David Hockney il nuovo profeta della digital art? decisamente no

Tempo fa via avevamo dato notizia delle nuove esperienze di pittura sperimentate da David Hockney con l’ausilio dell’iPad. Ovviamente all’epoca la cosa ci era sembrata simpatica, ma dopo che le creazioni dell’artista hanno cominciato a monopolizzare l’intera informazione artistica ed a essere osannate come dipinti di un nuovo profeta della Digital Art, la nostra opinione è un poco cambiata.  Ed il bello è che la Fondation Pierre Bergè – Yves Saint Laurent di Parigi ha persino dedicato una mostra dal titolo Fleurs Fraîches (visibile fino al 30 gennaio 2011) alle terribili manifestazioni floreali create dal celebre artista inglese.

Questa storia di David Hockney che dipinge con l’iPad a noi sembra ancor più ridicola di quella del Papa che spedisce la sua prima e-mail. A fronte di ciò che Hockney ci propina con i suoi gioiellini di casa Apple è d’obbligo ribadire che gli esperimenti nel campo della digital art o della computer art che dir si voglia sono stati varati nel 1953 da Benjamin Francis Laposky mediante l’uso di un (pensate un poco) oscilloscopio, altro che iPad. Da quel momento in poi centinaia di artisti hanno affrontato questa tecnica con l’ausilio di diversi programmi e computers, creando opere sensazionali che hanno permesso a questa tecnica di guadagnarsi un posto all’interno della storia dell’arte contemporanea.

Il mondo della cultura in rivolta, venerdì musei chiusi contro il governo Berlusconi.

Il governo del “fare” di Silvio Berlusconi è finalmente arrivato alle sue battute finali e sembra proprio il mondo della cultura a voler sferrare il colpo di grazia. Mentre Pier Luigi Bersani ha dato il via alla raccolta di firme per la mozione di sfiducia al governo e Gianni Letta ha definito come molto brevi le prospettive di vita dell’esecutivo, i musei nazionali hanno istituito una giornata di mobilitazione a difesa del diritto alla cultura promossa da Federculture e da Anci con il sostegno del Fai.

Evidentemente il Crollo di Pompei è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Insomma tra le tante istituzioni che si preparano a chiudere le porte in faccia al governo anche il Palazzo Ducale di Venezia ed il nuovo MAXXI di Roma rimarrano chiusi al pubblico il prossimo venerdì 12 novembre. E dire che Sandro Bondi, altro bersaglio delle istituzioni culturali, si era sbracciato a destra ed a manca per sbandierare i progressi culturali di questo paese attuati dal governo Berlusconi.

Wu Yuren, l’ennesima “vittima” dell’oscurantismo cinese

Wu Yuren (al centro)

Parallelamente al ciclone prodotto da Ai Weiwei, che in questi giorni sta lottando con ogni mezzo per far conoscere al mondo intero la situazione in cui versa l’arte e la società cinese, vorremmo parlarvi della storia di un altro artista cinese duramente impegnato nella lotta per la libertà di espressione. Il suo nome è Wu Yuren ma nel suo paese tutti lo chiamano il “piccolo Ai“, questo perchè i suoi ideali e le sue coraggiose sfide al governo nazionale lo rendono sono molto vicino al  ben più celebre connazionale.

Yuaren dovrà essere processato il prossimo 17 novembre, l’artista è infatti accusato di aver scatenato, nel corso della passata estate, una rivolta nel distretto artistico di Pechino denominato 008. Tutto questo perchè le autorità cittadine avevano deciso di radere al suolo il distretto. Già dall’inizio del gennaio scorso il governo cinese ha iniziato a distruggere sistematicamente gli studi degli artisti con soli tre giorni di preavviso e dopo aver interrotto i servizi di corrente elettrica e acqua potabile.

La Cina non è un paese libero, parla Ai Weiwei

Non molto tempo fa l’Italia (come anche il resto del mondo) ha subito l’invasione degli artisti cinesi. Ebbene passato il tormentone vorremmo farvi riflettere sulla situazione artistica e sociale in cui versa la Cina, questo poiché al di là dei lustrini sussiste una situazione politica a dir poco scandalosa che limita la libertà di espressione di un intero popolo.

Questa volta però, parleremo attraverso la viva voce di Ai Weiwei, celebre artista cinese che in questi giorni è stato messo agli arresti domiciliari dal governo. Nel ricordare che noi di Globartmag difendiamo a spada tratta la posizione di Weiwei, vi forniamo la traduzione dell’articolo scritto dall’artista sulle pagine del Guardian:

In forse la partecipazione di Cattelan a Versailles mentre quella del Vaticano alla Biennale di Venezia slitta al 2013

Dopo le controversie generate dalla mostra di Takashi Murakami (che in verità è apparso in una veste molto casta) la Reggia di Versailles sarà occupata nel 2011 dall’artista francese Bernar Venet. Ad esser precisi Venet ha dichiarato che il suo lavoro incornicerà il palazzo e quindi sembrerebbe che le polemiche abbiano in qualche modo generato una sorta di paura di esporre opere negli spazi interni del palazzo.

Venet sarà spalleggiato da un altro artista francese di cui non è ancora stato reso noto il nome. Nel frattempo Jean-Jacques Aillagon, direttore di Versailles è stato intervistato dalla stampa internazionale circa la possibile presenza di Maurizio Cattelan per il 2012. Aillagon ha però dichiarato di non essere a conoscenza dei piani di un suo possibile successore visto che il prossimo anno il direttore compirà 65 anni e secondo la legge francese sui dipendenti pubblici dovrà andare obbligatoriamente in pensione.

Abu Dhabi art fair a gonfie vele – Ai Weiwei agli arresti domiciliari

Quando si parla di Medio Oriente si pensa subito al petrolio ma c’è da dire che in molti stati del golfo si sta registrando in questi ultimi tempi un sempre più crescente interesse per l’arte contemporanea. Ciò e ampiamente testimoniato dal boom di presenze registrate nel corso di Abu Dhabi Art Fair, la fiera d’arte contemporanea che si è tenuta dal 4 al 7 novembre all’interno dell’Emirates Palace di Abu Dhabi. Ovviamente da quelle parti non c’è una tradizione pregressa per quanto riguarda l’arte contemporanea ed allora bisogna costruirsela in tutta fretta, senza badare a spese.

La seconda edizione della fiera è andata alla grande con vendite vertiginose, come i 5 milioni  di dollari spesi per un dipinto di Frank Stella. Molte gallerie internazionali come la Galerie Thaddaeus Ropac hanno partecipato all’evento, segno evidente che il mercato del Medio Oriente è ambito anche dai delers più prestigiosi. Insomma tutto ciò potrebbe tramutarsi in una vantaggiosa opportunità sia per le nostre gallerie che per i nostri artisti.

Ai Weiwei, contro il governo a colpi di granchio


Avrete sicuramente letto il nostro articolo sulla Shanghai Biennale e sulle gesta eroiche di Ai Weiwei. Ormai il poliedrico artista è divenuto una sorta di eroe per tutti gli artisti cinesi che lottano per la libertà di espressione, contro i serrati vincoli di un governo che vuole a tutti costi imporre una arte contemporanea uniformata. Oggi il nostro paladino è alle prese con una nuova sfida, che lo vede nuovamente impegnato in una battaglia contro i vertici di Shanghai.

Circa due anni fa le istituzioni avevano invitato Weiwei a costruire uno studio in città, come previsto dal progetto di edificazione di un nuovo distretto artistico. Ebbene pochi giorni fa l’artista, tramite Twitter (piattaforma che usa abitualmente per rendere note le sue azioni) ha annunciato che il governo ha deciso di far abbattere lo studio, il quale sarebbe costato più di un milione di dollari. Per tutta risposta Weiwei ha deciso di innescare una rivolta, ma non si tratta di una manifestazione o quanto altro ma di un vero e proprio party.

Underbelly Project, la mostra segreta con 103 grandi nomi della street art

Roa

In questi giorni di fiere e grandi manifestazioni dedicate all’arte volevamo focalizzare l’attenzione su un grandissimo evento che si sta svolgendo in questi giorni a New York, una mostra senza precedenti che è stata visitata da pochissime persone. Come, direte voi, una mostra importante viene disertata? Già perchè Underbelly Project non è un evento qualunque, si tratta infatti di una mostra collettiva illegale e segreta che è stata organizzata dentro la pancia della grande mela. All’evento hanno partecipato 103 street artists della scena internazionale tra cui  svettano i nomi di Ron English , Swoon, Gaia, Faile, Jeff Soto, Dan Witz e Revok.

Ma le stars presenti all’evento sono talmente tante da trasformare Underbelly Project in una mostra totale, un vero e proprio elogio alla street art. L’idea è stata concepita nel 2009 dagli street artists Workhorse e PAC, i quali si sono appropriati di una stazione della metropolitana abbandonata da diversi anni. I due hanno successivamente chiamato a raccolta tutti gli artisti che potevano, contattando anche Banksy che però ha rifiutato poichè già impegnato in un altro progetto.

Alcune riflessioni sul nostro stato delle cose

Guardo Vittorio Sgarbi ospite da Matrix, mentre sbraita parole senza senso compiuto, i suoi monologhi sembrano incidenti joyciani, odissee mentali che si infrangono sul video in un minutosecondo e rimbalzano nel nulla. Parla e sbraita, parla e sbraita, non dice nulla, annaspa all’interno di un programma sempre più simile alla Cantatrice Calva di Ionesco. In questo nulla Sgarbi può dire tutto, può viaggiare attraverso politica, religione e tematiche sociali, infine può riaffermare il potere di un ruolo (il suo) sempre più simile a quello di Re Ubu armato di Bastone da Phinanze, a quello di un sovrano della società dello spettacolo che sforna ideologie e pensieri sensibili in quanto sovrasensibili.

“Questo è il curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia” mi dico ed il pensiero peregrino mi porta a formulare una singolare domanda: “Chissà se Ernst Gombrich sarebbe mai andato in tv, chissà se Harald Szeemann sarebbe mai potuto essere un valido ospite di Pomeriggio Cinque, magari avrebbe discusso con Barbara D’Urso circa la gravidanza di Anna Tatangelo” ebbene questo Sgarbi già lo fa.

Il Lacma si butta sul 3D

Il cinema in 3D ha letteralmente invaso le sale internazionali ed è oramai praticamente impossibile gustarsi un film in santa pace, senza dover per forza indossare gli antipatici occhialini. Va detto che quello che la “società dello spettacolo” spaccia per novità assoluta è in realtà una versione modificata del sistema anaglifo degli anni venti. Dagli anni cinquanta, che segnarono il vero e proprio boom del 3D, il sistema più diffuso sfrutta la tecnica della luce polarizzata. Un’altra tecnica moderna è invece quella che utilizza occhiali elettronici a cristalli liquidi.

Dopo questa chiacchierata tecnica dobbiamo a malincuore segnalare la discesa negli inferi del 3D del mondo dell’arte contemporanea. Il LACMA, Los Angeles County Museum of Art è infatti saltato a piè pari sul carrozzone tridimensionale. Il prestigioso ha prodotto uno spot che sarà proiettato prossimamente in tutte le sale cinematografiche americane, mentre una versione in 2D dello stesso spot sarà trasmessa durante la consueta programmazione televisiva.

Biennale di Venezia 2011:pronte Corea del Sud, Canada e Svizzera, Nuova Zelanda e Galles. Sgarbi intanto progetta una Biennale a Roma.

Novità  provenienti dalla prossima Biennale di Venezia edizione 2011. Ovviamente non possiamo ancora rendere noti i nomi dei partecipanti al Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi, visto che fino ad ora sono state solo rilasciate alcune dichiarazioni su Fausto Pirandello e l’arte culinaria. Il Vittorione Nazionale ha inoltre affermato di voler organizzare una Biennale d’arte contemporanea anche a Roma all’interno del All’interno del Palazzo dell’Arte Antica, Spazio Novecento sito nel quartiere dell’Eur.

Stranezze a parte parliamo dei veri protagonisti della prestigiosa manifestazione, La Corea del Sud ha scelto di presentare Lee Yong-baek, artista noto per le sue sculture, per i dipinti ed i video che affrontano temi religiosi e politici. Nel frattempo anche il Canada ha nominato il suo artista per il padiglione nazionale, si tratta dell’artista multimediale Steven Shearer rappresentato in Italia dalla Galleria Franco Noero di Torino.

La Shanghai Biennale non è mai stata una libera vetrina dell’arte cinese

In questi giorni lo Shanghai Art Museum ospita l’ottava edizione della Shanghai Biennale (fino al 23 gennaio 2011), manifestazione che da tempo si è posta l’obiettivo di mostrare al mondo la potenza creativa cinese. Dobbiamo dire che per la Biennale il governo nazionale ha operato una grande campagna di promozione, sin dalle sue prime edizioni.

Va da sé che la prestigiosa manifestazione compare sulle prime pagine di ogni magazine d’arte ed ogni quotidiano internazionale, lodata da più parti come suprema vetrina dell’arte cinese. Tutto questo potrebbe essere vero ma non dobbiamo dimenticare ciò che fece nel 2000 l’artista  Ai Weiwei in occasione della terza edizione della Biennale. Weiwei conosceva bene le limitazioni imposte dal governo alla giovane arte nazionale, sapeva quali erano in realtà le mire dell’ambiente politico: diffondere un’arte uniformata, politically correct e di regime, evitando di mostrare al mondo il talento spregiudicato di tantissimi altri giovani artisti.

La scena italiana e gli scandaletti d’ordinanza

Scandalini e scandaletti di questa italietta dell’arte piccola piccola. In questi ultimi giorni Il Palazzo della Ragione di Verona ospita la mostra Artistica 2010, evento di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno di parlare vista la presenza di un nutrito numero di opere simil-Pollock e simil-Tamara De Lempicka ed altre manifestazioni del genere.

Il fatto è che per l’ennesima volta si è cercato di dare risalto ad una manifestazione anonima mediante il trucchetto dello scandalo. Stavolta ci ha pensato l’artista U.V. (omettiamo il nome per non fargli ulteriore pubblicità) che affrontando temi scottanti come l’aborto o la pillola Ru486 ha prodotto un’opera che prevedeva delle macchie di sangue lasciate colare sul pavimento. Il Corriere della sera ci informa che l’opera dell’artista si risolve in un ventre di una donna gravida squarciato di netto con un feto che fa capolino dall’interno, la mano di un manichino afferra un bisturi e apre un varco nel grembo materno. Sotto l’installazione c’è (o c’era) ovviamente una chiazza rosso sangue.

Subway Art History, il collettivo che riporta in vita la street art old skool

New York è la patria della street art, la culla del graffiti. Da li è partita ogni sorta di sperimentazione urbana ed ogni selvaggia azione di recupero del territorio da parte dei giovani artisti. La grande mela è stata quindi la culla dei più celebri nomi della street art ma è pur vero che il tessuto urbano è in continuo cambiamento, quindi molte opere create a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80 sono andate perse o distrutte.

Oggi però questo problema potrebbe essere evitato, in questi giorni infatti se vi trovate dalle parti del Gowanus Canal di Brooklyn, potrete osservare un fantastico graffiti che reca la frase “Hand Of Doom”. Si tratta della riedizione di una celebre opera eseguita da Seen negli anni ’80 su di un intero vagone della metropolitana cittadina. L’opera è persino apparsa sul celebre libro Subway Art, scritto nel 1984 da Henry Chalfant e Martha Cooper, una vera e propria bibbia per gli amanti di questa tecnica artistica.