L’Arte Povera in mostra alla Tate Modern di Londra

Si è aperta ieri un’interessante mostra alla Tate modern di Londra dedicata all’arte radicale degli anni ’60 ed in particolare alla seminale creatività dell’Arte Povera. La grande mostra è stata allestita negli spazi espositvi del livello 5 denominato Energy & Process dove 11 gallerie presenteranno lavori di Giovanni Anselmo, Lynda Benglis, Anselm Kiefer, Susumu Koshimizu, Ana Mendieta, Marisa Merz, Robert Morris e Michelangelo Pistoletto.

Il termine Arte Povera fu coniato dal critico d’arte  italiano Germano Celant per descrivere l’attività di artisti che usavano mezzi semplici per creare una poetica creativa basata sulla vita di tutti i giorni. L’arte povera era inoltre una reazione contro la potenza commerciale del mercato dell’arte mediante l’uso di materiali poveri e nuovi processi creativi, in sostanza si poteva creare arte con qualsiasi cosa da prodotti industriali a prodotti naturali, da sostanze immateriali ed esseri viventi fino al suono ed all’energia. Queste caratteristiche contribuirono all’immediata diffusione della corrente artistica in tutto il panorama internazionale.

Black & Light, quando l’artista si mette a nudo

Ritratti di rabbia, muscoli e nervi tesi avvolti in zone di luce ed ombra. Si tratta di Black & Light nuovo ciclo di opere fotografiche di Claudio Martinez in mostra dal 30 maggio al 21 giugno negli sperimentali spazi del Condotto C sotto l’egida curatoriale di Giorgia Terrinoni.

Dai set cinematografici alla pubblicità, dal reportage al ritratto, dalla musica al video, il percorso di Claudio Martinez è eclettico e dinamico. Black & light è una mostra di sole fotografie in cui l’artista, per la prima volta nella sua carriera, espone sé stesso, ci parla del suo vissuto, delle emozioni che emergono nitide dalle sue rappresentazioni e permettono ad ogni osservatore di riconoscersi in esse. Una serie di autoritratti neri su fondo nero, dove l’unico elemento che compone l’immagine è il riflesso della luce sulla pelle. Una luce netta e forte, che svela profonde zone d’ombra e impara a convivere con esse, senza annullarle.

Street art ed antiquariato? a New York tutto è possibile

Le famose galleriste Chantal e Brigitte Helenbeck proprietarie della sofisticata galleria parigina Helenbeck Gallery si stanno preparando ad invadere New York con una mostra senza precedenti. Le due intraprendenti donne dell’arte hanno scelto gli spazi degli Splashlight Studios di Manhattan occupando ben due piani dei famosi studi fotografici per un totale di oltre 25.000 metri quadrati che andranno ad ospitare dal 29 maggio al 27 giugno la mostra Whole In The Wall: 1970 – Now.

L’evento, unico nel suo genere, riunirà il meglio del meglio del movimento street art newyorkese ed europeo dal 1970 ad oggi. A rappresentare gli Stati Uniti saranno presenti nomi del calibro di Blade, Crash, Daze, JonOne, Quik, Lee Quinones, Rammellzee e Sharp mentre tra le art stars europee saranno in mostra Victor Ash, Banksy, Blek le Rat, Ikon, Sozyone, Plateus ed altri per un totale di 19 tra pittori, scultori e fotografi che già da sei mesi si sono messi duramente al lavoro per presentare nuove ed entusiasmanti opere appositamente create per l’evento.

Gli anni ’90 tra la metafora e l’oggetto

Da alcuni anni è ormai in voga il recupero degli anni ’80. Basta guardarsi un poco attorno per scorgere abiti dalle ampie maniche a pipistrello. La musica dal canto suo si è subito riappropriata di ritmiche pop-avantgarde stile kraftwerk. Anche l’arte figurativa non è stata certo a guardare ed il tormentone del revival ha inondato di colori sgargianti le composizioni dei giovani artisti del momento.

Ca va sans dire che questo recupero degli anni ’80, come già successo in passato per i ’60 ed i ’70, ha fatto registrare un subitaneo picco di consensi cui seguirà molto presto un progressivo (già se ne sentono le avvisaglie) esaurimento. Conscio di ciò l’IMMA, Irish Museum of Modern Art ha aperto le danze al recupero degli anni ’90 con un grande evento che si è concluso il 14 maggio 2009 a Dublino. Il museo ha deciso di esporre sculture ed installazioni dei principali artisti della New British Sculture, movimento che ha visto tra le sue fila nomi del calibro di  Barry Flanagan, Shirazeh Houshiary, Anish Kapoor, Eilís O’ Connell e Alison Wilding.

Ivy Noise, il rumore dell’edera

Questa settimana Globartmag ha visitato un’interessante mostra di arte contemporanea a Napoli, città che in risposta alla difficile situazione sociale sta reagendo con una coraggiosa e fresca proposta culturale che non ha nulla da invidiare a blasonati poli artistici come Milano e Torino.

L’evento in questione è Ivy Noise progetto di Daniela ddm Di Maro & Roberto Pugliese curato da Mara De Falco, in mostra dal 17 aprile  al 21 maggio alla Akneos Gallery. Il lavoro presentato dal giovane duo è costituito da un’installazione che si allunga sulle pareti dello spazio espositivo formando un perfetto intreccio di cavi elettrici alle estremità dei quali sbocciano come oscure gemme sonore una moltitudine di speakers conici di varie dimensioni.

L’artista di Bolliwood sbarca a Roma

Continuando il percorso attraverso l’arte contemporanea indiana, il 28 maggio la Z2o Galleria ha il piacere di presentare per la prima volta in Italia Indochine, il lavoro di uno dei massimi esponenti della new wave indiana: Baba Anand (Srinagar, Kashmir 1961).

Baba Anand è internazionalmente famoso per le sue rielaborazioni dei poster dei film bollywoodiani degli anni ’50-’70: collage nei quali le star del cinema indiano vengono adornate come divinità, assumendo – attraverso l’uso di vari materiali come paiette, fiori finti, bindi, stoffe, lustrini – una tridimensionalità che li rende vivi, palpitanti. Traendo linfa vitale dalla cultura popolare del suo Paese, Baba – definito anche l’erede indiano della Pop art – esalta fino al paradosso il gusto del kitch, prendendo gli stereotipi della cultura indiana e facendoli assurgere ad opera d’arte, con ironia e divertimento.

Kim Longinotto: Girls Power

Il Museum of Modern Art (Moma) di New York presenta dal 7 al 23 maggio una mostra dedicata alla filmmaker Kim Longinotto, personaggio di spicco del documentario sperimentale .

Nel corso dell’evento saranno proiettati 14 video che coprono 30 anni di carriera. Il cinema verità della Longinotto è in realtà un punto di osservazione, una continua ricerca di storie inedite di donne che vivono in ogni parte del mondo. La sensibilità e la poetica filmica dell’artista britannica ha sinora prodotto favolose immagini che attraverso il cambiare dei tempi e dei costumi hanno descritto diverse situazioni come l’abbandono, la violenza ed il divorzio.

Jan Fabre torna a Venezia

Ancora Biennale di Venezia ed ancora Jan Fabre. Dopo la sensazionale mostra  in occasione della 52° Biennale allestita presso le meravigliose sale di Palazzo Benzon l’artista torna a Venezia con un’altra magia oscura.

Il grande maestro belga presenta questa volta una nuova serie di lavori intitolata From the Cellar to the Attic – From the Feet to the Brain, creata nel 2008 la quale verrà esposta negli spazi dell’Arsenale Novissimo. Le opere in questione, veri e propri tableaus scultorei, erano state prodotte per il Kunsthaus Bregenz e rappresentano un passo importante nello sviluppo artistico dell’artista.

The Inland Empire, la mostra di Jeff Soto a Londra

Grande personale dell’artista californiano Jeff Soto a Londra il 14 maggio nella Stolen Space Gallery. L’artista si prepara a conquistare l’impero britannico con The Inland Empire, mostra in cui saranno presentati 20 nuovi dipinti su pannello e su carta assieme ad un’installazione esterna di vasta scala. L’artista sarà inoltre presente in galleria per presentare una nuova serie di stampe fatte a mano e per firmare le copie del suo libro fresco di pubblicazione Storm Clouds.

The Inland Empire è una mostra politicamente impegnata che focalizza l’attenzione sugli effetti della recessione nell’area di Riverside dove l’artista vive, riflettendosi in quello che sta succedendo nel resto del mondo. In merito alla mostra ed al perché di questa tematica Soto ha recentemente dichiarato: “La regione in cui vivo è chiamata the Inland Empire. E’ a circa 30 chilometri da Los Angeles in mezzo al deserto ed alle montagne. Durante il boom economico la zona crebbe in maniera esponenziale sia in ricchezza che in popolazione. Dal 2007 è cominciato il lento declino sino alla perdita di 115.000 posti di lavoro ed alle condizioni di estrema povertà in cui la gente del luogo vive tuttora. Vedo la mia zona come una miniatura  di quello che sta succedendo in tutti gli stati del mondo con la classe operaia che diventa sempre più povera mentre i ricchi ed i potenti diventano sempre più ricchi e potenti”.

Altri guai per Calatrava

Dopo le cocenti polemiche che hanno accompagnato il suo famigerato quarto ponte a Venezia l’archistar spagnola Santiago Calatrava è stato invitato a rispondere davanti ai giudici in merito ai quattro milioni di euro del progetto, poi lievitati nel corso di cinque anni  fino a dodici milioni di euro.

Secondo la ditta appaltatrice che ha eseguito i lavori, il costo eccessivo del ponte sarebbe da attribuirsi alla sussistenza di un errore progettuale che avrebbe dato luogo ad una serie di varianti e che avrebbe causato un anomalo andamento dei lavori, una ridotta produttività e un conseguente ricarico economico. Non pago di ciò Calatrava che di progetti innovativi sembra sfornarne un’infinità ha da poco portato a termine importanti modifiche per il suo mega progetto a Ground Zero. L’architetto ha da tempo progettato un transit hub (nodo di scambio della metropolitana di New York) che dovrebbe sorgere sulle ceneri del World Trade Center di New York.

Un’americana a Roma

 Lo Studio Stefania Miscetti presenta il 21 maggio BLUE un nuovo lavoro dell’artista statunitense Nancy Spero (Cleveland, 1926) realizzato appositamente per lo spazio della galleria, dopo le precedenti mostre personali del 1991 e del 1996.

Co-fondatrice nel 1972 del gruppo AIR- Artists in Residence, prima galleria di New York gestita da sole donne, Spero appartiene alla prima generazione di artiste americane vicine al movimento femminista. La sua ricerca si è sempre indirizzata verso la costruzione di una soggettività nuova, credendo come lei stessa affermerà più volte, che: “la storia non è fissa ma mutevole, aperta all’interpretazione, e continua a vivere accumulando nuovi significati. Si tratta quindi di un’idea molto sovversiva poiché significa che la storia può essere cambiata, che i rapporti di potere possono essere rovesciati per il fatto che scegliamo di ricordare ciò che alcuni possano ritenere sia meglio dimenticare. Questa è la prerogativa dell’artista”.

Tacita Dean alla Fondazione Nicola Trussardi

Dal 12 maggio la Fondazione Nicola Trussardi presenta Still Life – Nature morte, la prima grande mostra personale in Italia di Tacita Dean nelle sale del piano nobile di Palazzo Dugnani a Milano in collaborazione con il Comune di Milano-Cultura.

L’esposizione presenta una selezione di quattordici opere tra cui due film in anteprima mondiale, commissionati e prodotti dalla Fondazione Nicola Trussardi.
Tacita Dean è una delle voci più autorevoli dell’arte di oggi: è stata candidata al Turner Prize, insignita del prestigioso Hugo Boss Prize del Guggenheim Museum di New York e ha già esposto nei più importanti musei del mondo tra cui il MoMA di New York e la Tate Gallery di Londra.

I film di Tacita Dean costruiscono un universo fatto di pause interminabili, lunghi momenti di tregua e orizzonti lontani e inarrivabili. Con il suo sguardo lentissimo e maniacale, l’artista apre una finestra su un mondo scomparso e trasforma ogni paesaggio, oggetto o personaggio in una preziosa natura morta in movimento. Le opere dell’artista inglese sono piccole rivelazioni girate e riprodotte rigorosamente in formato analogico: nella mostra i nastri di pellicola in 16mm passano attraverso proiettori cinematografici che sembrano dinosauri ormai estinti.

Il primo giorno di felicità del Laboratorio Saccardi

 Martedi’ 19 maggio Velan Centro d’Arte Contemporanea di Torino presenta Il primo giorno di felicità, mostra personale del Laboratorio Saccardi a cura di Laura Barreca, in collaborazione con Antonio Colombo Arte Contemporanea di Milano.

Le due esposizioni di Milano e Torino fanno parte di un unico percorso e raccolgono le opere prodotte dal gruppo palermitano nel corso degli ultimi due anni. Il progetto contiene due nuclei di opere: un gruppo di 150 disegni su carta (Black Silk Stocking/part one, 2007-2009) e un gruppo di dipinti di medie e grandi dimensioni. I disegni, realizzati a penna, acquerello e collage su carta, esposti da Velan, a Torino, rappresentano temi legati all’esoterismo, attraversando una geografia di riferimenti piu’ o meno colti, alla storia dell’arte, ma anche alla cronaca nera, all’astrologia.

Santiago Sierra e Ponticelli

 Il museo Madre di Napoli inaugura domani 15 maggio la mostra Ponticelli, personale dell’artista spagnolo Santiago Sierra a cura di Bartolomeo Pietromarchi.

PONTICELLI e’ il nuovo progetto di Errore. Contatto non definito pensato e realizzato dall’artista a Napoli, e per la prima volta esposto al MADRE, che affronta la questione dei Rom e, in particolare i recenti fatti della comunità Rom di Ponticelli, prendendola a simbolo della nuova ondata xenofoba e di intolleranza verso gli immigrati che attraversa il paese e, più in generale il mondo occidentale a seguito della crisi economica mondiale.