Sagrada Familia pronta per il 2028

Dopo innumerevoli ritardi, battute d’arresto, controversie e quanto altro, uno dei monumenti simbolo di Barcellona, vale a dire la Sagrada Familia, ha una data certa sulla fine dei lavori per la sua completa edificazione. Certo non si tratta di una data vicina ma almeno è già qualcosa. Si parla infatti della consegna finale per il 2026 o al più tardi per il 2028, più o meno 140 anni dopo la posa della prima pietra. Attualmente la cattedrale è in costruzione da circa 128 anni.

Joan Rigol, presidente del comitato incaricato per il completamento dei lavori del capolavoro di Antoni Gaudì, ha dichiarato che la Sagrada Familia sarà ultimata in occasione del centenario dalla morte del celebre architetto. All’edificio sacro, una delle attrazioni turistiche più visitate di tutta la Spagna, saranno inoltre aggiunte sei enormi torri. Il progetto a cui Gaudì si dedicò sino alla sua morte fu già dall’inizio etichettato come “lungo e faraonico” ma lo stesso architetto era solito ribadire con questa semplice risposta: “Il mio cliente non va certo di fretta“, riferendosi a Dio.

Tenuta Dello Scompiglio – Relazioni Interpersonali

È un progetto complesso, quello elaborato da Angel Garcia Moya per la Tenuta Dello Scompiglio (circa duecento ettari sulle colline del Vorno, a pochissimi chilometri da Lucca). Spalmato su tre fine settimana del mese di settembre (10-11, 17-18 e 24-25), Relazioni Interpersonali alterna, infatti, sette artiste che, attraverso delle performance ideate appositamente per la rassegna, indagano su alcuni aspetti dei legami sociali.

Analisi e riflessioni condotte prendendo le mosse dalle coordinate curatoriali imperniate sullo Schema di Johari. Fortemente interessato alle tematiche della personalità e dell’identità, lo Schema rappresenta per il curatore la perfetta sintesi dalla quale ciascuna artista poteva trarre spunti per la genesi del proprio lavoro performativo. Ideato più di sessant’anni or sono dagli studiosi Joseph Luft e Harry Ingham, lo Schema prevede un quadrato a sua volta suddiviso in quattro quadranti (Arena, Facciata, Punto Cieco, Ignoto) ciascuno dei quali, se diversamente rapportato alle altre sezioni, rappresenta altrettanti gradi di conoscenza che la persona ha di sé e di quella che gli altri hanno della medesima, in un’analisi della personalità, delle conoscenze, delle capacità e delle emozioni, nella definizione della sfera pubblica, privata e inconscia.

Donatella Spaziani – In me

Venerdì 7 ottobre alle 18.30, si inaugura a Roma, in via Reggio Emilia 24, presso la galleria OREDARIA, “In Me” mostra personale di Donatella Spaziani. Roma è la città che Donatella Spaziani ha scelto, è il luogo dove interrompe il suo frequente peregrinare nel mondo. Roma è la città dove l’artista ha presentato il suo lavoro in importanti contesti istituzionali (Quadriennale, Provincia di Roma – Palazzo Valentini, Incontri Internazionali d’Arte, Casa delle Letterature). Per la prima volta a Roma una sua personale, nello spazio della Galleria Oredaria.

Il percorso creativo, pensato per il contesto che lo ospita, si dipana in diverse pagine di un unico racconto; i materiali e le tecniche diversificate (ceramica, disegno, ricamo, fotografia, scultura) sono tutti capitoli di un sentiero che l’artista ci offre per comprendere il suo universo poetico.

SEA CREATIVE vince il Premio WK Art Distinction

Una moltitudine di colori invade la Wunderkammern ed il vivace quartiere romano di Tor Pignattara. I bozzetti cartacei, posti lungo le pareti dell’unica sala ad “L”, accompagnati dalle sottostanti prove d’artista in ceramica, incuriosiscono il fruitore. La sua mente è catturata e catapultata davanti ad un murales discontinuo che potrebbe essere realizzato nella periferia di una qualsiasi città. A tale trasposizione contribuisce la musica del dj-set collocato nel giardino quadrato, su cui si affacciano le finestre degli edifici circostanti dalle quali vecchietti indiscreti scrutano gli invitati.

Questo è il contest in cui è stato assegnato il Premio WK Art Distinction durante il finissage della collettiva LUMEN Urban Show. Ventuno street artist, segnalati da un gruppo di associazioni nazionali (MAC Contemporaneo, Infart Collective, Style Orange, Cerchio, Gocce, Walls, Largo Baracche, Lumen Project), sono stati invitati per esprimersi attraverso un supporto ‘inusuale’ rispetto al loro modo di operare. Questo è lo scopo di LUMEN, evento nato nel 2010 a Salerno da un idea di Sabotoboy e Ziguline. Per l’edizione 2011 è stata scelta la maiolica, per un formato di cm.50×50. Non bombolette spray, muri o vagoni metropolitani, bensì una tecnica tradizionale, dimenticata dalla nuova generazione.

Céleste Boursier-Mougenot – from here to ear (version 15)

Céleste Boursier-Mougenot (classe 1961) è un artista visivo francese che trova del potenziale musicale in qualsiasi cosa ed esplora la musica in relazione alla teoria del caos e alla quotidianità. Negli ultimi due decenni, le avventure soniche dell’artista francese si sono misurate con aspirapolveri che hanno suonato come fisarmoniche, con stoviglie fluttuanti che sono diventate strumenti a percussione, con suoni della strada processati e rielaborati. E, in particolare, con uccellini, che hanno suonato chitarre e percussioni nella più poderosa tradizione della musica indie e sperimentale, producendo un incrocio musicale fra Sonic Youth e avanguardia.

Boursier-Mougenot non nasce come artista visivo, ma come musicista con un’educazione al Conservatorio di Nizza e una attività come compositore per nove anni (1985-1994) per la Pascal Rambert Theatre Company, un gruppo teatrale d’avanguardia. A poco a poco si è spinto verso l’arte contemporanea e, a partire dai primi anni del 1990, ha iniziato a esporre installazioni sonore in musei, gallerie e spazi espositivi, luoghi perfetti per le sue originali composizioni che sono lentamente entrate nel repertorio delle opere memorabili dell’ultimo decennio.

Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del ’400

Le Scuderie del Quirinale proseguono nella presentazione al grande pubblico dei massimi esponenti dell’arte italiana, secondo un indirizzo prescelto dal Presidente, Prof. Emmanuele F.M Emanuele, e in co-produzione con 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE. «Sino ad oggi – dichiara il Presidente Emanuele – è mancata un’esposizione che rendesse pienamente merito a questo nobile artista e mostrasse al grande pubblico la sua indiscussa grandezza».

La vicenda artistica e umana di Filippino Lippi (Prato 1457 circa – Firenze 1504) è avvincente, si svolge tra Prato, Firenze e altre città nella seconda meta del XV secolo e si incrocia con quella di Sandro Botticelli (Firenze 1445 – 1510): figlio di fra Filippo Lippi (Firenze, 1406 -1469), celebre pittore e frate carmelitano, e della monaca Lucrezia Buti, cresce a Prato e, artisticamente, a Firenze, nella bottega di Sandro Botticelli dove è documentata la sua presenza nel 1472. Chiamato Filippino per distinguerlo dal padre, pittore tra i più famosi e apprezzati del suo tempo, diviene a sua volta un artista di primissimo livello, cui il Vasari riserva nella ‘Vita’ dedicatagli, parole di elogio per il “bellissimo ingegno” e la “vaghissima e copiosa invenzione”.

IL BELPAESE DELL’ARTE. Etiche ed Estetiche della Nazione alla GAMeC di Bergamo

Dal 28 settembre 2011 al 19 febbraio 2012, la GAMeC di Bergamo ospiterà la mostra IL BELPAESE DELL’ARTE. Etiche ed Estetiche della Nazione. L’esposizione, a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Maria Cristina Rodeschini, vuole riproporre l’immagine dell’Italia nel mondo nella molteplicità delle sue espressioni visive: dal cinema all’arte, dalla letteratura al Made in Italy, dalla cultura d’élite a quella popolare, attraverso 200 opere di artisti italiani e internazionali, ma anche di ‘cose e fatti’ – come gli scritti di Rita Levi Montalcini grazie ai quali le è stato assegnato il premio Nobel – dall’Ottocento ai nostri giorni.

L’iniziativa, che si tiene in occasione delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, dimostrerà quanto la creazione artistica abbia influenzato in maniera determinante, soprattutto in questo ultimo secolo e mezzo di storia, l’organizzazione pratica della vita sociale italiana. A tal proposito, Il Belpaese dell’Arte proporrà esempi storici rilevanti – come i ritratti dei circa 200 garibaldini della spedizione dei Mille, provenienti da Bergamo e Provincia, o una cinquantina di caricature dei parlamentari italiani, disegnati dal senatore Tecchia sulla carta intestata del Parlamento, verso la fine dell’Ottocento – nei quali la memoria trattenuta nell’arte si è riverberata, quale fusione tra passato e modernità di etica ed estetica, in campi a lei affini come l’architettura e il design, o in altri dissimili come il paesaggio, la religione, la politica.

Arte e Tecnologia, Arienti utilizza la rete WI-FI per i Telepati

L’opera che Stefano Arienti presenta il 24 settembre alla Fondazione Zegna a Trivero (Biella) per il progetto di arte contemporanea ALL’APERTO, a cura di Andrea Zegna e Barbara Casavecchia, è una “scultura da adoperare”, come la descrive l’artista. Intitolata I Telepati, si distribuisce sul territorio del paese secondo modalità diverse.

Il nucleo dell’opera è un’infrastruttura che offre un nuovo servizio alla comunità: una copertura con segnale Wi-Fi accessibile gratuitamente in vari punti del Comune (tra questi: biblioteca, scuole, palazzetto dello sport, piazzale della Chiesa Matrice, piazza della Repubblica). Una scultura invisibile, sempre attiva, diffusa capillarmente e “partecipata”, grazie all’utilizzo da parte degli abitanti che a essa si collegano. In alcune delle aree coperte dal segnale Wi-Fi, I Telepati assumono la forma di “numi tutelari” che marcano permanentemente i luoghi.

Pierpaolo Calzolari, Gianni Piacentino e Gilberto Zorio alla Galleria de’Foscherari di Bologna

L’arte povera,dunque. Una delle ultime tendenze della Neoavanguardia riprende la sua spinta espansiva partendo da Bologna, dove nel febbraio del 1968 aveva avuto il suo formale atto di nascita, per irradiarsi in vari centri d’Italia in occasione dei 150 anni compiuti dalla Nazione. L’idea di Germano Celant, che per primo aveva colto la sostanza di nuova vague della tendenza incubata a Torino, accolta dal MAMbo e da altri lungimiranti luoghi deputati dell’arte contemporanea nel nostro Paese, offre l’opportunità di riflettere, a più di quarant’anni di distanza, su un fenomeno entrato clamorosamente nella Storia dell’arte italiana e non solo italiana.

La Galleria de’Foscherari di Bologna, dove, grazie all’intuito tempestivo di Franco Bartoli, che ne era il direttore, e all’acume critico di Pietro Bonfiglioli, consulente culturale della Galleria stessa, l’Arte povera ebbe il suo esordio ufficiale, non poteva esimersi dal contribuire all’evento nella forma più idonea e rispondente allo spirito dalla manifestazione nel suo complesso. Il 24 settembre , giorno successivo della vernice al MAMbo, la de’Foscherari inaugurerà una mostra con opere, accuratamente scelte, di Gianni Piacentino, Gilberto Zorio e Pier Paolo Calzolari. I primi due artisti erano rappresentati nella mostra proposta da Celant alla De’Foscherari, Calzolari invece era assente. Solo successivamente, infatti, l’artista bolognese si affermerà, sempre più consolidandosi, come esponente di primo piano della tendenza poverista, un vero protagonista per la profonda originalità con cui saprà interpretare lo spirito del movimento.

Roma Art2Nights è una bufala

Ci risiamo. La Roma che sembrava essersi finalmente adeguata (almeno mentalmente) agli standard internazionali di crescita del sistema arte si è arenata. Quella Roma che aveva iniziato un processo di redenzione, prima, e beatificazione poi, grazie ad un lavoro univoco delle gallerie romane, ad una nuova fiera dell’arte contemporanea, alla nascita di ben due musei dedicati alle ultime tendenze, insomma quella Roma che puntava alla crescita comune e alla qualità della proposta ha deciso nuovamente di bloccarsi e regredire. Come quando a Via Margutta negli anni ’60 iniziavano a rimpallarsi sempre quegli stessi nomi, quelle stesse gallerie, quella proposta sempre più piatta e noiosa che nel tempo si è verificata essere provinciale, poco lungimirante e stantia. Come la fanghiglia di quella pozzanghera romana fatta di lobbismo piccolo borghese, scelte fatte da un gruppo di pseudo intenditori e nichilismo di quartiere.
Siamo tornati a pensare in piccolo per paura di crescere o per paura di perdere quei pochi metri di terreno conquistati in meno di 5 anni di duro lavoro comune e a sostegno della nostra Roma? Un po’ come accade nella tutela dei nostri artisti, dove se hanno uno pseudonimo anglofono sono più apprezzati di quei poveri italioti che fanno ricerca sudata e voluta. Come se, tutto ad un tratto, la reale concorrenza che si stava creando tra le varie gallerie romane potesse generare un processo inverso, di abbattimento di alcuni capisaldi e di creazione di nuovi idoli. Si è vero la crisi fa terrore e nei momenti di crisi è giusto tentare di salvarsi spalleggiandosi tra pochi, piuttosto che restare in balia delle correnti del mercato, che si sa è incontrollabile perchè in mano al popolo.

Ottavio Celestino – Nature Meccaniche

Il 27 settembre 2011 Ex Elettrofonica di Roma è lieta di presentare, nell’ambito del circuito di Fotografia, Festival Internazionale di Roma, la mostra fotografica di Ottavio Celestino dal titolo Nature Meccaniche.

Le foto sono state scattate in varie zone dell’Islanda (Reykjavik, Hverageroi, Geysir, Skogar, Ingòlfsfjall, Hafnarfjorour), della Lapponia, (Nasijarvi, Kemijarvi, Yli- Kitka, Poulanka Oulujarvi) della Finlandia (Vammla, Rauma, Pyhajarvi) e infine del Giappone (Kanaiazumi) e appartengono ad un unico progetto che si prefigge di indagare il rapporto che in questi luoghi si instaura tra l’uomo e la natura.

Marc Jacobs lascia Louis Vuitton? intanto Milano lo celebra

Si apre proprio oggi alla Triennale di Milano Louis Vuitton: The Art of Fashion, evento curato da Katie Grand e dedicato al talento di Marc Jacobs, emblematico fashion designer che ha curato le collezioni del celebre brand dall’Autunno-Inverno 1998-1999 fino a giungere all’Autunno-Inverno 2011-2012. In visione più di 70 collezioni ready-to-wear che in sostanza hanno decretato la grande ascesa in campo internazionale di Louis Vuitton.

La griffe francese, fondata a Parigi nel lontano 1854, deve molto a Jacobs, quest’ultimo ha saputo rilanciarla grazie ad una costante ricerca di eccellenza ed artigianalità e a contaminazioni con i grandi protagonisti dell’arte contemporanea.  Per la collezione Primavera – Estate del 2003 fu infatti il re del pop Takashi Murakami ad aggiungere un tocco di ironia e colore ad una serie di borse ed accessori intitolata Cosmic Blossom ed impreziosita dagli ormai noti fiorellini sorridenti partoriti dalla scoppiettante mente dell’artista giapponese.

Errori ad arte, quando gli esperti sono poco esperti


Nel corso di questa settimana avevamo stilato un articolo incentrato sugli errori della critica contemporanea. Esistono però altre figure legate all’arte che sbagliando combinano molti più danni di quelli prodotti dai curatori. Stiamo parlando degli esperti e degli studiosi,  categorie illustri che tanto hanno dato alla storia dell’arte ma che molte volte hanno contribuito a creare disastri irreparabili con le loro avventate attribuzioni. Ora, fortunatamente, la scienza ha risolto molte spigolose questioni grazie ai raggi x, all’analisi dei pigmenti ed alle altre tipologie di esami digitali.

Purtroppo però c’è ancora chi si fida unicamente dei suoi occhi e che, avendo studiato attentamente un dato maestro della pittura, crede di poterne riconoscere a prima vista qualsiasi capolavoro nascosto. L’ultimo danno in ordine di tempo è stato causato da un pool di studiosi cinesi che avevano erroneamente attribuito un dipinto anonimo al maestro Xu Beihong.

Katja Loher alla Galleria Tiziana Di Caro di Salerno

La Galleria Tiziana Di Caro è orgogliosa di presentare Miniverse #1, seconda mostra personale nei suoi spazi di Katja Loher (Zurigo, 1979), sabato 24 settembre 2011, alle ore 19.00. Il progetto espositivo prevede una serie di opere realizzate nel 2011 in esclusiva per la mostra. Nei lavori di Katja Loher è costante la predilezione per la video scultura e la video – installazione, così come aveva già rivelato nella sua prima personale organizzata nel 2009, ma il suo lavoro è in costante evoluzione così come i suoi video, che diventano sempre più complessi. In essi, le coreografie interpretate da danzatori ripresi con il sistema “a volo d’uccello” (quindi dall’alto verso il basso) creano segmenti grafici che, una volta rielaborati, diventano domande. L’osservatore è trascinato in una questione etica sollevata dall’artista attraverso interrogativi, che si celano all’interno delle opere.

L’installazione Multiverse è costituita da palloni di gomma bianca di differenti dimensioni, tre dei quali ospitano video. Questi ultimi si compongono di coreografie, in cui gruppi di danzatori diventano congegni, che creano movimenti sincronizzati. Viste dall’alto le immagini dei performers sono in scala ridotta ed essi risultano come guardati dall’esterno, come se fossero osservati al microscopio.