Cafesjian Center, il nuovo museo armeno per l’arte contemporanea

Anche l’Armenia ha un museo di tutto rispetto per l’arte contemporanea. L’edificio in questione sorge sulle ceneri del Cascade di Yerevan, un vecchio monumento dei tempi dell’Unione Sovietica che dopo sette anni di restauri è stato trasformato in un meraviglioso spazio espositivo. Ogni singolo spazio dei 13.000 metri quadrati del vecchio monumento è stato completamente rivoluzionato implementando un Visitor Center, un bookshop, un auditorium e più di 1.100 metri quadrati di superficie espositiva.

Questo nuovo museo deve il  nome al suo principale benefattore, Gerard L. Cafesjian. Alla base del museo sorge il Cafesjian Sculpure Garden che presenta al pubblico una delle più belle e fornite collezioni di sculture monumentali del mondo. Il grande giardino studiato appositamente per contenere monumenti di larga scala ospita opere di celebri figure dell’arte contemporanea come Fernando Botero, Lynn Chadwick, Jaume Plensa, e Barry Flanagan.

Il MoMa abolisce le cornici

Le migliaia di visitatori che da oggi si recheranno nella stanza 19 posta al quarto piano del MoMa, Museum of Modern Art di New York rimarranno senz’altro stupiti. Ai muri sono sempre appesi capolavori dell’espressionismo astratto dipinti da artisti del calibro di Willem de Kooning e Franz Kline ma le loro cornici sono scomparse ed ora le opere lasciano intravedere tracce materiche ai bordi ed i chiodi dell’intelaiatura.

La rivoluzione è stata attuata da Ann Temkin, nuovo curatore capo della sezione dipinti e sculture. “La cornice era una convenzione” ha spiegato la direttrice ai microfoni del New York Times indicando Painting Number 2 (1954) di Franz Kline. Una convenzione che secondo Ann Temkin ha in qualche modo addomesticato per troppo tempo le opere, oscurando la loro potenza rivoluzionaria e radicale. Via le cornici quindi per rompere definitivamente con il passato. 

Kinder Art, arte contemporanea e sorprese


Che c’entra l’ovetto Kinder con la Triennale? La storia è lunga. E’ cominciata più di un anno fa, quando in Kinder arrivò una segnalazione: era stata vista in mostra un’opera di arte contemporanea, interamente composta di sorpresine (quei piccoli giocattoli che si trovano dentro Kinder Sorpresa).

Lo stupore lasciò presto il campo alla curiosità: e se ce ne fossero state altre di opere d’arte ispirate all’ovetto e alle sue sorprese? Venne avviata una ricerca sulle testate d’arte contemporanea che portò, in meno di due mesi, a 280 segnalazioni. Incredibile, no? Però, a pensarci bene, plausibile. L’ovetto Kinder è stato un mito per tre generazioni di bambini.

James Turrell e le sua light art al Kunstmuseum Wolfsburg

 Grazie ad una collaborazione con il Kunstmuseum Wolfsburg, il light arist americano James Turrell ha realizzato la sua più grande installazione di sempre in un contesto museale. Si tratta di una composizione alta 11 metri che copre più di 700 metri quadrati di superficie espositiva ed è intitolata Ganzfeld Piece:Bridget’s Bardo. L’installazione è in realtà una costruzione divisa in due parti, tali camere interconnesse sono denominate Viewing Space e Sensing Space, le due camere sono completamente vuote eccezion fatta per la luce colorata e cangiante che le invade.

Il Kunstmuseum Wolfsburg ospiterà quest’installazione dal prossimo 24 ottobre in poi nel corso della mostra Wolfsburg project, dove saranno presentate anche una serie di altre opere di Turrell, la manifestazione rappresenterà un evento unico per quanto riguarda la presenza in Germania del celebre artista. I fruitori della maestosa opera di Turrell potranno accedere al suo interno attraverso una ripida rampa che dal piano superiore si affaccia sul Viewing Space, gli spettatori saranno quindi immersi in un sublime bagno di luce e potranno sperimentare con tutti i loro sensi il dissolvimento degli elementi architettonici dello spazio all’interno di un campo visivo omogeneo che crea un senso di disorientamento.

Operatori museali in sciopero creano un’installazione artistica

I dipendenti del Canadian Museum of Civilization di Ottawa sono attualmente in sciopero e fin qui non ci sarebbe nulla di strano. Il fatto è che tanto per rimanere in tema artistico gli scioperanti hanno deciso di allestire una vera e propria mostra di arte contemporanea proprio di fronte all’entrata del museo dove attualmente sorge la loro linea di picchetto. La mostra prende il titolo di Striking Treasures, traducibile come I tesori dello sciopero, e si compone di una grande installazione con 200 foto degli operatori museali in rivolta dallo scorso 21 settembre.

Come recita il titolo della mostra l’obiettivo è quello di focalizzare l’attenzione del pubblico sui veri tesori del museo e cioè i suoi impiegati, almeno questo è quello che Patrice Remillard, collection manager del museo canadese, a dichiarato in una recente intervista. Lo strambo titolo è in realtà una parodia di Afghanistan: Hidden Treasures, mostra che il museo inaugurerà il prossimo venerdì e che ospiterà più di 200 pezzi tra gioielli, sculture ed altri reperti provenienti direttamente dal National Museum di Kabul.

Olimpiadi di Londra 2012, c’è spazio anche per l’arte contemporanea

 Le Olimpiadi di Londra 2012 non rappresenteranno solamente un grande evento sportivo, L’Arts Council ha infatti stanziato oltre 8 milioni di dollari in fondi da destinare alla Cultural Olympiad, un programma di arte contemporanea che animerà le giornate dei giochi olimpici affiancando la cultura allo sport. Artists taking the lead è il titolo di questo progetto che ha visto la partecipazione di oltre 2.000 artisti che si sono sottoposti ad una rigida selezione.

12 sono gli artisti selezionati dall’Arts Council che useranno in fondi stanziati per portare a compimento i loro progetti. Fra le proposte ve ne sono alcune veramente interessanti e stravaganti che andremo ad elencare qui di seguito. Shauna Richardson presenterà Lionheart, installazione composta da tre giganteschi leoni creati all’uncinetto e chiusi dentro una teca di vetro alla maniera di Damien Hirst. L’opera prende ispirazione dalla figura di Riccardo Cuor di Leone a dall’industria tessile dell’east midlands.

Johnnie Shand Kydd, il fotografo dei Young British Artist espone al Madre

Il fotografo britannico Johnnie Shand Kydd (1959) e’ stato il biografo visivo dei famosi e scandalosi Young British Artists che si sono affermati internazionalmente durante lo scorso decennio nell’orbita delle piu’ importanti gallerie londinesi: Damien Hirst, Tracey Emin, Sarah Lucas, Jake e Dinos Chapman, Sam Taylor Wood, per nominarne solo alcuni.

Artisti famosi, controversi e spesso irriverenti, delle vere e proprie popstar dell’arte contemporanea che Shand Kydd ha seguito e intrappolato nel suo obiettivo. Li fotografava nei loro atelier mentre lavoravano, durante i party mentre ballavano o si ubriacavano (spesso), li fotografava mentre scherzavano, mentre si baciavano, mentre firmavano autografi, mentre passavano l’aspirapolvere attorno alla loro ultima opera, come l’italiano Maurizio Cattelan alla Royal Academy of Arts con la sua La nona ora, l’installazione dove si vede un papa Wojtyla di cera colpito da un meteorite.

Il Sud-Est di Steve McCurry

Steve McCurry (Philadelphia, 1950), uno dei grandi maestri della fotografia del nostro secolo, giunge a Palazzo della Ragione, nel cuore di Milano, dall’11 novembre 2009 con una mostra unica nel suo genere, dedicata ai 30 anni piu’ intensi della sua carriera.

La mostra ideata e curata da Tanja Solci propone un’eccezionale raccolta di quasi 200 scatti che accompagnano il visitatore in un racconto, che si snoda in un percorso dove volti, colori, paesaggi e luci, pervasi da una magica atmosfera, segnano l’identità di paesi come l’Afghanistan, l’India, il Tibet, la Birmania, colti attraverso l’obiettivo di uno dei maestri del fotogiornalismo, premiato già due volte con il World Press Photo Awards.

Bill Viola, Richard Serra e Urs Fischer a New York

 Se avete intenzione di visitare New York in questi giorni sappiate che la grande mela, oltre alla sua enorme ed abituale offerta di arte contemporanea, sarà teatro verso la fine di ottobre alcune grandi mostre assolutamente imperdibili. Ma andiamo per gradi e analizziamo attentamente ogni proposta. La James Cohan Gallery ospiterà dal 23 ottobre sino al 19 dicembre Bodies of Light un’interessante retrospettiva dell’acclamato video artista americano Bill Viola. Da più di 35 anni Viola è celebre per aver trasformato la video arte in una delle forme vitali dell’arte contemporanea.

In tutto questo tempo l’artista ha creato video, installazioni video e sonore, performances di musica elettronica ed opere per luoghi sacri. La sua creatività indaga sull’universalità di esperienze umane quali la nascita, la morte e la spiritualità. La mostra alla James Cohan Gallery presenta opere che si allargano su due decadi di lavoro ed includono l’installazione video-sonora Pneuma ed alcuni pezzi in flat screen dalla serie Transfigurations, nuovo progetto di Viola che ha avuto origine da Ocean Without a Shore, installata nella chiesa di San Gallo durante la Biennale di Venezia del 2007.

Irrespektiv, le provocazioni di Kendell Geers

Dal 31 ottobre 2009 il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto presenta la mostra Irrespektiv dell’artista Kendell Geers, nato in Sud Africa e da sempre impegnato in una riflessione profonda e personale sul tema della segregazione razziale.

A cura di Jérôme Sans, Irrespektiv è una coproduzione europea, che associa musei e istituzioni artistiche del Belgio, dell’Inghilterra, della Francia e dell’Italia. Il titolo, una parodia del termine “retrospettiva”, esprime immediatamente il tono della mostra e la pone all’insegna dell’impegno politico e della provocazione. Geers è stato attivo in prima linea nella denuncia delle follie dell’apartheid, ed è giunto a modificare la propria data nascita, per farla coincidere con il maggio 1968. Un rimando al maggio francese che dà il senso della consacrazione all’impegno politico e sociale dell’artista.

Madrenalina torna per restare (speriamo)

 Vi ricorderete forse di Madrenalina, appuntamento a metà tra il festaiolo e l’artistico varato lo scorso anno dal Museo Madre di Napoli. Come ben saprete lo scorso anno il party fu interrotto prima dello scadere da un provvedimento di divieto della procura di Napoli per “spettacoli danzanti in quanto non autorizzato al punto 83 del certificato di prevenzione incendio”, secondo quanto riportato dal comunicato emesso dalle autorità. Giovedì prossimo per tutti gli amanti di questa serata artistico-mondana sarà importante sapere che l’evento torna con una serie di grandi novità atte a rinnovare la propria formula senza rivoluzionarla completamente.

Quest’anno i giovedì notte del museo di via Settembrini sono all’insegna del contemporary bar, il bar del contemporaneo inteso nei suoi vari linguaggi: ricerca musicale, videoproiezioni, live performance.

After Utopia, Uno sguardo sull’arte contemporanea brasiliana

Il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato inaugura il 24 ottobre After Utopia, Uno sguardo sull’arte contemporanea brasiliana. La mostra indaga una dimensione peculiare della scena creativa brasiliana, selezionando opere di ventisette artisti che rendono l’arte un terreno di scambio. Una sospensione di tempo e spazio dove l’unica chiave d’accesso è la nostra modalità di interrelazione con essa.

Il percorso espositivo analizza l’arte brasiliana come se fosse un riflesso della propria identità d’origine, un effetto che ha superato qualsiasi stereotipo stabilito e poi conferito dalla cultura europea. La mostra trae spunto dalla metafora e dalla realizzazione di una delle più grandi utopie mai concepite: la città di Brasilia. Un posto senza luogo che ha visto l’idea di una elite diventare un centro di potere reale. Brasilia è stata concepita come il punto di contatto tra il Brasile Arcaico e quello Moderno, che però restano ad oggi ancora sconosciuti e incompresi.

Il teatro della performance alla GAM di Torino

La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino apre il 24 ottobre una nuova stagione espositiva di grandi mostre legate alla storia e all’identità collezionistica del proprio patrimonio. L’impegno sin qui sostenuto dal museo nell’approfondire lo studio dell’arte degli anni Cinquanta ci offre ora un solido punto di partenza e un invito a proseguire oltre quel limite cronologico, verso un’approfondita considerazione di tutte le espressioni che a partire dal decennio successivo svilupparono in mille direzioni le più radicali implicazioni estetiche che quella prima grande stagione internazionale della pittura aveva raggiunto, tanto negli Stati Uniti quanto in Europa.

La principale eredità di Pollock – per usare le parole di Kaprow – era l’azione, il gesto liberato, il muoversi del corpo dell’artista in uno spazio fatto di dipinti che erano tracce di quella danza tra tele e colori. A quella traccia e a quello spazio costruito attraverso la forza generativa di un’azione è dedicata la mostra Il Teatro della Performance. Peter Brook, uno dei maggiori teorici del teatro contemporaneo, ha affermato che è sufficiente che il corpo di una persona attraversi lo spazio perché attorno a quell’azione, per quanto minima, si articoli in potenza tutta l’energia del teatro.

Marina Abramovic: “gli squali mi terrorizzano”

Marina Abramovic sarà a Torino sabato prossimo per presenziare alla riapertura della GAM, la Galleria civica d’Arte Moderna e Contemporanea che è rimasta chiusa per circa due mesi, tempo sufficiente per un riallestimento generale. Ovviamente la celebre artista sarà a Torino anche per l’inaugurazione della mostra Il Teatro della Performance, dove espone tre installazioni appositamente create per il museo.

La mostra che sarà in visione fino al 31 gennaio 2010 prevede tra l’altro la presenza di alcune opere di Paul Mc Carthy, Herman Nitsch e Gilbert & George. La celebre esponente della ricerca performativa contemporanea che da oltre 35 anni lavora su temi come il sesso, la morte, la politica e l’identità è stata da poco intervistata dal magazine al femminile Marie Claire che le ha dedicato un ampio servizio nel numero in uscita oggi in tutte le edicole.