Progetto di collettiva alla galleria Maria Grazia Del Prete

 La Galleria Maria Grazia Del Prete di Roma ospiterà fino al 30 settembre la mostra Progetto di collettiva, a cura di Angelo Capasso, che si propone come una riflessione sulla prima e più seducente forma di esposizione. In mostra, quattro artisti diversi per generazione, nazionalità e percorso: Bizhan Bassiri, Jan Dibbets, Marco Fedele di Catrano e Maria Morganti.

“Progetto” – dal latino prōiectus – è l’azione di distendere. Il termine traduce anche l’anglosassone “design” (omofono e omologo di disegnare, designare, delineare).

Un progetto di mostra collettiva non è soltanto un progetto sul lavoro degli artisti, ma è sull’arte stessa. È un modo per ripensare la mostra collettiva non come ensamble che giustifica un concetto, ma in quanto group-show che propone un concetto. Non verbale, ma visivo.

La galleria Alfonso Artiaco si tinge di grigio

La galleria Alfonso Artiaco di Napoli inaugura il 25 giugno la mostra personale di Alan Charlton. Fedele al suo statement “I am an artist who makes grey paintings” Alan Charlton dagli anni settanta realizza monocromi grigi.

La sua pratica pittorica volta all’essenzialità implica il costante quotidiano confrontarsi con essa, una voluta sapienza nella preparazione dei telai e delle tele eseguita dall’artista stesso insieme al rigore e alla ricerca della composizione della forma epurata dei suoi monocromi. La sua e’ una pittura grigia che si confronta con lo spazio dove e’ esposta, da intendersi in un dialogo architettonico con esso.

Emotional Community alla galleria Monitor di Roma


Mercoledì 24 giugno la galleria Monitor di Roma inaugura la mostra Emotional Community, collettiva di Francesco Arena, Jeremy Deller, Gabriele De Santis, Gülsün Karamustafa, Mike Kelley, Garrett Phelan, Alejandro Vidal, Akram Zaatari e The Joy Division a cura di Teresa Macri‘.

La comunità emotiva e’ soprattutto un flusso empatico che si espande in un territorio mentale e fisico e che condivide impulsi e ossessioni, desideri e asfissie. E’ un luogo d’intensità. E’ una mappa di significanza. Una zona d’ombra o/e una agorà globale. E’ un feedback diagonale. E’ ideologica e edonistica, territoriale e smaterializzata, utopica e feticistica, politica e enigmatica, ludica e situazionista, trasgressiva o convenzionale. La comunità emotiva ha una logica del senso binaria: progettuale o inoperosa. Decostruisce gli stereotipi globali o si appiattisce nei trend consumistici. Agisce sottopelle infiltrandosi nelle molecole del soggetto e poi avanza come un magma.

Art fund prize 2009, il premio del dubbio

L’Art fund prize è un famoso concorso britannico che premia ogni anno la più originale galleria od il più originale museo con una cospicua somma in denaro. Quest’anno la cifra in palio ammonta a 100.000 sterline, non certo bruscolini quindi allo scopo di destinare al meglio tale somma è stata istituita una votazione aperta al pubblico sul sito del noto quotidiano inglese The Guardian.

Il vincitore del sondaggio pubblico in sostanza riceve un punto che si aggiunge al giudizio finale della giuria di selezione che quest’anno include anche il film maker Lord Puttnam ed il vincitore del Turner Prize Grayson Perry. Insomma fin qui tutto bene, il problema si è presentato alcuni giorni fa quando la direzione del The Guardian ha deliberatamente chiuso il sondaggio pubblico per sospetti brogli.

Robert Mapplethorpe incontra il David di Michelangelo

Una mostra dedicata al grande fotografo americano Robert Mepplethorpe, nel ventennale della sua morte, è stata inaugurata presso la Galleria dell’Accademia di Firenze e rimarrà aperta fino al 27 settembre.

E’ la prima volta che le opere di questo grande artista della fotografia, di fama internazionale, vengono esposte in un tempio dell’arte come l’Accademia di Firenze, ricordata soprattutto nel mondo come ‘Museo di Michelangelo’ per la presenza di una delle icone dell’arte universale quale il David. I curatori della mostra – Franca Falletti e Jonathan Nelson – già nella scelta del titolo Robert Mapplethorpe La perfezione nella forma hanno voluto esprimere il principio profondo che accomuna l’artista dello scatto fotografico ai grandi maestri del Rinascimento e in particolare a Michelangelo: la ricerca di equilibrio, correttezza e nitidezza insita nella ‘Forma’ che tende alla perfezione attraverso il rigore geometrico dei volumi definiti dalla linea e scolpiti dalla luce.

Gioco di specchi al museo Carlo Bilotti

 Lo specchio come simbolo della bellezza femminile nella pittura del Cinquecento fino alle avanguardie del primo Novecento. Lo specchio come decorazione nei sontuosi palazzi e nelle dimore regali dove gli spazi si raddoppiano illusionisticamente. Lo specchio dunque nel duplice ruolo di rivelatore di verità e di inganno.

È questo lo spettro illimitato di interpretazioni che offrirà la mostra Speculazioni d’artista. Quattro generazioni allo specchio a cura di Augusta Monferini, Maria Grazia Tolomeo e Alberto Dambruoso ospitata al Museo Carlo Bilotti dal 26 giugno a Roma.

La mostra vuole essere un tentativo di offrire allo spettatore, attraverso una selezione di opere di artisti che hanno operato “coscientemente” con lo specchio dagli anni Sessanta ad oggi, una lettura di questo affascinante strumento in tutte le sue diverse valenze e declinazioni, siano esse di carattere simbolico, estetico, concettuale, percettivo e psicologico.

Rimosso il monumento delle nazioni unite di David Cerny

L’arte pubblica sovente crea problemi di ordine estetico ed etico. Molti monumenti contemporanei sorti in periferie degradate o centri storici invece di abbellire il contesto urbanistico cittadino donando rinnovato splendore con un occhio di riguardo al valore culturale dell’opera stessa si riducono ad esasperanti brutture che vanno a cozzare con l’ambiente circostante producendo solo stupore e raccapriccio.

Roma e Milano sono un valido esempio di orrori monumentali, negli ultimi venti anni queste grandi metropoli sono state letteralmente invase da cumuli di ferro, cilindri di marmo ed altre futili nonché risibili prove di artisti noti e meno noti spalleggiati da giunte comunali ed altre istituzioni politiche con grande sperpero di denaro pubblico. Molti di questi monumenti al brutto sono ora in uno stato penoso, alcuni sono stati rimossi ed altri completamente dimenticati.

BP Portrait Award 2009 c’è anche l’italiana Annalisa Avancini tra i vincitori

Il 16 giugno scorso sono stati resi noti alla National Portrait Gallery di Londra  i vincitori del BP Portrait Award 2009 famoso premio dedicato agli artisti che si distinguono nell’arte del ritratto. Il primo premio in denaro di 25.000 sterline è andato al 44enne Peter Monkman che ha partecipato con l’opera Changeling 2, parte di una serie di ritratti dedicati a sua figlia Anna in diversi stati della sua vita. Il secondo premio di 8.000 sterline è invece andato a Michael Gaskell con l’opera Tom, un incredibile ritratto contemporaneo che si riallaccia alla maestria dei pittori rinascimentali.

Un terzo premio di 6.000 sterline è andato all’italiana Annalisa Avancini classe 1973 che ha presentato una grande opera su tavola dal titolo Manuel. Annalisa Avancini è nata a Trento, dal 2003 è docente di Design di moda ed ha partecipato a vari concorsi ed esposizioni di pittura in Italia e all’estero vincendo nel 2006 il primo premio al First Contemporary Art Show 2006 presso il Museum of the Americas di Miami.

100 Sexes d’Artistes censurata alla Biennale di Venezia e accolta in Belgio

Nel 1973 Jacques Charlier ha iniziato a realizzare una serie di disegni che rappresentano “sessi di artisti”, proponendo in maniera caricaturale il ritratto immaginario degli organi di riproduzione degli artisti che a suo avviso, a partire da Marcel Duchamp hanno segnato l’arte del XX secolo. Recentemente Jacques Charlier ha avuto l’idea di esporre 100 di questi disegni (che includono anche i sessi di Francis Bacon, Andy Warhol e Jeff Koons) in forma di cartelloni nello spazio pubblico di Venezia in una mostra dal titolo 100 Sexes d’Artistes.

Il progetto è stato così presentato ufficialmente al fine di poter essere incluso tra gli eventi collaterali della 53a Biennale di Venezia. Il direttore Daniel Birnbaum tuttavia, in una lettera del 18 dicembre 2008, informava con rammarico che “non riteneva possibile includere tale progetto tra gli eventi collaterali della mostra”. Charlier aveva anche contattato gli artisti per così dire ritratti che si erano dimostrati favorevoli all’evento ma il comune e la direzione della fiera non hanno dato il permesso di esporre la mostra nei luoghi pubblici.

Tutti vogliono François Pinault

François Pinault sembra essere divenuto il divo del momento. Il famoso imprenditore francese che possiede e gestisce la catena di vendita e produzione di beni di lusso PPR è stato il fautore dell’evento più chiacchierato della 53esima Biennale di Venezia.

Mapping the Studio: Artists from the François Pinault Collection, la mostra con opere provenienti dalla collezione del famoso miliardario e curata da Francesco Bonami e Alison M. Gingeras è stata inaugurata con annesso bagno di folla il 6 giugno scorso simultaneamente a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana, il nuovo centro d’arte contemporanea della François Pinault Foundation reduce da un intervento di restauro affidato all’architetto giapponese Tadao Ando.

Che fare? ci pensa Dan Perjovschi

Che fare?/What Is To Be Done? è un ciclo di eventi partito il 3 aprile negli spazi del Castello di Rivoli. Ogni appuntamento si tiene in una differente area del museo e coinvolge alcuni tra i protagonisti della performance contemporanea.

Che fare? prende il titolo dalla celebre opera di Mario Merz che, realizzata nel vivo della contestazione del 1968, riflette sul dubbio perenne che accompagna l’artista nel relazionarsi con il mondo.

La Performance art nasce negli anni Sessanta e si sviluppa ampiamente negli anni Settanta, anche se esempi di azioni performative si contano già nei primi anni del secolo scorso con le manifestazioni dei dadaisti e dei futuristi. Genere oggi ampiamente riscoperto, la performance occupa un ruolo rilevante nell’arte dei nostri giorni – tra permanenza ed effimero.

Amore e Psiche raccontati come uno storyboard

Sarà inaugurata il prossimo 27 giugno a Spoleto, nella Rocca Albornoziana, la mostra Amore e Psiche. Storyboard di un mito, all’interno del 52° Festival dei due Mondi.

Ideata e curata da Miriam Mirolla, la mostra mette in scena la favola di Amore e Psiche come se fosse lo storyboard di un film, illustrandola con le opere di venti protagonisti dell’arte contemporanea che, nel testo di Apuleio, hanno trovato lo spunto per rappresentare temi come la visione e l’invisibilità, la conoscenza e l’inconoscibilità, il divieto e la sua infrazione, l’anelito all’immortalità, l’istinto di ricerca e il raggiungimento del piacere.

A Milano vanno in scena i curatori

 Una mostra collettiva, ma strutturata come 10 presentazioni personali indipendenti, è l’esito espositivo della serie di interviste condotte dal direttore artistico di Viafarini, Milovan Farronato, che hanno suscitato grande interesse da parte di un vasto pubblico.

Da aprile a giugno, presso la sede del DOCVA, Fabbrica del Vapore, si sono confrontati in cinque tappe dieci curatori: Elena Bordignon e Marco Tagliafierro, Vincenzo De Bellis e Davide Ferri, Paola Noè e Francesco Garutti, Michela Arfiero e Simone Menegoi, Roberta Tenconi e Antonio Grulli.
Ogni curatore presenta in mostra una sola opera con l’obiettivo di formalizzare la complessità del proprio indirizzo di ricerca, come ideale conclusione del dibattito su una possibile campionatura di alcuni indirizzi di ricerca curatoriali attivi in Italia in genere e a Milano in particolare.

Whaleless, la riscossa delle balene

Globartmag ha presenziato lo scorso 11 giugno ad un insolito ed interessante evento artistico ospitato al Temporary Love di Roma, seminale e sperimentale luogo di incontro tra arte, design e moda della capitale . Si tratta di Whaleless, progetto itinerante ideato e curato da Giovanni Cervi e sostenuto da Res Pira, Pig Magazine, Globartmag, Bang Art e dalla Whale and Dolphin Conservation Society con l’intento di promuovere la conservazione delle balene, e di tutte le creature marine, attraverso i contributi di artisti e giovani creativi provenienti da ogni angolo del mondo.

Le opere in mostra, tutte raffiguranti l’enorme cetaceo, ci hanno particolarmente colpito non solo per la capacità di ricreare universi onirici e fantastici ma anche per la straordinaria difformità di stili, linguaggi e tecniche che ha contribuito ad allargare la visione percettiva su diversi livelli, proponendo molteplici universi paralleli posti su di un unico tema centrale.