Patrizio Di Massimo – Modus Operandi

Per il primo appuntamento 2011 il concept di sperimentazione white.fish.tank di Ancona presenta Modus Operandi, la personale dedicata a Patrizio Di Massimo (Jesi, 1983).

La ricerca di Patrizio Di Massimo affonda le sue radici in un passato relativamente vicino ma paradossalmente già dimenticato. Si tratta di un’indagine svolta nel presente, tra le rovine mitiche di un passato nazionale, in una prospettiva critica e pungente, strettamente attuale e contemporanea. Un lavoro condotto soprattutto attraverso il disegno e la scrittura con cui l’artista esplora tematiche e contesti storici poco o affatto trattati.

Il saluto infinito di Mariana Ferratto

Dal 25 febbraio The Gallery Apart ospiterà la mostra “Ciao”, la nuova personale di Mariana Ferratto. Si tratta dell’ultimo progetto dell’artista, elaborato, sviluppato e realizzato a Parigi nel corso del periodo di residenza dell’artista presso la Cité Internationale des Arts, dove è stata ospite per otto mesi nell’atelier messole a disposizione da Incontri internazionali d’arte, l’Associazione fondata e diretta con grande passione da Graziella Lonardi Buontempo.

Il progetto si sviluppa in due direzioni, un lavoro video e una serie fotografica composta da foto di scena. Il video propone una scena che si ripete milioni di volte in tutte le stazioni ferroviarie del mondo: una donna scende dal treno e si dirige verso un uomo che l’attende. Camminano uno in direzione dell’altra, sorridendo ed affrettandosi sempre più per abbreviare il tempo della promessa dell’incontro, finché si abbracciano felici.

Social netart, quando Facebook diventa arte

Come ogni fenomeno globale che si rispetti, i social networks finiscono sempre per attirare l’attenzione dei più creativi che solitamente riescono in qualche modo ad oggettivare ed enfatizzare vizi e virtù di queste piattaforme amatissime e cliccatissime. Facebook ad esempio è in questi ultimi tempi un vero e proprio banco di prova per moltissimi artisti e mentre molti lo usano solamente per pubblicare portfolio ed altre immagini, altri indagano sull’essenza stessa del mezzo. Dobbiamo dire che sono proprio i talenti nazionali ad aver lanciato le più interessanti operazioni di questa Social netart ancora in fase di totale rodaggio.

Alessandro Bulgini ha più volte utilizzato Facebook per frammentare la sua immagine o documentare lo scorrere del tempo mediante una presenza assenza del suo profilo online. Le sue invenzioni estetiche e concettuali hanno letteralmente aperto nuove prospettive ai fruitori di questo diffusissimo mezzo di comunicazione. Ma Bulgini non è l’unico pioniere di queste nuove tecniche artistiche.

Talenti Emergenti 2011

Dopo il successo del 2009, il CCCS – Centro di Cultura Contemporanea Strozzina – Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze presenta la seconda edizione di Talenti Emergenti: un premio e una mostra per offrire a giovani artisti italiani l’opportunità di promuovere il loro lavoro e per fornire a pubblico e critica la possibilità di monitorare il panorama artistico contemporaneo italiano. Il vincitore sarà annunciato nel corso dell’inaugurazione della mostra, venerdì 18 febbraio 2011, e riceverà in premio il finanziamento della Fondazione Palazzo Strozzi per una monografia dedicata al suo lavoro, pubblicata da Silvana editoriale.

Le opere di tutti i 16 candidati verranno esposte negli spazi della Strozzina, dal 19 febbraio al 1° maggio 2011, fornendo l’occasione per il pubblico di conoscere nuove ricerche e tendenze dell’arte contemporanea italiana. La selezione dei partecipanti che, secondo il regolamento dell’iniziativa, devono essere italiani e con un’età compresa tra i 25 e i 35 anni, è stata affidata a un comitato scientifico composto da Luca Massimo Barbero (direttore del MACRO di Roma), Chiara Bertola (direttore dell’HangarBicocca di Milano), Andrea Bruciati (direttore della Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Monfalcone) e Giacinto Di Pietrantonio (direttore della GAMEC di Bergamo), ognuno dei quali ha selezionato quattro artisti.

Laurina Paperina allo Studio Trisorio di Roma

Venerdì 11 febbraio alle ore 19 allo Studio Trisorio di Roma saranno presentate le animazioni video di LAURINA PAPERINA How to Kill Laurina Paperina, presentato per la prima volta in Italia dopo la Biennale di Lione, i primi cinque episodi della serie How to Kill the Artists e The Great Ratzinger.

In How to Kill Laurina Paperina e How to Kill the Artists, Laurina Paperina si prende gioco di se stessa e dei più noti artisti contemporanei con ironia dissacrante. Una serie di video-animazioni narrano la sua ipotetica morte e quelle di artisti ormai arrivati all’apice del successo e osannati dalla critica. Il tratto di Laurina Paperina rimanda da una parte alla tradizione del disegno dei libri illustrati per bambini, dall’altra al fumetto e, per certa verve comica e capacità di critica, anche al grande fenomeno popolare dei cartoons americani di satira; ma Laurina Paperina si diverte ad estremizzare il racconto fino allo splatter, con sbrandellamenti di corpi e fiotti di sangue. I suoi lavori evocano i linguaggi che germinano dal mondo di internet, della televisione e del cinema horror degli anni ottanta e novanta.

Einat Amir al MLAC di Roma

Si inaugura il 10 febbraio, presso il MLAC – Museo Laboratorio di Arte contemporanea dell’università la  Sapienza, la personale dell’artista israeliana  Einat Amir ,”_____ Please”, a cura di Giorgia Calò e Anita Tania Giuga. L’artista verte la sua ricerca artistica sull’uso dei media come strumento analitico per la definizione dei rapporti sociali, dalla politica, alla sessualità, dalla rappresentazione alla comunicazione.

All’interno del ciclo espositivo del MLAC, l’artista propone una performance già sperimentata in vari paesi del mondo in cui, di volta in volta, presenta attori del luogo come fossero sue opere d’arte e ne documenta gli esiti in un progetto espositivo itinerante intitolato appunto “_____ Please”. Oltre alla Performance e alla documentazione relativa, sarà presentato anche Phase Three, video documentazione di una performance tenutasi alla Scaramouche Gallery di New York in occasione della Biennale Performa09.

Giovani artisti e ricerche intercambiabili

Molto tempo fa i protagonisti dell’arte contemporanea erano artisti equipaggiati di una vasta cultura, di visionarietà e gusto. Andando in giro per mostre era facile notare come ogni artista fosse dotato di un suo stile ben definito proveniente da una ricerca unica, non stiamo parlando di riconoscibilità ma di un’estetica e di una valenza filosofica mai fini a se stesse e soprattutto diverse, dissimili fra loro pur se provenienti da eguali correnti.

I protagonisti della Land Art o del Minimalismo ad esempio, perseguivano gli stessi intenti ma le variegate sperimentazioni e tecniche portavano ogni artista su binari ben diversi da quelli percorsi dai suoi illustri colleghi. Oggigiorno trovare simili differenze tra le nuove leve dell’arte diviene sempre più difficile, specialmente quando si parla di installazioni. Le parabole estetiche sono sempre più incrociate e tra found objects e materiali edili è sempre più difficile capire chi ha fatto cosa.

Anche Turchia ed Austria pronte per la 54esima Biennale di Venezia

Ayse Erkmen rappresenterà la Turchia alla prossima Biennale di Venezia, edizione numero 54. L’artista ha esibito regolarmente le sue opere all’interno della sua nazione ed all’estero negli ultimi 20 anni. La Erkmen è autrice di sculture ed installazioni temporanee che sensibilizzano il fruitore sull’importanza dell’ambiente che lo circonda e nella maggior parte dei casi le opere della celebre artista turca contribuiscono a modificare la forma dell’ambiente stesso. Molte installazioni di Ayse Erkmen manipolano lo spazio e rivelano ciò che è già presente in esso ma che appare nascosto alla vista.

Ciò che spesso rimane alla fine di una mostra dell’artista è solamente una traccia del suo passaggio. Nel frattempo anche l’Austria ha scelto il suo eroe nazionale, si tratta di Markus Schinwald, artista che si è ripromesso di trasformare lo spettatore in un performer.  Solitamente Schinwald crea video, sculture, dipinti e stampe litografiche. Un giovane artista a 360 gradi ci verrebbe da dire.

Jamie Shovlin e la finzione del cinema

Seconda occasione italiana per conoscere il lavoro di Jamie Shovlin (1978, Leicester, UK). L’artista è noto al pubblico romano per la sua recente apparizione al museo Macro con il progetto Hiker Meat, un’esplorazione sulle dinamiche sottostanti alla produzione cinematografica degli anni ’70 e ’80 in cui pone l’accento sulla natura fittizia dell’operazione intesa come metodologia per la costruzione del senso.  Shovin torna ad esporre il suo lavoro presso la galleria 1/9unosunove di Roma dal 1 febbraio al 26 marzo.

All’interno della mostra, Three (and a half) Films with Many Shared Characters saranno presentati, oltre al progetto in questione, una serie di bozzetti preparatori per la realizzazione di tre versioni della locandina del film: la versione italiana del 1979, la versione spagnola del 1981 e infine quella americana del 1981. Una ricerca analitica che va dalla scelta dei personaggi, alla realizzazione delle illustrazioni fino alla selezione dei caratteri tipografici. Tutto concorre a creare l’illusione dell’effettiva esistenza del film.

Quando i talenti emergenti rimangono emergenti per sempre

A volte anche noi esperti del settore ci lasciamo andare a previsioni circa gli andamenti del mercato dell’arte, spesso però queste previsioni vengono largamente smentite dai fatti. Quando si parla di talenti emergenti allora c’è da sbizzarrirsi e qualsiasi curatore, gallerista o altro attore della scena possiede la sua lista personale di bombe pronte ad esplodere. Ognuno ripone molta fiducia sulle sue scelte, forse troppa e sparare nomi a raffica solo per darsi le arie da talent scout non è sempre salutare. Questo meccanismo rischia infatti di porre troppe pressioni su giovani artisti che devono ancora affinare la propria ricerca prima di trasformarsi in veri e propri protagonisti dell’arte contemporanea.

Di meteore negli ultimi anni ne sono volate parecchie e tranne qualche rara eccezione anche i più blasonati talenti vincitori di pluriprestigiosi concorsi sono rimasti in un limbo che spesso e volentieri li vede confinati all’interno della nostra nazione. In sostanza li vedi sempre li, a produrre le loro opere che si risolvono in operazioni documentaristiche spuntate, a vincere l’ennesimo premio o l’ennesima residenza, a farsi chiamare giovani a 45 anni  e a ricevere l’ennesimo articolo su quei magazine nazionali scritti in inglese che fanno molto cool ma grondano autoreferenzialismo a destra e mancina.

Il Mondo è in rivolta ma l’arte deve resistere

Mentre la nostra scena nazionale è ancora ferma ai fasti di Artefiera Bologna, nel resto del mondo i diritti umani e con essi anche le libere espressioni artistiche stanno attraversando un triste periodo che ci appare come un punto di non ritorno. Dal suo sito personale il celebre Zahi Hawass, Segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie, descrive il saccheggio al Museo Egizio del Cairo come un atto capace di “cancellare nove anni di duro lavoro in un solo giorno“. Il regime trentennale di Mubarak è un’insulto alla libertà e la reazione del popolo è comprensibile.

La terribile spirale di violenza delle ultime ore rischia però di disperdere non solo gli antichi reperti di un grande popolo ma anche i fermenti artistici giovanili che in questi ultimi tempi si erano andati formando in Egitto. Stessa situazione con attori diversi anche in Albania, dove è ancora in atto la rivolta guidata da Edi Rama (politico e noto protagonista delle arti visive) contro l’opprimente regime di Berisha.

Affrettati, anche tu puoi essere in Biennale!

You too can be in the Biennale, anche tu poi essere in Biennale. Con questo (non volutamente) ironico titolo The Art Newspaper fotografa in pieno lo spirito della prossima Biennale di Venezia 2011 al paragrafo Vittorio Sgarbi. Lo stimato magazine d’arte parla di 1.200 artisti in totale di cui circa 200 saranno presenti all’interno del Padiglione Italia. Sempre secondo The Art Newspaper,  il Vittorione Nazionale® mira ad inserire all’interno della manifestazione tutti gli artisti attivi nell’ultima decade, con un particolare accento su coloro i quali sono stati dimenticati o comunque poco conosciuti.

Certo è che se in Italia si volessero selezionare 1.200 grandi artisti da inserire all’interno della manifestazione bisognerebbe chiamare a raccolta l’intera storia dell’arte nazionale, partendo dal medioevo. Ironie a parte, il rischio di riempire Venezia con opere create dal dopolavoro degli impiegati delle poste e così facendo demolire definitivamente l’intera scena nostrana è alto. Charles Saatchi ha preteso di trasformare la Gran Bretagna nella patria dell’arte immettendo di colpo una miriade di nuovi nomi, gli effetti delle sue azioni sono sotto gli occhi di tutti e il Vittorione Nazionale® rischia di bissare.

Ian Tweedy torna ad invadere gli spazi della Monitor

La galleria Monitor di Roma inaugura il 5 febbraio, a distanza di due anni dal suo esordio, la seconda personale in Italia di Ian Tweedy. Il nuovo progetto del giovane artista americano, interamente studiato per le grandi sale della galleria quasi trasformate in spazi dall’impronta museale, vede pitture, elementi scultorei, paramenti murali intraprendere un gioco di sovrapposizioni, relazioni e sinergie dialogando tra loro in quello che è il risultato del processo evolutivo della ricerca di Tweedy negli ultimi due anni.

Due stanze, due temi. Nella prima, interamente dipinta di un verde sottilmente virato di grigio, l’artista indaga tematiche relative all’accrescimento, alla sublimazione, al processo di innalzamento che si muove dal suolo al cielo, passando attraverso tracce, sgocciolamenti, ombre, sfumature, nella stratificazione che avviene tra uno strato di colore e l’altro. Vecchi libri, piccoli trofei di volo, persino una sorta di strano autoritratto quasi intagliato nel sughero vengono interamente coperti di colore, trasformandosi in vere e proprie pallette, simbolo del lavoro manuale, fisico, dell’artista.

Della censura e di altri limiti italiani

A poche ore dall’opening di ArteFiera di Bologna l’organizzazione della fiera comunica a Furini Arte Contemporanea (galleria di Roma) che gli animalisti avrebbero bloccato la manifestazione contestando l’opera Tate Modern di Marlon de Azambuja (1978 – Santo Antonio da Patrulha, Brasile) per le condizioni degli animali in gabbia e lo invitano a disfarsi dei volatili. I pappagalli devono essere rimossi, il lavoro viene mutilato di un elemento fondamentale, l’opera è così incompleta, privata del suo stesso senso di essere.

In realtà i pappagalli avrebbero goduto di ogni cura e attenzione, la stessa che avrebbero ricevuto in un’abitazione: una grande gabbia, acqua, mangime. Eppure lo spettro della protesta ha intimidito anche un’organizzazione come Art First che, per paura che il dissenso di alcune categorie avrebbe potuto impedire il normale svolgimento della fiera, ha preferito che la galleria esponesse un’opera deturpata.