Come ti riutilizzo l’edificio vuoto

Cosa succede agli edifici pubblici abbandonati della vostra città? Nulla, rimangono abbandonati e condannati a marcire sino ad esser irreparabilmente demoliti. In questo esatto momento chissà quante caserme ed altre tipologie architettoniche sparse per l’Italia giacciono inerti, in attesa di un destino che sembra non giungere mai.

Certo tali edifici si potrebbero tramutare in asili, strutture mediche o altre tipologie di servizio al cittadino ma noi generalmente parliamo di arte contemporanea e la trasformazione di qualche edificio dimesso in centro cittadino per le arti è il nostro sogno nel cassetto. In questo paese, tanto per dirne una, scarseggiano i musei laboratorio vale a dire dei centri dove far crescere e promuovere il lavoro dei nuovi talenti. Con l’istituzione del museo laboratorio i giovani artisti potrebbero prendere parte a progetti proposti da giovani curatori, dando vita così ad un vivaio a ricambio continuo.

Crazy Clown Time: l’album di debutto di David Lynch

Una doppia notizia che allieterà cinefili e amanti della musica: David Lynch è tornato! Il poliedrico artista, prevalentemente noto per i suoi capolavori cinematografici, da Ereserhead a Velluto Blu, da Strade Perdute a Mulholland Drive, torna con un nuovo corto e udite, udite: un album musicale!

Il corto altro non è che un inquietante video di presentazione per  il Vienna International Film Festival 2011 che si terrà in Austria dal 20 ottobre al 2 novembre. The Three Rs dura circa un minuto ed è un concentrato delle tipiche atmosfere oniriche lynciane; l’ossessione della ricerca del senso attraverso continue interrogazioni, il costante oscillare tra realtà sensibili, la stravagante visionarietà traspaiono dal corto che dimostra l’incredibile duttilità del regista americano.

Ancora più interessante appare la notizia relativa all’uscita dell album di debutto intitolato Crazy Clown Time, prevista per l’8 novembre 2011. L’album nasce dalla collaborazione con Dean Hurley, noto ingegnere del suono e con Karen O degli Yeah yeah yeahs la cui splendida voce interpreterà il brano Pink’s dream.

Marco Morici – Ignazio Mortellaro | OSSIDIANA

L’ossessione per la percentuale oscura, mai del tutto indagabile dalle leggi scientifiche, viene quì concentrata in un nucleo di ossidiana, vetro lavico di colore nero, polo di attrazione magnetica di masse celesti e di pellegrinaggi umani. Il progetto espositivo nasce con l’intenzione di proporre per la prima volta a Roma, due giovani artisti italiani, Marco Morici e Ignazio Mortellaro, che lavorano insieme dal 2009 e che solitamente si sono confrontati con le sperimentazioni video e la bidimensionalità delle opere su carta. L’intera mostra prenderà corpo all’interno della galleria CO2 di Roma (14 ottobre – 26 novembre) proponendo una selezione di lavori dei due artisti e un’installazione concepita e realizzata da entrambi appositamente per lo spazio.

Il progetto intende unire la materializzazione del lavoro ipsografico delle cartografie di Mortellaro all’indagine sull’uomo, sulla terra e sull’oscurità dell’universo di Morici. Un mostro metallico che fluttua nel centro della galleria attenderà l’osservatore silenziosamente e si relazionerà con un nucleo di ossidiana, minerale riconducibile alla materia appartenente alla crosta terrestre, all’organo umano ed all’oscuro territorio cosmico. Le schegge di ossidiana fin dal passato erano note per la loro estrema affilatura ed allo stesso tempo fragilità.

Criticare (solo) quando si deve

Personaggio non proprio facile il nostro Jean Clair, curatore e critico d’arte contemporanea di fama internazionale che nel corso della sua carriera ha inanellato una lunga serie di successi ma anche di lunghi scivoloni. E’ ormai storico il rifiuto del grande Gino De Dominicis riguardo la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1995, per l’occasione l’artista immortale indirizzò al critico una lettera con su scritto: “Le mie opere non vogliono essere esposte alla XLVI Biennale di Venezia”.

Ebbene, arriviamo al nocciolo della questione: in un intervista fiume apparsa proprio stamani fra le pagine di Repubblica, Clair attacca duramente la scena ed il mercato dell’arte contemporanea. Si tratta di un assalto all’arma bianca a ciò che sino ad oggi gli ha dato da mangiare: “I musei sono come Disneyland”, “la gente si trova dentro al museo di arte contemporanea e non capisce quello che vede”, l’arte è ormai ostaggio del mercato”. Questi sono gli argomenti di Clair ed intanto, tra una bordata e l’altra non perde l’occasione di pubblicizzare il suo nuovo libro.

Con il Supernatural Picnic DROME e stARTT la città si riprende il MAXXI

Lo scorso sabato DROME magazine ha presentato al Museo MAXXI di Roma il Supernatural Picnic, evento prodotto da PHLEGMATICS che ha praticamente invaso gli spazi esterni del museo, attivandoli con luci, suoni e soprattutto sapori fuori dal comune. Inutile aggiungere che il pubblico romano ha risposto a suo modo, vale a dire si è lasciato completamente catturare da un un momento collettivo, conviviale e creativo a cui ha collaborato anche Francesco Simeti, realizzando un magnifico video ed un un motivo su tessuto della ditta Bonotto che ha avvolto i fagottini limited edition distribuiti alla “festa”.

In sostanza i fortunati che sono riusciti a deliziarsi con le bontà presenti all’interno dei fagottini sono tornati a casa con un’opera a tiratura limitata e scusateci se è poco. Il picnic si è perfettamente inserito nel contesto architettonico di WHATAMI, l’opera dello studio romano stARTT che ha vinto l’edizione italiana del concorso YAP. A questo punto vorrei far riflettere i lettori su di una questione che in un primo momento è passata inosservata e che il riuscito evento di DROME e PHLEGMATICS ha riportato alla luce.

Short stories 1 | T-Yong Chung

CHI: T-Yong Chung, nasce a Tae-gu in Corea del Sud nel 1977. Padre scultore e madre musicista, T-Yong cresce in un ambiente stimolante che lo porta a viaggiare e a trasferirsi in Italia per studiare arte, prima a Carrara poi a Milano.

DOVE: Galleria Ottozoo – Milano

QUANDO: 15 settembre – 29 ottobre 2011

COSA: Seppur non ama definirsi tale T-Yong è principalmente uno scultore, nel senso che predilige la costruzione di oggetti tridimensionali. La sua ricerca va a incastrarsi perfettamente nel filone dei ready-made surreali: oggetti d’uso comune manomessi e reinventati a cui viene aggiunto un tocco straniante ad esempio vernice d’orata o argentata che ricoprono intere installazioni. Lui stesso dichiara che il suo intento è far emergere aspetti di culture ormai passate e di far riflettere sulla molteplicità di società che si sono alternate sulla Terra.

Mostra dei finalisti del Premio Celeste e Premio Iceberg

Si svolgerà dall’8 al 16 ottobre 2011 a Bologna, nella Sala Mostre del Museo Civico Archeologico, la mostra delle opere finaliste del Premio Celeste 2011, dedicato all’arte contemporanea e ai nuovi talenti. Le opere esposte saranno quaranta, dieci per ciascuna categoria – Pittura; Installazione & Scultura; Fotografia & Grafica digitale; Video & Animazione – precedentemente selezionate da un comitato composto da critici e curatori. A queste si aggiungono i lavori dei quattro vincitori del Premio Iceberg – giovani artisti a Bologna, che quest’anno sono selezionati in collaborazione con il Premio Celeste.

La premiazione è prevista per sabato 8 ottobre alle ore 18, quando la giuria, composta da Gabi Scardi, Marco Bazzini, Elena Forin, annuncerà i nomi dei quattro vincitori e consegnerà i premi. Poco prima, alle ore 17, è in programma una visita guidata con i membri del comitato di selezione e la giuria, che illustreranno i criteri e le motivazioni alla base della scelta delle opere. La mostra, a ingresso gratuito, osserverà i seguenti orari di apertura: sabato 8 ottobre dalle 10 alle 22, domenica 9 dalle 10 alle 18.30, da martedì 11 a domenica 16 dalle 17 alle 20.

Guillermo Mora alla galleria Extraspazio di Roma

La galleria e x t r a s p a z i o di Roma presenta dal 4 ottobre la mostra Quizás mañana haya desaparecido (Forse domani sarà scomparso), prima personale italiana di Guillermo Mora. Le sculture di Guillermo Mora sembrano cogliere la condizione liquida del soggetto nello snodo critico e globale dell’attualità. Nella loro molteplicità materica e nella loro informe e instabile consistenza esse transitano come presenze discrete in un universo oggettuale in cui ancora inopportunamente, tediosamente e inadeguatamente striscia un’estetica spettacolare e perfettamente manipolata, vacuo retaggio di un’opulenza oggettuale post-Ottanta ed emblema simbolico del feticismo post-capitalistico tecnocratico.

Ma queste piccole sculture no fixed form, manipolate attraverso un processo pittorico post-esistenzialista che attraversa lo stato di solidificazione, o che si reifichino come tali dopo essere state rubate alla loro anonima casualità di oggetti da strada (dunque homeless materials), o che si assemblino fra loro per empatia, o che sembrino essere state masticate come caramellose chewing gum, ci catapultano nello stadio dell’incertezza.

Premio Cairo 2011, i nomi degli artisti selezionati

Sono già al lavoro per creare il progetto con cui concorreranno all’assegnazione del Premio Cairo 2011, i 20 artisti italiani under 40 proposti da dieci protagonisti del sistema artistico nazionale incaricati della selezione. La formula della dodicesima edizione del Premio Cairo, indetto da Urbano Cairo nel 2000 per valorizzare la giovane arte italiana, prevede infatti la selezione, o meglio la proposta, di due artisti, rigorosamente under 40, da parte di dieci personalità dell’arte contemporanea.

I 20 artisti selezionati creeranno un progetto che sarà esposto dal 28 ottobre al primo novembre in una mostra allestita al Palazzo della Permanente a Milano. Tra questi lavori, una Giuria, i cui membri non coincidono con il gruppo dei proponenti, sceglierà il vincitore del Premio Cairo 2011.  Questa dodicesima edizione del Premio, così come lo è stata la precedente, è curata da Luca Beatrice. La premiazione del dodicesimo Premio Cairo si svolgerà giovedì 27 ottobre alle ore 18.30, a Milano.

Letture di Difesa: La decrescita serena

“Leggo per legittima difesa.” (Woody Allen)

 Breve trattato sulla decrescita serena di Serge Latouche è un piccolo manuale che spiega in maniera semplice chiara e concisa le basi di questa nuova teoria economica nata e partita dalla Francia. Si contestano le attuali teorie economiche in uso, che per inciso, non stanno funzionando.

In italia è edito da Bollati Boringhieri e abbatte molte idee inculcateci da tempo e false come ad esempio quella che il PIL sia un metro di misura valido per il benessere di un popolo. Il PIL è basato sullo sfruttamento e sulla crescita del consumo. È invece evidente che non si può sfruttare all’infinito un mondo finito.

ADRIAN TANQUILLI – IN EXCELSIS

STUDIO STEFANIA MISCETTI di Roma inaugura il 20 ottobre la mostra personale di Adrian Tranquilli intitolata In Excelsis, un’istallazione interamente composta da opere inedite, ulteriore capitolo della specifica narrazione visiva  da sempre portata avanti dall’artista con coerenza e rigore, affrontando temi e simboli che, seppure in costante mutazione e sovrapposizione, si trovano alla radice di differenti culture.

Come nella recente personale All is violent, all is bright al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, visitabile fino a novembre 2011 – anche in questa occasione l’artista presenta un lavoro di forte impatto visivo, incentrato sul dialogo che la figura dell’eroe, costante di tutti i grandi miti e narrazioni epiche dall’antichità fino ad oggi, instaura con alcuni simboli fortemente radicati nel nostro immaginario collettivo, quali la croce latina, quella greca e la svastica.

Sadiesfaction, il nuovo libro di Angelo Capasso sull’economia dell’arte

Dal 5 ottobre in libreria sarà disponibile Sadiesfaction, il nuovo libro di Angelo Capasso. Il titolo del libro è generato dalla crasi di due termini molto lontani tra loro: Sade e Satisfaction. “Sade” è l’abbreviazione di Donatien-Alphonse-François de Sade – il cui nome è all’origine del vocabolo ‘sadismo’ –, più noto come il Divin marchese, scrittore, filosofo e aristocratico francese, autore di diversi libri erotici e di alcuni saggi filosofici, considerati da André Breton “la più  autentica anticipazione di Freud e di tutta la psico-patologia moderna”. Satisfactioninvece è il titolo del brano più rivoluzionario del rock’n’roll, la canzone dei Rolling Stones che nel 1965 scalò le classifiche di tutto il mondo con un refrain alquanto trasgressivo per i tempi perché cantava i tentativi falliti di raggiungere la soddisfazione (sessuale), sottolineando quell’irrequietudine che sarà alla base del rock e delle tendenze culturali giovanili degli anni Sessanta.

I due termini insieme sono la trama di una tela sfrangiata e sottile su cui poggia l’economia dell’arte: tra il sadismo (il godimento erotico feticista che trasforma l’altro in oggetto senziente e remissivo) e la ricerca indefinita di soddisfazione propria del nostro tempo. L’opera d’arte è una seconda natura. Nasce dal lavoro dell’artista e instaura una serie molteplice di relazioni di genere diverso, attraverso cui presenta le proprie sfaccettature. Al tempo stesso la natura economica è una componente intrinseca all’arte. Questa sua qualità ci rivela delle peculiarità inattese e riflette anche delle specificità proprie dell’economia, quando questa non riguarda oggetti industriali, ma un oggetto del tutto originale, nel modo in cui l’economia può interpretarlo. In questa stagione di crisi, analizzare la natura economica dell’arte può essere un modo per rivedere le qualità proprie dell’arte e ridisegnarne la complessità, ma può soprattutto essere un modo per ripensare l’economia stessa.

Mark Flores – New Arrangement

Giovedì 6 ottobre la galleria Cardi Black Box di Milano presenta la personale dell’artista Mark Flores (Ventura, CA, 1970) intitolata New Arrangement, a cura di Art At Work. Il lavoro di Mark Flores (1975) nasce dalla digitalizzazione del mondo contemporaneo. Questo talento emergente della scena californiana dipinge senza sosta frammenti di realtà quotidiana, ‘isolati’ nelle fotografie che scatta vagando a piedi per la sua città. Contrappone in questo modo dettagli della segnaletica stradale a visioni ravvicinate di fiori o frammenti di cielo, con rivisitazioni di opere classiche da lui ammirate in diversi musei. L’allestimento del suo lavoro, costituito dalla sovrapposizione di pannelli e dalla contrapposizione tra quadri dipinti con tecniche completamente differenti, offre una personale campionatura di immagini quotidiane in cui dettagli urbani e citazioni pittoriche e paesaggistiche si fondono con risultati sorprendenti e ipnotici.

La mostra New Arrangement presso Cardi Black Box, ideale continuazione del progetto site-specific See This Through presentato nel 2010 al Hammer Museum di Los Angeles, si compone di molteplici immagini che agiscono come un racconto, capace di articolarsi e amplificarsi in continuazione, dando vita a un personale universo poetico. Flores trova un nuovo punto di equilibrio tra l’idea di rappresentazione e quella di astrazione, mettendo in scena una serie di opere che si trasformano sotto lo sguardo stupito dello spettatore. Opere materiche dal tratto pittorico espressionista si alternano a immagini dipinte con una tecnica ‘puntinista’, in cui l’immagine viene costruita in maniera apparentemente meccanica, attraverso la sovrapposizione di puntini di CMYK (sigla inglese che indica la quadricromia del ciano, magenta, giallo e key black usati dai sistemi di stampa contemporanei) il cui realismo si scompone in un’immagine sfuocata quando lo spettatore si avvicina.

Dove comincia il lontano, Guendalina Salini allo Space Metropoliz

Domenica 2 Ottobre 2011 dalle ore 11.00, il Metropoliz (via Prenestina, 913- Roma) apre le porte per inaugurare Dove comincia il lontano installazione site-specific di Guendalina Salini a cura di Silvia Litardi, inserita nel “Circuito 2011 | FotoGrafia Festival Internazionale di Roma”. L’opera è stata ideata e realizzata nell’ambito del progetto artistico e filmico “Space Metropoliz” di Fabrizio Boni e Giorgio de Finis.
Dove comincia il lontano muove dal ritratto come dato iniziale, ma apre il tempo di sedimentazione dell’immagine ad un incontro domestico tra l’artista e le donne della comunità multietnica del Metropoliz, l’ex-salumificio Fiorucci alle porte di Roma. L’invito a preparare il pane e l’attesa che lieviti scandiscono il passaggio tra lo scatto e l’oggetto finale: si dilata uno spazio/tempo capace di accogliere e dare sostanza ad un’autorappresentazione nella quale convergono, esorcizzate, le molte “distanze” con cui viene percepita la comunità stessa. I racconti e le storie snocciolate in una cucina allargata si depositano in una grande installazione, come i mille volti della luna,… per un po’.