Un database con 21.000 opere trafugate dai nazisti

Incredibile notizia dal mondo dell’arte e della tecnologia. La Libera Università di Berlino ha infatti lanciato un progetto su internet senza precedenti. Si tratta di un enorme database che conterrà notizie ed informazioni su più di 21.000 opere d’arte che durante il periodo del nazismo furono considerate come degenerate e trafugate dalle SS dai musei tedeschi nel 1937. Questo enorme registro elettronico è frutto di oltre 8 anni di ricerche condotte dagli storici d’arte dell’università, grazie ai quali è stato possibile risalire ad informazioni come i musei da dove sono stati trafugati e la loro attuale location anche se va detto che molte opere sono andate irreparabilmente distrutte.

Tra i capolavori trafugati figurano quelli di grandi nomi dell’arte come Franz Marc, Emil Nolde, Otto Dix, Marc Chagall, Max Beckmann, Wassily Kandinsky ed Ernst Ludwig Kirchner.  “Speriamo vivamente che questo progetto aiuti a gettare luce sul destino di alcuni capolavori trafugati. Il progetto vuole inoltre sottolineare e documentare l’importanza della meravigliosa collezione d’arte moderna in posseduta dai musei tedeschi negli anni ’30” ha dichiarato Meike Hoffmann, uno degli studiosi coinvolti nel progetto.

Sergio Zavattieri – The ancient Romans Portfolio

In puro stile seicentesco, la grande wunderkammer di Sergio Zavattieri e’ ad oggi satura di mirabilia, dalla sezione naturalia con le anomalie del ciclo Bòtanica, passando per la sezione artificialia del piu’ recente ciclo sugli avvistamenti UFO, sino ai preziosi reperti di The ancient romans.

Ad accogliere lo spettatore dal 24 aprile alla galleria Zelle Arte Contemporanea di Palermo, un vecchio tavolo, uno sgabello, un paio di guanti, una luce calda dritta sul tavolo, 9 ritratti di personaggi celebri, o presunti tali, d’epoca romana, scattati nel 2000 al Museo della Civiltà Romana di Roma, editati e stampati solamente nel 2009 attraverso un processo di simulazione dei toni originali della stampa cyanotype, tecnica scoperta dallo scienziato e astronomo inglese John Herschel nel 1842.

Chiara Dynys – Labirinti di memoria

L’Archivio Centrale dello Stato di Roma ospita dal 7 maggio al 25 settembre 2010 la mostra Chiara Dynys. Labirinti di memoria, a cura di Fortunato D’Amico. L’artista disegna un vero e proprio labirinto lungo corridoi e scalinate, dove installazioni site specific, videoproiezioni, opere interattive e la presenza ossessiva della carta creano un viaggio alchemico che esplora quella sottile linea che idealmente separa passato e presente offrendo un’opportunità di incontri tra storia e mondo contemporaneo.

L’evento consente l’apertura al pubblico per la prima volta dei depositi dell’Archivio Centrale dello Stato, lo storico edificio sito nel quartiere dell’EUR che conserva al suo interno milioni di documenti e rappresenta, da oltre mezzo secolo, il punto di riferimento obbligato per le ricerche sulla storia unitaria del nostro Paese. L’intero ciclopico archivio è infatti un monumento alla memoria custodita in ben cento chilometri di scaffalature.

OPERE/works 2010 al festival dell’arte Contemporanea di Faenza

Con la sua terza edizione OPERE/works il festival dell’arte Contemporanea di Faenza mette dal 21 al 23 maggio l’opera d’arte al centro del dibattito e della relazione con lo spettatore. Cosa rappresenta l’opera d’arte ai nostri giorni? Quale è il suo ruolo nella società? Espressione di un determinato contesto culturale e sociale o della biografia dell’artista, l’opera è stata nei secoli mezzo di comunicazione, veicolo didattico, strumento del potere, oggetto votivo, atto di denuncia, portatrice di innovazione, scardinamento del linguaggio, avanguardia…

L’arte contemporanea, negli ultimi anni, ha conquistato un grande, positivo ascendente sul pubblico, confermando il proprio ruolo di interprete della società e dei suoi mutamenti, ma spesso è stata anche identificata con fenomeni di costume, puro entertainment, glamour a tutti i costi, incoraggiando un rapporto di subalternità tra significato e necessità mondane. Anche a fronte di una crisi economica che sembra essere diventata l’imperativo categorico di tutti i settori, non ultimo quello dell’arte e della cultura contemporanea, ciò che viene richiesto è il recupero di un sistema di valori che consolidi un approccio più diretto ed autentico con il fruitore e tra coloro che contribuiscono, con il proprio lavoro, a tradurre le idee in opere. Come lo stesso successo del festival, – un momento in cui non si vede l’arte, ma si parla e si riflette sui suoi messaggi – ha dimostrato, cresce l’esigenza di recuperare un’esperienza dell’arte autentica e di tornare a ragionare sui suoi messaggi.

Quell’opera è di Leonardo Da Vinci, anzi no! anzi si!

Alcuni anni fa, precisamente nell’estate del 2008 la stampa internazionale diffuse una notizia a dir poco stupefacente.  La scoperta di una nuova opera di Leonardo Da Vinci, un ritratto di una bellissima donna dai capelli d’oro ritratta di profilo, appassionò milioni di appassionati d’arte in tutto il mondo. Secondo quanto descritto all’epoca, un dealer americano chiamato Peter Silverman si recò in visita da un suo amico svizzero che aveva appena comprato il dipinto in questione (di un autore anonimo) per una cifra del tutto modesta. Una volta giunto a casa del suo amico Silverman capì che l’opera non poteva essere stata creata da mani anonime e dopo alcune ricerche attribuì il disegno a Leonardo.

Secondo il dealer le quotazioni dell’opera si aggirerebbero attorno ai 154 milioni di dollari ed il personaggio raffigurato altri non sarebbe che Bianca Sforza, figlia del duca di Milano. Tempo dopo ci si rese conto che la storia di Silverman presentava alcune incongruenze e venne a galla la verità. Il dealer aveva infatti comprato di persona l’opera (non esisteva nessun amico svizzero) da Christie’s per 21.850 dollari.

La Robba di Laboratorio Saccardi

La Z2O Galleria di Roma inaugura il 13 maggio (sarà visibile fino al 30 giugno) la mostra La Robba, personale di Laboratorio Saccardi. Gli artisti del collettivo siciliano, per la loro prima esposizione a Roma, hanno istoriato un carretto siciliano in legno, dipingendo i fatti di mafia più eclatanti della recente storia siciliana, i misteri insoluti della storia politica del nostro Paese.

Simbolo della Sicilia, per tradizione il carretto è decorato con rappresentazioni mitologiche delle gesta dei condottieri appartenenti alla tradizione cavalleresca “dei Paladini di Francia”, arricchito da arabeschi e fregi geometrici di ogni specie. Le raffigurazioni, un tempo, avevano anche la funzione di sintetizzare vicende e storie di cronaca per coloro che non sapevano né leggere, né scrivere. La riscrittura dell’apparato iconografico del carretto condotta da Laboratorio Saccardi racconta la cruda attualità delle stragi di mafia: Portella della ginestra, l’assassinio di Peppino Impastato, la strage di Ustica, le stragi di Capaci e di via d’Amelio. I fatti con i quali gli artisti si misurano sono il risultato di un’approfondita conoscenza dei fatti storici, e di una critica spontanea e feroce agli eventi contemporanei, da sempre alla base della ricerca artistica del gruppo.

Hermann Nitsch e Caravaggio a confronto

Hermann Nitsch e Caravaggio: il confronto – incontro fra due personalità cardine della scena artistica di tutti i tempi si celebra dal 1 maggio a Napoli, con una doppia esposizione e un calendario di appuntamenti promosso, nell’ambito del Maggio dei Monumenti, dal Museo Nitsch e dalla Fondazione Morra in collaborazione con la pinacoteca del Pio Monte della Misericordia.

Le opere del maestro contemporaneo, pioniere e protagonista dell’azionismo viennese, e quelle del rivoluzionario pittore seicentesco dialogheranno nel programma di eventi -Nitsch e Caravaggio-, un progetto di ampio respiro che punta alla commistione di linguaggi distanti nei secoli eppure in sintonia per innovazione e unicità. E che, inscritto nelle celebrazioni del quarto centenario della morte di Caravaggio, animerà la chiesa del Pio Monte della Misericordia, prezioso scrigno nel cuore antico di Napoli, nonche’ sede dal 1607 del celebre dipinto Le sette opere di misericordia eseguito da Michelangelo Merisi poco dopo il suo arrivo a Napoli fuggiasco da Roma.

il nuovo film di Werner Herzog sarà legato all’arte primitiva ed al 3D

 Werner Herzog è uno dei più grandi registi del contemporaneo, fin dagli inizi è stato un importante esponente del cosiddetto “nuovo cinema tedesco” e nel corso della sua lunga ed avventurosa carriera ha prodotto, scritto e diretto più di 50 pellicole. Alcune di esse, come ad esempio Fitzcarraldo e Cobra Verde (ambedue con l’indimenticabile despota Klaus Kinski) oltre ad essere pellicole memorabili, sono storie al limite tra finzione e documentario, vere e proprie avventure che confermano il coraggio e la determinazione di un regista che ha girovagato per tutto il mondo, molto spesso a piedi.

Oggi Mr. Herzog è un uomo maturo ma questo non gli impedisce di gettarsi in imprese sempre più rocambolesche. Questa volta il regista tedesco ha intenzione di girare un film sull’arte e più precisamente un film che parla dei primordi dell’arte. Altra nota del tutto bizzarra è che il film sarà interamente girato in 3D. La pellicola sarà ambientata all’interno di una grotta francese che contiene disegni i quali risalgono a più di 30.000 anni fa.

Alberto Di Fabio, oltre l’arcobaleno alla Galleria Pack di Milano

Alberto Di Fabio concepisce, per questa sua terza mostra personale alla Galleria Pack di Milano, un progetto che si pone in stretta relazione con lo spazio espositivo recentemente ridisegnato. In mostra dal 4 maggio all’11 settembre varie tele di grandi dimensioni appositamente realizzate sono intervallate da una serie di opere di medio formato a segnare un percorso più intimo e frammentato.

L’insieme dei lavori – caratterizzati da nuove sperimentazioni cromatiche, come l’uso di pigmenti fluorescenti, e dalla giustapposizione di riflessi brillanti e tonalità oscure – suggerisce l’idea di una visione paesaggistica totalitaria, una sorta di osservatorio che permette un’esplorazione globale del mondo: materiale e visibile (paesaggi Himalayani, geografie cosmiche) da una parte ma anche psichica e interiore (tracciati del pensiero, partiture di ritmi psichici), conducendo lo sguardo oltre, verso l’ultraterreno e l’inesplorato (sentieri luminosi interplanetari, grafismi c elesti enigmatici).

Patatine di carta, gioielli che crescono e carote-sigarette: ecco il nuovo design

 A noi piace il design, sopratutto quello più visionario ed irriverente poichè ci aiuta a guardare agli oggetti del nostro quotidiano mediante un’ottica totalmente diversa, confondendo le nostre percezioni ed emozioni. Proprio ieri abbiamo avuto modo di ammirare il talento di Alejandro Aravena e la sua sedia Chairless, presentata al Salone del Mobile di Milano edizione 2010. Oggi vi presentiamo un’altra simpatica proposta di design, sempre presente al salone ma che con i mobili non ha niente a che vedere. Parliamo infatti di cibo e più precisamente delle patatine in busta.

Tutti amano le chips ma sappiamo benissimo che in quanto a grassi e colesterolo le simpatiche sfogliatine croccanti non scherzano. Ecco quindi che il simpatico designer islandese/italiano Hafsteinn Juliusson ha presentato un nuovo tipo di patatine fritte, coloratissime e ben fasciate da una confezione up to date. Le patatine di Juliusson si chiamano Slim Chips e possono essere mangiate tutti i giorni perchè hanno zero calorie e non hanno grassi. Incredibile direte voi ma la cosa ancor più strana è che in realtà non si tratta di patatine ma di carta commestibile aromatizzata. “invece di ingrassare ora potrete mangiare carta in vari gusti” afferma il designer e c’è da dire che per ora noi preferiamo le patate.

Paul Gauguin era un gran bugiardo, lo dice il Tate

La Tate Modern di Londra ha già preso appuntamento in anticipo per il prossimo autunno, si tratta della mostra Maker of Myth, evento dedicato al grande genio di Paul Gauguin (e curato da due donne Belinda Thomson e Christine Riding) che si aprirà il prossimo 30 settembre e si concluderà il 16 gennaio 2011. Alla mostra saranno presenti oltre 100 opere tra cui svettano I sensuali ed affascinanti dipinti di Tahiti. I curatori della mostra hanno già dichiarato che nel corso dell’evento sarà possibile scoprire dei lati di Gauguin che non conoscevamo.

Il maestro, sempre secondo i curatori, fu un grande manipolatore della verità, un astuto inventore di architetture sbalorditive oltre che un astuto manager di se stesso proprio come noti nomi della scena dell’arte contemporanea come Jeff koons o Damien Hirst. Ad esempio la frutta che compare nei suoi dipinti è un prodotto della sua immaginazione. Nel dipinto Hin Parahi te Marae (1892) Gauguin rimette in scena un rituale cannibale “Gauguin ha re-inventato la scena puntando sui pregiudizi dei suoi spettatori, il cannibalismo appartiene ad un passato molto remoto di Traiti, largamente antecedente all’epoca del pittore” ha dichiarato Thomson.

L’arte contemporanea è…un libro per ragazzi

 Il Moca Museum of Contemporary Art di Los Angeles, dopo l’iniezione di fondi operata da Eli Broad ha deciso di prepararsi ad un nuovo corso che in sostanza è già iniziato con la nomina di Jeffrey Deitch. I segni del rinnovamento sono però ben evidenti visto che l’istituzione museale ha già in programma numerose attività ed iniziative. Una di queste è una nuova pubblicazione sull’arte contemporanea annunciata pochi giorni fa che prende il titolo di Breaking the Rules: What is Contemporary Art? (letteralmente: Rompendo le regole: cos’è l’arte contemporanea?).

Si tratta di un libro per bambini di 64 pagine scritto da Susan Rubin. La pubblicazione è mirata a rendere accessibile la collezione permanente del museo anche ad un pubblico di giovani tra gli 8 ed i 12 anni.

Distributors, la video arte alla portata di tutti

Abbiamo visto, in occasione della mostra al Moma di Marina Abramovic The Artist is Present, come la Re-performance (ossia la rimessa in scena di performance del passato) possa  rappresentare un valido supporto per ammirare e studiare opere già storicizzate. Ovviamente per quanto riguarda pittura, scultura ed installazione abbiamo ed avremo sempre una presenza fisica innanzi ai nostri occhi mentre per ciò che concerne Land-art ed installazioni effimere gli unici documenti a nostra disposizione sono fotografie, video e progetti.

Per quanto riguarda la video arte ,escludendo da questo discorso la video installazione, le cose sono ancor più semplici. Oltre alla proiezione di un’opera storica in luoghi istituzionali o in retrospettive organizzate da musei e gallerie è infatti possibile ammirare la stessa in altri modi decisamente alternativi anche restando comodamente seduti nel salotto di casa. Da diversi anni esistono i distributors, compagnie che editano e rivendono interessanti collezioni di opere dei più influenti maestri della video arte internazionale.

Alejandro Aravena inventa la sedia…senza sedia

 Si è chiuso ieri il Salone Internazionale del Mobile di Milano edizione 2010, uno dei più importanti eventi nel calendario del design che ha fatto registrare centinaia di migliaia di visiti da ogni parte del mondo, sfidando persino gli eventi naturali ossia la nube di ceneri che in questi giorni ha bloccato i cieli d’Europa. Tra le tante proposte vorremmo soffermarci su una sedia, certo molti di voi penseranno abbiamo ancora bisogno di una nuovo sedia di design  dopo la Superleggera di Gio Ponti del 1955, la Air Chair di Jasper Morrison del 1999, la Rover Chair di Ron Arad del 1981 o le tante sedute disegnate da Le Courbusier?

la risposta per noi è ovviamente si, del resto dopo secoli di pittura e di scultura c’ è ancora molto altro da dire e questo vale anche per il design delle sedie. Detto questo vorremmo soffermarci su di un tipo molto particolare di sedia. Si tratta di una creazione dell’architetto cileno Alejandro Aravena creata per la celebre azienda di design di complementi d’arredo Vitra. Tale sedia prende il nome di Chairless (letteralmente senza sedia) e già il nome dice tutto.