Made in Polaroid, Lady Gaga scomoda il mondo dell’arte per il lancio della GL10

Il mondo della fotografia l’attende ormai da diverso tempo ed anche il grande esercito dei nostalgici sparsi per tutto il globo non vede l’ora di averla tra le mani. Stiamo ovviamente parlando della Polaroid GL30, nuovo gioiellino prodotto dal celebre brand americano specializzato in macchine fotografiche istantanee.

Questo nuovo modello dovrebbe presentare le medesime caratteristiche delle mitiche SX70 e simili la cui produzione è cessata ormai da diverso tempo. Ovviamente nell’era del digitale le nuove GL30 saranno dotate di tecnologie al passo con i tempi come il sistema di stampa senza inchiostro denominato Zink, già presente sul famigerato Pogo ed uno zoom digitale. La nuova macchina fa parte di un progetto denominato Grey Label che, come tutti sanno, ha un direttore artistico d’eccezione vale a dire l’eroina del pop Lady Gaga.

Garage Magazine, Dasha Zhukova e i tatuaggi di Damien Hirst

Dasha Zhukova è una vera e propria first lady dell’arte contemporanea ed il suo carismatico potere non accenna a diminuire, anzi con il passar del tempo la giovane tycoon russa sembra divenir sempre più trendsetter. Sfido, direte voi, quando si è belle e ricche si può conquistare il mondo. Sarà anche così ma non si può certo dire che l’avvenente zarina dell’arte sia una totale sprovveduta.

Nel 2009 Dasha Zhukova era stata nominata direttore capo di Pop Magazine, giusto dopo aver fondato il Garage Center for Contemporary Art. L’avventura era però terminata giusto un anno dopo con queste motivazioni: “Voglio focalizzare le mie energie su un progetto di editoria digitale indipendente. Sono emozionata perché costruirò qualcosa partendo da zero”, segno evidente che la poltrona dirigenziale stava un poco stretta alla poliedrica Dasha. Detto – fatto, oseremmo dire, poiché proprio in questi giorni la zarina ha lanciato un suo magazine nuovo di pacca.

La top 10 delle donne più “costose” dell’arte contemporanea

Intavolare un discorso su temi legati ai gender non è proprio il massimo quando si parla di arte contemporanea ma ad onor di cronaca va detto che in fatto di creatività le donne non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi maschietti. Sempre più presente alle manifestazioni internazionali e sempre più lodata dalla critica, l’arte al femminile non è più una novità ma una gradita conferma che non necessita di rivendicazioni.

Ma in termini di mercato, quanto vendono le artiste? Beh, se siete dei collezionisti sappiate che le opere prodotte dalle femminucce raggiungono delle quotazioni di tutto rispetto ed un investimento sulle loro opere è caldamente consigliato. Se siete ancora scettici provate a dare un’occhiata a questa piccola top ten che abbiamo stilato, tenendo conto delle aste internazionali dall’inizio del 2011 ad oggi:  

(In)Comunicato Stampa

Il comunicato stampa è uno strumento indispensabile per la promozione di un determinato evento artistico, esso permette di informare il pubblico su date e luoghi, oltre che fornire una piccola esegesi della mostra che si andrà a visionare. Insomma il comunicato stampa, se ben redatto, è un potente mezzo di informazione capace di raggiungere un grande bacino di utenze.

A volte però accade che questo strumento capiti nelle mani sbagliate, trasformandosi in un’inarrestabile arma di distruzione di massa. Già, quando si parla di arte contemporanea tutto sembra complicarsi ed allora ecco che chi scrive il comunicato, per darsi un contegno, appesantisce il testo con frasi criptiche ed espressioni linguistiche degne del più ispirato Ungaretti. Chissà quanti ne avrete letti anche voi di comunicati stampa semplicemente incomprensibili, altri che contengono di tutto tranne il luogo e la data della mostra in questione ed altri ancora che si dimenticano persino di citare gli artisti invitati.

Un documentario manda Banksy su tutte le furie

Ed alla fine anche il fuorilegge Banksy ha deciso di ricorrere alla legge. Certo da un artista che cela la propria identità, andando in giro a compiere le sue azioni prevalentemente su proprietà pubbliche o private, non ci si aspetterebbe un comportamento per così dire “istituzionale” ma stavolta c’è di mezzo l’orgoglio personale e la salute di un malcapitato collega.

La pietra dello scandalo è Graffiti Wars, un documentario sulla ormai celebre guerra tra Banksy e King Robbo, andato in onda su Channel 4 la settimana scorsa. Il documentario ha posto l’accento sulla rivalità fra i due artisti, facendo in qualche modo credere che la colpa dell’infortunio alla testa che ha messo K.O. Robbo sia attribuibile a Banksy: “E’ iniziata come una banale scaramuccia ma è si è trasformata in una battaglia al vetriolo” così la voce narrante ha definito l’affaire Banksy-Robbo.

Le mutande di Pipilotti Rist invadono il Tamigi

Pipilotti Rist (Photo: Getty Images)

Tremate, tremate Pipilotti Rist è tornata! Il geniale e caleidoscopico folletto dell’arte contemporanea, dopo il successo del suo primo lungometraggio Pepperminta ha in mente una nuova diavoleria che verrà presentata dal 28 ottobre 2011 al 15 gennaio 2012. Si tratta di una delle più grandi retrospettive dedicate all’artista che vedrà la presenza di oltre 30 opere dagli anni ’80 in poi, ospitate presso i prestigiosi spazi della Hayward Gallery di Londra.

Vista l’importanza dell’evento l’artista svizzera ha deciso di tener fede alla sua ecletticità, architettando un’installazione senza precedenti che non mancherà di divertire il pubblico. Pipilotti Rist ha infatti intenzione di appendere ad un filo da biancheria oltre 300 paia di mutande bianche, questo insolito bucato sarà installato nei pressi della riva sud del fiume Tamigi. Le mutande avranno tre misure diverse e saranno illuminate da una bizzarra scultura luminosa che prende il nome di Hip Lights (hip in inglese significa “anca”, ma anche “all’ultima moda”).

Circo o Arte? Con Ryan Trecartin scopriamo le nuove tendenze dell’arte

Fotografia di Jacqueline Iannaccone

Infastidire il pubblico o divertirlo ed affascinarlo con le sue pirotecniche trovate, queste sono le caratteristiche salienti della creatività contemporanea. Idee che sterzano bruscamente verso lo spettacolo, sregolatezze che lasciano un cattivo gusto in bocca come quelle del gruppo GELITIN alla Biennale di Venezia 2011. Si può storcere il naso o sorridere ma l’arte contemporanea ha deciso di prendere questa direzione ed anche la critica deve adeguarsi. Marcel Duchamp ha reso possibile la “frode” creativa e le nuove generazioni hanno raccolto questo oneroso testimone, senza mai dimenticarsi di inserire all’interno della loro produzione una buona dose di ironia.

Le scoppiettanti installazioni dei Paper Rad fanno il paio con il caos controllato di Artists Anonymous, mentre Banksy, Bruce High Quality Foundation e chi più ne ha più ne metta non stanno certo a guardare. Proprio in questi giorni il MoMA PS1 ha presentato al pubblico la mostra Any Ever di Ryan Trecartin (dal 19 giugno al 3 settembre 2011), offrendo una ricca panoramica delle nuove frontiere dell’arte.

Come ti vendo la New Media Art

In questi giorni diverse testate online come Artinfo e Hyperallergic hanno dedicato ampio spazio ad un’affascinante questione legata al mercato dell’arte contemporanea. Il succo del discorso è: Si può vendere la new media art? La risposta non è certo così semplice. Il principale problema delle opere new media è la loro vasta accessibilità e la loro tiratura virtualmente infinita, se pensate ad esempio ad un’opera sviluppata tramite il web vi accorgerete che può essere fruita liberamente da chiunque e che essa è riproducibile per un numero infinito di volte.

Le nuove strategie per la vendita della new media art tendono quindi a ricalcare quelle della “vecchia” arte, sarebbe a dire creare un’opera a tiratura limitata e soprattutto produrre un oggetto fisico. Durante l’ultima Armory Fair Lauren Cornell, il direttore della testata online Rhizome, ha messo in piedi uno stand con un iMac che proiettava opere digitali. Tra le tante opere in vendita c’era City Inverse, opera GIF di Sara Ludy.

Pazza arte contemporanea: 20.000 dollari venduti al prezzo di 21.000 dollari

Sareste disposti ad acquistare una banconota da 10 euro, pagandola diciamo 11 euro? Cose da pazzi, direte voi, nessun individuo sano di mente oserebbe una cifra più alta per comperare qualcosa che ha un valore nominale più basso. Eppure nel dorato mondo dell’arte contemporanea, questa bizzarra compravendita non è poi tanto insolita, ma andiamo per gradi.

L’artista australiano Denis Beaubois ha ricevuto di recente una borsa premio dall’Australia Council per un totale di 20.000 dollari. L’artista non ha fatto altro che cambiare il denaro in pezzi da 100 dollari, formando così due lotti  formati da 100 banconote, per un totale appunto di 20.000 dollari. L’opera in questione prende il titolo di Currency e le banconote che la compongono risultano essere di corso legale, va da se che possono quindi essere liberamente spese da chiunque.

New York vuole demolire il suo tempio della Street Art

New York è senza ombra di dubbio la capitale dell’arte contemporanea ed è senz’altro un vero e proprio punto focale per la Street Art internazionale. Forse però non tutti sanno che proprio nella Grande Mela sorge un edificio denominato 5Pointz Arts Center, ovvero una vera e propria mecca per graffiti artists, rappers ed altre figure creative che abitualmente sperimentano le varie forme di espressione artistica urbana.

Nel corso degli anni questo imponente edificio abbandonato è stato teatro di numerose incursioni artistiche, dai graffiti di Cope2, Tats Cru e Tracy 168 fino ai video musicali delle stars della musica come Joss Stone e Jadakiss. Il colpo d’occhio offerto dalla facciata dell’imponente magazzino è decisamente mozzafiato, murales, graffiti e tags di ogni genere si avvicendano su tutta la superficie, creando una sorta di gigantesco totem dedicato alla Street Art. Il “direttore” di questo museo a cielo aperto è Jonathan Cohen, meglio conosciuto come Meresone, che dal 2001 ha avuto questo speciale permesso dal proprietario dell’edificio, Jerry Wolkoff. 

Steve Jobs, Apple e arte contemporanea


Nel corso del passato weekend, la notizia delle dimissioni da CEO di Apple di Steve Jobs che di fatto è stato rimpiazzato da Tim Cook. Jobs, da tempo malato, ha dichiarato che i dettagli delle sue dimissioni saranno resi noti all’interno della sua biografia di prossima uscita negli States. A parte ciò, le dimissioni del Guru della Tecnologia hanno gettato nel più profondo sconforto milioni di seguaci in tutto il mondo.

Steve Jobs ha innegabilmente rivoluzionato il mondo dei computers e della telefonia, ma di riflesso le sue innovazioni tecnologiche e di design sono riuscite a cambiare anche il mondo dell’arte contemporanea e se questa vi sembra un’affermazione spropositata, ecco alcuni esempi che saranno in grado di farvi cambiare idea. Pensate ad esempio ad iMovie, programma di montaggio video che innumerevoli video artisti usano oggigiorno, anche Ryan Trecartin per la sua presente mostra al MoMa di New York ne ha fatto largo uso.

Ryan Gander, l’inventore di mostre immaginarie

Tutto comincia con una misteriosa mostra collettiva in un magazzino di Hoxton, un distretto della città di Londra. All’evento partecipano diversi artisti che hanno creato le loro opere utilizzando i più disparati media, dalla fotografia alla scultura, dalla pittura alla performance passando per la video arte. La data della mostra è fissata per il 30 agosto, con chiusura il 23 ottobre 2011. C’è però qualcosa di strano in tutta questa vicenda, giunti proprio nella location prestabilita la mostra sembra finita da poco tempo o definitivamente chiusa, le opere sembrano sul punto di esser trasportate via dallo spazio.

Allo spettatore è permesso “rubare” alcune occhiate da dietro le finestre, accedere a spazi che rendono parzialmente visibile i resti della mostra, visionare dei documenti gettati in terra i quali non fanno altro che acuire la curiosità su ciò sta succedendo. Su una delle mura dell’ingresso del magazzino c’è una lista con sei artisti partecipanti alla mostra dal titolo Field Meaning, una finestra chiusa ed appannata nei pressi lascia intravedere l’ombra di un operaio che assembla le casse con le opere da spedire indietro, chissà dove.

Hans-Peter Feldmann copia Gianni Colosimo e i suoi dollari

Hans-Peter Feldmann

Lo scorso anno l’artista Hans-Peter Feldmann ha vinto il prestigioso Hugo Boss prize, premio biennale che solitamente viene assegnato ad artisti che nel corso del tempo hanno compiuto gradi ricerche nel campo dell’arte contemporanea. Feldmann ha quindi avuto il privilegio di beccarsi i tanto agognati 100.000 dollari di borsa messa in palio dal rinomato fashion brand internazionale. Prima di lui altri celebri artisti sono riusciti a mettere le mani sulla cospicua somma, Matthew Barney ad esempio ha vinto l’edizione 1996, Douglas Gordon quella del 1998 e Tacita Dean quella del 2006.

Fin qui tutto potrebbe apparire come una normale notizia, anche un poco vecchia. Fatto sta che quei famosi 100.000 dollari Hans-Peter Feldmann li ha utilizzati per produrre la sua mostra al Guggenheim Museum di New York, in visione fino al prossimo 2 novembre 2011. In parole povere l’artista ha utilizzato fisicamente le banconote, ricoprendo lo spazio della prestigiosa istituzione con pezzi da un dollaro, fino a raggiungere quota 100.000 e creando così una bizzarra installazione che ha richiesto ben 13 giorni di assiduo lavoro.

L’oroscopo dell’arte, autunno-inverno 2011

La seconda parte della stagione artistica 2011 è già ai nastri di partenza, dopo la lunga pausa estiva sono in molti a chiedersi quali saranno le tendenze che traghetteranno l’arte contemporanea verso il 2012. Bene, con un pizzico di ironia possiamo provare a stendere una parziale previsione di ciò che ci aspetta nel prossimo futuro, maneggiate con cura questo oroscopo:

I progetti installativi avranno un dominio assoluto sulla scena, anche chi ha fatto pittura migrerà verso questa pratica. Ovviamente non dimenticatevi di gettar qualche lamiera per terra, pezzi di calcestruzzo, oggetti salvati dalla spazzatura e dulcis in fundo piume di pavone ovunque (ultimamente fanno molto chic). La pittura morirà per l’ennesima volta. Ormai questa tecnica è divenuta un vero e proprio zombie, solo che nessuno è ancora riuscito a sparargli in testa. Se vedete mostre di pittura in giro, prestate molta attenzione o rischierete di venir contagiati e vi verrà subito voglia di dipingere.