Se gli archistar si fanno il cartello

Gli archistar di fama internazionale non sono certo dei poveri in canna e soprattutto non hanno bisogno di faticare poi tanto per accaparrarsi nuovi lavori nelle città di tutto il mondo. Secondo voi, con tutti i soldi che guadagnano questi signori e con tutte le opportunità che di fatto tolgono ai giovani architetti locali, c’è bisogno di stringere patti di alleanza per monopolizzare il mercato? La risposta sarebbe ovviamente un secco “no”, ma evidentemente a qualcuno i “cartelli” dell’architettura piacciono parecchio, tanto che ha deciso di riunire le più rinomate archistar del momento sotto l’egida di una sorta di patto fra lupi.

Quel qualcuno Frank Gehry, comparso proprio in questi giorni sulle nostre pagine per la questione del rallentamento dei lavori del Guggenheim di Abu Dhabi. Il nostro simpatico amico Gehry non ha fatto altro che stilare una lunga lista di nomi, tra cui compaiono Zaha Hadid, Moshe Safdie, David Rockwell, Laurie Olin, Ben van Berkel, David Childs, Massimo Colomban, Greg Lynn, Wolf Prix, Matthias Schuler, Patrik Schumacher e Richard Saul Wurman ed ha poi formato una sorta di board per la propria Gehry Technologies, azienda che si occupa di fornire tecnologia e servizi per proprietari di immobili, sviluppatori, architetti, ingegneri e molti altri professionisti che operano nel mercato dell’edilizia.

Altro stop per Frank Gehry, il Guggenheim slitta al 2015

La faraonica impresa dell’archistar Frank Gehry e del suo avveniristico Guggenheim di Abu Dhabi, il cui costo si aggira attorno agli 800 milioni di dollari è ormai divenuta una vera e propria fatica proverbiale, un poco come la celebre fabbrica di S.Pietro. Va detto che nei passati mesi la costruzione della prestigiosa istituzione museale è stata giustamente ostacolata da un comitato formato da più di 130 artisti internazionali tra cui svettano i nomi della nostra Monica Bonvicini, di Harun Farocki, Mona Hatoum, Emily Jacir, Shirin Neshat e Tania Bruguera, tanto per citarne alcuni. La protesta riguarda le pietose condizioni di lavoro degli operai locali che attualmente si trovano impegnati nell’edificazione dell’imponente struttura.

Il Guggenheim di Abu Dhabi risponde alla protesta: “I lavoratori sono in regola”

Proprio questa settimana vi avevamo annunciato la protesta dei 130 artisti contro il Guggenheim di Abu Dhabi, faraonico progetto creato da Frank Gehry che sorgerà nel 2015 nella ricca metropoli degli Emirati Arabi. Il drappello, tra cui figurano i nomi di Monica Bonvicini, Jimmie Durham, Mona Hatoum e Rirkrit Tiravanija si è scagliato contro i vertici dell’istituzione a causa del pessimo stato in cui versano i poveri operai che attualmente si trovano impegnati nel progetto. I 130 artisti hanno dichiarato di voler boicottare il museo e di rifiutare ogni tipo di donazione di opere o altra attività collegata alla prestigiosa istituzione.

Ebbene il tornado della protesta è andato ad abbattersi proprio nei giorni in cui gli Emirati Arabi  con le loro manifestazioni Art Dubai e Sharjah Biennale cercano di imporsi all’attenzione della scena dell’arte contemporanea internazionale. A questo punto la reazione dei vertici del Guggenheim non si è fatta attendere più di tanto.

130 artisti contro il Guggenheim di Abu Dhabi

Ad Abu Dhabi non è sempre tutto rose e fiori come non sempre i soldi riescono a comprare tutto. Come ben saprete, da diverso tempo la capitale degli Emirati Arabi è concentrata sulla realizzazione del nuovo Guggenheim progettato dal celebre archistar Frank Gehry. L’opulente struttura da 800 milioni di dollari (alla faccia della crisi globale), mira e divenire un vero e proprio punto di riferimento culturale del medio oriente ma come accennato poche righe fa, questo sfarzo e questa cultura hanno già acceso alcune proteste da parte della comunità artistica internazionale.

Sono 130 infatti gli artisti che boicotteranno il museo, mettendo in discussione sin da oggi la futura collezione permanente di un istituzione ancora in costruzione. Tra i partecipanti al boicottaggio svettano nomi assai prominenti quali Harun Farocki, Mona Hatoum, Emily Jacir, Shirin Neshat, Monica Bonvicini, Tania Bruguera, Matt Mullican, Thomas Hirschhorn, Alfredo Jaar, Rikrit Tiravanija, Hans Haacke e tantissimi altri ancora.

Fuksas e Gehry, due “nuvole” cariche di pioggia

La nuvola di Frank Gehry

Le nuvole sembrano esser divenute il pallino delle archistar internazionali. Certo è che guardando il cielo ognuno di noi può meravigliarsi in qualsiasi momento ma è pur vero che molte volte avere la testa fra le nuvole non è . Ne sa qualcosa Massimiliano Fuksas, visto che l’edificazione del suo Centro Congressi Italia (ribattezzato Nuvola) nel quartiere EUR di Roma si è tramutata in una vera e propria fabbrica di San Pietro, inaugurata l’11 dicembre del 2007 ed ancora ferma al più classico dei pali. Si è detto che la Nuvola verrà completata nel 2013 ed il suo costo complessivo sarà di oltre 270 milioni di euro, non male per una gigantesca teca in acciaio e vetro.

In questi ultimi giorni una nuova “nuvola” è balzata agli onori della cronaca. Si tratta di una nuova struttura parigina sviluppata dall’archistar Frank Gehry e fortemente voluta da Bernard Arnaud il proprietario dei fashion brands Louis Vuitton, Christian Dior e Givenchy. La Nuvola di Gehry (il cui vero nome è Louis Vuitton Foundation for Creation) è stata pensata per contenere un centro culturale che ospiterà mostre temporanee di artisti universalmente riconosciuti come Jean-Michel Basquiat, Francis Bacon e Damien Hirst.

Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, il Pritzker Prize 2010 al duo Sanaa

L’Associated Press ha diramato un comunicato dove si legge che Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa in arte Sanaa, duo di architetti giapponesi celebri per il loro uso di materiali di uso comune con cui sono soliti creare strutture eteree simili a rifugi da sogno, hanno vinto il prestigioso Pritzker Prize 2010 per l’architettura. Sejima,attualmente 54enne e Nishizawa, 44enni, vanno così a raggiungere una hall of fame che vanta già tra le sue fila nomi del calibro di Frank Gehry, Rem Koolhaas e Renzo Piano, archistars che hanno creato importanti progetti in tutto il mondo.

Tra i progetti del duo menzionati dalla giuria del Pritzker, figurano il Christian Dior Building situato nello shopping district di Tokyo che risponde al nome di Omotesando e il Glass Pavilion del Toledo Museum of Art. Tra i progetti che hanno fatto ricardere la scelta sul dinamico duo c’è anche quello del New Museum of Contemporary art di New York, il celebre edificio costituito da lastre di metallo che poggiano su una base di sfavillante cristallo.

Jean Nouvel tinge di rosso il Summer Pavilion 2010 della Serpentine Gallery

L’architetto francese Jean Nouvel è stato chiamato dalla celebre e prestigiosa Serpentine Gallery di Londra per creare il consueto Summer Pavilion, edizione 2010. La notizia è stata resa nota ieri da alcuni portavoce dell’istituzione, al designer 64enne, vincitore del Pritzker Prize, toccherà il difficile compito di realizzare il decimo intervento all’esterno della Serpentine. Ricordiamo che lo scorso anno il design del padiglione estivo (ricordiamo che si tratta di una struttura temporanea) è stato affidato al duo di architetti giapponesi denominato SANAA i quali hanno creato un’avvincente struttura che somigliava ad una grande nuvola di alluminio.

Nouvel ha disegnato una struttura costituita da pannelli geometrici caratterizzati da un colore rosso acceso e dotati di tettoie retrattili. L’architetto ha dichiarato di aver scelto questo colore, che di certo non passerà inosservato, per porre la struttura in contrasto con l’ambiente verdeggiante che circonda abitualmente la Serpentine Gallery. Inoltre Nouvel ha dichiarato che la struttura sarà costituita da vetro, policarbonato e tessuto, per dare un’impronta ariosa e leggera al tutto. All’interno del padiglione troverà posta anche un’installazione creata dal celebre artista Christian  Boltanski (recentemente protagonista di una grande installazione al Grand Palais di Parigi) dal titolo Heartbeat.

Nuovi fondi per il mega progetto di Frank Gehry a Ground Zero

 La Lower Manhattan Development Corporation ha annunciato di aver stanziato 50 milioni di dollari di fondi per la costruzione del Ground Zero Art Center di New York. La realizzazione del nuovo centro culturale negli ultimi tempi è stata al centro di numerose polemiche ed il progetto ha subito numerosi ritardi. Ora che i fondi sono stati stanziati si prevede la ripresa del progetto anche se i lavori per la costruzione inizieranno fra alcuni anni.

L’intero edificio è stato progettato da Frank Gehry ma la sua realizzazione è legata al Transportation Hub di Santiago Calatrava (che ha già i suoi problemi di realizzazione), l’amministrazione ha infatti intenzione di iniziare i lavori del Ground Zero Art Center solo dopo che la stazione di Calatrava sarà ultimata e questo avverrà non prima del 2014. A questo punto si prevede che il costo totale del progetto ammonterà a 500 milioni di dollari. Il centro, che avrà una capienza di 1000 posti a sedere, sarà gestito dal Joyce Theater che organizzerà un programma di balletti ed altre attività teatrali.

Tutti pazzi per il gossip

Vi proponiamo una serie di articoli in ordine sparso che abbiamo raccolto dai nostri archivi cartacei nel corso degli anni. Alcune notizie sono talmente bizzarre che potrebbero essere vere, altre sono talmente vere da passare per false. A voi il gusto di crederci o no.

Frank Gehry ha ammesso di non aver mai progettato i suoi musei pensando alle opere d’arte da ospitarci: “Il mio lavoro è già arte, sono un archistar” ha dichiarato l’architetto ad un reporter russo durante un party su di uno yacht ancorato nei pressi delle coste tunisine. Gerhy ha già sviluppato un progetto per il museo d’arte contemporanea di Odessa che si spera porterà più di 500 milioni di dollari annui nelle casse cittadine grazie al turismo di massa ed ai diritti di riproduzione delle fotografie della struttura nelle pubblicazioni di tutto il mondo.

L’editore di Artforum invitato ad un dibatto sulla critica d’arte a Huston non è stato in grado di rispondere ad una domanda su di un articolo apparso sul suo magazine. La giustificazione dell’editore è stata:”Andiamo, io non leggo gli articoli! Lo sanno tutti che i giornali d’arte esistono solo per vendere spazi pubblicitari”. Dopo tale affermazione il pubblico è rimasto un poco spiazzato ma in seguito ha posto all’editore alcune domande sulla pubblicità all’interno dei magazine d’arte. L’editore questa volta ha risposto con esauriente professionalità.

36 artisti in 36 ore, la sfida di Mara Rubell

Una celebre collezionista d’arte di Washington DC ha deciso in questi giorni natalizi di visitare alcuni studi d’artista per sondare le nuove tendenze dell’arte contemporanea e per scovare qualche nuova opera da inserire nel 2010 Annual Art Auction Gala, prestigiosa asta organizzata dalla Washington Project for Arts che ogni anno si tiene nella capitale degli Stati Uniti.

La collezionista in questione è Mera Rubell che assieme al marito Don ha recentemente acquistato il Capitol Skyline Hotel, edificio di sette piani disegnato da Morris Lapidus. La coppia ha riempito le stanze dell’albergo con complementi d’arredo creati da celebri designers come Frank Gehry, Eero Saarinen e Philippe Starck. Allo stesso tempo i coniugi Rubell hanno iniziato a collezionare opere di artisti provenienti da Washington DC. La Washington Project for Arts ha ricevuto 200 richieste di partecipazione per l’Art Auction Gala da cui sono stati estrapolati a caso 36 artisti che hanno aperto i loro studi a Mera Rubell per la selezione delle opere.

Frank O. Gehry alla triennale di Milano

La Triennale di Milano, nell’ambito di Triennale Architettura, presenta a partire dal 27 settembre la mostra Frank O. Gehry dal 1997 a cura di Germano Celant. L’esposizione riunisce la selezione dei progetti realizzati a partire dall’importante svolta stilistica del 1997, costituita dal Guggenheim Museum di Bilbao, fino ad oggi.

I progetti in mostra, per la maggior parte inediti, sono stati selezionati insieme all’architetto americano, ideando un evento espositivo che indaghi oltre agli edifici anche le loro relazioni con il territorio in un’ottica di progettazione piu’ urbanistica: da DZ Bank Building di Berlino (1995-2001), a AGO – Art Gallery of Ontario (2000-2008), dal Jay Pritzker Pavilion di Chicago (1999-2004), all’Interactive Corporation Headquarter di New York (2003-2007), fino al resort Atlantis Sentosa di Singapore e alla sede di Abu Dhabi del Guggenheim Museum, la progettazione dei quali e’ cominciata tra il 2005 e il 2006.

Una nuvola di alluminio alla Serpentine Gallery

La Serpentine Gallery di Londra ha svelato ieri il Summer Pavilion 2009. Disegnato dal duo di architetti giapponesi denominato SANAA il padiglione di una delle più amate gallerie londinesi sita in Kensington Garden è costituito da una nuvola di alluminio, curvillinea e suadente che riflette il suolo creando spettacolari effetti, adattandosi perfettamente all’ambiente circostante e creando un’architettura fantastica che si avvicina alle forme naturali.

Intervistato sul progetto, l’architetto Ryue Nishizawa, l’altra metà di SANAA ha dichiarato: “Quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto pensavamo all’acqua, all’arcobaleno ed alle foglie, insomma a forme naturali”. Questa è la nona edizione del summer pavillion indetta dalla Serpentine, nel corso degli anni altri grandi architetti sono stati invitati a costruire una struttura temporanea nei giardini della gallleria. I precedenti progetti sono stati studiati da maestri del contemporaneo come Zaha Hadid, Rem Koolhaas e Frank Gehry.