
Una cantilena del Trecento recita: “Se per la porta stretta vuoi entrare e nell’opera regolarti bene, il cappello dovrai sempre portare: solo con quello si va e viene”. Il testo diventa meno misterioso quando si viene a sapere che cappello o capitello è anche la parte superiore dello strumento da distillazione. Il testo significa che all’alchimia si accede soltanto sporcandosi le mani, rischiando la vita, se la materia sul fornello dovesse esplodere, insomma non soltanto filosofeggiandoci sopra ma maneggiando gli strumenti.
Alessandro Bulgini identifica una sua serie di lavori, a cui questo per caratteristiche appartiene pienamente, con il termine Haeretikos: αἵρεσις, haìresis deriva a sua volta dal verbo αἱρέω, ovvero hairèō, che significa afferrare, prendere, ma anche scegliere o eleggere. Abbiamo quindi che in origine eretico era colui che sceglieva, ovvero colui che era in grado di valutare più opzioni prima di posarsi su una. In tale ambito indicava anche delle scuole come i Pitagorici o gli Stoici. Sia in greco antico che in ebraico ellenizzato questo termine non possedeva, originariamente, alcuna caratteristica denigratoria.
Giusto pochi giorni fa stavamo appunto parlando di classifiche sui furti d’arte nel mondo in un nostro




il 6 novembre la storica galleria romana L’Attico di Fabio Sargentini ha inaugurato la mostra Oltre Il Trompe l’Oeil, doppia personale di Stefano Di Stasio e Marco Tirelli, primo di una serie di tre appuntamenti che vedranno la presenza di Mimmo Paladino e Piero Pizzi Cannella l’11 dicembre e Matteo Montani affiancato a Luca Padroni il prossimo 22 Gennaio 2010. Ovviamente Globartmag era presente all’affollatissima premiere e vi offre qui di seguito la recensione della mostra.

Girovagando per l’immenso universo dell’arte contemporanea vi sarà sicuramente capitato di imbattervi in Terence Koh. Per quanti di voi non lo conoscessero possiamo dirvi che questo eclettico artista, noto anche con il monicker asianpunkboy, è stato assoldato nei primi anni della sua carriera da Charles Saatchi che lo ha catapultato direttamente nell’olimpo dell’art system.

La street art, lo dice già il suo nome, deve la sua fama e la sua potenza espressiva al contesto metropolitano. E’ nella strada che graffiti, murales, posters e stencils trovano terreno fertile per comunicare al meglio una rabbia artistica ed una carica estetica capace di affascinare l’intero mondo dell’arte. Solitamente però, quando la street art viene costretta all’interno delle mura di una galleria, perde i suoi magici poteri, come depressa da un ambiente artificiale ed artificioso non consono alla sua proverbiale bramosia di libertà.