Lieto fine per David Wojnarowicz. Ora il suo video è al MoMa

Sul surreale e drammatico atto di censura operato dalla Smithsonian Portrait Gallery di Washington DC nel corso della mostra Hide/Seek ai danni di David Wojnarowicz abbiamo scritto numerosi articoli. Abbiamo inoltre intervistato Michael Iacovone e Mike Blasenstein (cogliamo l’occasione per rimandarvi all’interessante articolo), artisti/manifestanti che si sono introdotti negli spazi museali ritrasmettendo tramite un iPad il video A Fire In My Belly.

Oggi vorremmo aggiungere un lieto capitolo a questa triste vicenda. Come dicevamo al gesto di Iacovone e Blasenstein ha fatto seguito una dura ritorsione da parte dei vertici del museo ma come logico questa ritorsione ha scatenato numerose manifestazioni di solidarietà. Alcuni degli artisti partecipanti alla mostra hanno addirittura chiesto allo Smithsonian di poter ritirare il proprio lavoro dall’evento

Ettore Favini al Museo Riso di Palermo

Secondo appuntamento per PPS//Meetings, il progetto, a cura di Helga Marsala, parallelo e integrato alla mostra PPS – Paesaggi e Popoli della Sicilia, curata da Giovanni Iovane per l’Archivio S.A.C.S. di Riso. Protagonista Ettore Favini con “Paesaggio da bere”, opera che parte da un lavoro concepito un anno fa, “Tutta una vita per pochi attimi di bellezza”, che riflette sulla singolare natura dell’agave, pianta che impiega circa trent’anni per raggiungere la fioritura e che, una volta sbocciata, muore nel giro di pochi istanti. L’idea, seguendo un progressivo processo di astrazione, si è evoluta giungendo all’attuale forma scultorea, affiancata, per l’occasione, ad altre piccole sculture e a un’installazione sospesa.

Il tutto prenderà vita venerdì 14 gennaio alle 18 a Palazzo Riso, nel corso di una conferenza/performance alla galleria SACS, che vede protagonista Alessio Planeta, della casa vinicola siciliana, invitato dall’artista ad assaporare della tequila – distillato alcolico dell’agave – e a tradurre in parole le sue percezioni immediate, legate al gesto del bere. L’ingresso alla performance è libero, il progetto scultoreo, nella Project Room, sarà poi visitabile fino al 19 gennaio, all’interno di “PPS – Paesaggio e popolo della Sicilia”, sempre a Palazzo Riso.

Arte & Shoah al Museo Diffuso della Resistenza di Torino

La mostra raccoglie le opere di 18 studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti e rappresenta l’esito conclusivo di un percorso svolto con i docenti dell’Accademia, in collaborazione con la Fondazione Camis de Fonseca e l’Istituto di Studi Storici “Gaetano Salvemini”, intorno al tema della Shoah. Partendo dall’analisi storica e artistica della rappresentazione della Shoah gli studenti hanno costruito nuove modalità di espressione e nuovi linguaggi iconografici. Il percorso che ha portato alla mostra si è incentrato sulla riflessione intorno agli aspetti psicologici, antropologici e storici che comportano la costruzione dell’immagine del nemico, fino a demonizzarlo e a volerne lo sterminio. A partire da questa consapevolezza gli studenti hanno tradotto la percezione soggettiva della memoria di quell’evento in una espressione artistica e creativa.

Il tentativo di rappresentare la Shoah attraverso l’arte che questa mostra propone nasce da una riflessione culturale ma soprattutto da una condivisione umana del dramma vissuto da milioni di persone, deportate e uccise nei Lager nazisti, e dalla convinzione che anche il dolore può e deve essere rappresentato. La conoscenza storica si trasforma così da parte delle nuove generazioni in un adattamento personale e artistico di quel dramma non personalmente vissuto.

Pubblicare le foto su Flickr potrebbe costarvi 2 milioni di dollari

La prossima volta che entrate in un museo state molto attenti a cosa fotografate o vi potrete ritrovare una bella multa da 2 milioni di euro sul groppone. Pensate che tutto questo sia frutto di una nostra simpatica burla? Ebbene, chiedete al povero Thomas Hawk se stiamo scherzando, lui sicuramente ha ben poco da ridere.

Il fotografo è infatti al centro di una surreale quanto kafkiana vicenda andata in scena alcuni giorni fa negli stati uniti e più precisamente al World Erotic Art Museum di Miami. Mentre era in visita al museo Hawk, uno dei tanti amanti del photoblogging, ha pensato bene di eseguire alcuni scatti all’interno degli spazi. Recatosi successivamente a casa, l’uomo ha deciso di pubblicare le sue foto su Flickr (in totale 334), praticamente ciò che fanno milioni di persone ogni giorno. Ovviamente il World Erotic Art Museum non è un museo qualunque, ma uno spazio dove vengono esposte opere ad alto potenziale erotico se non pornografico.

Serena Korda trasforma la polvere e i peli di gorilla in arte

L’arte contemporanea di questi ultimi tempi non manca mai di stupirci. Dobbiamo dire che per tentare di porsi oltre i loro stessi limiti, gli artisti di tutto il mondo si riescono sempre ad adottare soluzioni a dir poco fantasiose e decisamente bizzarre. L’ultima in ordine di tempo è quella di Serena Korda che ha deciso di trasformare la polvere in mattoni per una sua nuova mostra alla Wellcome Collection di Londra (in visione dal prossimo 24 marzo fino al 31 agosto 2011).

All’evento saranno presenti circa 500 mattoni fatti a mano con argilla rossa ed ovviamente della comune polvere casalinga all’interno della quale può trovarsi di tutto, dalla cenere ai capelli, dai peli di gatto alle particelle di pelle fino a giungere ai peli di gorilla. Il procedimento di Serena Korda è alquanto semplice, l’artista ha infatti promosso amici e familiari al rango di donatori di polvere.

Veterani e street artists manifestano contro il MOCA in favore di Blu

Sembrava che tutto si fosse spento assieme alle festività natalizie ed invece le polemiche scatenate dall’atto di censura operato da Jeffrey Deitch ai danni dello street artist italiano Blu si sono improvvisamente riaccese una manciata di giorni or sono. Come ben saprete il MOCA di Los Angeles aveva invitato Blu a creare un enorme murale sul muro nord della Geffen Contemporary. Ebbene l’opera era stata realizzata proprio davanti un sito dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale e ad un ospedale dedicato ai veterani. Blu aveva realizzato delle bare con sopra dei biglietti da un dollaro al posto delle classiche bandiere che solitamente cingono il feretro dei caduti in battaglia.

Per evitare chissà quali polemiche e per non offendere la memoria dei veterani di guerra, Deitch (direttore del MOCA) aveva quindi deciso di cancellare il murale di Blu, contro il volere di quest’ultimo. Ma come avevamo detto all’inizio di questo articolo, le scuse di Deitch non sono servite a placare le ire di chi lotta per la creatività e per la libertà. Lo scorso 3 gennaio infatti una crew di street artists e di veterani di guerra si è raccolta davanti al parcheggio antistante al Geffen sfidando il freddo e Deitch in persona.

Nuovi padiglioni permanenti per la Biennale di Venezia 2011

Ulteriori novità sul fronte Biennale di Venezia 2011. Quest’anno i vertici della prestigiosa manifestazione hanno intenzione di allargare la già vasta offerta di arte contemporanea inserendo all’interno della piattaforma anche altre realtà internazionali. Noi vi avevamo già dato notizia della presenza dell’India ma sembra che questa non sia l’unica new entry di quest’anno. In questi giorni infatti nuovi padiglioni permanenti potrebbero essere offerti ad Argentina, Messico, Cile, Emirati Arabi e Bahrain, così ha dichiarato il presidente Paolo Baratta ai microfoni di The Art Newspaper. Anche la Cina potrebbe presto usufruire di un suo padiglione permanente.

I nuovi spazi nazionali potrebbero sorgere in quel dell’Arsenale. Quest’anno inoltre la Biennale ospiterà alcune debuttanti quali Arabia Saudita, Bangladesh, Malaysia e Rwanda. Insomma finalmente avremo modo di ammirare il fermento di altre realtà dell’arte internazionale e non solo quello proveniente dagli stati più blasonati.

L’Italia e le troppe scene dell’arte emergente

La scena dell’arte emergente italiana. In verità sarebbe più corretto parlare di scene della giovane arte, poiché le divisioni presenti all’interno del nostro paese sono ancor più evidenti quando si parla di creatività. Tali sottoinsiemi di un grande insieme appaiono slegati da quest’ultimo e questo inutile frazionamento rappresenta il punto debole dell’arte emergente del tricolore. Unendo tutte queste diversità l’Italia potrebbe sfruttare al meglio la sua forza creativa, inserendosi nel gruppetto delle nazioni che “contano”. Unità e collaborazione è quindi l’auspicio e l’esortazione che ci sentiamo di rivolgere a tutti gli addetti del settore, all’insegna di un 2011 proficuo per la giovane arte italiana. Ecco quindi l’analisi delle varie scene presenti sul nostro territorio:

La scena delle fondazioni, associazioni ed altre organizzazioni che hanno come obiettivo la  promozione dell’arte emergente gioca un ruolo importante nel nostro paese. Questi organismi generalmente si propongono come piattaforme per la sperimentazione ma spesso e volentieri supportano nomi già noti al mainstream. Si gioca sul sicuro con meno rischi e si punta su artisti con buoni dealers alle spalle. Ogni fondazione ha il suo gruppo di giovani artisti ben distinto.

L’oroscopo dell’arte contemporanea del 2011

Ecco a voi un oroscopo semiserio dell’arte contemporanea del 2011. Alcune previsioni forse si riveleranno azzeccate altre non si avvereranno mai, ma questo è l’imprevedibile mondo dell’arte. Bando alle ciance e partiamo subito col servizio:

I musei di arte contemporanea si apriranno a nuove prospettive. Sappiamo bene che i direttori di alcuni musei espongono solo artisti di determinate gallerie. Così facendo ci si dimentica di agire per interesse pubblico e si agisce per interesse di una ristretta cerchia di amichetti. Tutti sono contenti e le quotazioni degli artisti salgono. Inciuciare meno è la parola d’ordine.

I giovani artisti avranno maggior controllo sulle loro carriere. Oramai il mondo di internet mette a disposizione diverse soluzioni per mostrare il proprio lavoro o stringere accordi tramite i social networks. I giretti poco chiari di certi dealers opportunisti sono noti a tutti, evitare quindi di subire una strumentalizzazione del proprio lavoro ed agire sempre di più in modo indipendente. L’oracolo consiglia spregiudicatezza.

Ma che ce frega, ma che ce importa della Project Room

Eccoci giunti all’inizio del nuovo anno, molti di voi avranno già stilato una lista di buoni propositi per il 2011 ma tra lo smettere di fumare ed il mettersi a dieta c’è anche una lunga lista di sogni e desideri che ognuno vorrebbe veder realizzati. La scrivente ne ha ben due nel cassetto. Ambedue sono legati al territorio romano e allo sviluppo della giovane arte contemporanea ed anche se al momento sembrano irrealizzabili è giusto lottare per tentare di renderli un poco più concreti.

Parliamo del primo, sarebbe giunto il momento di istituire una Project Room legata alla scena locale in almeno uno dei poli museali della capitale dedicati all’arte contemporanea. Disporre di meravigliosi centri culturali come il MAXXI o il MACRO è un vanto, ma non è salutare rendere queste due istituzioni delle isole barricate nel loro splendore. Il MACRO lo scorso anno ha lanciato il pregevole progetto Roommates ma siamo ancora ben lontani da una solida programmazione legata alla giovane arte. Stiamo parlando di un museo che dispone di un vasto bacino di spazi espositivi, non sarebbe quindi un peccato dedicare una piccolissima parte di questi spazi all’arte locale, non ci vogliono grandi investimenti, solo un poco di impegno.

Matthew Day Jackson – In search of…

Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna apre la programmazione 2011 con In search of… la prima personale in un museo europeo di Matthew Day Jackson, uno dei principali artisti statunitensi emergenti. Nella mostra, partendo dalle domande fondamentali che tutti ci poniamo sull’esistenza umana – chi siamo, da dove veniamo, cosa ci riserva il futuro – l’artista mette in atto un’esplorazione delle mitologie personali e collettive attraverso una selezione di lavori realizzati tra il 2007 e il 2010.

La ricca esposizione trasforma lo spazio del MAMbo: lo fa vibrare di cromatismo grazie a speciali pellicole che modificano l’impianto di illuminazione attraverso il riverbero dell’intero prisma dei colori, lo interroga con l’ambigua presenza di uno speciale pendolo di Foucault calato da un’altezza di 16 metri, lo anima con opere a motore alimentate da pannelli solari posti sulla terrazza del museo. In search of… ha come filo conduttore l’omonimo video di Jackson (2010) basato sul format di una popolare serie televisiva americana andata in onda dal 1976 al 1982, condotta da Leonard Nimoy (il celebre dottor Spock di Star Trek), che indagava misteri e fenomeni paranormali.

Pop Art al femminile a Vienna

La Kunsthalle wien di Vienna ospita in questi giorni Power Up, Female Pop Art (fino al prossimo 6 marzo 2011) un’interessante mostra dedicata alla donne della Pop Art, movimento artistico che sovente viene associato ad illustri nomi maschili. Eppure anche le donne hanno avuto un ruolo chiave all’interno della Pop Art. Pur considerando la natura estetica di opere appetibili per la massa, queste pioniere del pop hanno comunque mantenuto una posizione belligerante e critica.

Gran parte delle figure presenti in mostra hanno  infatti rivelato la superficialità della cultura del consumatore, oggettivando il mito dell’oggetto e delle mercificazione come un guscio vuoto. Partecipano alla mostra nove artiste come Christa Dichgans , Rosalyn Drexler che con le sue opere esplora i luoghi comuni dei mass media, Jann Haworth che trasforma oggetti quotidiani in enormi oggetti kitsch, Sister Corita che invece ha trasformato il suo lavoro in una sorta di attivismo a favore della pace. 

A Londra l’arte fa male ai visitatori o i visitatori fanno male all’arte?

Strane cose accadono a Londra, città dell’arte che nuoce alla salute dei visitatori ma anche dei visitatori che mettono a repentaglio la salute dell’arte. Del primo esempio ne sa qualcosa Ai Weiwei che ha subito la pesante censura inflitta alla sua installazione ospitata dalla Turbine Hall del Tate Modern, comprendente milioni di semi di girasole di porcellana. In quel frangente le istituzioni hanno dichiarato la polvere di porcellana generata dallo sfregamento dei semi, nociva per la salute. Di conseguenza al pubblico è stata vietata qualsiasi interazione con l’opera.

Il Guardian ha però intervistato alcuni esperti di porcellana i quali negano che tale materiale possa produrre polvere. Secondo gli esperti infatti la polvere proviene dall’aria circostante e dai corpi dei visitatori, quindi la decisione di chiudere baracca e burattini è stata presa per ben altre ragioni. Ed anche Weiwei non è stato d’accordo con questa chiusura come avevano invece dichiarato i vertici del Tate.

Al MACRO di Roma la Treccani sottolio, conserva di una cultura ormai scaduta

In questi giorni (inaugurata il 16 dicembre fino al 16 gennaio 2011) il MACRO di Roma ospita una curiosa mostra di Benedetto Marcucci intitolata Treccani Sottolio. L’installazione è appunto costituita da volumi della celebre enciclopedia conservati come se si trattasse di sottaceti. L’intento è quello di conservare la validità di un’istituzione tutta italiana che negli ultimi anni è stata vittima della grande rivoluzione Wikipedia. Parlando di dati nel 2003 l’enciclopedia Treccani aveva un bacino di ordini di 50mila unità mentre nel 2009 le ordinazioni si sono praticamente dimezzate scendendo a circa 26mila.

Questo poichè Wikipedia ha aperto le porte del sapere a tutti, concedendo gratuitamente un mare di informazioni. Dalle pagine de Il Giornale apprendiamo che Wikipedia non è attendibile e che la Treccani ha quindi qualcosa in più da offrire. Questo potrebbe essere anche vero ma è pur vero che questo calo di attenzione generale e colpa di un’industria italiana  che non si è saputa adeguare ai cambiamenti della rete.