
In questi giorni la BBC inglese ha intervistato Ai Weiwei e l’artista ha rilasciato alcune scioccanti dichiarazioni circa i suoi (oltre) 80 giorni di prigionia in mano ai servizi di polizia cinesi. Weiwei ha detto alla stampa di essersi sentito “molto vicino alla morte”, a conferma della gravità di una situazione che ha tenuto con il fiato sospeso l’intero mondo dell’arte.
Va detto però che Weiwei non è l’unico artista cinese ad essere caduto vittima di un regime a dir poco oscurantista. Vi ricordate ad esempio di Wu Yuren? Ebbene se non sapete di chi stiamo parlando, vi rinfreschiamo un poco la memoria. Yuren è un intrepido artista cinese che è stato soprannominato il “piccolo Ai” per il suo coraggio e la sua combattività, attributi molto simili al suo noto collega Ai Weiwei. Yuren è stato processato nel novembre 2010 ed è stato successivamente imprigionato aver scatenato, nel corso della precedente estate, una rivolta nel distretto artistico di Pechino denominato 008, dopo che le autorità cittadine avevano deciso di raderlo al suolo.










