Education Lab al DOCVA di Milano

Education Lab è un’occasione per promuovere e valorizzare la rete dell’educazione attraverso l’arte contemporanea, composta dai dipartimenti didattici dei maggiori musei italiani per l’arte contemporanea, dal mondo scuola ma anche da operatori, artisti e studenti. Dopo il successo della prima edizione, quest’anno l’iniziativa si concentra sull’insegnamento dell’arte nelle scuole secondarie superiori, e sul fondamentale dialogo tra le istituzioni per l’arte contemporanea e il mondo scuola.

Il programma alla Fabbrica del Vapore si articola in due giornate:

giovedì 29 marzo | ore 10.00 – 18.00
sessione per le scuole secondarie superiori
a cura di ANISA per l’educazione all’arte e CRAC liceo artistico statale Munari, Cremona  Laboratori e percorsi formativi realizzati dagli studenti dei licei artistici statali: Boccioni, Milano; Brera, Milano; Caravaggio, Milano; Munari, Cremona.

Il fundraising non esiste

Il fundraising è la soluzione a tutti i tuoi problemi, il fundraising ti salverà. Esistono scuole, festival, corsi e master per il fundraising, esistono esperti, agenzie  e quanto altro. Tutti ti ripetono le stesse cantilene:“Attuare tutte le strategie utili per incontrare le esigenze dello sponsor”, “mirare al cuore del brand con il matching, un nuovo metodo per fare networking”, “liberate le vostre energie e adottate tutti gli strumenti a vostra disposizione”.  

Ma il fundraising in realtà è un meccanismo ben più semplice di questi automatismi lessicali. Un soggetto chiede soldi per un dato progetto e lo sponsor sborsa i quattrini. Facile no? Mica tanto, anche perché se ognuno di noi bussasse alla porta di una grande azienda e chiedesse i soldi per un suo grande progetto la povera azienda fallirebbe nel giro di pochi giorni.

QR code, il nuovo trend dell’arte

Avete presente i QR codes? Stiamo parlando di quegli strambi quadrati pixelosi nerie e bianche, che negli ultimi tempi sono comparsi su molti prodotti di consumo al posto del caro e vecchio codice a barre. I QR codes sono stati sviluppati nel lontano 1994 dalla compagnia giapponese Denso Wave con l’obiettivo di tracciare i ricambi automobilistici nelle fabbriche della Toyota.  Il QR code si è poi largamente diffuso anche in altri settori merceologici grazie alla sua capacità di immagazzinare molte più informazioni del suo “cugino” codice a Barre.

Oggi i QR codes sono il trend del momento e possono essere letti anche dai comuni telefoni cellulari o smartphones che dir si voglia. Questa “multimedialità” ed “interattività” ha finito con lo stuzzicare le fantasie dei protagonisti dell’arte contemporanea.

Le previsioni strampalate dell’arte contemporanea

 

Si possono fare previsioni per il futuro andamento del mercato dell’arte contemporanea? Certo, ma tenete bene a mente che quanto predetto difficilmente si avvera. Possiamo comunque divertirci ad ascoltare cosa dicono alcuni  eminenti “luminari” del mercato intervistati da Artinfo.

Per Roman Kraeussl (docente di finanza e redattore della rubrica Databank su Art+Auction) ad esempio ci dice che il mercato dell’arte andrà fortissimo in Cina nei prossimi anni. Peccato che nel 2008 aveva predetto lo stesso per l’India ma tutto questo boom non c’è stato.

WILL BENEDICT – Bonjour Tourist

La galleria Giò Marconi di Milano inaugura il 13 aprile la prima personale di Will Benedict (1978, vive e lavora a Vienna) negli spazi di Via Tadino 15. Nel 2008 Will Benedict inizia la serie “Post Card”: imitando su foamcore – uno strato di poliuretano espanso racchiuso da 2 fogli di cartone bianco – il retro di una cartolina vuota, Will lavora sul tema della comunicazione e del ruolo della pittura nella contemporaneità.

La linea verticale che separa lo spazio dell’indirizzo da quello del testo e il piccolo dipinto nell’angolo solitamente destinato al francobollo si prestano a questo gioco: spesso le sue “cartoline” non hanno un destinatario, o in alcuni casi si limitano o più genericamente al classico messaggio “Vorrei fossi qui”; altre invece, come quella per Silvio Berlusconi (2011), contengono una nota scritta a mano, poco leggibile, che recita “Buona fortuna con l’indigestione”.

Kees Goudzwaard – Setting for White

Lunedì 26 marzo la galleria Cardi Black Box a Milano presenta Setting for White, prima personale in Italia dell’artista olandese di fama internazionale Kees Goudzwaard (Utrecht, Netherlands, 1958), a cura di Art At Work. Il lavoro di Kees Goudzwaard è facilmente riconoscibile e la volontaria ripetizione strutturale nelle sue composizioni, caratterizzate da forme piane di colori tenute insieme attraverso nastro adesivo di carta, diventa un modo di incrementare la sensibilità dello spettatore verso leggere variazioni nella superficie, nei bordi, nei contorni e anche nelle dimensioni. Al limite tra astrazione e rappresentazione, i suoi lavori possono essere letti sia come quadri astratti composti da grandi campiture di colore che come nature morte composte di carta e nastro adesivo.

Le sue composizioni grandi e piccole dimostrano, come la complessità pittorica possa essere raggiunta anche attraverso un vocabolario estremamente ristretto. Infatti la profonda tridimensionalità e il realismo di questi lavori, la loro capacità di ingannare lo spettatore attraverso l’uso di diversi piani, trasformano le singole tele in dei paesaggi prospettici. Il segno del nastro adesivo sulla tela ha una doppia funzione: da un lato infonde un senso di equilibrio e di realtà alla composizione, dall’altro creando differenti griglie e spazi si sostituisce alla linea. In questo modo lo stesso nastro adesivo diventa l’elemento che contiene, traccia, seleziona e porta il segno della mano dell’artista e della sua decisione.

Cucinare con l’arte contemporanea ed altre stramberie della critica

L’arte è un oggetto volante non identificato all’interno dei nostri quotidiani d’informazione e per il settore del contemporaneo le cose vanno ancora peggio. La presenza di articoli riguardante l’arte contemporanea equivale a trovar acqua nel deserto e quando questa è presente c’è anche il rischio che sia imbevibile. Disinformazione, approssimazione e inutile ironia, il tutto condito con una bella dose di populismo, che non guasta mai .

Queste sono le caratteristiche salienti che possono essere riscontrate in un  articolo-tipo di arte contemporanea destinato a comparire sulle pagine del quotidiano di turno. La colpa di tutto ciò, direte voi, potrebbe risiedere nel fatto che molto spesso a scriver di arte contemporanea non sono veri e propri “esperti” del settore, ma dei semplici parvenu, dei pubblicisti che non hanno trovato qualcosa di meglio da fare per sbarcare il lunario. 

Giacomo Costa alla Guidi&Schoen di Genova

Guidi&Schoen Arte Contemporanea è lieta di presentare Landscapes (dal 23 marzo al 21 aprile 2012), l’ultima serie di lavori dell’artista fiorentino Giacomo Costa.  Il nuovo ciclo di opere rappresenta un ulteriore capitolo della ricerca che sin dagli esordi ha caratterizzato la poetica di Costa. Al centro di tutto il rapporto tra l’uomo, nel suo agire, e la natura.  Il termine inglese “landscape” traduce quella componente dell’ambiente che in italiano chiamiamo “paesaggio”.

Nel testo della “Convenzione europea del paesaggio” (Firenze, 2000) esso viene definito come una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni, inoltre, viene concepito come una componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità.

“Cara” fiera, quanto mi costi?

Ma le fiere d’arte contemporanea sono davvero cosi importanti e vantaggiose per le gallerie che vi prendono parte? Difficile a dirsi, eppure se giriamo questa domanda ad un dealer qualsiasi, la risposta che potremmo sentire è la seguente: “Le fiere sono importanti per la visibilità di una galleria, si creano contatti. E poi tutti gli altri ci vanno, quindi devo per forza di cose andarci anche io”. Più che dettata da un reale guadagno, la presenza in fiera deve sottostare alla regola assai bizzarra dell’esserci per esserci.

Che importa se il vostro stand vi costerà un occhio della testa, se i trasporti delle opere saranno dispendiosi e pericolosi per le stesse, se le cene con i collezionisti e l’alloggio vi prosciugheranno il portafoglio, alla fine potete sempre vendere un’opera e rientrarci. Il problema sta però nel venderla questa benedetta opera, visto che negli ultimi tempi è divenuto un accadimento sempre più raro.  La Vip art fair, fiera d’arte contemporanea sviluppata esclusivamente su piattaforma internet, è stata da più parti definita come un sonoro fiasco e le altre fiere sono circondate da pareri discordanti.

Tutti i links dell’arte contemporanea

Se siete capitati su questo sito, allora vuol dire che siete amanti della creatività. Ecco quindi che siamo qui a fornirvi una nutrita lista di links che vi terranno costantemente informati sui vostri interessi artistici.  Moda, architettura, gallerie e websites di artisti. Tutto fa brodo quando si tratta di solleticare una vasta curiosità.

Papà, mi regali una residenza?

Le residenze d’artista sono il “caso” del millennio. Sono cool, sono altamente formative, tutti ne vorrebbero una e tutti, una volta tornati da una residenza, sono pronti a giurare di aver vissuto un’esperienza irripetibile. La residenza all’estero per i giovani artisti funziona un poco come il tanto famigerato progetto Erasmus, vale a dire il periodo di studio all’estero legalmente riconosciuto dalla propria università, concesso ad ogni studente universitario europeo.

Durante tutto il periodo della sua residenza (che solitamente ha una durata variabile da qualche settimana a cinque mesi ed oltre), l’artista riceve un alloggio, uno studio ed un regolare stipendio. Ovviamente il nostro caro amico artista dovrà impegnarsi per tutta la durata della residenza ed alla fine sarà (solitamente) chiamato a produrre un’opera. Le suddette facilitazioni sono però soggette a molte variazioni.

Video arte? Bella, ma il museo non ha i proiettori

La video arte è bella, la video arte piace a tutti e tutti vorrebbero averla all’interno di una grande manifestazione. Cosa sia in realtà questa video arte non lo sa nessuno, nessuno sa dove trovino dimora i limiti e le possibilità di questa meravigliosa tecnica ma vuoi mettere ad aver un bel video o magari tre all’interno della tua mostra museale.

Qui però arrivano i dolori, come vogliamo proiettarli questi video? Con un bel proiettore direte voi. Bene, la maggior parte dei musi italiani non dispone di strumentazioni tecniche adatte per la video proiezione “a regola d’arte” delle opere presentate e qualora disponesse di tali. Un proiettore con ANSI Lumen degno di questo nome con decentramento ottico motorizzato ed altre caratteristiche tecniche professionali costa uno sproposito, a questo si dovrebbe aggiungere il costo di lettori per la riproduzione ed apparecchi per il suono.

Ritorno al futuro al Castello di Rivoli

Dal 16 al 18 marzo si terrà al Castello di Rivoli un tavolo di lavoro che proverà a fare il punto sullo stato delle arti a Torino, con una ricognizione storica interdisciplinare che parte dagli anni Ottanta. Si ripercorre il passato per parlare dell’oggi e immaginare il futuro. Una memoria necessaria per ritrovare e capire l’identità della scena artistica torinese e le sue ipotesi strategiche per il futuro. Per essere di nuovo una massa critica consapevole.

“Ritorno al futuro” è un tavolo con molti relatori, che non vuole essere esaustivo, che dichiara già la sua natura limitata, i suoi buchi. Ma è anche un work in progress partecipato da tutti coloro che vorranno venire a condividere il confronto, per primi gli artisti, a portare il loro importante frammento personale di sguardo, esperienza, riflessione. Un lavoro che si dovrà fare tutti insieme, in cui nessuno è escluso. Ma anzi, invitato.

Hernan Bas e il fagottone Louis Vuitton

Avete presente il classico fagotto? Stiamo parlando di quel bagaglio di fortuna formato da un tovaglione ed un bastone, comunemente usato da girovaghi e pellegrini. Ebbene, sappiate che ne esiste uno con il classico monogramma di Louis Vuitton. Strano a dirsi ma l’idea è venuta a Hernan Bas, scoppiettante artista di stanza a Detroit.

Il fagottone griffato Vuitton è infatti parte integrante dell’installazione intitolata A Traveler, in visione fino al prossimo novembre alla location Vuitton situata all’Aventura Mall di Miami.