cui già dal 2009 Banksy aveva scatenato una vera e propria street war a colpi di graffiti. Robbo si trova attualmente in coma farmacologico, dopo esser stato trovato a terra nella sua casa di Holloway, con una ferita alla testa potenzialmente fatale.

Yankee Go Home! E Shepard Fairey si becca un occhio nero

Che Shepard Fairey non fosse uno dei più amati street artists del contemporaneo lo sapevamo bene ma che addirittura fosse in grado di suscitare una vera e propria sommossa, questo proprio non ce lo aspettavamo. La scorsa settimana il nostro street atist si trovava in quel di Copenhagen per la mostra Your Ad Here, personale organizzata dalla V1 gallery. Li il celebre artista  ha  composto un grande murale con una colomba e la scritta Peace 69 sulla fiancata di un edificio prospiciente la sede della 69 Youth House, un ex ritrovo cittadino per anarchici e punk demolito nel 2007.

Ovviamente la comunità anarco-punk di Copenhagen non l’ha presa molto bene, visto che la perdita della 69 Youth House rappresenta ancora una ferita aperta e sanguinante. Come se tutto ciò non bastasse un quotidiano locale ha pubblicato una notizia erronea dove si spiega che il murale di Fairey è stato commissionato dalle istituzioni cittadine. Insomma, tirando le somme, la comunità punk locale si è sentita realmente presa per i fondelli: prima la giunta comunale distrugge la loro sede e poi ci mette una pietra sopra con un bel muralone del giovale Fairey che inneggia a fare pace dopo la perdita del 69.

Art in The Streets non è l’unica mostra record del MOCA

Lo scoppiettante magazine online Hyperallergic ha pubblicato in questi giorni un divertente articolo in risposta ai titoloni che la mostra Art in The Streets al MOCA di Los Angeles è riuscito a guadagnarsi sulle prime pagine di molti giornali internazionali, di settore e non. Il grande evento fortemente voluto da Jeffrey Deitch è stato forse uno dei più chiacchierati degli ultimi tempi, la critica di settore lo ha gambizzato ma il pubblico lo ha decisamente apprezzato.

Grande incasso ai botteghini, polizia locale infuriata per l’aumento di graffiti e tags in città durante il periodo della mostra e biglietti gratis il lunedì incredibilmente pagati dalla star della street art Banksy. Tutte queste vicende non hanno fatto altro che offrire degna pubblicità ad un evento che già di per sé era stato presentato in pompa magna. Certo è che quando si organizza una mostra sul fenomeno street con nomi del calibro di Banksy, Shepard Fairey, Swoon, Barry McGee, Retna, Kenny Scharf, Space Invader e molti altri, il successo di pubblico è assicurato.

Tim Burton e Art in The Streets, due blockbusters a confronto

Alle volte anche il mondo della critica d’arte si concede qualche piccolo divertissement, delle piccole chicche intrise da un sottile velo di ironia che fanno riflettere sulle bizzarrie di un sistema dell’arte contemporanea che spesso e volentieri genera mostri. Il caso del giorno è quello del L.A. Times che ha portato a termine uno speciale confronto tra due mostre blockbuster attualmente in visione a Los Angeles. Le mostre in questione sono ovviamente Art In The Streets, visitabile fino all’8 agosto al MOCA e Tim Burton, ospitata fino al 31 ottobre al LACMA, Los Angeles County Museum of Art.

Inutile aggiungere che i due eventi hanno già attirato migliaia di visitatori, l’evento dedicato a Tim Burton poi aveva già spopolato a New York. Il problema è che la mostra Tim Burton è stata già nominata evento più brutto del 2010 mentre Art in The Streets si avvia a conquistare la palma di evento più brutto del 2011. Divagazioni a parte, vediamo quindi i confronti eseguiti dal L.A. Times:

Shepard Fairey torna in strada dopo la brutta figura

Poche settimane fa, durante una video intervista comparsa su un’emittente americana e successivamente rimbalzata su Youtube, Shepard Fairey aveva avuto un acceso diverbio con sua moglie. A noi questo potrebbe anche non interessare se non per il fatto che la litigata è scaturita da una risposta della moglie del celebre street artist che aveva anticipato quella del marito. “Vai ancora in strada a compiere personalmente le tue azioni?” aveva chiesto l’intervistatore a Fairey, ma la moglie aveva risposto con un divertito: “Era tanto tempo fa, ora no!”.

Ovviamente si tratta del segreto di pulcinella, tutti gli appassionati di Street Art sanno benissimo che dopo i primi grandi successi, Fairey ha totalmente smesso di “sporcarsi le mani” ed ha messo in piedi uno studio con tanto di assistenti che provvedono ad attaccare i suoi posters, quando non espone in gallerie e musei.

Los Angeles rilancia, maxi retata contro l’ASC crew

Dopo New York, anche Los Angeles ha deciso di attuare una vera e propria rappresaglia contro la street art. La mostra Art in the Streets, fortemente voluta da Jeffrey Deitch nel suo MOCA, è divenuta quindi la causa scatenante di una guerra che le autorità pubbliche hanno scatenato contro gli street artists locali, invogliati dalla grande mostra a compiere numerose azioni.

Dopo una serie di fermi siamo quindi arrivati agli arresti celebri. La scorsa settimana infatti la polizia di Los Angeles ha fatto scattare le manette ai polsi della ASC (Art Sex Crime), una crew ritenuta responsabile dell’esecuzione di oltre 1.600 graffiti nella contea di Los Angeles. Otto persone più un minorenne sono ora accusati di atti di vandalismo ai danni di proprietà pubbliche e private come scuole, autobus ed abitazioni, per un totale di oltre 100.000 dollari di danni. L’ASC è una delle crew più importanti della zona e vanta ben otto anni di attività assidua, si pensa che i membri di questa grande famiglia siano almeno 15, data la loro operosità in moltissime aree della città.

KEITH HARING: IL MURALE DI MILWAUKEE

I suggestivi spazi del Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo – La Civitella di Chieti ospitano dal 30 luglio 2011 al 19 febbraio 2012 una delle più significative tra le opere pubbliche di Keith Haring: il murale di Milwaukee. L’opera, che misura trenta metri di lunghezza per due metri e mezzo di altezza, fu realizzata dall’artista americano nel 1983, in occasione dell’apertura del Museo Haggerty di Milwaukee.

L’iconografia rappresentata nell’opera di Keith Haring è esemplificativa infatti del suo vocabolario d’immagini che celebrano la vita, divenendo un segno distintivo del suo approccio alla pittura. Haring riteneva che bambini e cani fossero tra le immagini più amate e riconoscibili; per questo, all’inizio della sua carriera, scelse queste figure proprio come firma (tag), per rendere la sua arte facilmente identificabile in mezzo a quella di altri che, come lui, avevano scelto la strada come luogo in cui liberare la creatività.