La scultura più grande del mondo e la natività vista dagli artisti contemporanei

E’ talmente grande che la sua circonferenza potrebbe contenere 176 stadi da calcio ed il diametro si estende per ben 3 miglia. Si tratta del gigantesco disegno su sabbia di Jim Denevan che è oltretutto visibile a 40.000 piedi da terra. Per completare l’installazione di Land Art l’artista ha impiegato ben 15 giorni usando delle enormi catene trainate da un camion che hanno scavato più 1000 cerchi individuali nella sabbia.

L’opera è basata su un teorema matematico chiamato Apollonian Basket. “Avevo intenzione di creare la più grande opera del mondo e sono estremamente soddisfatto di esserci riuscito. Questo lavoro è più grande delle famose linee di Nazca in Perù e questo mi esalta”, ha recentemente dichiarato l’artista. Certo la sua opera assomiglia molto ai fantomatici Crop Circles (cerchi nel grano) ed in più ci sarebbe da dire che la grandezza di un’opera non è certamente data dalle sue dimensioni.

Calatrava showman e la cera rossa di Anish Kapoor

Centinaia di tonnellate di acciaio e piloni immensi costruiti in una fabbrica di Rotterdam, queste sono le caratteristiche del nuovo ponte di Dublino dedicato al genio di Samuel Beckett. L’enorme costruzione è la nuova opera del celebre archistar Santiago Calatrava che di ponti (e di polemiche) ne ha fatti già una bella scorpacciata. La stravagante struttura è giunta da Rotterdam in barca ed è stata successivamente assemblata nella città irlandese, certo la bizzarra situazione ben si adatta alle surreale anima del teatro di Beckett. Questo è il secondo ponte di Calatrava a Dublino, il primo del 2003 fu dedicato a James Joyce.

Il Beckett Bridge è tecnicamente interessante. La sua struttura è agganciata tramite cavi a dei piloni di 40 metri e possiede ben due corsie per il traffico stradale, un apparato idraulico permette al ponte di ruotare di 90° orizzontalmente per permettere il passaggio di eventuali imbarcazioni. Per quanto riguarda l’aspetto estetico Calatrava si è ispirato all’arpa celtica peccato che alcuni giornali locali hanno definito l’architetto uno showman piuttosto che un grande designer.

In mostra a Londra i pionieri dell’arte digitale

 Quando nella metà degli anni ’80 le guardie addette alla sicurezza della John Moores University di Liverpool trovarono un ragazzino al computer del laboratorio rimasero molto stupiti e gli chiesero cosa stesse facendo. Il ragazzo rispose che I suoi insegnanti gli avevano concesso il permesso di allenare le sue abilità di programmatore.  Quel ragazzino era Daniel Brown, oggi 32enne, uno dei più grandi digital designers dei nostri tempi ed autore della grafica esposta all’entrata di Decode:Digital Design Sensation, mostra sulla digital art che è stata inaugurata la settimana scorsa al Victoria & Albert Museum di Londra.

Ovviamente la manifestazione offre moltissimi altri spettacolari esempi di arte digitale proveniente da ogni parte del mondo a riprova del fatto che il new media è una tecnica in sempre più forte espansione e sempre più affascinante. Tra i corridoi del Victoria & Albert è facile ammirare quanto lontano si sia spinta la tecnologia dal tempo dei pionieri del digitale che negli anni ’50 (tra cui c’era anche il padre di Daniel Brown, Paul). A quei tempi i computers erano usati solo per scopi militari ma anche alcuni laboratori ed università avevano il privilegio di poter utilizzare quelle sofisticate ma ingombranti macchine. Matematici e Scienziati furono i primi a sperimentare le potenzialità grafiche dei computer alla stregua di un qualsiasi altro artista o designer. In mostra è possibile ammirare una fotografia del 1952 di Ben Laposky in cui onde elettroniche lampeggiano sullo schermo ed è quest’opera un vero punto d’inizio dell’arte digitale.

Arte Povera protagonista a Villa e Collezione Panza

Villa e Collezione Panza e il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, proseguono il loro sodalizio con la mostra Arte Povera: energia e metamorfosi dei materiali. Dal 17 dicembre saranno esposte oltre 20 opere – tra cui spettacolari installazioni – appartenenti alle Collezioni del Mart.

L’Arte Povera, movimento artistico italiano riconosciuto a livello internazionale come uno dei più importanti nelle avanguardie del XX secolo, verrà indagato attraverso i suoi protagonisti nelle sale di Villa Panza. Installazioni esemplari come quelle composte con legni di recupero, ferro e carbone di Jannis Kounellis (Senza titolo, 1989 e Senza titolo, 1991); gli igloo di fascine, vetro e neon di Mario Merz, le cui installazioni riportano alla memoria archetipi primordiali (Chiaro Oscuro 1983); l’Orchestra di stracci 1968 di Michelangelo Pistoletto, noto per i suoi quadri specchianti come l’Autoritratto del 1962, oppure I lottatori di Giulio Paolini del 1985, il cui lavoro si distingue per l’arte della citazione e il dialogo con l’antico, mentre fra le opere di Alighiero Boetti è presente, fra le altre, uno dei suoi celebri arazzi ricamati del 1989. Nelle opere gli elementi naturali e i materiali industriali sono liberamente combinati e accostati per creare inediti rapporti significanti, come in quelle di Gilberto Zorio, Giuseppe Penone e Giovanni Anselmo.

Brian Eno diventa curatore e…mentore

 Brian Eno non ha certo bisogno di presentazioni, nel corso della sua lunga carriera l’autore del libro/manifesto music for non musicians è riuscito a toccare i molteplici aspetti dell’arte con il talento e la creatività che da sempre lo accompagnano. Eno ha suonato con la leggendaria pop band Roxy Music, ha collaborato con il grande Robert Fripp dei King Crimson e con David Byrne (ex leader dei Talking Heads ed oggi anche noto artista visivo), ha creato opere d’arte contemporanea ed ha composto il famoso jingle d’apertura di Windows 95, ben tre secondi di sigla che gli hanno fruttato ben 35.000 dollari.

Ultimamente Brian Eno ha anche trovato il tempo di produrre Viva la Vida or Death and All His Friends, l’ultimo acclamato album dei Coldplay. Insomma il vecchio Brian ne ha fatte di cose ma da oggi può aggiungere una nuova esperienza lavorativa al suo nutrito curriculum. Eno sarà infatti il nuovo curatore della 44esima edizione del Brighton Festival che includerà ovviamente anche la sua famosa installazione video 77 Million Paintings.

Antony Gormley nudo sui tetti di New York

I cittadini di New York che nei prossimi mesi avvisteranno degli uomini nudi sui tetti dei palazzi della città non dovranno allarmarsi e chiamare la polizia e non dovranno nemmeno pensare di essere stati colti da un’allucinazione collettiva perché in realtà le loro visioni saranno frutto di un’opera d’arte contemporanea.

L’artista inglese Antony Gormley, reduce dal chiacchieratissimo successo londinese della sua installazione One And Other al quarto plinto di Trafalgar Square (dove fra l’altro abbiamo avuto modo di vedere alcune scenette con nudità sia maschili che femminili), ha infatti deciso di installare 31 sculture raffiguranti se stesso privo di abiti nei dintorni del Madison Square Park. La manifestazione partirà il prossimo 26 marzo 2010 e si concluderà il 15 agosto 2010.

Le cartoline di Christo e Jeanne Claude

La Off Gallery di Albissola Marina propone sabato 5 dicembre la mostra Christo Postacards, a cura di Beppe Lupo. In mostra circa trenta Postcards autografate in originale da Christo e Jeanne Claude, raffiguranti progetti, disegni, immagini delle installazioni dei due artisti, famosi per avere “impacchettato” musei, palazzi, ma anche isole, scogliere e promontori di tutto il mondo.

Dopo un inizio caratterizzato da impacchettamenti di oggetti, il duo ha esteso le proprie operazioni intervenendo temporaneamente sull’ambiente, avvicinandosi, pur rifiutandone l’appartenenza, alla corrente artistica della Land Art (erano loro stessi a commentare, con un pizzico di ironia, che “le etichette sono importanti, ma soprattutto per le bottiglie di vino”). Utilizzando tessuti industriali e corde hanno “imballato” paesaggi e monumenti con eventi artistici di enorme risonanza: si pensi che nel 1972 i due artisti hanno attraversato la vallata di Grand Hogback in Colorado con una vela di tessuto arancione, mentre tra il 1980 e il 1983 hanno circondato con 600 mila metri quadrati di tessuto di polipropilene rosa galleggiante undici isole di fronte a Miami, per dedicarsi a “impacchettare”, successivamente, il Reichstag di Berlino, le Mura Aureliane di Roma e il Pont Neuf di Parigi.

Power List, la lista dei potenti del mondo dell’arte contemporanea

 Mentre il mondo dell’arte contemporanea è a Miami in occasione di Art Basel Miami Beach, il celebre magazine d’arte Art+Auction ha pubblicato la 2009 Power List, una lista di tutti gli attori dell’arte contemporanea che si sono rivelati nell’anno passato figure dominanti nei loro campi d’appartenenza. Come cita il magazine, il potere ha molte forme e si allarga su molte attività legate all’arte come le gallerie ed il collezionismo. Nella lista di quest’anno c’è anche posto per il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. La lista non elenca solo i successi ma anche le tremende e rovinose cadute di stile successe quest’anno come la decisione di mettere in vendita la propria collezione di opere presa dalla Brandeis University ed il disastro della mostra Chanel Mobile Art che è stata largamente derisa da pubblico e critica.

Abbiamo scandagliato la lista alla ricerca di qualche nome italiano ed ecco cosa abbiamo trovato: Alla categoria Power Dealers c’è anche Massimo De Carlo che rappresenta nomi del calibro di Chris Burden e Carsten Holler, il prossimo mese De Carlo aprirà un nuovo spazio a Londra. Alla voce Power Of Tradition abbiamo trovato Giuseppe Eskenazi nato a Milano e celebre dealer di arte orientale. Nella categoria Power Patrons ci sono anche gli acclamati Miuccia Prada & Patrizio Bertelli che con la loro fondazione ed il Prada Transformer disegnato da Rem Koolhaas hanno compiuto grandi opere a sostegno dell’arte. Alla voce Power Curators troviamo il nostro Francesco Bonami che con la sua mostra Italics: Italian Art Between Tradition and Revolution, 1968-2008, ha girato il mondo portando la nostra arte in campo internazionale.

Preview di Art Basel Miami Beach: vendono i giovani e capolavori d’arte confiscati

 Art Basel Miami Beach ha già fatto registrare importanti movimenti nel giorno della tanto attesa Vip Preview. Secondo quanto dichiarato dall’organizzazione quest’anno sono stati effettuati numerosi cambi per dare alle giovani gallerie ed agli artisti emergenti una piattaforma adatta a mettere in mostra le loro offerte creative. Questi cambiamenti hanno dato luogo ad alcune strambe giustapposizioni come quella tra il magnate Larry Gagosian, affiancato da James Fuentes una galleria dalle modeste dimensioni di New York. Fuentes ha però portato alla fiera alcune interessanti sculture, una di queste ( raffigurante la testa di Homer Simpson) creata da Agathe Snow è stata subito acquistata dal collezionista e dealer Asher Edelman per 16.000 dollari.

Anche allo spazio di Miguel Abreu è andata piuttosto bene visto che la galleria ha venduto tutti i dipinti di Pieter Schoolwerth che aveva portato in fiera (ed anche alcuni che non erano stati portati) con cifre che si aggirano tra i 14.000 ed i 30.000 dollari. La galleria Wallspace di Chelsea ha invece venduto tre opere di Walead Beshty dichiarando che altri 10 collezionisti erano interessate a comprarne una. La galleria di Los Angeles Cherry and Martin ha invece venduto una grande tela di Amanda Ross-Ho per 12.000 dollari. Insomma sembrerebbe che per gli artisti emergenti sia andata piuttosto bene. Intanto ad Art Basel Miami Beach c’è stato anche tempo per un giallo inaspettato.

BAROCK – Arte, Scienza, Fede e Tecnologia nell’Età Contemporanea

Nell’ambito dell’azione messa in campo dalla Regione Campania sul tema della cultura barocca, l’assessorato ai Beni Culturali ha deciso di sostenere la proposta del museo MADRE di una grande mostra collettiva dal titolo BAROCK – Arte, Scienza, Fede e Tecnologia nell’Età Contemporanea, che si aprirà il 12 dicembre.

La mostra a cura di Eduardo Cicelyn e Mario Codognato si pone l’obiettivo di approfondire le similitudini tra le tematiche culturali che sembrano caratterizzare il nuovo inizio di secolo e quelle che resero grandioso e potente l’immaginario visivo dell’epoca barocca. Scopo di Barock e’ l’individuazione di questioni e di problematiche che siano state preponderanti nel XVII secolo e che caratterizzino anche il nostro tempo, dimostrando come e attraverso quali artisti contemporanei siano oggi nuovamente funzionanti e riconoscibili i temi caratteristici della cultura seicentesca barocca.

Art Gossip: Warhol ritrovato, la scoperta di un nuovo blu e due modelle nude

 Nell’aprile 2007 dopo la festa di compleanno nella sua casa di Manhattan un collezionista (rimasto nell’anonimato) si era reso conto che la sua scultura di una scatola di ketchup Heinz creata da Andy Warhol ed un disegno di Francis Picabia gli erano stati sottratti da sotto il naso. Ieri il Federal Bureau of Investigation, F.b.i per gli amici, ha arrestato James S. Biear, un impiegato del collezionista e lo ha accusato dei furti. Secondo quanto dichiarato dalla corte di New York, Biear aveva venduto l’opera di Warhol per 220.000 ad un collezionista di New York dichiarando di aver ricevuto la scultura come regalo da parte di suo zio.

Sempre parlando di Stati Uniti, un professore dello stato dell’Oregon ha scoperto per caso un nuovo pigmento alla base di una sorprendente tonalità di blu. In passato i pigmenti di blu erano o troppo costosi (il blu oltremare era fatto di gemme di lapislazzuli) o velenosi come il blu cobalto ed il blu di Prussia. Altre tonalità di blu erano invece destinate a sbiadire nel tempo. Ma oggi il professor Mas Subramanian è riuscito a creare una tonalità di blu che farebbe invidia artista francese Yves Klein che brevettò il suo inimitabile blu con il nome di IKB. Il professore Subramanian ha mixato dell’ossido di manganese (che è di colore nero) con altre sostanze chimiche portando poi il tutto a 2.000 gradi Fahrenheit. Gli ingredienti raffreddandosi hanno formato una struttura di cristalli di un colore blu puro.

Sandro Chia, la pittura nobile arte alla Gnam di Roma

Dal 16 dicembre 2009 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma presenta la mostra Sandro Chia dal titolo Della pittura, popolare e nobilissima arte a cura di Achille Bonito Oliva. E’ la prima grande antologica dell’artista in Italia e la sua più importante retrospettiva dopo quella del 1992 alla Nationalgalerie di Berlino.

A conclusione di un anno intenso, che ha visto la partecipazione di Sandro Chia alla Biennale di Venezia e ad altre importanti mostre in Italia e all’estero, tra cui la mostra “Campestre romantico” nell’ambito di “Italia in Giappone 2009” all’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo e Kyoto, Della pittura, popolare e nobilissima arte offre al pubblico un’ampia selezione di opere storiche e recenti dell’artista, alcune delle quali raramente presentate nei circuiti espositivi. Attraverso 61 opere, 56 dipinti e 5 sculture in bronzo, vengono ripercorse le principali tappe della quarantennale carriera di Sandro Chia: dagli esordi negli anni Settanta, al successo della Transavanguardia negli anni Ottanta, all’affermazione come punto di riferimento nel panorama artistico internazionale che dagli anni novanta arriva fino ad oggi.

Bondage e tecniche sadomaso si celano dietro l’arte di Francis Bacon

Francis Bacon ha vissuto una vita caratterizzata da stravaganti eccessi. A cominciare da quando era ancora ragazzo e suo padre lo sorprese con indosso le mutandine della madre fino ad arrivare all’alcol ed alla sua rovinosa e carnevalesca generosità. Tutto questo non ha fatto altro che alimentare la sua meravigliosa carica artistica caratterizzata da dipinti torturati e rivoluzionari.

Ma oggi il noto storico d’arte John Richardson, che ha già scritto un libro su Picasso salutato dalla critica come la miglior biografia mai pubblicata e che ha conosciuto Bacon sin dagli anni ’40, ha avanzato l’ipotesi che la creatività del grande artista provenga in gran parte dalle sue relazioni sessuali sadomasochiste che hanno portato alla morte alcuni dei suoi amanti. Secondo Richardson fu proprio il padre di Bacon ad innescare nel giovane tale passione per il sadomaso quando lo picchiò a morte a causa dell’episodio che abbiamo già citato all’inizio dell’articolo.

Paul McCarthy, Biancaneve e i sette porno nani?

Se vi fermate per un attimo a pensare all’istrionico Paul McCarthy sicuramente vi verrà in mente un’immagine dell’artista come l’avete osservato in decine di video e performance nel corso degli anni e cioè intento a ficcarsi in gola manciate di hot dogs zeppi di ketchup e maionese (come in Hot Dog del 1974) o magari preso a ballonzolare e mugugnare in giro con un naso da clown spruzzando della pittura su di una tela (come in Painter del 1995) o infine se pensate a Paul McCarthy vi viene in mente uno sporcaccione con un costume da Santa Claus con macchie di cioccolato annesse (come in Santa Chocolate Shop del 1996-97).

Insomma l’immagine che noi tutti abbiamo di Paul McCarthy ha sempre a che fare con bambole, salsicce, vaselina ed orifizi che non possono certo essere descritti in questo luogo. Ma recentemente, in occasione del progetto White Snow, in mostra alla galleria Hauser & Wirth di New York fino al prossimo 24 dicembre, l’artista ha rilasciato un intervista al New York Times, dando di sè l’immagine di una persona differente da come tutti pensavamo. McCarthy reduce da una frattura al femore è stato accompagnato da sua moglie e suo figlio, quest’ultimo si è occupato dell’installazione dei disegni in galleria, una serie dedicata alla favola di Biancaneve ed i sette nani con tutte le allusioni sessuali del caso ma prodotta in maniera decisamente interessante.