Il Giudice parla chiaro: la Lista Nera non esiste ma…

Vi abbiamo tenuto sempre informati sull’intera vicenda e siamo ora qui a comunicarvi che alla fine la corte di Manhattan ha negato l’esistenza della famigerata lista nera dell’arte contemporanea. Lo scorso giovedì la corte ha emanato il verdetto, giudicando aleatorie le accuse del collezionista Craig Robins, che aveva appunto accusato l’artista Marlene Dumas, assieme ad una serie di celebri dealers americani. Robins, stando a quanto dichiarato, sarebbe stato messo su una sorta di lista nera assieme ad altri collezionisti, colpevoli di rivendere troppo presto le opere degli artisti rappresentati da un giro di gallerie amiche e di pregiudicare così la giusta crescita di quotazioni degli stessi .

In parole povere tutti i collezionisti e galleristi presenti sulla lista, sempre secondo le parole di Robins, non possono più comprare opere d’arte dalla cerchia di dealers implicati nel giro.  David Zwirner, ex dealer di Marlene Dumas ha poi confermato la presenza di una lista nera rivolta però a collezionisti accusati di aver speculato sulle opere dell’artista. Insomma alla fine il giudice ha ritenuto del tutto infondate le accuse di Robins che non sarebbero state supportate da prove concrete o quantomeno scritte.

Al via Roma-The Road to Contemporary Art

ROMA-The Road to Contemporary Art aprirà la primavera romana dell’arte contemporanea inaugurando mercoledì 26 maggio nella nuova sede unica dell’ex Mattatoio e presentando 70 gallerie internazionali sino al 30 maggio. Contestualmente alla fiera, i musei d’arte contemporanea MACRO e MAXXI annunceranno nei medesimi giorni le loro attività e mostreranno i nuovi spazi rendendo la capitale centrale nel sistema dell’arte e meta di un pubblico vasto ed internazionale.

Il MACRO presenterà – su invito e prenotazione – la nuova ala del museo progettata da Odile Decq e il programma estivo. Il MAXXI, progettato da Zaha Hadid, avvierà la sua attività museale con le mostre inaugurali d’arte contemporanea e di architettura.

Vizi e virtù della scena italiana

Le stranezze della scena dell’arte contemporanea italiana continuano a tenere banco in una costellazione di gallerie e spazi sempre più votati alla ricerca del sensazionale e del diverso, anche a costo di rasentare l’incapibile assoluto. Di vizi e tic ne abbiamo descritti molti fra le nostre pagine dalla moda newyorchese di non appendere i dipinti al muro ma lasciarli appoggiati al suolo, passando per le birre dentro al secchio con ghiaccio da offrire ai vernissage e via dicendo. Vorremmo quindi in questo articolo elencarvi le nuove fissazioni dell’arte nostrana:

Un segno positivo, se non altro per il nostro povero e martoriato ambiente, arriva dalla tendenza a non stampare il catalogo di una mostra in galleria. Se prima il catalogo sembrava un must, da diverso tempo ormai agli eventi (anche in prestigiosi luoghi come Gagosian) circolano solo stringati testi fotocopiati: Meno carta ed un taglio a costi inutili visto che ormai il catalogo è una reminiscenza decisamente anacronistica che molto spesso trova una fine poco onorevole nel bidone della spazzatura.

Il palazzo della ex Dia Foundation cambia vita e ci guadagna

Il vecchio spazio di Chelsea occupato dalla Dia Art Foundation di New York potrebbe presto trovare una nuova ragione di esistere. Dal 1987 al 2004 il grande edificio in mattoni rossi sito al numero 548 della 22esima strada ha ospitato la prestigiosa fondazione, dopo la definitiva chiusura ha invece prestato i locali al progetto temporaneo intitolato X-Initiative. Oggi è giunto il momento di entrare in una nuova era e l’ex Dia Foundation potrebbe divenire un nuovo spazio dedicato ad esposizioni di arte contemporanea ed altri eventi simili.

Il celebre art dealer Zach Feuer ha infatti appena firmato un contratto di affitto per metà del piano terra mentre la CRG Gallery è attualmente in trattativa per occupare la seconda metà. Feuer attualmente occupa uno spazio sulla 24esima strada ma con il nuovo affitto avrà il doppio della superficie per ospitare lo squadrone dei suoi artisti, in cui figurano nomi del calibro di Dana Schutz, Nathalie Djurberg e Phoebe Washburn. Ovviamente con il doppio dello spazio, anche il numero degli artisti rappresentati da Feuer è destinato a crescere.

Nuove sedi per il Baibakov e per Gagosian mentre Koolhaas…

Maria Baibakova è tornata all’assalto. La facoltosa e bellissima figlia del magnate Oleq Baibakov, già fondatrice nel 2008 del Baibakov Art Center ha infatti deciso di portare a termine l’ultima fase di sviluppo del suo centro per le arti che in soli due anni ha esposto nomi del calibro di Luc Tuymans, Paul Pfeiffer, Sterling Ruby e Matthew Brannon. Il Baibakov saluterà infatti gli spazi dell’ex fabbrica di cioccolato Red October di Mosca per spostarsi in uno spazio vicino il fiume Paveletskaya.

La nuova location occuperà circa 13.000 metri quadrati di superficie, donando così al Baibakov Center un’aura ancor più sofisticata e museale. Lo spazio aprirà al pubblico il prossimo 27 maggio con la mostra Perpetual Battles dove figurreranno artisti come Cyprien Gaillard, Saadane Afif e Adel Abdessemed.

Jake e Dinos Chapman alla Project B di Milano

La ProjectB di Milano presenta Il sole splenderà brillante sul vostro cadavere marcio mentre le vostre ossa risplendono al chiaro di luna, mostra personale di Jake e Dinos Chapman il prossimo 25 maggio 2010. Gli artisti inglesi, noti come Fratelli Chapman, lavorano insieme dal 1992, anno in cui si sono diplomati presso il Royal College of Art di Londra.

I fratelli Chapman si esprimono con forme artistiche diverse: disegno, acquaforte, pittura, scultura e con installazioni a grandezza naturale. Attraverso il versatile e virtuosistico utilizzo di medium differenti e riferimenti alla storia dell’arte, i loro lavori descrivono un universo di tortura, violenza, orrore, sesso e manipolazione genetica. Un mondo in cui lo spettatore diventa un voyeur che assiste pietrificato a uno scenario che si fa beffe di qualsiasi accenno di sentimentalismo e fa capire che, si’, e’ possibile estetizzare l’orrore.

Antonello Bulgini al Condotto C di Roma

-Promessa ad oriente- di Francesco Cascino

Cercare le risposte oltre il muro della ragione sarà sempre possibile, finche’ esisteranno scrittori e descrittori di percorsi immaginabili con la forza dei sensi. Guardando l’opera – attribuite nuove proprietà ad un paesaggio– si scorge, ad Oriente, la possibilità di ritrovare la rotta. Intera.

D’altronde ci si orienta, non si va in altre direzioni, se ci si perde.

Perdersi e ritrovarsi e’ l’invito di Antonello Bulgini. La materia partecipa alla descrizione della Via come una volta si usava fare con la scultura, solo che in questo caso siamo di fronte ad una reinterpretazione evoluta in versione pittorica, e con materiali di nuova generazione. Solchi tracciati per animi visionari abituati a cambiare strada. Bulgini non vuole restare ai mezzi espressivi del -900, semplicemente cerca nuove visioni per dare vita alle ombre. Dipinge nuove strade per dare luce ai sensi. Traccia percorsi di stimolo perche’ chi guarda possa trovare nuove strade; a seconda del punto da cui si guarda, sembra suggerire.

Rubate due opere di Banksy

Torniamo ancora una volta a parlare del nostro beniamino Banksy e non diteci che vi abbiamo importunato abbastanza con le avventure del celebre street artist. Dopo aver subito numerose “cancellature” delle sue opere causate da altri colleghi e dalle amministrazioni cittadine desiderose di ripulire il tessuto urbano, il nostro ha finalmente provato un poco di sollievo dopo che a Manchester alcuni operatori ecologici hanno scoperto un suo vecchio murale su di un muro di mattoni che era stato coperto da un’altra opera.

Oggi però il nostro è ripiombato nello sconforto più nero a causa di un fatto sconcertante accaduto alla Art Republic, una galleria sita in New Compton Street a Londra. Un uomo ed una donna si sono infatti introdotti nottetempo all’interno della galleria ed in men che non si dica hanno trafugato due stampe limited edition prodotte dal celebre street artist. 

Adrian Paci alla Francesca Kaufmann di Milano

Per la sua nuova mostra da francesca kaufmann, Adrian Paci presenta una serie di nuovi lavori che, intrecciando media diversi, sono il risultato di uno sguardo che mira a cogliere l’essenza nell’effimero. Il serbatoio da cui attingono le opere in mostra sono video ritrovati di scene di vita vissuta: momenti spesso periferici, interstiziali, che rivelano la loro iconicità attraverso spostamenti minimi, azioni semplici come il rallentamento dell’immagine o la sua semplice affermazione attraverso la stasi.

The Last Gestures, una videoinstallazione a quattro canali, compone uno scenario in cui episodi frammentari custodiscono il gesto che determina la durata della scena. Durante i momenti che precedono un matrimonio si svolge il dramma di una sposa che abbandona la propria famiglia per costituirne una nuova. Il contegno ieratico della donna si contrappone alla gestualità marcatamente rituale dei familiari che sembra rifarsi a modelli ancestrali, ma che allo stesso tempo risente dell’intrusione contrastante di uno sguardo artificiale che compromette parzialmente la spontaneità dei personaggi, attori coscienti di un dramma già codificato. Attraverso il rallentamento delle scene lo svolgimento dell’immagine si sviluppa svelando ogni fase del suo intero processo. Il video si manifesta nella sua natura piu’ pittorica, ritraendo gesti in cui convivono affettazione e solennità.

Living Layers alla Wunderkammern di Roma

Nell’ambito del progetto Living Layers, Wunderkammern in collaborazione con il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma – Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma, e Municipio Roma 6 presentano il primo ciclo di –Domicilio d’artista– che vede la presenza di due giovani artisti, Alexander Hamilton Auriema e Valentina Vetturi, con la partecipazione di Cesare Pietroiusti.

Il progetto Living Layers intende attivare letture trasversali e diversificate del patrimonio immateriale del territorio, attraverso tre cicli di Domicili d’artista, che si svolgeranno presso la sede dell’Associazione culturale Wunderkammern, nel Municipio Roma 6 nel corso del 2010 e una Piattaforma critica finale, che si svolgerà presso il MACRO, nella sede di via Reggio Emilia 54.

Il primo ciclo di Domicilio – dal 3 al 19 maggio – vede coinvolti i due giovani artisti Valentina Vetturi e Alex Auriema con la partecipazione di Cesare Pietroiusti, che hanno vissuto e lavorato nel quartiere di Tor Pignattara con l’intento di interagire con il contesto e la comunità del popolare quartiere semiperiferico. Sono emerse due visioni che in parallelo guardano al tema della distanza e che verranno presentate al pubblico in piu’ appuntamenti. A conclusione del Domicilio, il 19 maggio, gli artisti presenteranno l’esito del lavoro attraverso una mostra nella sede espositiva di Wunderkammern a via Gabrio Serbelloni 124. Il 9 giugno poi e’ previsto un incontro laboratoriale condotto da Cesare Pietroiusti.

Attilio Scarpellini e la scomparsa della realtà nell’arte contemporanea

Lo scorso sabato ho avuto il piacere di presentare la conferenza di Attilio Scarpellini, tenutasi in occasione della giornata finale del Premio Combat ai Bottini dell’olio di Livorno. Scarpellini ha ultimamente pubblicato un interessantissimo testo dal titolo L’Angelo Rovesciato, Quattro saggi sull’11 settembre e la scomparsa della realtà. Scarpellini oltre ad essere critico di teatro e saggista, è uno dei fondatori dell’Associazione Indipendente di giornalisti Lettera 22 e tra gli animatori della rivista di critica on-line La differenza, nata all’interno del movimento del Teatro Indipendente per volere dell’artista Gian Maria Tosatti. L’autore ha inoltre condotto su Radio Tre Rai la trasmissione di approfondimento culturale Mattino Tre/Lucifero.

Nel suo libro Scarpellini riprende alcuni dei temi e degli snodi concettuali che hanno segnato il recente dibattito sulla crisi della contemporaneità come la critica dell’ultimo Baudrillard a un’arte che non si distingue più dal mondo come i media lo presentano e la presenza di un’estetica che, abbandonata completamente l’idea di esperienza, celebra ogni giorno il suo 11 settembre nella forma di un’apocalisse della realtà.

Christopher Wool alla Gagosian Gallery di Roma

La Gagosian Gallery di Roma inaugura il 25 maggio la mostra personale di Christopher Wool. Wool filtra gli elementi della pittura astratta, quali la linea, la forma, e la superficie, attraverso la ruvida sintassi del degrado urbano, con un continuo controllo e rilascio gesturale. Sovrapponendo strati di varie tonalità di bianco ad elementi serigrafici usati in opere precedenti (monocromi estratti da riproduzioni fotografiche, ingrandimenti di dettagli, e polaroid dei propri dipinti) l’artista condensa la superficie dei lavori “sovraccaricati” e al contempo li svuota apparentemente della propria sostanza.

Rimangono solo fantasmi ad ostacolare il campo visivo, ciascuno sospeso nelle propria temporalità. Attraverso queste procedure di applicazione e cancellazione, Wool oscura le tracce indistinte degli elementi precedenti, usando così i concetti di riproduzione e negazione per inaugurare un nuovo capitolo della pittura contemporanea. Le sue opere sono quindi ugualmente caratterizzate da ciò che sono, e da ciò che non sono e che tengono nascosto.

Design da cavernicoli al 21_21 di Tokio

Interessante evento al 21_21 Design Sight di Tokio,curato dalla celebre trend-setter Li Edelkoort. Si tratta della mostra Post Fossil, progetto di design in visione fino al prossimo 27 giugno a cui hanno partecipato oltre 70 astri nascenti della scena internazionale come Carolina Wilcke, Bas van der Veer, Studio Job, Nacho Carbonell e BCXSY. La mostra riunisce oltre 130 opere con l’obiettivo di stabilire lo spirito del design del futuro.

Ovviamente Li Edelkoort è una vera e propria esperta nel predire quali saranno le tendenze del futuro ed ha così cercato di mettere insieme un agguerrito gruppo di giovani in grado di sovvertire le convenzionali nozioni del design. Questi coraggiosi protagonisti della mostra hanno cercato di seguire le orme della storia dell’umanità, alla ricerca delle antiche radici alla base della creazione di manufatti, oggetti, forme e cose.

Londra: una nave in bottiglia sul Quarto Plinto e nuova scultura alla Serpentine

prossimo 24 maggio sarà rivelato al pubblico il nuovo progetto espositivo per il Quarto Plinto di Trafalgar Square a Londra. Yinka Shonibare è l’artista che avrà l’ingrato compito di raccogliere la sfida dopo la spettacolare performance installativa One and Other di Antony Gormley il quale a sua volta, in questi ultimi tempi ha invece deciso di terrorizzare New York con delle sue statue piazzate sui tetti dei palazzi. Tornando a Londra, Shonibare ha intenzione di mettere sul plinto una gigantesca replica della HMS Victory, proprio la nave con cui l’ammiraglio Nelson scese in acqua per la battaglia di Trafalgar.

La caratteristica alquanto sbalorditiva è che la nave sarà posta all’interno di una gigantesca bottiglia e le vele dell’imbarcazione saranno costituite da drappi incredibilmente variopinti che oltre a rievocare il passato britannico si riallacceranno alle radici nigeriane dell’artista.