The Vogels, l’amore per il collezionismo

 La storia di Herbert e Dorothy Vogel è troppo bella per essere vera, talmente perfetta e romanzata che Megumi Sasaki ne ha tratto un curioso e non  proprio eccelso film documentario uscito nelle sale americane quest’anno dal titolo Herb and Dorothy.

La storia di Herbert e Dorothy Vogel tuttavia è del tutto reale e molto più affascinante di un milione di romanzi o films. Agli inizi degli anni ’60 i coniugi Vogel rispettivamente impiegato delle poste e bibliotecaria ben lungi dall’essere benestanti, si sono messi in testa di collezionare opere, spinti da un comune quanto appassionato amore per l’arte contemporanea. Un atto del collezionare nato dalla sola curiosità senza l’aiuto di critici, galleristi o art advisors e fondato principalmente sull’intuito.

Christo e Jeanne-Claude. Opere nella Collezione Würth

Con oltre 100 opere, la Collezione Würth possiede una delle maggiori raccolte al mondo di oggetti, disegni e collage di Christo e Jeanne-Claude; la mostra “Christo e Jeanne-Claude. Opere nella Collezione Würth” sarà esposta a Roma all’Art Forum Wurth di Capena dal 21 gennaio al 21 aprile 2012.

La mostra realizzata dall’Art Forum proporrà un excursus inedito attraverso le tappe più significative della produzione creativa di Christo e Jeanne-Claude. Originario della Bulgaria, Christo (Javacheff, nato nel 1935) si stabilì nel 1958 a Parigi, dove dal 1960 lavorò nell’ambiente del Nouveau Réalisme e incontrò quella che sarebbe divenuta sua moglie, Jeanne-Claude (1935-2009), con la quale avviò un ininterrotto sodalizio artistico operando dal 1964 negli Stati Uniti e in altri paesi.

Dopo molti problemi Over The River si farà

Torniamo nuovamente a parlare di Over The River, maestoso progetto che Christo aveva iniziato a progettare circa 18 anni or sono assieme alla sua amata Jeanne-Claude. L’impacchettamento del fiume Arkansas in Colorado, che prevede la sospensione di pannelli di tela traslucida ad alcuni metri dal duo letto è stato fissato per il 2014 ma fino ad oggi diversi problemi hanno rallentato il suo naturale sviluppo.

Molte associazioni di ambientalisti, tra cui la ROAR (rags over the Arkansas river), si sono fermamente opposte al progetto. Secondo alcuni l’installazione dell’opera potrebbe causare un sovraccarico della Route 50, una strada relativamente stretta, con possibili incidenti automobilistici. Poi ci sono poi i danni alla vegetazione, alla qualità dell’aria e dell’acqua e quelli alla salute pubblica. Di tutte queste problematiche si è occupato il Bureau of Land Management del Colorado che ha iniziato un’attenta valutazione sui rischi ambientali e non del progetto.

Christo e Jeanne-Claude al Palazzo Reale di Palermo

Con oltre 100 opere, la Collezione Würth possiede una delle maggiori raccolte al mondo di oggetti, disegni e collage di Christo e Jeanne-Claude; la mostra al Palazzo Reale di Palermo ‘Christo e Jeanne-Claude. Opere nella Collezione Würth”, visitabile dall’8 luglio 2011 all’8 gennaio 2012, dà la possibilità di apprezzarne una selezione. La collaborazione tra ARS e Gruppo Würth, avviata con il sostegno da parte di quest’ultimo dei lavori di restauro della Cappella Palatina, si è consolidata in passato attraverso la realizzazione a Palermo di diverse mostre d’arte contemporanea con capolavori della Collezione Würth ed ora si rinnova in occasione di questo evento espositivo.

Quasi due decenni fa sono iniziati i primi contatti tra Christo e Jeanne-Claude e la Collezione Würth, un legame che si è rafforzato nel tempo grazie a numerosi incontri e un continuo interesse reciproco. Originario della Bulgaria, Christo (Javacheff, nato nel 1935) si stabilì nel 1958 a Parigi dove incontrò quella che sarebbe divenuta sua moglie, Jeanne-Claude (1935-2009), con la quale avviò un lungo sodalizio artistico, operando dal 1964 negli Stati Uniti e in altri paesi.

Christo e Jeanne-Claude, The Gates in video alle ex Murate di Firenze

Lo schermo dell’arte film festival inaugura lunedì 4 luglio 2011 alle ore 21.00 l’Estate Fiorentina con il film dedicato alla monumentale installazione realizzata da Christo e Jeanne Claude nel 2005 al Central Park di New York . E’ questo il primo dei quattro appuntamenti che si terranno ogni lunedì di luglio alle Murate con Notti di mezza estate, rassegna di film d’artista e documentari dedicati alle arti contemporanee, a cura di Leonardo Bigazzi.

Dopo il grande successo di pubblico delle ultime anteprime italiane all’Odeon Firenze e dopo aver registrato il tutto esaurito nell’estate 2010 alle Oblate, Lo schermo dell’arte Film Festival torna con la seconda edizione di Notti di mezza estate. La rassegna di film dedicati ai protagonisti delle arti contemporanee quest’anno si sposta alle Murate proseguendo così l’importante percorso di collaborazione tra Lo schermo dell’arte e il Comune di Firenze confermato con il ciclo di proiezioni “VideoLibrary”, tenutosi ad EX3 da gennaio ad aprile scorsi.

Quando l’arte contemporanea uccide

Visto che la recente installazione di Ai Weiwei in mostra alla Turbine Hall di Londra è stata praticamente chiusa al pubblico per non provocare danni alla salute, qui di seguito troverete alcuni allarmanti casi in cui l’arte contemporanea ha fatto più danni di un attacco terroristico. Dopotutto la polvere di Weiwei è nulla di fronte a questi incredibili accadimenti.

Nel 1971 la Tate Gallery ospitò la mostra Bodyspacemotionthings di Robert Morris. Le installazioni presenti all’evento formavano una sorta di parco giochi, con enormi dischi di legno dentro ai quali rotolare o scivoli ed altre strutture, la mostra fu in seguito chiusa e a causa di infortuni. Bodyspacemotionthings fu ripetuta nel 2009 sempre al Tate. Bollettino medico 23 feriti.

Nel 2007 Doris Salcedo eseguì l’installazione Shibboleth alla Turbine Hall del Tate di Londra. L’opera era in realtà una grande fessura nel pavimento di 167 metri  di lunghezza. In alcuni punti la fessura era talmente grande che un bambino poteva caderci dentro. Bollettino medico: 15 feriti nel primo mese della mostra.

A New York una mostra sulla quarantena

Martedì scorso quel frammento che è la galleria Storefront For Art & Architecture di New York non è riuscito a contenere la folla che ha invaso gli spazi in occasione del progetto collaborativo Landscapes of Quarantine ( in visione fino al prossimo 17 aprile). Anche l’aggiunta di un paio di strutture in Tyvek (intitolate irriverentemente Suck & Blow) che hanno esteso lo spazio fino a comprendere tutto il marciapiede, non è bastata a creare più spazio per gli innumerevoli curiosi presenti. L

’evento è stato organizzato da Geoff Manaugh e Nicola Twilley, rispettivamente marito e moglie oltre che coppia curatoriale. L’idea della quarantena è stata ispirata da un viaggio a Sidney dove i coniugi hanno alloggiato in un Hotel di lusso, un tempo luogo di quarantena. Landscapes of Quarantine prevede l’intervento di un mix di artisti, architetti, video game designers,scenografi teatrali ed architetti, personaggi che hanno avuto il compito di esplorare in otto settimane le implicazioni culturali di una tattica di auto-preservazione vecchia come la lebbra.

Nuovo progetto per Christo e Jeanne Claude, ma non tutti ne sono contenti

Christo e Jeanne Claude sono sempre in movimento, le progettazioni delle loro monumentali installazioni site specific richiedono molti anni di preparazione ed implicano un’alta percentuale di rischio a danno di cose o persone, problemi che vengono vagliati dalla coppia attraverso lunghe concertazioni con gli enti locali.

Come molti di voi ben sapranno Christo e Jeanne Claude sono famosi per l’utilizzo di tessuto colorato, usato per imballare paesaggi, monumenti e luoghi, i due artisti sono infatti tra i precursori della Land Art assieme a  Richard Long, Barry Flanagan, Robert Smithson, Dennis Oppenheim e Walter De Maria.

Tra le opere più famose del dinamico duo possiamo citare Valley Curtain (1970-1972) costituito  da un telo lungo 400 metri steso lungo una valle delle Montagne Rocciose in Colorado, Surrounded Islands (1980-1983) costituito da una cintura di polipropilene fucsia stesa attorno alle isole della baia di Biscayne a Miami e The Gates (2004-2005), un percorso di 37 kilometri attraverso il Central Park di New York, costituito da materiale arancione intervallato da 7 503 portici, alti circa cinque metri e disposti a quattro metri di distanza tra loro.