
Dopo i lavori realizzati in Argentina e in Cina, Gea Casolaro presenta dal 25 febbraio presso The Gallery Apart di Roma due progetti legati all’idea di paesaggio e al modo in cui esso può essere percepito, progetti concepiti l’uno (South) in Nuova Zelanda, dove l’artista ha trascorso un periodo di residenza conclusosi con la mostra This Month at NPS, Aratoi, al Wairarapa Museum of Art and History di Masterton, l’altro (Visible/Invisible) in Francia, nuova patria d’elezione dell’artista da molti mesi trasferitasi a Parigi.
South, questo il titolo del lavoro fotografico, si compone di una serie di bellissimi stereotipati paesaggi esposti “upside down” con cui Casolaro invita a riconsiderare l’aspetto socio-politico e culturale del nostro modo di guardare alla realtà. I punti cardinali aiutano a non perdersi, a ritrovare la via di casa e persino se stessi, a viaggiare per scoprire l’altro che però troppo spesso non ci si sforza di conoscere veramente. Servono ad orientare il mondo e a darsi delle regole, con l’illusione di avere tutto sotto controllo, ma il mondo gira senza interrogarsi sulla propria direzione. L’occidente si è spostato molto ad est, il sud un po’ più a nord e sempre di più (come Casolaro già ha evidenziato, in particolare con lavori come Maybe in Sarajevo, 1998, e To feel at home, 2002) possiamo ritrovare casa ovunque, se siamo pronti a cercarla davvero. Nella comune visione euro-nordamericanocentrica del mondo, il sud è un luogo povero, esotico, caldo, con una natura ancora in parte selvatica e dove l’emotività e le passioni hanno comunque e sempre la meglio sul “necessario” lato razionale dell’esistenza.
Ultimamente lo street artist e regista francese Thierry Guetta alias Mr. Brainwash sta dividendo la critica con le sue creazioni smaccatamente pop e banali, in molti si sono posti la domanda: “Ma Mr.Brainwash fa sul serio?“. Per tutta risposta l’artista ha zittito tutti dichiarando: “Sono come una macchina, creo, creo e creo“, frase pronunciata all’opening di una sua nuova mostra personale.


Si è da poco conclusa la prima edizione di ALAC, Art Los Angeles Contemporary, nuovissima fiera dell’arte contemporanea che ha occupato 50.000 metri quadri di superficie espositiva del Pacific Design Center, ospitando 55 gallerie d’arte locali ed internazionali. La fiera ha girato a pieno regime collezionando un record di presenze stimato in 9.000 visitatori e collezionisti provenienti da tutto il mondo.


Dopo un serrato anno di attività l’X Initiative, spazio artistico no profit situato nel quartiere di Chelsea a New York ha definitivamente cessato di esistere. Prima della sua scomparsa però (esattamente mercoledì scorso) il centro ha deciso di chiudere col botto ed ha organizzato una mostra dagli intenti decisamente luciferini. L’evento dal titolo Bring Your Own Art (porta la tua arte) ha concesso a chiunque l’opportunità di sfruttare le pareti dello spazio per esporre la propria arte, senza limiti e senza selezione in una vera e propria maratona durata 24 ore.
Tris d’assi al Foundling Museum di Londra che fino al 9 maggio ospiterà una mostra di tutto rispetto con Mat Collishaw, Tracey Emin e Paula Rego. Le opere degli artisti sono ospitate proprio dove nel 18esimo secolo sorgeva il Foundling Hospital, associazione misericordiosa fondata da Thomas Coram che un tempo aiutava i bambini abbandonati e gli orfani.Coram aveva cercato in qualche modo di creare una sorta di famiglia allargata per i suoi piccoli ospiti e la cosa più insolita di questo evento artistico è che i tre artisti sono in qualche modo legati fra loro come una sorta di famiglia sui generis.

