YBA 2.0? non sempre l’arte si può programmare

 I fasti della Young British Artists generation sono passati ormai da un bel pezzo. L’anello di congiunzione che ha decretato il successo di gente come Tracey Emin, Damien Hirst, Steve McQueen, Chris Ofili, Marc Quinn e Jenny Saville si è irrimediabilmente spezzato ed a nulla sono valsi i tentativi di Charles Saatchi di ricomporre i frammenti dell’incantesimo. Eppure il buon Saatchi aveva organizzato nel 2010 la mostra Newspeak:British Art Now, con la speranza di sfornare altri artisti in grado di bissare quanto fatto dagli eroi di Sensation.

Ma le galline delle uova d’oro hanno chiuso i battenti con l’avvento della crisi economica e con lo scoppio della bolla speculativa dell’arte contemporanea innescata dalle vendite in fantastilioni di paperdollari di Damien Hirst. Proprio il buon Hirst ha chiuso un’epoca, aprendone un’altra ben più oscura con la faraonica serie di mostre in tutte le gallerie Gagosian del Mondo. Difficile quindi ripetere il miracolo della YBA e forse gli artisti britannici di nuova generazione non hanno nemmeno voglia di calcare le orme dei loro illustri predecessori.

Marcel Broodthaers – L’espace de l’écriture



Dal 26 gennaio al 6 maggio 2012 il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna è lieto di presentare Marcel Broodthaers. L’espace de l’écriture, la prima retrospettiva completa in Italia dedicata all’artista belga, a cura di Gloria Moure. Marcel Broodthaers è una delle figure più rivoluzionarie ed influenti nell’arte del Novecento, ancora oggi imprescindibile per comprendere lo sviluppo delle ricerche artistiche e teoriche degli ultimi decenni. La sua critica costruttiva e ironica verso il sistema dell’arte come specifico sistema ideologico e il ruolo politico dell’artista nella società ha posto questioni sempre più centrali nel dibattito critico internazionale, rivelando l’attualità stringente delle sue sperimentazioni tese ad esplorare e ridefinire il significato della creazione artistica.

Dal 1976, anno della sua morte, alcune sue esposizioni si sono susseguite nelle più importanti istituzioni museali internazioni come la Tate Modern di Londra, il Walker Art Center di Minneapolis, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofià di Madrid e il Jeu de Paume di Parigi, mentre recentemente l’importanza della sua opera è stata testimoniata dall’apertura di una sala specificamente dedicata dal Museum of Modern Art di New York. La mostra con cui il MAMbo rende omaggio al genio di Marcel Broodthaers valorizza nella sua complessità e nella sua estensione un percorso artistico sviluppatosi nel corso di una straordinaria carriera durata soli 12 anni dal 1964 al 1976. L’espace de l’écriture introduce per la prima volta al pubblico italiano un’ampia selezione di circa cinquanta lavori provenienti da prestigiosi istituzioni internazionali, tra cui l’Hamburger Bahnhof Museum di Berlino, lo SMAK di Gand e il MACBA Museo di Arte Contemporanea di Barcellona, che documentano i temi principali della poetica dell’artista: il rapporto tra arte e linguaggio, lo status dell’opera d’arte, la critica del museo come dispositivo e idea.

Blog e websites per rimaner in tema

Se state leggendo questo blog significa che siete amanti dell’arte contemporanea e della creatività in generale ma soprattutto significa che amate tenervi aggiornati sui vostri interessi sfruttando il magico mondo di internet. Abbiamo quindi pensato di fornirvi una piccola lista di link a blog e siti che parlano di arte e creatività, in modo da tener fede al nostro slogan connect yourself to art. Ovviamente il web è pieno di tantissime altre primizie ma noi lasciamo a voi il piacere di scoprirle. Ora bando alle ciance e via con la lista:

www.ffffound.com
Ottimo blog di sole immagini che raccoglie il meglio proveniente da tutto il web, offre spunti di design e packaging ma potrete trovarvi anche ottime immagini di architettura ed arte contemporanea, oltre a qualche fashion shot che non guasta mai .

Raffaele Gavarro e l’importanza della pratica curatoriale

Critica e pratica curatoriale non sono di certo attività facili all’interno di quel grande calderone che è il nostro Belpaese. Sovente ci si sofferma a pensare a coloro i quali preferiscono cercar fortuna all’estero, approdando in lidi ben più prestigiosi dei nostri. Altri invece tentano di barcamenarsi grazie all’aiuto dei vari compagnucci di merende che di volta in volta riescono a procurargli la direzione di un museo, la guida di una fiera d’arte o quanto altro. Si direbbe quindi che il curatore di turno, per emergere, debba per forza di cose espatriare o cercare di tessere trame con i vari clan politico-amicali.

Eppure esiste una terza strada ben più impervia di quelle sopraelencate, un sentiero che bisogna lastricare con coscienza e visione. Si può essere bravi curatori in Italia contando solo sulle proprie forze e sulla propria esperienza, lavorando a progetti seminali e ben organizzati, promuovendo le giovani leve senza ascoltare voci dall’esterno. Il tutto senza smetter mai di ascoltare, vedere, sperimentare, soffrire ed anche cadere per poi rialzarsi più forti che mai, riaffermando la natura del ruolo dell’independent curator.

Disegna le nuove COVER per TEMA magazine

TEMA magazine in collaborazione con BOLO Paper cerca un nuovo illustratore/ice per disegnare le quattro copertine del secondo anno della rivista. TEMA magazine è un progetto editoriale indipendente e no-profit curato da Sibilla Zandonini. In ogni numero vengono intervistati quattro giovani artisti partendo da un tema comune, per poi indagare a fondo tutto il loro percorso artistico. Ogni anno sono previste quattro uscite. Fino ad oggi più di seimila lettori hanno scelto TEMA come ideale approfondimento sull’arte contemporanea.

BOLO Paper è una casa editrice indipendente con base a Milano, Italia. BOLO è anche una piattaforma online per la promozione del’ editoria indipendente.

OPEN CALL
Il concorso è aperto a tutti, senza limiti di età o nazionalità. Per partecipare bisogna realizzare un’illustrazione che abbia come ispirazione il titolo del prossimo numero in uscita il 17 marzo 2012: “Growing old”, e spedirla alla mail [email protected] entro e non oltre il 7 marzo 2012. L’immagine vincitrice sarà la copertina del quinto numero di TEMA, nonchè rappresenterà TEMA su socialnetwork e nelle comunicazioni alla stampa.

Ludo – Nature’s Revenge

Wunderkammern presenta per la prima volta in Italia il giovane urban artist Ludo: una natura bellissima e minacciosa sfida l’uomo dai muri della città. In mostra a Roma dal 21 Gennaio a Wunderkammern e per la prima volta in Italia, Ludo è un giovane artista francese tra i protagonisti più innovativi e promettenti nel panorama dell’urban art.
Interviene nelle più grandi città del mondo (Parigi, Londra, Zurigo, Oslo, New York, Los Angeles, Chicago) con opere surreali e spiazzanti perfettamente integrate nel contesto in cui le posiziona. Le creature di Ludo nascono da rassicuranti scale di grigi unite al verde acido colato sulla carta e lanciano un messaggio di umiltà per la società contemporanea. Eleganti e vendicative, le creazioni dell’artista appartengono alle serie Nature’s Revenge e Bugs: piante e insetti disegnati con precisione botanica che si sono evoluti in ibridi meccanici, chimici e tecnologici al fine di difendersi dalle aggressioni umane.

I consigli per gli acquisti che affondano gli artisti

Giornalista, critico, saggista, esperto di economia dell’arte e perfino artista. Questo il profilo professionale di Paolo Manazza, artefice della ormai lungamente discussa lista di artisti/consigli per gli acquisti apparsa sull’inserto Come investire nel 2012 del Corriere della Sera lo scorso lunedì 9 gennaio. Insomma verrebbe da dire che il bravo Manazza è un vero e proprio Player Manager alla Greame Souness, per intenderci, ma non è questo il punto focale della questione.

Ora noi non stiamo qui a disquisire sui nomi, sui presenti o gli esclusi od altro meccanismo mentale che ha portato alla composizione della lista. Quello che si dovrebbe prendere in considerazione è il reale impatto che una tale operazione potrebbe avere sul mercato italiano e sui collezionisti attualmente in cerca di un reale e soprattutto solido investimento. La lista redatta da Manazza è in realtà una classifica squisitamente personale, con tanto di quotazioni difficilmente dimostrabili usando l’unità di misura del mercato internazionale.

Un’inconsueto connubio tra arte e giustizia sociale alla Nomas Foundation

Archivio o Fondazione? E’ questa la domanda che lo spettatore si pone varcando la soglia della Nomas Foundation di Roma, nelle cui sale espositive si respira un’inconsueta atmosfera crepuscolare emanata da The Veterans Book Project. Non tele appese al muro ma sedie e scrivanie su cui sono adagiate lampade da tavolo, penne e libri. Ideatrice di tutto ciò è Monica Haller (Minneapolis, 1980), artista visiva laureata in Processi di Pace e Studi sui Conflitti presso il College of St. Benedict. Dopo aver frequentato un Master in Arti Visive presso il Minneapolis College of Art and Design, l’americana ha deciso di concentrare la sua ricerca sul tema della giustizia sociale.

La mostra, a cura di Stefano Chiodi, consiste nella realizzazione di una Biblioteca ovvero una raccolta di trenta testi prodotti in collaborazione con i veterani USA delle guerre in Iraq e in Afganistan, i loro familiari e semplici civili. Esemplare è il racconto di una donna irachena che ha perso le gambe a causa di un missile atterrato ‘per sbaglio’ nel suo letto. Sono loro i veri protagonisti, coloro che narrano un vissuto terribile, fatto di tragedie e traumi incancellabili. Nel corso di un anno si sono svolti otto workshop durante i quali la statunitense, oltre a svolgere i compiti di redattrice e grafica (raccogliendo le testimonianze, indirizzando e aiutando gli ‘scrittori’ nell’editing), ha conosciuto in prima persona le vittime di tali ingiustizie e ha ascoltato le loro esperienze disumane diventandone una teste. Nascono, così, volumi pensati come stratificazioni di indescrivibili sensazioni rese tangibili attraverso un perfetto collage di lettere, fotografie, e-mail e annotazioni impresse nei loro diari personali.

Letture di Difesa: Cinema Deleuze

“Leggo per legittima difesa.” (Woody Allen)

Non i grandi tomi ma un piccolo libricino snello e maneggevole della Mimesis Edizioni.

Il Deleuze-pensiero, molto vasto e complesso, trova qui a mio avviso una sua corretta introduzione. Il testo è redatto a partire da due conferenze tenute da Deleuze a Parigi il 22 marzo e il 12 aprile del 1983. Non è difficile scorgervi i prodromi ovvero i punti essenziali di Immagine movimento (1983 appunto) e Immagine tempo (1985).

Kusama per Vuitton, Leonardo per Gherardini

Il mondo della moda e quello dell’arte contemporanea hanno da diverso tempo avviato una proficua relazione professionale. Molti personaggi dell’artworld, da Nan Goldin ad Ai Weiwei hanno collaborato a shooting fotografici per importanti brands o magazines, mentre il buon Takashi Murakami ha addirittura creato una linea di borse per Louis Vuitton. Proprio questa prestigiosa casa di moda ha ultimamente deciso di bissare il successo ottenuto con Murakami ed ha affidato al direttore creativo Marc Jacobs il compito di portare in casa Vuitton l’ennesimo artista artefice di un sicuro successo.

Jacobs è andato sul sicuro, scegliendo un’altra star del new pop giapponese autrice di intricate e coloratissime patterns polka-dot. Stiamo ovviamente parlando della signora Yayoi Kusama, combattiva artista della scuderia Gagosian che ha già disegnato assieme a Jacobs una serie di accessori moda come scarpe orologi ed altra gioielleria. Inoltre l’artista eseguirà installazioni site-specific per gli stores griffati Vuitton a partire dai primi giorni di luglio 2012. E’ questo l’anno di grazia per Yayoi Kusama, il 9 gennaio si è infatti chiusa la sua retrospettiva al Centre Pompidou di Parigi che si sposterà dal 9 febbraio al 5 giugno alla Tate Modern di Londra e successivamente al Whitney Museum di New York dove rimarrà in visione dal 12 luglio al 30 settembre.

Nam June Paik – Oltre lo schermo

Nelumbo – Asian Fine Arts, la prima galleria d’arte asiatica di Bologna, ospiterà in occasione di ArteFiera OFF 2012, la serie SONATE, composta da tre litografie monocrome dell’artista coreano Nam June Paik (1932-2006). La galleria, specializzata in oggetti d’arte e d’antiquariato dei paesi asiatici, con particolare interesse per l’India, la Cina e il Giappone, da giovedì 19 gennaio a sabato 25 febbraio 2012 aprirà le sue porte ad uno dei maggiori artisti coreani contemporanei, esponente di Fluxus, movimento Neo-Dada ispirato alla varietà sonora delle composizioni musicali di John Cage, che Paik conobbe in Germania, a Monaco, dove frequentò l’Università. Attraverso le sue opere Paik, considerato l’inventore della videoart, esplora il rapporto tra arte e elettronica, elevando l’a pparecchio televisivo, uno tra i principali mezzi di comunicazione di massa, a soggetto artistico.

La serie SONATE figurerà accanto ad oggetti d’arte indiani e giapponesi, tra cui opere pittoriche che spaziano dalle suadenti atmosfere delle corti dei maharaja, come una pregiata miniatura della metà del XVIII secolo raffigurante una Gunakali Ragini secondo lo stile di Amber (Rajasthan), alle impenetrabili geometrie di uno yantra Jaina, tra i più propizi (Siddha Chakra Mahayantra) del XV secolo circa.

Mostri da Mostre

 

L’opening, o se preferite il vernissage, è l’evento principe di ogni mostra d’arte . Impossibile mancare ad un’inaugurazione, specialmente si si tratta di un grande evento in una prestigiosa galleria e gli artisti invitati a partecipare rappresentano quanto di meglio offra la scena del contemporaneo. Eppure l’opening, almeno dalle nostre parti, è spesso il momento meno opportuno per fruire l’arte, vuoi per la ressa di persone che si interpone tra l’occhio e l’opera, vuoi per la presenza di vino e salatini che finiscono sempre col trasportare tutti al di fuori della galleria, ad animare i più disparati chiacchiericci da bar dello sport. E poi durante il vernissage i galleristi tentano giustamente di vendere le opere o crearsi nuovi contatti. Ne consegue che il vernissage è un evento mondano costruito dal mercato per il mercato. Oltre questi insoliti meccanismi, l’opening è riuscito in questi ultimi tempi a produrre una serie di personaggi ancor più bizzarri che la scrivente va ora ad elencare:

Il Non-Salutatore. Solitamente si tratta di un collega/artista/critico/gallerista/giornalista che conoscete bene e con cui vi siete più volte fermati a parlare. All’opening di prestigio questi diviene un completo estraneo, vi guarda e non vi riconosce, se distolto da una personalità importante il Non-Salutatore vi darà sempre le spalle anche se gli ruotate attorno a 360 gradi.

Perché è impossibile amare Damien Hirst ed i suoi Spot Paintings

Così Damien Hirst ha monopolizzato questo lungo inverno dell’arte contemporanea. Il suo faraonico progetto Damien Hirst The Complete Spot Paintings 1986-2011 è finalmente partito e tutte le Gagosian Gallery sparse per il globo sono state prese d’assalto da exhibition-goers, vips, esperti del settore, collezionisti, artisti e semplici appassionati. Tuttavia, dietro le luccicanti paillettes di un sistema sempre pronto al sensazionalismo ed al colpo d’effetto, l’impresa di Hirst può aiutarci a riflettere su alcuni meccanismi che regolano la produzione ed il mercato dell’arte contemporanea.

Hirst ha dichiarato di lasciare ai suoi assistenti la realizzazione degli spot paintings: “mettere mano a questo tipo di dipinti mi annoia parecchio” avrebbe dichiarato l’artista alla stampa internazionale. Ciò ha fatto infuriare i puristi e la critica, persino David Hockney si è scagliato duramente contro Hirst, che tra l’altro avrebbe eseguito solo 5 dei 1.400 dipinti attualmente in mostra. Parlare di “artigianato” e manualità può far sorridere nel 2012, specie se si prendono ad esempio la Factory di Andy Warhol, l’arte concettuale o i murales di Sol LeWitt inviati tramite Fax ed eseguiti dagli assistenti a migliaia di chilometri di distanza.

Joerg Lozek alla galleria Mimmo Scognamiglio di Milano

La galleria Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea è lieta di presentare “Der Dinge Lauf”,(dal 19 gennaio al 31 marzo 2012) la prima mostra personale in Italia dell’artista tedesco Joerg Lozek. Scegliendo di tenere il titolo in tedesco – così come nelle sue altre precedenti mostre personali, l’artista si riferisce alle “cose che vanno” e in particolare ai cambiamenti che gli oggetti da lui dipinti subiscono nel tempo. Nei dodici dipinti a olio presentati in questa mostra, Lozek prosegue, infatti, la ricerca sviluppata negli anni passati, cercando di catturare e raffigurare l’inesorabile avanzare del tempo.

Negli ambienti deteriorati riprodotti tutto sembra prossimo al crollo, con le pareti e i soffitti coperti di muffa e macchie d’umido, la carta da parati staccata, lo stucco sbriciolato e i muri danneggiati. Oggetti, vestiti, mobili sono accatastati e sparpagliati ovunque, creando luoghi apparentemente inospitali. Nelle sue tele si osserva una cura impressionante nella resa dei dettagli e delle superfici: la grana dei pavimenti in legno, la morbidezza dei tappeti, l’umidità di un muro di pietra in procinto di crollare.