Steve McCurry a Roma

Steve McCurry non è solo uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro secolo, premiato diverse volte con il World Press Photo Awards che si può considerare come una sorta di premio Nobel della fotografia, ma è un punto di riferimento, anche in Italia, per un larghissimo pubblico, soprattutto di giovani, che nelle sue fotografie riconoscono un modo di guardare il nostro tempo e, in un certo senso, “si riconoscono”.

Dal 3 dicembre 2011 al 29 aprile 2012, Steve McCurry sarà a Roma con una grande mostra allestita al Museo d’Arte Contemporanea di Roma, negli spazi espositivi della Pelanda al MACRO Testaccio. Uno dei maggiori protagonisti del progetto e della cultura dell’immagine in Italia, Fabio Novembre, ha curato la mostra e l’allestimento. Le foto sono state scelte non con criteri spazio-temporali, ma per assonanza di soggetti e di emozioni, cercando i fili comuni e gli impensabili legami che accomunano luoghi e persone seppure in latitudini diverse. L’allestimento è pensato come un villaggio nomade con una serie di volumi che si compenetrano tra loro  per restituire quel senso di umanità che si respira nelle foto di McCurry.

Come esporre al Metropolitan Museum? lo svela William Powhida con il gioco dell’arte

Dei meccanismi poco chiari della nostra scena dell’arte contemporanea ne abbiamo parlato spesso e volentieri, anche ieri del resto è apparso fra queste pagine un articolo riguardante vizi e peccati del sistemone nazionale. Va detto però che il resto del mondo non è certo immune a questi celeberrimi tic. Negli Stati Uniti ad esempio, l’artista e cartoonist William Powhida è da tempo impegnato in una ricerca tesa a svelare le nevrosi del sistema americano.

Questa volta Powhida ha deciso di creare un vero e proprio gioco da tavola intitolato The Game, una sorta di gioco dell’oca che ha come scopo principale il conseguimento della più alta onorificenza per un artista, vale a dire la retrospettiva di mid career al MET di New York. Ad aiutare il giocatore nella sua lunga avventura verso la celebrità vi sono alcune figure dell’artworld americano, selezionabili tramite i dadi. Ad esempio è possibile incontrare insigni critici come Roberta Smith, Jerry Saltz, Christian Viveros-Faune, James Kalm ed una Power Card rappresentata da Hans-Ulrich Obrist. Ovviamente questi nomi sono raggiungibili tramite il lancio dei dadi ed i critici più in vista concedono più poteri al giocatore.

L’artista deve tornare ARTISTA

 Il sistema dell’arte vuole trasformare gli artisti in un manipolo di individui ansiosi e stitici che attendono disperatamente di essere scoperti e guadagnare un qualsiasi tipo di riconoscimento. Questo ovviamente potrebbe essere il giusto scotto da pagare per raggiunger celebrità e successo economico, ma giunti a questo punto i folli meccanismi presenti all’interno della scena tricolore risultano essere talmente fuori controllo ed inconcludenti che il gioco non vale più la candela.

Ragionando a mente fredda sul pasticcio Padiglione Italia alla Biennale di Venezia è possibile riscontrare alcuni aspetti comportamentali che in un modo o nell’altro devono per forza di cose cambiare, se non vogliamo che i nostri artisti si disperdano nel nulla, come semplici pedoni da immolare su di una scacchiera mal concepita dal curatore-arraffone di turno. Farsi rastrellare in liste chilometriche pronte a cangiare da un giorno all’altro, farsi trattare come carne da macello senza il minimo ritegno, pagarsi le spese di spedizione delle opere ed in seguito allestire le stesse con le proprie mani, partecipare ad un progetto raffazzonato che svilisce la propria creatività ed in seguito subire l’iter burocratico di un allestimento da magazzino dell’Ikea durante il riordino merci.

Re-cycle. Strategie per l’architettura, la città e il pianeta

Il 30 novembre s’inaugura al MAXXI di Roma la mostra “Re-cycle. Strategie per l’architettura, la città e il pianeta”, una mappa contemporanea del riciclo come strategia creativa che proseguirà fino al 29 aprile 2012 attraverso una mostra con 80 disegni, modelli, fotografie, video, oggetti, due installazioni site specific di Fernando e Humberto Campanaraumlaborberlin e una mostra fotografica di Pieter Hugo/ Permanent Error.

Faranno parte della mostra importanti lavori di architetti e artisti contemporanei: dalla High Line newyorchese di James Corner e DS+R ai dischi di Jimi Hendrix incisi sulla lastra di un cranio fratturato nella Russia della Guerra Fredda, dal progetto di Lacaton & Vassal per la trasformazione del Palais de Tokyo a Parigi ai filmati di Blob che riusano spezzoni di materiale televisivo. E ancora, l’Alvéole 14 a Sainte Nazaire del gruppo LIN, i progetti di rinaturalizzazione selezionati insieme a Harvard University per le shrinking cities in America e in Europa.

Il direttore del Brooklyn Museum sull’orlo del…WC!

Come previsto il vespaio di polemiche sollevato dalla tappa newyorchese della mostra Hide/Seek non accenna ad attenuarsi, anzi la vicenda sembra regalare siparietti da avanspettacolo ad ogni nuovo giorno. Pietra dello scandalo è sempre lui, il povero e compianto David Wojnarowicz che con il suo video A Fire in My Belly sembra essere divenuto il bersaglio preferito del peggior bigottismo cattolico.

Il pretesto è sempre il solito fotogramma con il crocifisso infestato dalle formiche ma è chiaro che la tematica di Hide/Seek (incentrata sulle diversità e sui molteplici aspetti della creatività LGBT) crea fastidio a molti benpensanti statunitensi. L’ultima strana vicenda ha visto come protagonista il pittore Scott LoBaido il quale, alla luce della prossima apertura di Hide/Seek, ha deciso di comporre un ritratto del direttore del Brooklyn Museum intento a sporgersi dal bordo di una tavoletta del WC.

Il PANORAMA di Gherard Richter alla Tate Modern

E’ come salire in cima ad un’altura. Quella imponente e maestosa di una vecchia fabbrica, dove il passato di una città, guardando  verso una city contemporanea tutta in trasformazione, si fonde con un futuro poi non così lontano. E’ da questa prospettiva che possiamo comprendere il PANORAMA offerto dalla Tate Modern e la veduta offertaci è la più grande retrospettiva su Gherard Richter.

PANORAMA è appunto il titolo della mostra e la veduta complessiva è quella dell’artista negli ultimi 50 anni di carriera. Gherard Richter, nasce nel 1942 a Dresda; di orientamento socialista nel 1961 decide di lasciare la Germania dell’East alla volta della Germania Ovest dove entra presto in contatto con personalità quali Jackson Pollock e Lucio Fontana. A partire dal 1960 Richter inizia a sperimentare le varianti della pittura fondendo astrattismo e figurativismo attraverso diversi ambiti, dalle tecniche alle idee.

La collezione attiva al Museion di Bolzano

Riattivare, ricomporre e “risvegliare” le opere smembrate, spente e riposte nei depositi del museo. È quello che accade nella mostra “La collezione attiva” ( in visione dal 25 novembre 2011 al 16 settemrbe 2012) con cui Museion chiude la stagione espositiva 2011 – il titolo si riferisce all’atto di riattivazione dei video e delle installazioni in occasione della loro presentazione.

In mostra una selezione di opere di recente acquisizione dalla collezione Museion, la maggior parte presentate per la prima volta. Tra queste, l’installazione di Vito Acconci Candy Bar From GI Joe, 1977 e From Here to There di Jana Sterbak, presentata alla biennale di Venezia nel 2003; Particle Projection (Loop), 2007 di Simon Starling e il video di Francesco Jodice Dubai_Citytellers (2010). La mostra offrirà anche l’occasione per vedere e rivedere importanti opere della collezione quali A Change Of Mind, 2007 di Elmgreen & Dragset e Sediments Sentiments (Figures of Speech), 2007 di Allora & Calzadilla.

Le mostre internazionali di novembre

Mark Rohtko

Eccoci come di consueto ad offrirvi il meglio dell’arte contemporanea in giro per il mondo. Mi raccomando se vi trovate in viaggio o in vacanza non mancate queste mostre, sarebbe un peccato imperdonabile.  Il 13 novembre al MOCA di Los Angeles parte Icons, la grande retrospettiva dedicata a quel geniaccio dell’occulto mr Kenneth Anger, tutta la mostra è ovviamente incentrata sul culto delle icone.

Eddie Martinez va invece in onda dal 11 novembre nelle prestigiose sale della galleria Peres Project di Berlino. In mostra nove dipinti recentemente prodotti dal celebre astrattista. Marlene Dumas è invece ospitata fino al 26 novembre dalla Frith Street Gallery di Londra. Sono presenti in mostra alcuni dipinti facenti parte di una serie recente, c’è anche un ritratto di Amy Winehouse.

Beyond the East – Oltre l’Oriente

15 grandi maestri indonesiani Agus Suwage, F.X. Harsono, Yuli Praytno, Melati Suryodarmo, Mella Jaarsma, Heri Dono, Made Wianta, Eko Nugroho, Entang Wiharso, Ugo Untoro, Titarubi, Astari Rasyid, Arya Pandjalu, S. Teddy Darmawan e Budi Kustarto presentano le loro opere nella mostra “Beyond the East: Oltre l’Oriente. Uno sguardo sull’arte contemporanea indonesiana”, a cura di Dominique Lora, dal 16 novembre 2011 all’8 gennaio 2012 al MACRO Testaccio.

Insieme rappresentano una nuova generazione di artisti che ricerca il cortocircuito culturale ed umano intuendo la necessità di costruire una nuova coscienza “glocale”. Oggi America, Europa e Asia sono uniformate dalle tecnologie informatiche e condizionate dalle leggi del mercato internazionale ma condividono all’unanimità la necessità di preservare l’unicità e la diversità del loro patrimonio culturale. Le opere dei 15 artisti indonesiani rielaborano e al contempo analizzano e dissezionano le dinamiche legate al consumismo di massa e all’idolatria feticista del brand

James Brown alla GAM di Torino

La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino inaugura il 24 novembre, con la personale dell’artista americano James Brown, un nuovo progetto espositivo e di ricerca scientifica sulle proprie collezioni permanenti, aprendo un dialogo con artisti affermati e attivi sulla scena contemporanea internazionale. Dialoghi si affianca ai diversi progetti del museo che valorizzano il proprio patrimonio, a partire dalla riorganizzazione del percorso espositivo in ordine tematico, per proseguire con il progetto Wunderkammer impegnato a presentare a rotazione l’importante collezione di opere grafiche del futuro Gabinetto Disegni e Stampe della GAM; senza tralasciare il nuovo Vitrine che offre uno spazio alla giovane arte piemontese (il secondo appuntamento è affidato Gianluca e Massimiliano de Serio), e MAG, il periodico del museo che propone al pubblico, grazie al contributo di giovani curatori, un’analisi dei temi fondamentali del dibattito teorico sull’arte contemporanea.

Con il titolo Dialoghi la GAM intende accogliere con cadenza annuale un artista, invitato a realizzare una mostra nella quale le sue opere possano relazionarsi con una scelta di capolavori del patrimonio del Museo. L’artista è guidato, nella fase di studio e analisi delle opere, dal dipartimento curatoriale, che lavora in stretta collaborazione all’ideazione del percorso espositivo. Lo scopo è quello di creare, all’interno della mostra, delicate connessioni e suggestioni inedite tra le opere scelte della collezione e i lavori dell’artista coinvolto.

Parliamo di politica non di musei

In un precedente articolo mi ero soffermata sulla trasformazione dei poli culturali internazionali in semplici aziende regolate da meccanismi economici e quindi poco inclini alle decisioni di natura per così dire creativa. Ebbene, la scena italiana sembra totalmente affascinata da questo inesorabile passaggio da museo ad azienda-museo. Negli ultimi giorni il ministro Giancarlo Galan ha pensato bene di sostituire il presidente della Biennale Paolo Baratta con Giulio Malgara, un “fedelissimo” del Premier poco avvezzo all’arte e ben più a suo agio su questioni economico-finanziarie.

Visto il buon operato di Baratta, bastava già questo a lasciarci basiti, ma le sorprese con questo governo non finiscono mai. Ecco quindi che Galan ha pensato bene di rialzare la posta e rimediare così al torto fatto a Baratta, offrendogli la presidenza della fondazione MAXXI di Roma, istituzione che sino ad ora è ancora ferma ad un lento rodaggio. A cose fatte però potrebbe sorgere un nuovo malcontento, sarebbe a dire quello di un Pio Baldi furioso per la possibile detronizzazione.

Riapre il MU.SP.A.C. con la mostra “Le Scosse dell’Arte per riabitare e guarire”

Il 6 novembre 2011, a partire dalle ore 12,00, il MU.SP.A.C. Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea, inaugura gli spazi della nuova sede in via Ficara Piazza d’Arti all’Aquila, con una serie d’iniziative che si svolgeranno durante tutta la giornata. Nato nel 1993 come organo strumentale dell’Associazione Culturale “Quarto di Santa Giusta” (fondata nel 1984), il MUSPAC svolgeva l’attività artistica e culturale nel Centro Storico della città, in via Paganica 17.

Scopo fondamentale è sempre stato quello di considerare l’arte come una pratica di esperienza globale, un processo totalizzante che serve alla rigenerazione e liberazione degli uomini dalle costrizioni della società. Praticando questa idea di arte totale, sono stati coinvolti in molte manifestazioni artisti e studiosi di varie discipline, con cui è stato possibile attraversare vari territori culturali, nella consapevolezza che sia proprio l’arte a consentire lo sviluppo della struttura dinamica dell’intera conoscenza. Fu in via Crispomonti 49 che iniziarono i primi incontri sulla cultura materiale in Abruzzo (curati dall’antropologo Tito Spini), i famosi cicli di conferenze sulla Storia della città (tenute dal Prof. Raffaele Colapietra) e quelle del Prof. Ferdinando Bologna sulla “Fontana delle 99 Cannelle”.

Sempre meno arte, sempre più economia

Le aziende sono fondate sui principi dell’economia moderna, quadrature di bilanci e manovre tecniche per ottimizzare la produzione riducendo i costi sono quindi il motore centrale che alimenta questo tipo di organismi votati al commercio. Negli ultimi anni questo modus operandi si è esteso a macchia d’olio inglobando anche la res publica, non a caso parlando dell’Italia si è cominciato ad utilizzare la definizione di azienda-stato, questo per sottolineare un comportamento sempre più attento alle logiche di mercato ed alle dinamiche del bilancio interno.

Con il passare del tempo questa “febbre” dell’economia è riuscita a spodestare le questioni politiche e sociali, riducendo il tutto ad una faccenda di numeri. Questo passaggio dall’aspetto per così dire filosofico a quello teorico si è da tempo innescato anche nel mondo dell’arte ed in special modo nelle istituzioni museali. I direttori dei musei sono oramai degli abili manager, degli amministratori in grado di far quadrare i conti e di stringere rapporti con gli altri musei-azienda sparsi per il mondo. 

Tacita Dean contro la scomparsa del 16mm

Il titolo è semplice ma allo stesso tempo enigmatico: Film. Una parola che riassume non solo un medium ma un’intera epoca fatta di emulsioni e lenti sviluppi. Parliamo dell’incipit della nuova fatica di Tacita Dean, ospitata per l’occasione dalla gigantesca Turbine Hall del Tate Modern di Londra dall’11 ottobre 2011 all’11 marzo 2012. La meravigliosa installazione video sviluppata dall’artista ci catapulta appunto all’interno della pellicola, fra lo scorrere di quel mezzo artistico che fa parte della nostra storia universale.

Tacita Dean è cresciuta grazie alla pellicola, la usava sin dai tempi degli studi, ed ora che il sottile strato di celluloide è minacciato da un mercato che ha già dichiarato la sua prematura fine, l’artista ha deciso di correre in soccorso e sviluppare un intero progetto proprio su questo oscuro oggetto del desiderio di tanti registi ed appassionati di tutto il mondo.