Frank Gehry troppo costoso ed il museo lo scarica

Il Museo della Tolleranza che dovrebbe sorgere in quel Gerusalemme è stato pianificato ormai da alcuni anni ma in questi giorni la sua realizzazione si è fatta più concreta. Il Simon Wiesenthal Center ha infatti svelato il progetto architettonico per la nuova struttura ed il tutto sarà ultimato in circa quattro anni. Il museo si svilupperà su sei livelli con centinaia di metri quadri di spazio espositivo.Fin qui tutto normale direte voi, un altro prestigioso museo si aggiunge alla ricca lista delle proposte culturali internazionali.

Ed invece il Museum of Tolerance è stato teatro di un’oscura vicenda a cui ha partecipato il celebre designer Frank Gehry. L’archistar era stato scelto per realizzare il museo e tutto sembrava andare per il meglio, al momento della presentazione del conto di 250 milioni di dollari però il Simon Wiesenthal Center ha fatto un repentino dietro front, ripiegando sugli architetti israeliani Chyutin Architects, i quali hanno fatto un’offerta ben più bassa, 100 milioni di dollari tutto compreso.

Gregory Crewdson porta Cinecittà a New York

Roma è ormai sulla giusta strada per diventare una protagonista del contemporaneo, ne danno prova i successi di pubblico del Macro con la nuova ala di Via Reggio Emilia e quelli della fiera d’arte alla Pelanda ed ancora il boom di presenze del novello Maxxi (non ultimo quello registrato nel corso dell’apertura gratuita per Giornate Europee del Patrimonio sabato 25 e domenica 26 Settembre 2010).

Questa volta è però un grande artista del contemporaneo ad utilizzare la Città Eterna come set ideale di un nuovo ciclo di opere. Stiamo parlando del grande Gregory Crewdson che in questi giorni (fino al 30 ottobre) è ospitato dalla prestigiosa Gagosian Gallery di New York ed a esser precisi, nella sede di Madison Avenue. In un denso bianco e nero che avvolge ogni immagine come una nube dove si materializzano presenze architettoniche desolate, l’artista propone la visione di una Roma fittizia, di una città deserta, animata dal sogno del cinema.

Ruza Gagulic – The Beholder

La galleria Dora Diamanti arte contemporanea di Roma inaugura l’8 ottobre 2010 dalle ore 19:00 la mostra The Beholder, personale di Ruza Gagulic a cura di Micol Di Veroli. L’artista croata torna nuovamente ad invadere gli spazi espositivi con le sue evanescenti e meravigliose rappresentazioni che riescono a documentare veloci attimi di esperienza umana da un punto d’osservazione privilegiato, mutato in visione universale dalla pratica pittorica.

Per il suo secondo evento in galleria, l’artista ha scelto di creare un corpus inedito di opere caratterizzato da una ricerca ancor più sperimentale che si apre all’installazione a grandezza naturale senza tradire lo spirito delle precedenti creazioni. In questo nuovo ciclo le figure umane si stagliano candide su di una grande superficie di plexiglas che inondata dalla luce rilascia una densa nube di ombre e delinea l’essenza di fisicità eteree alla ricerca di un’identità e di una direzione da seguire all’interno di uno spazio. In tutte le composizioni appare l’intenzione limpida e decisa di creare una sovrapposizione di forme e di pensiero, come a voler ribadire la doppia natura dell’uomo e ad oggettivare il suo ruolo all’interno della società.

Nicola Villa – Urbano/Mediterraneo. Storie e volti da una città di mare

La Galleria Mimmo Scognamiglio di Napoli inaugura venerdì 1 ottobre 2010 alle ore 19.00 la mostra personale di Nicola Villa: Urbano/Mediterraneo. Storie e volti da una città di mare. La mostra è a cura di Pietro Montone.

Urbano/Mediterraneo è il concetto attorno al quale si concreta detto progetto specifico di Nicola Villa, sviluppato ad hoc, per le sale della Galleria Mimmo Scognamiglio di Napoli. Il lavoro origina dall’ipotesi stimolante di raccontare questa nostra realtà in continua trasformazione, cogliendone attimi semplici. In mostra saranno presenti opere di piccole e grandi dimensioni che illustrano altresì il suo modus operandi. Strumento del suo intervento è un’inedita installazione che si dipana tra gli spazi della galleria.

Roberto Coda Zabetta – Il Bianco nero

Guidi&Schoen Arte Contemporanea inaugura il 30 settembre l’esposizione personale dell’artista milanese Roberto Coda Zabetta. Nella nuova serie di lavori dedicata agli Albini africani, presentata per la prima volta in occasione della nuova edizione di Start, la pittura diventa monocroma.Bianco su bianco. L’azzeramento totale allude all’annullamento dell’identità dei soggetti protagonisti delle opere, vittime che si trovano a vivere ridicolizzati, discriminati, picchiati, perfino uccisi.

Molti africani, ricorda la Bbc, ammettono di sputare per terra al loro passaggio per scacciare il malocchio; vengono prelevati campioni dei loro corpi e le donne con la carnagione chiara vengono violentate perché è diffusa la credenza che possano guarire dall’ Aids. L’ignoranza purtroppo è il peggior nemico e la società non sembra interessata a sconfiggere i pregiudizi. I cinque grandi lavori che compongono la mostra, attraverso la forza della pittura, svelano ai visitatori la sofferenza nascosta dietro la condizione del “diverso”. Ricordando l’aforisma di Lichtenberg: ”La più divertente superficie del mondo è per noi quella della faccia degli uomini”, i volti sono il centro focale della pittura di Roberto Coda Zabetta.

Maxi rissa al vernissage in Turchia

Se state leggendo questo blog siete sicuramente amanti dell’arte contemporanea ed in quanto tali sarete anche voi, come la scrivente, dei presenzialisti del vernissage. Ebbene, ogni buon opening che si rispetti è sempre accompagnato da litri e litri di buon vino, che puntualmente intrattiene gli astanti più o meno interessati alla mostra in corso. Alle volte rimane difficile pensare ad un vernissage in galleria o al museo senza vino e stuzzichini ma questa sfiziosa abitudine non è sempre salutare e non stiamo parlando di ubriachezza molesta o di danni al fegato.

In Turchia ad esempio se vi trovate a sorseggiare un bel bicchiere di vino o a tracannare una lattina di birra fuori da una galleria nel bel mezzo di un vernissage potreste essere picchiati da una folla inferocita. L’assurda vicenda è realmente successa la scorsa notte ad Istanbul dove circa 30 persone con bastoni ed altri tipi di armi hanno preso d’assalto un gruppo di persone che erano tranquillamente assiepate al di fuori di due distinte gallerie nel distretto di Beyoglu, celebre centro culturale cittadino nonchè teatro della movida notturna locale.

Robert Barta – Why ants can’t dance

Furini Arte Contemporanea di Roma inaugura la nuova stagione 2010-2011 con il solo-show di Robert Barta (Praga -1975, vive e lavora a Berlino), un progetto in cui la riflessione sulla forma dirige verso l’analisi di argomenti complessi, attraverso una dimensione narrativa basata principalmente sull’idea e l’invenzione. Si tratta di un lavoro concettuale in cui la sinergia fra le parti produce risultati diversi da quelli prodotti dalle parti singole. Per Robert Barta l’idea è più importante dell’oggetto in sé, perché questa si insinua e prende forma nella sua mente, fino a produrre effetti in chi la recepisce una volta realizzata.

In mostra da Furini Arte Contemporanea un cactus fa inaspettatamente l’hula hoop con grande naturalezza e una candela sta accesa per ore e giorni, ma il tempo sembra non passare perché questa non si consuma mai, lasciando lo spettatore incredulo e confuso. L’obiettivo è di coinvolgere e sollecitare lo spettatore a farsi domande su ciò che conosciamo e diamo per scontato, sottolineando la differenza fra l’aspettativa e la percezione reale delle cose. Per questo ciò che è apparentemente ovvio e facilmente percettibile si trasforma in qualcosa di irritante, inaspettato e assurdo, producendo nell’osservatore un senso di disorientamento tale da mettere in discussione la certezza e insinuare il dubbio.

Gagosian New York espone i veicoli di Marc Newson

La Gagosian Gallery di New York ha inaugurato lo scorso 14 settembre (in visione fino al 16 ottobre) una mostra del tutto inconsueta che non ospita i consueti capolavori d’arte contemporanea bensì mezzi di trasporto. Si tratta di Transport, evento dedicato al genio creativo di Marc Newson e nello specifico ai suoi più seminali progetti nel campo dei trasporti realizzati a partire dal 1999. Tra i pezzi più interessanti vanno sicuramente citati Aquariva ed Aquarama due incredibili capolavori di design nautico, creati per Riva, il noto brand italiano che da decenni produce motoscafi famosi in tutto il mondo.

C’è da dire che mentre nelle altre mostre vengono messi in vendita oggetti d’arte che vengono acquistati per collezionismo o per mere funzioni estetiche quando non puramente arredative, all’interno di Transport sono presenti capolavori che hanno una funzione specifica, da biciclette pronte per pedalare a macchine che possono essere liberamente guidate.

La macabra mostra Bodies viene dichiarata illegale in Francia


Ve la ricordate la famigerata mostra Bodies? Beh per tutti quelli che non sanno di cosa stiamo parlando vi informiamo che Bodies è quel chiacchieratissimo evento dove vengono esposti cadaveri umani perfettamente conservati tramite un procedimento inventato dal discusso anatomista tedesco Gunter Von Hagens. I corpi plastificati sono esposti in bella vista ed è possibile osservare con estrema precisione gli organi interni, i tendini, i muscoli ed altre simpatiche cosine di cui il buon dio ci ha equipaggiato.

Va detto che spesso e volentieri l’opinione pubblica e la stampa si sono scagliati contro Bodies, non solo per la sua efferata natura estetica (che da un certo punto di vista è oltremodo istruttiva) ma soprattutto per il fatto che i corpi in mostra dovrebbero appartenere a persone di nazionalità cinese e stando alle voci sono stati illegalmente importati negli anni ’70. Ebbene in questi giorni la mostra è stata dichiarata illegale dal governo francese che si è appellato all’articolo 16 del codice civile nazionale il quale recita: “Il rispetto del corpo umano non termina con la morte e le spoglie del deceduto devono essere trattate con rispetto, dignità e decenza”.

Quel critico è un pagato, quell’artista è raccomandato


I meccanismi nascosti all’interno del sistema dell’arte contemporanea sono vari e spesso poco comprensibili. Quello che però salta all’occhio è un certo comportamento diffuso da parte di pubblico ed addetti al settore che molto spesso si bassa sullo screditamento del lavoro altrui o comunque su di un negativismo imperante. Noi di Globartmag abbiamo raccolto una serie di frasi che avrete sicuramente udito almeno una volta se siete avvezzi all’arte contemporanea ed alla sua scena. Eccovi quindi uno stream of consciousness da far invidia pure al povero Joyce:

Quel critico è un pagato, quell’artista è raccomandato, il direttore di quel museo è un incompetente, i concorsi d’arte sono truccati e la giuria vota solo gli artisti che conosce quindi butterete i vostri soldi se deciderete di partecipare, quell’artista italiano che ha fatto una mostra all’estero non vale nulla, la biennale fa schifo, alla fiera non si è venduto nulla, gli artisti italiani copiano da quelli stranieri, la pittura è morta, i pittori adesso fanno i video artisti, i video artisti adesso fanno i pittori, ho iscritto la mia galleria ad una fiera e mi hanno fatto pagare una cauzione poi non mi hanno selezionato e si sono tenuti i soldi,

Lara Favaretto alla Galleria Franco Noero di Torino

Painlessly Consumed e’ il nuovo progetto di Lara Favaretto in occasione della sua terza personale alla Galleria Franco Noero di Torino (dal 23/9/10 al 30/10/10) , che si ispira all’ampio archivio di immagini raccolte nel tempo dall’artista, e in particolare ad appunti di viaggio e fotografie scattate in India alle impalcature in legno usate per la costruzione degli edifici. L’aspetto precario e vulnerabile di queste strutture e l’apparente casualità nella loro costruzione, contrapposte alla loro precisa funzione di sostegno, sono le caratteristiche che attraggono l’artista e che le permettono di indagare la molteplicità di visioni nell’esperienza estetica, di introdurre un dubbio o un momentaneo inganno tra cio’ che sembra e cio’ che e’.

Nei cinque piani della galleria e’ installata una nuova serie di opere realizzate con tubi Innocenti di recupero: vere e proprie impalcature assumono una funzione diversa da quella originaria e suggeriscono una dilatazione tridimensionale all’interno dell’edificio, apparendo come ipotetici puntelli di una sua immaginaria precarietà. Come segni essenziali le impalcature definiscono nuove volumetrie, inquadrando letteralmente porzioni dello spazio. Alcuni elementi delle strutture in ferro vengono in parte coperti, sostituiti, riempiti da fili di lana. Il loro colore puro corrisponde all’essenzialità del sistema di tubi e giunti, come una scomposizione spaziale di una policromia pittorica.

E’ tempo di fotografia, contemporaneamente al FotoGrafia Festival di Roma si apre Il Turin Photo Festival

Il Turin Photo Festival che avrà luogo dall’1 al 9 ottobre s’interrogherà sul tema de L’INVISIBILITÀ DELL’EVIDENZA sottolineando così, per il terzo anno consecutivo, l’importanza di soffermarsi a riflettere sulle piccole e grandi realtà che troppo spesso sfuggono alla nostra vista, ma non all’occhio attento dei fotografi.

Il Festival vuole essere un contenitore multidisciplinare che ruota intorno all’immagine digitale all’interno del quale anche giovani emergenti possono trovare spazio per comunicare il proprio lavoro con l’immagine attraverso esposizioni, incontri, workshop, conferenze, presentazioni, feste, libri, letture portfolio.

Valerio Berruti alla Fondazione Stelline di Milano

Dal 22 settembre al 31 ottobre 2010, alla Fondazione Stelline di Milano si terrà la personale di Valerio Berruti (Alba, 1977), dal titolo Una sola moltitudine. La mostra, curata da Olga Gambari, presenterà per la prima volta, in modo organico, la produzione plastica di Valerio Berruti, poco conosciuta e per lo più inedita, affiancata da installazioni in esterno, video – tra cui La figlia di Isacco, presentato all’ultima Biennale di Venezia – disegni e bozzetti che, presentando il segno più caratteristico dell’artista, contribuiranno a costruire un discorso integrale ed armonico su tutto il corpus del suo lavoro.

Il percorso espositivo proporrà circa 20 lavori e coinvolgerà, oltre alla Sala del Collezionista, anche gli ambienti esterni della Fondazione, Chiostro della Magnolia e Orti di Leonardo. Come scrive la curatrice nel suo testo in catalogo, “Il segno di Valerio Berruti è un racconto contemporaneo che nasce come evoluzione continua con la tradizione classica. La sua pittura, nel cui dna si mescolano la storia dell’arte pittorica e della scultura, è una dimensione che slabbra costantemente verso gli altri linguaggi artistici, guardando al passato come radici e al futuro come un laboratorio di possibilità sempre aperto. I suoi volti, i suoi corpi sono metafora di un’umanità in continuo divenire, in cui l’identità singola si fonde con il corso esistenziale e storico collettivo. Da qui il titolo “Una sola moltitudine”, un d’apres da una raccolta postuma di scritti dello scrittore portoghese Fernando Pessoa.

Chiara Dynys – Save Me

Chiara Dynys. Save Me è il titolo della nuova mostra dell’artista milanese che si tiene al CIAC, Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno dal 19 settembre 2010, a cura di Italo Tomassoni. Il museo, nato nel cuore della città umbra da meno di un anno grazie alla volontà della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, del Comune di Foligno e della Cassa di Risparmio di Foligno, opera con grande impegno nel campo dell’arte contemporanea e contribuisce con la sua attività al rilancio di Foligno quale centro di cultura attiva.

L’evento espositivo è incentrato su un tema oggi ancora più attuale e complesso: il depauperamento dell’ambiente e l’esigenza dell’Uomo di recuperarlo attraverso un grande cambiamento, anche individuale, per salvare il pianeta Terra che è sempre più minacciato. Uno dei sentieri da seguire è quello del risparmio globale nell’uso delle risorse ambientali, il cui sfruttamento comporta danni sia all’uomo che alla natura.