Gli artisti italiani della Collezione ACACIA

 

Promossa dal Comune di Milano – Cultura, Moda, Design, Palazzo Reale e Associazione ACACIA, apre dal 12 aprile al 24 giugno 2012, nella centralissima sede espositiva milanese, la mostra “Gli artisti italiani della Collezione ACACIA-Associazione Amici Arte Contemporanea”. L’evento espositivo, curato da Gemma De Angelis Testa – Presidente di ACACIA – e Giorgio Verzotti, propone al pubblico circa trenta opere di artisti della collezione d’arte contemporanea dell’associazione.

Tutte le forme espressive delle arti visive sono qui rappresentate, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al video e all’installazione. In mostra si possono ammirare lavori di Mario Airò (vincitore della prima edizione del Premio ACACIA), Rosa Barba, Vanessa Beecroft, Gianni Caravaggio, Maurizio Cattelan, Roberto Cuoghi, Lara Favaretto, Francesco Gennari, Sabrina Mezzaqui, Marzia Migliora, Adrian Paci, Paola Pivi, Ettore Spalletti, Grazia Toderi, Luca Trevisani, Marcella Vanzo, Nico Vascellari e Francesco Vezzoli. Ogni artista vanta riconoscimenti nazionali ed internazionali.

Un festival per risollevare l’Egitto

l’11 febbraio 2011. Piazza Tahrir, al Cairo, luogo simbolo delle rivolte delle settimane precedenti, accoglie con manifestazioni di giubilo l’annuncio del vicepresidente Omar Suleiman delle dimissioni da presidente egiziano, (dopo trent’anni di lunga dittatura), di Hosni Mubarak. Prima di questo lieto evento, sangue e violenza hanno macchiato la rivolta del popolo egiziano. Una spirale di tensione che ha conosciuto sviluppi drammatici, sfociando in aspri scontri che hanno provocato numerose vittime tra manifestanti, poliziotti e militari.

Oggi, dopo questi fatti, l’Egitto prova a rialzare la testa e lo fa grazie al mondo dell’arte. In questi giorni è infatti partito il  Downtown Contemporary Arts Festival, primo evento culturale organizzato in Egitto dalla caduta di Mubarak. Il festival è partito lo scorso 29 marzo e si protrarrà fino al prossimo sabato 14 aprile.

Con i Project Glass realtà aumentata anche per l’arte

Google ha da poco sferrato l’attaco definitivo al mondo della tecnologia. Il gigante di Mountain View ha infatti intenzione di lanciare sul mercato un prodotto rivoluzionario che in sostanza potrebbe mandare in pensione devices che ai nostri occhi appaiono incredibilmente futuristici come tablets e smart phones.

Il prodotto in questione è in realtà un paio di occhiali ma con lenti decisamente speciali. Stiamo parlando dei tanto osannati occhiali Project Glass, una meraviglia della tecnologia che ingloba nel suo chassis una telecamera, un microfono e delle cuffie, oltre che uno schermo microscopico installato nell’occhio destro. Su questo display appaiono di volta in volta le informazioni che è possibile trovare sui siti internet con il vantaggio della realtà aumentata.

Alessandro Sciaraffa alla Gam di Torino

Il quarto appuntamento di Vitrine presenta l’installazione interattiva di Alessandro Sciaraffa dal titolo Akasha, (in mostra dal 12/4/2012 al 30/5/2012) costituita da una serie di pannelli di cristalli liquidi assemblati a muro sino a sagomare completamente l’ambiente. Materia protagonista di Akasha è il plasma, il quarto stato della materia, non liquido, non solido, non gassoso e prossimo alla struttura delle stelle.

 Grazie a un processo termico di alterazione del grado di temperatura, esercitato dall’intervento dei visitatori chiamati a gettare schizzi d’acqua verso la superficie di Akasha, la monocromia iniziale dei cristalli liquidi muta colore e identità. Gli occhi dello spettatore vedranno apparire un paesaggio visivo metamorfico, la cartografia imprevedibile di maelstrom virtuali in continua evoluzione sulla composizione molecolare del plasma.

Alternative Movie Posters, il sito che ricrea le locandine dei film

Vi ricordate delle care vecchie locandine dell’era d’oro del cinema? Già quei veri e propri capolavori d’illustrazione che spesso e volentieri erano eseguite da personaggi divenuti in seguito grandi nomi dell’arte. Il poster cinematografico ha da sempre colpito l’immaginazione del pubblico ed ha subito varie trasformazioni strutturali nel corso dei decenni. Fino a gran parte degli anni ’80 le locandine dipinte erano una consuetudine, poi verso gli anni ’90 l’abilità manuale ha lasciato gradualmente il posto alla composizione fotografica.

Negli anni 2000, con la sempre maggiore anticipazione della promozione di un film rispetto alla sua uscita, già durante la produzione o perfino prima, in parallelo con la diffusione dei teaser trailer, brevissimi trailer che spesso sono elaborazioni grafiche senza alcuna immagine effettiva del film, si sono diffusi anche i teaser poster, che si limitano ad un’immagine ben riconoscibile e alla data d’uscita.

Elita Festival a Milano

Proponendo un eccitante mix di cultura contemporanea, dalla musica, al design, passando dalle forme d’arte e di intrattenimento più innovative, la 7ma edizione di elita Festival torna per questo 2012 a stupire, in nome della qualità, il pubblico internazionale della Design Week milanese, dal 18 al 22 Aprile, al grido di: “Work Hard, Party Harder“. Dai tempi della sua definizione, nata in concomitanza con il processo di industrializzazione, il diritto allo svago sembra ancora oggi essere un’utopia, un diritto non acquisito, non riconosciuto.

E’ sempre il tempo per lavorare, le città non dormono mai e i loro abitanti vivono di rapporti virtuali. La rivoluzione digitale ci trova sempre svegli, allerta e connessi, ma non si deve dimenticare di prendersi del tempo per godere della vita reale, dei rapporti umani, degli scambi emozionali e fisici. Elita si propone di sensibilizzare il suo pubblico sul tema, proponendo di ascoltare la musica dal vivo, che siano live o dj set, di guardare l’arte direttamente con occhi propri, di parlare e socializzare senza uno schermo che funge da mediatore, di ballare e sudare, di tornare nel mondo dove niente può essere cancellato con un ctrl + z.

IL RUMORE CHE RESTA, Ricci/Forte Macadamia Nut Brittle

“Il rumore che resta, il rumore che resta di te”. Chi mai ha immaginato di poter restare per un attimo soli, in silenzio e cercare quel che resta dentro di sé, di un rumore, del rumore di un altro nel nostro corpo, nella nostra vita. Basterebbe distaccarsi dall’appiattimento che sta alla base della nostra quotidianità e magari potremmo ascoltarlo. Se riuscissimo a compiere quest’operazione, potremmo attraversare una porta, quella che ci permetterà di guardare fisso in fondo noi stessi, senza filtri o edulcoranti.

“Qual è il tuo rumore? Qual è il tuo rumore dell’amore?”. Inizieremo quindi a sentire la vita attraverso il nostro corpo cercando di afferrare a 360 gradi tutti gli impulsi che ci circondano. Ricci/Forte – Macadamia Nut Brittle. “Facciamo finta che ci amiamo”. Slanci, euforie, crisi, pianti, dolore, sesso e poi abbandono, amore, disinteresse, ironia, desiderio di annientarsi. Tutto davanti ai nostri occhi con estrema sincerità, testimoni di una radiografia della realtà, dell’uomo, di noi stessi.

Street art News!

Mark Walhen

Vediamo un poco come butta dalle parti della scena street art internazionale e soprattutto andiamo un poco ad osservare cosa combinano i protagonisti più cool del momento. Mark Walhen, autore degli ormai celebri ominidi incappucciati ha da poco finito la realizzazione di un video musicale. Walhen ha infatti collaborato con Autolux per il video della track The Science of Imaginary Solution. Il video è stato diretto dal designer ed animatore Thomas McMahan.

Nel mentre un nuovo astro nascente si fa strada all’interno della scena newyorchese. Stiamo Parlando di John Ryan Solis, autore di illustrazioni e murales dal sapore vagamente erotico oltre che decisamente ben eseguiti. Meanwhile lo street artist austriaco Nychos è tornato all’azione nella sua amata Vienna.

Doppio Gioco alla Galleria Bevilacqua La Masa di Venezia

Non fermatevi all’apparenza. Seducenti, graziose, ludiche, le immagini della nuova mostra presentata alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia dal 4 aprile al 24 giugno sono solo parzialmente quello che a prima vista sembrano. Dietro a una parvenza scherzosa e spensierata esse sanno affrontare questioni difficili e alle volte dolorose, dal rapporto di un popolo col proprio passato allo spazio dell’individuo in una realtà sociale ancora troppo intrisa di contraddizioni, dalla manipolazione delle informazioni alla disillusione delle giovani generazioni.

Realizzata in collaborazione con Fondazione Fotografia e curata da Filippo Maggia, la mostra raccoglie una selezione delle opere di diciannove artisti internazionali dalla collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Fotografie, video e installazioni che colpiscono tanto per l’immediatezza quanto per l’efficacia con cui riescono ad aprire, con finta leggerezza, interrogativi spesso scomodi e irrisolti sulla realtà contemporanea e sulla nostra esistenza. Con approcci differenti e modulazioni dettate dalla diversa provenienza culturale, gli artisti in mostra creano corti circuiti visivi e sovvertono continuamente i livelli comunicativi di partenza. Offrono spunti per pensare o semplicemente nuovi punti di vista, soprattutto ci ricordano quanto il linguaggio delle immagini possa essere alle volte ambiguo o addirittura mendace rispetto al messaggio che si appresta invece a lanciare.

Le destabilizzanti creazioni di Mark Jenkins

All’angolo di una strada secondaria, a Tor Pignattara, un cassonetto è stato guarnito con un’enorme meringa con ciliegina annessa. Un bizzarro accostamento, tipico del passaggio di un noto urban artist che recentemente ha invaso Roma. Infatti, nell’adiacente via Gabrio Serbelloni centinaia di persone sono in fila davanti alla Wunderkammern dove, il 17 marzo, si è inaugurata la prima personale capitolina di Mark Jenkins (1970 – vive e lavora a Washington DC) con Living Layers, un progetto pluriennale in collaborazione con il MACRO ideato per produrre scambio reciproco tra il patrimonio territoriale e quello culturale.

Artista americano di fama internazionale, Mark Jenkins è conosciuto per le sue strabilianti e geniali installazioni pensate per essere collocate all’interno del tessuto urbano. L’interazione tra le sue sculture, l’ambiente cittadino ed i passanti è fondamentale per la riuscita dei suoi interventi, concepiti con l’intento di suscitare sconcerto e confusione negli inconsapevoli osservatori, diventando essi stessi parte integrante della sua opera poiché un’apposita videocamera cattura le loro reazioni dando vita a impensabili performances.

Il Warhol che non ti aspetti

A volte è possibile scoprire dei lati oscuri all’interno della produzione artistica di maestri dell’arte ampiamente storicizzati e quindi universalmente noti. Aspetti curiosi mai notati prima, caratteristiche bizzarre che mai avremmo lontanamente sospettato. L’ultimo artista in ordine di tempo a mostrare il suo volto nascosto è Andy Warhol, già proprio lui, l’intramontabile maestro della Pop Art, il re-inventore di icone che ha trasformato ironia e tinte sfavillanti in un vero e proprio stile di vita.

Ebbene anche il frizzante Andy nascondeva nel suo intimo un’anima da vero fotografo fine art, una veste ben diversa da quella di fotografo-compulsivo con la mania della Polaroid. Proprio in questi giorni l’Affirmation Arts di New York ospita la mostra Warhol: Confections & Confessions (in visione fino al prossimo 5 maggio 2012), all’evento è possibile ammirare 53 stampe fotografiche in gelatina d’argento mai esposte al pubblico.

I miti vacillano ma non crollano, anzi se la ridono

 

I miti vacillano ma non crollano, questa frase sembra quanto mai azzeccata in questi giorni bui, dove anche i frizzanti maestri dell’Art Bubble vengono duramente attaccati da più parti. Damien Hirst, Jeff Koons e Maurizio Cattelan immagini simbolo di due superpotenze artistiche come Regno Unito e Stati Uniti, due figure spesso viste come demoni che hanno creato la bolla speculativa dell’arte. Loro si che sono sempre nell’occhio del ciclone, loro che, a detta di molti, hanno creato opere che non possono essere definite tali.

Ultimamente il critico Julian Spalding aveva aspramente criticato Damien Hirst definendolo un non-artista ed invitando i collezionisti a disfarsi prontamente delle opere del folletto della YBA, questo perché in un prossimo futuro le stesse non varranno poi tanto. Anche il nonnetto della pittura, David Hockney, si era scagliato contro Hirst criticando aspramente gli spot paintings portati a termine dagli assistenti di studio e non dall’artista medesimo. “non è un vero pittore, non è un artista” aveva tuonato anche Hockney.

10 videoartisti israeliani in mostra al MLAC

Mercoledì 4 aprile 2012, il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Sapienza Università di Roma, presenta un Group Show video di dieci artisti israeliani selezionati tra i docenti e i laureati della Scuola Hamidrasha of Art, Beit Berl College di Israele. La mostra Time and a Half, titolo tratto dal lavoro di Mika Rottenberg, è a cura di Doron Rabina, Ben Hagari e Giorgia Calò.

L’inaugurazione sarà preceduta alle ore 16.00 da una Masterclass in cui interverranno i curatori della mostra e Miri Rosman, Direttore External Relations, Science and Culture del Beit Berl College. I docenti dell’Hamidrashà School of Art (tra cui Guy Ben-Ner, Boaz Arad, Ben Hagari), così come gli studenti (quali Mika Rottenberg, Ofri Cnaani, Tom Pnini), sono tra i più importanti video artisti in Israele. Attraverso la loro ricerca video e cinematografica, danno luogo ad un’arte creativa, ambiziosa e dinamica di forte interesse. La mostra mette in luce temi di rilevanza universale, offrendo l’opportunità di conoscere, con una varietà di voci e modi di espressione, la ricerca video israeliana.

ALICE IN WONDERLAND al Mart di Rovereto

“Il Bruco e Alice si guardarono a vicenda per qualche tempo in silenzio; finalmente il Bruco staccò la pipa di bocca, e le parlò con voce languida e sonnacchiosa: ‘Chi sei TU?’ – disse il Bruco. Non era un bel principio di conversazione. Alice rispose con qualche timidezza: ‘Davvero non te lo saprei dire ora. So dirti chi fossi, quando mi son levata questa mattina, ma d’allora credo di essere stata cambiata parecchie volte.”

Alice ha 150 anni, come l’Italia, ma non ha nulla della vecchia signora, anzi, il classico di Lewis Carroll (Charles Lutwidge Dodgson, 1832-1898) si riconferma ancora oggi un patrimonio comune che unisce magicamente l’età adulta all’infanzia. Per questo la mostra organizzata dalla Tate di Liverpool, in collaborazione con il Mart e la Kunsthalle Hamburg, non è solo per bambini, e così come il libro permette diversi livelli di interpretazione e apprezzamento. Nell’Inghilterra vittoriana Lewis Carroll era un insegnante di matematica con la passione della fotografia e inserito nel mondo artistico dell’epoca. Accomunato ai preraffaelliti dall’idea di purezza incarnata dai bambini, spesso li ritraeva come fossero attori all’interno di una scenografia rimandando a vicende storiche o leggende, per farli stare fermi nei lunghi tempi di posa era solito raccontare storie fantastiche. Tra questi c’erano anche le tre sorelle Liddell, figlie del decano, alla minore, Alice Pleasance, regalò e dedicò il libro delle sue avventure nel 1864, l’anno prima che venisse pubblicato ufficialmente.