Ron Arad, un designer senza disciplina

Agli inizi degli anni ’80 Ron Arad era da poco uscito dalla scuola di architettura quando aprì il suo primo studio a Londra. Ovviamente non era nulla di eccezionale, si trattava di un vecchio magazzino di patate dove il grande designer assemblava letti, tavoli e sedie. Tutti oggetti costituiti da materiale riciclato dalle discariche.Lo stile stravagante di Arad colpì subito l’interesse della gente ma il suo primo grande cliente fu la star della moda Jean Paul Gaultier.

Il famoso stilista comprò un paio delle celebri sedie Rover , disegnate nel 1981 e ricavate dai sedili di una vecchia auto. Inutile dire che da quel giorno lo studio di Arad fu letteralmente assediato da centinaia di nuovi clienti. Di li a poco il celebre brand Vitra commissionò a Ron Arad alcuni pezzi come una sedia divenuti ora storici come Well Tempered Chair (1986) e Sit! (1990) catapultandolo nell’olimpo dei designers. Oggi Ron Arad è una vera celebrità ed il suo stile eclettico ed indisciplinato lo ha portato ad essere ospitato il prossimo 2 agosto dal MoMa di New York che ha organizzato per lui una grande retrospettiva dal titolo Ron Arad: No Discipline.

Berlino chiama Bauhaus

Grande evento a Berlino che sarà ospitato fino al 4 ottobre al Martin Gropius Bau, si tratta di Bauhaus. A Conceptual Model, retrospettiva sulla seminale corrente del Bauhaus presentata in collaborazione con Bauhaus Archive Berlin, Stiftung Bauhaus Dessau e Klassik Stiftung Weimar.
90 anni dopo la fondazione dello storico movimento e 20 anni dopo la caduta del muro di Berlino, la città dedica al Bauhaus un evento senza precedenti con circa 1.000 oggetti in mostra che fissano un record decisamente ineguagliabile.

Il Museum of Modern Art di New York, anch’esso partner del progetto, ha collaborato mettendo a disposizione ben venticinque oggetti e presentando la preview della sua nuova ed imperdibile mostra dal titolo Bauhaus 1919 – 1933. Workshops for Modernity che si terrà il prossimo 8 novembre, ovviamente a New York.

A Monaco l’Hermann Obrist che non ti aspetti

La celebrità delle opere di Hermann Obrist (1862–1927) è sicuramente inferiore all’incredibile valenza artistica e storica che esse detengono. A Monaco a cavallo tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 lo scultore svizzero ha praticamente creato la variante tedesca del movimento Art Nouveau, si tratta dello Jugendstil, stile che ha fuso insieme l’intricata maestria delle arti applicate con l’estetica delle belle arti.

La Pinakothek der Moderne di Monaco con Hermann Obrist, Sculpture, Space, Abstraction around 1900 dedica una grande retrospettiva al genio dell’ artista svizzero che sarà in visione fino al prossimo 27 settembre. Per la prima volta in assoluto sarà possibile ammirare opere provenienti dallo Staatliche Graphische Sammlung München, l’archivio poligrafico di stato e dal Gestaltung Zürich, il museo del design di Zurigo. Sarà quindi possibile osservare l’uso di nuovi materiali come la plastilina ed il cemento operato da Obrist per i suoi progetti e per la realizzazione delle sue opere. Oltre a ricostruire il corpus artistico pressochè sconosciuto di un grande maestro, la mostra illustra l’importanza scientifica ed artistica della sperimentazione di Obrist che si avvale dell’immaginario contemporaneo, influenzando anche le odierne generazioni.

Calatrava vince l’European Steel Design Award

Atro premio, altro divertimento, questa volta è il turno di Santiago Calatrava, l’importante designer ed architetto valenciano che ha da poco vinto l’European Steel Design Award per un progetto tutto italiano, i tre ponti sull’autostrada A1 nella città di Reggio Emilia.  Il premio sarà consegnato durante una grande cerimonia che si terrà nella città di Barcellona dal 16 al 18 settembre.

Ovviamente questo è l’ennesimo ponte di Calatrava che ha cominciato nel 1983 dopo aver vinto un concorso per il design e la costruzione della Stadelhofen Railway Station di Zurigo, città dove il grande architetto ha stabilito il suo ufficio. Nel 1984 Calatrava ha disegnato e costruito il ponte Bach de Roda di Barcellona. Questa importante struttura ha segnato il crescendo della sua reputazione in campo internazionale. Altri importanti ponti costruiti dopo quello di Barcellona sono Alamillo Bridge e Cartuja Viaduct, entrambi commissionati dalla FIera mondiale di Siviglia (1987-1992). Altra struttura degna di nota è l’Alameda Bridge di Valencia utlimato nel 1995. 

Nuovo progetto per Christo e Jeanne Claude, ma non tutti ne sono contenti

Christo e Jeanne Claude sono sempre in movimento, le progettazioni delle loro monumentali installazioni site specific richiedono molti anni di preparazione ed implicano un’alta percentuale di rischio a danno di cose o persone, problemi che vengono vagliati dalla coppia attraverso lunghe concertazioni con gli enti locali.

Come molti di voi ben sapranno Christo e Jeanne Claude sono famosi per l’utilizzo di tessuto colorato, usato per imballare paesaggi, monumenti e luoghi, i due artisti sono infatti tra i precursori della Land Art assieme a  Richard Long, Barry Flanagan, Robert Smithson, Dennis Oppenheim e Walter De Maria.

Tra le opere più famose del dinamico duo possiamo citare Valley Curtain (1970-1972) costituito  da un telo lungo 400 metri steso lungo una valle delle Montagne Rocciose in Colorado, Surrounded Islands (1980-1983) costituito da una cintura di polipropilene fucsia stesa attorno alle isole della baia di Biscayne a Miami e The Gates (2004-2005), un percorso di 37 kilometri attraverso il Central Park di New York, costituito da materiale arancione intervallato da 7 503 portici, alti circa cinque metri e disposti a quattro metri di distanza tra loro.

Una nuvola di alluminio alla Serpentine Gallery

La Serpentine Gallery di Londra ha svelato ieri il Summer Pavilion 2009. Disegnato dal duo di architetti giapponesi denominato SANAA il padiglione di una delle più amate gallerie londinesi sita in Kensington Garden è costituito da una nuvola di alluminio, curvillinea e suadente che riflette il suolo creando spettacolari effetti, adattandosi perfettamente all’ambiente circostante e creando un’architettura fantastica che si avvicina alle forme naturali.

Intervistato sul progetto, l’architetto Ryue Nishizawa, l’altra metà di SANAA ha dichiarato: “Quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto pensavamo all’acqua, all’arcobaleno ed alle foglie, insomma a forme naturali”. Questa è la nona edizione del summer pavillion indetta dalla Serpentine, nel corso degli anni altri grandi architetti sono stati invitati a costruire una struttura temporanea nei giardini della gallleria. I precedenti progetti sono stati studiati da maestri del contemporaneo come Zaha Hadid, Rem Koolhaas e Frank Gehry.

Berlino celebra il genio di Le Corbusier

Il Martin-Gropius-Bau di Berlino presenta dal 9 luglio al 5 ottobre una grande retrospettiva dedicata al geniale architetto svizzero Le Corbusier (1887-1965). L’obiettivo dell’evento, oltre quello di fornire un valido compendio dell’opera di Le Corbusier è di sottolineare i legami tra la Germania ed il maestro. Le Corbusier – Art and Architecture, questo il titolo della mostra, ospita una selezione cronologica di 60 anni di opere divisi tre distinte categorie: Contexts, Privacy and Publicity e Built Art, tre aree autonome che sottolineano i temi classici del pensiero di Le Corbusier.

Queste categorie includono i suoi interessi nell’architettura mediterranea, la sua sperimentazione sulle forme organiche e la suo interesse alle nuove tecnologie ed alle nuove tecniche. Il confronto tra questi aspetti illustrano i concetti fondamentali di un’abilità progettuale basata sulla sintesi delle arti che si manifesta nel dialogo tra architettura, urbanistica, pittura, design, film ed altre discipline.

Ebraismo ed arte contemporanea a New York

Dal 13 settembre 2009 al 7 febbraio 2010 il Jewish Museum di New York presenta Reinventing Ritual: Contemporary Art and Design for Jewish Life, prima grande mostra internazionale che indaga sul fenomeno dell’arte e del design associato alla ritualità religiosa ed alla vita quotidiana del mondo ebraico.

La mostra presenta al pubblico 60 innovative opere create tra il 1999 ed il 2009 da artisti internazionalmente riconosciuti. Incredibilmente vasta è la quantità dei differenti media e  tecniche usati per comporre ogni opera, i visitatori avranno infatti l’opportunità di visionare esempi straordinari di industrial design, architettura, installazione, video, disegno, gioielleria, ceramica, fumetto, scultura e oggetti in tessuto che rivelano le connessioni tra la libertà creativa e la cultura ebraica.  Un sapiente mix di artisti emergenti ed artisti affermati formano un folto gruppo di 56 esponenti provenienti da America, Israele, Europa e Sud America, tra i nomi di spicco svettano Oreet Ashery, Jonathan Adler, Helène Aylon, Deborah Grant, Sigalit Landau, Virgil Marti, Mierle Laderman Ukeles, Karim Rashid, Galya Rosenfeld, Lella Vignelli, e Allan Wexler

Rimosso il monumento delle nazioni unite di David Cerny

L’arte pubblica sovente crea problemi di ordine estetico ed etico. Molti monumenti contemporanei sorti in periferie degradate o centri storici invece di abbellire il contesto urbanistico cittadino donando rinnovato splendore con un occhio di riguardo al valore culturale dell’opera stessa si riducono ad esasperanti brutture che vanno a cozzare con l’ambiente circostante producendo solo stupore e raccapriccio.

Roma e Milano sono un valido esempio di orrori monumentali, negli ultimi venti anni queste grandi metropoli sono state letteralmente invase da cumuli di ferro, cilindri di marmo ed altre futili nonché risibili prove di artisti noti e meno noti spalleggiati da giunte comunali ed altre istituzioni politiche con grande sperpero di denaro pubblico. Molti di questi monumenti al brutto sono ora in uno stato penoso, alcuni sono stati rimossi ed altri completamente dimenticati.

Atti vandalici a Roma

Sotto inchiesta la Teca dell’Ara Pacis progettata da Richard Meier e inaugurata in occasione del natale di Roma nel 2004, ma stavolta non per le solite questioni sulla bellezza o sull’utilità dell’architettura (ricordiamo che il sindaco di Roma Alemanno nel suo programma elettorale propose di rimuovere la teca) ma perché la capitale si è svegliata la mattina del primo giugno con un evento che ci lascia senza parole. Un gabinetto con due confezioni da 40 rotoli di carta igienica e due gigantesche macchie di colore rosso e verde sono stati ritrovati sul muro della teca. L’azione è stata messa a segno prima dell’alba, senza testimoni.

“Si tratta di una azione ridicola, indice di un atteggiamento subculturale”. E’ il commento dell’assessore alla cultura Umberto Croppi. “Al di là del danno, per fortuna contenuto, il gesto è solo frutto di una esasperata voglia di protagonismo da parte di chi, dopo aver conquistato la scena con un paio di performances indolori e divertenti, si è illuso di avere titoli per compiere quelle che ritiene provocazioni artistiche. Non c’è neanche forza critica nella bravata – continua Croppi – ma solo povertà di idee e marginalità intellettuale: una cosa talmente insignificante da rendere impossibile perfino un commento”.

Altri guai per Calatrava

Dopo le cocenti polemiche che hanno accompagnato il suo famigerato quarto ponte a Venezia l’archistar spagnola Santiago Calatrava è stato invitato a rispondere davanti ai giudici in merito ai quattro milioni di euro del progetto, poi lievitati nel corso di cinque anni  fino a dodici milioni di euro.

Secondo la ditta appaltatrice che ha eseguito i lavori, il costo eccessivo del ponte sarebbe da attribuirsi alla sussistenza di un errore progettuale che avrebbe dato luogo ad una serie di varianti e che avrebbe causato un anomalo andamento dei lavori, una ridotta produttività e un conseguente ricarico economico. Non pago di ciò Calatrava che di progetti innovativi sembra sfornarne un’infinità ha da poco portato a termine importanti modifiche per il suo mega progetto a Ground Zero. L’architetto ha da tempo progettato un transit hub (nodo di scambio della metropolitana di New York) che dovrebbe sorgere sulle ceneri del World Trade Center di New York.

Transformer, il centro d’arte contemporanea di Prada

Incredibile progetto della Fondazione Prada lanciato a Seoul in Corea del Sud, nuova piattaforma asiatica su cui il mercato dell’arte contemporanea sta scommettendo parecchio. L’intento della fondazione è quello di offrire un nuovo centro multidisciplinare legato al’arte, al cinema, ad eventi speciali ed alla moda.

Ma la vera notizia è che il Prada Transformer (questo il nome del progetto) è una meraviglia architettonica in grado di ruotare su se stessa, cambiando l’intera anima dello spazio espositivo in relazione all’evento proposto sia esso la proiezione di un film, una mostra d’arte o la presentazione di una nuova collezione moda. La bianca struttura è stata interamente progettata da Rem Koolhaas/AMO che ha sfornato un piccolo gioiello metamorfico elegante e minimal, costituito da quattro semplici forme geometriche in grado di cambiare regolarmente grazie all’ausilio di piccole gru che la renderanno pronta per ospitare quattro diverse configurazioni.

Peter Zumthor, il perfetto sconosciuto

Peter Zumthor non è certamente una celebrità, non è stato chiamato a progettare famosi musei o concert halls e non è conosciuto all’interno della cerchia dei più conosciuti archistar. Inoltre l’architetto Peter Zumthor non ha progettato molti edifici, l’unico suo lavoro di rilievo è legato allo sviluppo dei meravigliosi bagni termali di Vals in Svizzera.

Insomma il nostro beniamino ha vissuto relativamente nell’ombra per 30 anni in un villaggio tra le montagne svizzere. Ma lo scorso lunedì l’architetto ha vinto a sorpresa il Pritzker Prize 2009, il massimo riconoscimento nel campo dell’architettura. La giuria ha così motivato la scelta “Zumthor progetta edifici di grande integrità, liberi dalle mode del momento. Egli scarta la maggior parte dei progetti che gli vengono commissionati scegliendo solamente quelli con cui sente una profonda affinità. La sua devozione al progetto è totale, egli segue infatti il suo lavoro nei minimi dettagli”.

Il British Museum si rifà il trucco

Il Britsh Museum ha rivelato i progetti per i prossimi lavori di sviluppo della sua struttura che saranno ultimati nel 2012. Per l’ingente progetto che costerà 135 milioni di sterline è stato assoldato il famoso architetto Rogers Stirk Harbour. I lavori permetteranno al museo di mantenere la posizione di leader nel settore dello studio sulla cultura umana e garantiranno nuovi spazi espositivi, laboratori sullo studio della conservazione dell’arte e magazzini di primo ordine per i beni artistici.

Andrew Burnett, direttore del  British Museum afferma che ” i nuovi sviluppi della struttura costituiranno un progetto significativo che permetterà al pubblico di avere di più dal nostro museo. La nostra struttura a fine lavori sarà in grado di mostrare di più, di migliorare il prestito delle proprie opere d’arte ad altri musei e di preservare la collezione per il beneficio delle future generazioni.”