Zaha Hadid contro Sgarbi: “Non capisce l’arte contemporanea!”

Il 28 maggio scorso è apparso sul quotidiano La Repubblica, esattamente all’interno della cronaca di Roma, un inquietante articolo che getterebbe alcune ombre sul curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia. Stiamo ovviamente parlando del prezzemolino VIttorio Sgarbi che avrebbe rilasciato alcune dichiarazioni vistosamente polemiche contro il Maxxi progettato e realizzato  dall’archistar Zaha Hadid.

Ovviamente Zaha Hadid non è certo rimasta a guardare ed ha sferrato un attacco decisamente pugnace contro il nostro Vittorione. Come molti di voi ben sapranno in questi giorni il novello museo romano ha finalmente aperto le sue porte. Al vernissage, pubblico e critica hanno lodato la creatura dell’architetto e tutti sono rimasti affascinati dal pregevole dialogo che la struttura riesce ad instaurare con le opere esposte. Ovviamente, come spesso succede, non tutti hanno gradito il progetto di Zaha Hadid.

Arakawa e l’arte contro la morte

Arakawa è stato uno dei più raffinati e poetici artisti dell’epoca contemporanea. Assieme a sua moglie, Madeline Gins, l’artista ha esplorato il concetto di mortalità, creando opere intese a fermare l’invecchiamento ed ingannare la morte. La filosofia personale dei due coniugi prende il nome di Reversibile Destiny (destino reversibile) ed i due hanno cercato di espanderla negli anni all’interno delle loro produzioni, tra libri, poemi, dipinti ed occasionalmente edifici.

La loro più recente opera architettonica è infatti la Bioscleave House di Long Island, un’abitazione del tutto inconsueta dipinta con vernici che spaziano su ben tre dozzine di tinte. La casa possiede un pavimento incredibilmente ripido che forza gli ospiti a rotolare (per così dire) in cucina. I diversi livelli della villa donano una sensazione di spaesamento, come se ci si trovasse in due differenti posti in una sola volta.

Nuove sedi per il Baibakov e per Gagosian mentre Koolhaas…

Maria Baibakova è tornata all’assalto. La facoltosa e bellissima figlia del magnate Oleq Baibakov, già fondatrice nel 2008 del Baibakov Art Center ha infatti deciso di portare a termine l’ultima fase di sviluppo del suo centro per le arti che in soli due anni ha esposto nomi del calibro di Luc Tuymans, Paul Pfeiffer, Sterling Ruby e Matthew Brannon. Il Baibakov saluterà infatti gli spazi dell’ex fabbrica di cioccolato Red October di Mosca per spostarsi in uno spazio vicino il fiume Paveletskaya.

La nuova location occuperà circa 13.000 metri quadrati di superficie, donando così al Baibakov Center un’aura ancor più sofisticata e museale. Lo spazio aprirà al pubblico il prossimo 27 maggio con la mostra Perpetual Battles dove figurreranno artisti come Cyprien Gaillard, Saadane Afif e Adel Abdessemed.

Il bookstore dell’Hirshhorn Museum si rifà il trucco grazie a Doug Aitken

La lobby dell’ Hirshhorn Museum di Los Angeles potrebbe essere la location ideale per ammirare capolavori d’arte contemporanea ed anche le caratteristiche dello spazio sarebbero quelle giuste: soffitti alti e tanta tantissima luce. Sfortunatamente per moltissimi anni la lobby è stata deputata al commercio. Lo spazio era infatti il bookstore del museo dove era possibile acquistare libri ed altro merchandising. Oggi però le cose stanno per cambiare, questo perché il direttore dell’Hirshhorn, Richard Koshalek, ha deciso di invitare a Los Angeles il celebre artista Doug Aitken che avrà il difficile ma affascinante compito di reinventare il vecchio spazio. “Questo spazio rappresenta il biglietto da visita del museo e penso che sia decisamente inappropriato che all’entrata i visitatori si trovino di fronte ad un ambiente votato al commerciale. Lo spazio dovrebbe avere un carattere didattico” ha dichiarato Koshalek in merito al futuro progetto.

Ovviamente il progetto è ancora alle fasi iniziali ma è già stata presa in considerazione l’idea di spostare momentaneamente il bookstore (per procedere con i lavori) del museo nel seminterrato al posto di un vecchio ed inutilizzato guardaroba, nei pressi c’è anche il celebre Black Box, affascinante spazio dedicato al video che speriamo non venga toccato da tali trasformazioni.

Summit di archi-star a Roma

Le polemiche sembravano essersi dissolte come neve al sole, la tanto discussa Ara Pacis di Roma versione Richard Meier (blasonato archistar americano) sembrava ormai entrata a far parte del tessuto urbano capitolino pur con qualche dissenso. Tra mostre dedicate allo stilista Valentino ed all’indimenticabile cantautore-poeta Fabrizio De Andrè, la teca inaugurata nel 2006 pareva essersi ripresa delle minacce del sindaco Alemanno che poco dopo essere stato eletto aveva dichiarato di voler abbattere a tutti i costi lo “stabilimento balneare” o “stazione di servizio” di Meier.

Ovviamente demolire l’opera sarebbe stato uno spreco inutile di soldi pubblici, come inutile fu lo stanziamento di denaro proveniente dai tartassati contribuenti atto ad edificare un monumento che sin da subito è parso come un vero e proprio pugno in un occhio. Alemanno aveva inoltre avanzato una proposta ancor più balzana, quella cioè di smontare la teca e ricostruirla in periferia. Alla fine, di comune accordo con Meier si era pensato ad un restyling, soluzione meno invasiva e forse anche meno costosa. Poi per quasi un anno di Ara Pacis non ne ha parlato più nessuno e tutto sembrava accantonato. Ieri però il sindaco Alemanno ha dichiarato di esser finalmente giunto ad un accordo con Richard Meier e che una parte del muretto esterno sarà quindi abbattuta.

Inntel Zaandam, un hotel decisamente sopra le righe

A Zaandam, vicino Amsterdam, è stato compiuto un azzardato ma decisamente affascinante esperimento di architettura. Un progetto che è riuscito a fondere, in maniera del tutto estrosa, la tradizione con il design avanzato. Si tratta dell’ Hotel Inntel Zaandam, un edificio che sembra costruito con i mattonicini Lego o il castello di Alice nel Paese delle Meraviglie. Da fuori l’Hotel si presenta come un gigantesco ammasso di case tradizionali olandesi, completamente in bilico l’una sull’altra e caratterizzate da colori sfavillanti.

12 piani difficili da digerire, i quali sembrano quasi il prodotto di un architetto pazzo che ha imparato in un circo alcuni trucchi di alta giocoleria. Buffo, stupefacente, divertente e delizioso, questo ci salta alla mente osservando le linee di un edificio che dopotutto rispetta l’ambiente circostante. Il suo creatore si chiama Wilfried van Winden, capo architetto dell’azienda WAM: “non ho creato tutto questo per puro spettacolo o per scioccare la gente, questo palazzo esprime un linguaggio mai udito anche se parla la stessa lingua di Zaandstad, non è una frattura all’interno della città ma appartiene alla città. Se guardi bene le linee scoprirai che le facciate sono le stesse delle case del luogo” ha dichiarato il visionario designer.

Svelato il progetto dell’Orbit di Anish Kapoor a Londra

Boris Johnson, il sindaco di Londra celebre per i suoi modi grossolani e la sua aria da sbruffone, ha svelato ieri il progetto della torre di Anish Kapoor che sorgerà all’interno dell’Olympic park, struttura fulcro delle olimpiadi di Londra 2012. La torre di Kapoor, con i suoi 120 metri, sarà l’opera di arte pubblica più alta di Londra. L’ArcelorMittal Orbit (questo il nome della torre) sarà costituita da una vasta e sinuosa struttura in acciaio ed è stata acclamata come la risposta inglese alla Torre Eiffel. Kapoor ha avuto la meglio sull’artista Antony Gormley e sugli architetti Caruso St John, anch’essi finalisti per l’assegnazione dell’appalto pubblico.

“Ha rielaborato il concetto di torre e l’ha trasformato in un pezzo di arte contemporanea inglese. Questa torre avrebbe fatto impazzire di invidia sia gli antichi romani che il grande Gustave Eiffel” ha commentato Johnson con spavalderia. Il nome della torre deriva da Lakshmi Mittal, l’uomo più ricco d’Europa nonchè magnate dell’acciaio e sponsor del progetto. “Questo progetto spettacolare rappresenta un’opportunità unica per Londra e per i Giochi Olimpici. La torre sarà per sempre ricordata nella storia della città e dei giochi” ha invece dichiarato Mittal.

Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, il Pritzker Prize 2010 al duo Sanaa

L’Associated Press ha diramato un comunicato dove si legge che Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa in arte Sanaa, duo di architetti giapponesi celebri per il loro uso di materiali di uso comune con cui sono soliti creare strutture eteree simili a rifugi da sogno, hanno vinto il prestigioso Pritzker Prize 2010 per l’architettura. Sejima,attualmente 54enne e Nishizawa, 44enni, vanno così a raggiungere una hall of fame che vanta già tra le sue fila nomi del calibro di Frank Gehry, Rem Koolhaas e Renzo Piano, archistars che hanno creato importanti progetti in tutto il mondo.

Tra i progetti del duo menzionati dalla giuria del Pritzker, figurano il Christian Dior Building situato nello shopping district di Tokyo che risponde al nome di Omotesando e il Glass Pavilion del Toledo Museum of Art. Tra i progetti che hanno fatto ricardere la scelta sul dinamico duo c’è anche quello del New Museum of Contemporary art di New York, il celebre edificio costituito da lastre di metallo che poggiano su una base di sfavillante cristallo.

Alissa Walker ed il disastro dei siti web delle archistar

Alissa Walker è il nome di un’intraprendente ragazza che recentemente ha creato una sorta di Facebook dell’architettura chiamato Architizer. In alcuni suoi recenti post Alissa ha posto una domanda alquanto insolita e divertente: Perchè i più grandi architetti del mondo non riescono a creare dei siti web decenti? La domanda è decisamente piccante e la ragazza continua offrendo alcuni consigli che renderebbero i siti incriminati un tantino più user friendly, ma andiamo a leggere cosa ha scritto Alissa Walker.

Gli architetti sono ormai padroni assoluti dell’interattività. Le loro creazioni offrono ricche esperienze per gli utenti che si trovano a transitarvi all’interno. Ma se gli architetti disegnassero gli edifici nello stesso modo in cui disegnano i loro siti web allora saremmo tutti nei guai seri. Tra le grosse falle dei websites degli archistars c’è un largo uso di animazioni Flash che rendono i siti accattivanti ma incredibilmente lenti e macchinosi e sono impossibili da visitare se si naviga con un telefonino.

Jean Nouvel tinge di rosso il Summer Pavilion 2010 della Serpentine Gallery

L’architetto francese Jean Nouvel è stato chiamato dalla celebre e prestigiosa Serpentine Gallery di Londra per creare il consueto Summer Pavilion, edizione 2010. La notizia è stata resa nota ieri da alcuni portavoce dell’istituzione, al designer 64enne, vincitore del Pritzker Prize, toccherà il difficile compito di realizzare il decimo intervento all’esterno della Serpentine. Ricordiamo che lo scorso anno il design del padiglione estivo (ricordiamo che si tratta di una struttura temporanea) è stato affidato al duo di architetti giapponesi denominato SANAA i quali hanno creato un’avvincente struttura che somigliava ad una grande nuvola di alluminio.

Nouvel ha disegnato una struttura costituita da pannelli geometrici caratterizzati da un colore rosso acceso e dotati di tettoie retrattili. L’architetto ha dichiarato di aver scelto questo colore, che di certo non passerà inosservato, per porre la struttura in contrasto con l’ambiente verdeggiante che circonda abitualmente la Serpentine Gallery. Inoltre Nouvel ha dichiarato che la struttura sarà costituita da vetro, policarbonato e tessuto, per dare un’impronta ariosa e leggera al tutto. All’interno del padiglione troverà posta anche un’installazione creata dal celebre artista Christian  Boltanski (recentemente protagonista di una grande installazione al Grand Palais di Parigi) dal titolo Heartbeat.

A New York una mostra sulla quarantena

Martedì scorso quel frammento che è la galleria Storefront For Art & Architecture di New York non è riuscito a contenere la folla che ha invaso gli spazi in occasione del progetto collaborativo Landscapes of Quarantine ( in visione fino al prossimo 17 aprile). Anche l’aggiunta di un paio di strutture in Tyvek (intitolate irriverentemente Suck & Blow) che hanno esteso lo spazio fino a comprendere tutto il marciapiede, non è bastata a creare più spazio per gli innumerevoli curiosi presenti. L

’evento è stato organizzato da Geoff Manaugh e Nicola Twilley, rispettivamente marito e moglie oltre che coppia curatoriale. L’idea della quarantena è stata ispirata da un viaggio a Sidney dove i coniugi hanno alloggiato in un Hotel di lusso, un tempo luogo di quarantena. Landscapes of Quarantine prevede l’intervento di un mix di artisti, architetti, video game designers,scenografi teatrali ed architetti, personaggi che hanno avuto il compito di esplorare in otto settimane le implicazioni culturali di una tattica di auto-preservazione vecchia come la lebbra.

200 artisti per il Guggenheim Museum

Ogni artista che in passato ha esposto nella celebre “rotunda” del Guggenheim Museum di New York (disegnata come noto dal celebre architetto Frank Lloyd Wright) si è trovato a fare i conti con un’architettura che è già di per sé un’opera d’arte. Se questo memorabile spazio ha ispirato alcune incredibili installazioni site-specific di maestri del contemporaneo quali Nam June Paik, Jenny Holzer e Cai Guo-Qiang, oggi la sfida è rinnovata da una nuova mostra dal titolo Contemplating the Void: Interventions in the Guggenheim Museum, evento curato da Nancy Spector che sarà possibile ammirare fino al prossimo 10 aprile.

200 fra artisti, architetti e designer si sono cimentati con il celebre spazio espositivo, creando incredibili installazioni. E come ci si aspetterebbe da una così ricca selezione di artisti, il risultato finale è un’offerta creativa decisamente variegata. La mostra non segue alcuna logica se non quella di una potenza visiva dotata di una meravigliosa natura estetica. Tutte le opere in mostra sono numerate ma senza altre didascalie per non fagocitare ulteriore spazio, seguendo la numerazione è quindi possibile rintracciare sull’apposita guida di otto pagine chi ha fatto cosa. All’interno della mostra vi è però un tema dominante: l’entrata degli elementi naturali all’interno di uno spazio chiuso, cosa che rende il Guggenheim simile ad una grande serra.

I Computers trasformano le normali foto in modelli 3d

 Un antico proverbio dice che Roma non è stata costruita in un giorno ma questa impossibile impresa potrebbe riuscire assai semplice nel cyberspazio. Dei ricercatori di Computer Science dell’Università di Washington sono infatti al lavoro per sviluppare un sistema costituito da potenti algoritmi grafici in grado di ricostruire modelli in 3D di edifici e persino di città intere partendo da semplici fotografie. Questo nuovo sistema chiamato PhotoCity è in realtà basato su un progetto originale di Noah Snavely, ricercatore della Cornell University.

Il progetto originale è stato commercializzato dalla Microsoft con il nome di Photosynth ed è in sostanza un portale dove gli utenti possono caricare una sequenza di alcune centinaia di foto che poi formano una scena tridimensionale. Ora però gli scienziati sono al lavoro per ampliare le capacità del programma, permettendogli così di immagazzinare milioni di foto per poi creare un modello tridimensionale di tutte le città del mondo. Ovviamente l’impresa è decisamente titanica e servirebbero centinaia di milioni di dollari di fondi per raccogliere miliardi di immagini che poi andrebbero a costituire l’armatura dei modelli tridimensionali.

Anish Kapoor alle olimpiadi di Londra 2012 con una nuova opera

 Un’incredibile scultura di 120 metri disegnata da Anish Kapoor potrebbe diventare il nuovo monumento dei giochi olimpici inglesi del 2012. Il sindaco di Londra, l’ormai noto Boris Johnson spera che l’imponente installazione dal costo di 15 milioni di sterline attirerà molte persone divenendo una vera e propria attrazione turistica. La scultura, che sarà costruita nell’ Olympic park di Londra sarà sovvenzionata dal magnate dell’acciaio Lakshmi Mittal, l’uomo più ricco di tutta la Gran Bretagna.

Anche se progetto è top secret, alcune voci di corridoio affermano che la struttura sarà asimmetrica e somiglierà ad una serie di anelli interconnessi che ben si accosteranno alle sinuose curve dell’Acquatics centre disegnato da Zaha Hadid (che sorge proprio vicino a dove sarà eretto il monumento) e ben rappresenteranno il logo a cinque anelli delle Olimpiadi. La scultura prevede anche degli ascensori per i visitatori che potranno ammirare la metropoli da un’altezza ragguardevole. All’interno dell’opera sorgerà anche un ristorante.