Art Basel s’inventa la pre-preview

Giusto pochi giorni fa si parlava dell’incredibile appeal di Art Basel, la fiera dell’arte contemporanea made in Switzerland che, a dispetto della crisi, riesce ad attirare un sempre più crescente numero di presenze e (non per ultimo) riesce a piazzare vendite a sei figure. Ovviamente dalle nostre parti questa è pura fantascienza e se in Italia si tende a tagliare, a Basilea la parola d’ordine è: esclusività.

Vista la superpresenza del 2011 di 65.000 unità tra aficionados, collezionisti e addetti ai lavori, a Basel hanno pensato bene di scaglionare le presenze. La kermesse si apre oggi ma in molti  sono già riusciti ad ammirare la fiera nei due giorni di preview. Avete letto bene, oltre al normale giorno di preview, Basel ha pensato bene di istituire un’ulteriore giornata di pre-preview.

Carolyn Christov-Bakargiev e la statua della chiesa

Alle volte dai piccoli dettagli si è in grado di comprendere l’entità di un disegno ben più ampio. E come spesso succede, sono proprio i piccoli dettagli a decidere le sorti di questo disegno. Ad esempio, nei giorni scorsi Carolyn Christov-Bakargiev, curatrice di Documenta 13, ha bisticciato con una chiesa posta nelle vicinanze della grande manifestazione. L’istituto religioso aveva da poco installato una scultura sulla torre con una piccola mostra annessa.

La curatrice ha quindi chiesto la rimozione della statua, per paura che la stessa entrasse in conflitto con la mostra. Spieghiamoci meglio, un visitatore di Documenta potrebbe confondere una comune statua ecclesiastica per un’opera presente in mostra. Se Carolyn Christov-Bakargiev ha paura di questo piccolo dettaglio, forse ella stessa pensa che le opere presenti alla sua mostra possono essere facilmente confuse con qualunque altra cosa, magari con un soprammobile o chissà quale altro oggetto complementare.

Il re nudo e l’arte contemporanea

 

Il mondo dell’arte contemporanea ha un suo codice da rispettare, una serie di regole che vanno seguite. Nessuno mai mette in discussione queste regole e quando si parla di mercato o di critica, apprezzare una mucca squartata a metà, uno squalo in salamoia, un lampadario assemblato con i Tampax o un gigantesco neon diviene un puro automatismo. Inutile chiedersi il perché di questi meccanismi, tanto qualcuno ha già deciso che quel dato oggetto è un’opera d’arte e voi non potete farci nulla. Ed il bello è che nel mondo dell’arte nessuno morde la coda al proprio prossimo, quindi se un’opera è brutta, non troverete anima viva disposta ad affermare che il re è nudo.

 Se siete giovani artisti e volete entrar a far parte del sistema, ammesso che questo esista realmente, dovete per forza di cose accettare il fatto che la creatività è divenuta un comportamento. Fino agli inizi del secolo scorso essere artista significava soprattutto avere spiccate qualità tecniche e creative, studiare il bel disegno, la bella pittura e la bella scultura, essere un maestro d’arte insomma. Beh, le cose non stanno più così, molti danno ingiustamente la colpa di tutto questo a Marcel Duchamp, in realtà il discorso sarebbe molto più lungo.

Non si brinda senza Bellini

In questi giorni la notizia è rimbalzata su tutti i magazine di arte contemporanea: Andrea Bellini lascia il Castello di Rivoli per il CAC di Ginevra ed il museo torna a nuotare nel grande mare della tristezza che ormai da tempo bagna la nostra martoriata Penisola. L’accoppiata Beatrice Merz / Andrea Bellini non ha certo contribuito a proiettare il museo nell’olimpo dell’arte contemporanea internazionale anzi, tra Arte Povera e sbadigli, Rivoli ci ha fatto vedere ben poco nei circa 2 anni di gestione del duo. 

Due direttori, due profumati stipendi e molto poco da vedere: Possiamo migliorare e lo faremo”, queste le parole ( dichiarate al quotidiano La Stampa) della coppia di fronte al colossale buco di 480 mila euro, scavato all’interno dei bilanci del povero museo nel marzo 2011. Di fatto per migliorare si è fatto ben poco, 2.2 milioni di euro elargiti dalla Regione per il museo, 145 milioni di euro a testa per lo stipendio annuale dei due direttori.

Censura alla fiera di Tunisi, colpita la Street Art

Ci risiamo, la censura ha colpito ancora, ed ancora una volta le sue luride grinfie si sono posate sul mondo della  Street Art. A farne le spese è stato il graffiti artist tunisino Elecktro Jaye che si era illuso di poter esporre le sue opere alla Primtemps des Art, un’importante fiera d’arte contemporanea organizzata a Tunisi. Poco dopo aver installato le opere, Jaye si è visto costretto a tirarle giù dalla parete:

uno degli organizzatori della fiera mi ha detto che aveva ricevuto alcune pressioni dagli organi di stato e che dovevo togliere le mie opere poiché giudicate troppo impegnate politicamente. A sua detta le opere avrebbero potuto causare dei problemi. Ma alla fine i problemi sono sorti comunque” ha dichiarato l’artista ai microfoni di Tunisia Live.

Il MAXXI commissariato da una nazione commissariata

Polemiche, baruffe, bugie e controbugie. La strana vicenda del commissariamento del MAXXI di Roma ha il solito sapore della farsa all’italiana. Questa volta però è lo stato, nella fattispecie del Mibac, ad aver innescato una polemica che sinceramente potevamo risparmiarci. I bilanci del museo sono chiarissimi, Lorenzo Ornaghi sembra non vederli ed intanto volano dichiarazioni del tipo: “avviare un processo di commissariamento non significa necessariamente commissariare.

Si tratta di un processo dovuto”, insomma cosa da queste dichiarazioni non è certo se il ministero abbia intenzione o meno di commissariare il museo. Intanto contro lo spauracchio si sono mosse numerose forze politiche ed anche la Regione Lazio, all’interno della partnership della Fondazione MAXXI,  ha depositato una mozione per :  “scongiurare il commissariamento da parte del Mibac e a sollecitare in tutte le sedi opportune lo sblocco della partecipazione regionale, anche in relazione all’erogazione dei relativi fondi già impegnati”.

Biennali e premi con polemiche ad arte

Biennali e grandi manifestazioni artistiche sono sempre nell’occhio del ciclone per quanto riguarda critiche e roventi polemiche. Quest’anno però la Whitney Biennial sembra aver raccolto più polemiche del solito. Giusto ieri la Biennale del Whitney è stata minata da un falso comunicato stampa dove si prendevano in giro gli sponsors della prestigiosa manifestazione.

Andando indietro nel tempo è possibile trovare altri gustosi aneddoti: nel 1987 le Guerrilla Girls attuarono una delle più celebri proteste artistiche della storia, scagliandosi contro la cronica assenza delle donne nelle Biennali dal 1973 al 1987, il tutto all’interno di una mostra intitolata Girls Review The Whitney.

Un David Hockney da record zittisce Damien Hirst ed i detrattori della pittura


La recente polemica tra David Hockney e Damien Hirst è apparsa su tutte le prime pagine dei magazine d’arte contemporanea del globo. In realtà gli attacchi sono partiti da Hockney ed Hirst non ha commentato. Tutto è iniziato quando Hirst ha dichiarato di aver prodotto personalmente solo i primi spot paintings ed aver in seguito passato la palla ai suoi assistenti: “Gli spot paintings mi annoiano e poi i miei assistenti li fanno meglio di me. Senza di loro sarei proprio finito” aveva dichiarato il folletto della Young British Artists.

Udendo tali parole il buon vecchio Hockney è montato su tutte le furie ed ha inveito contro il suo collega, affermando che un vero artista lavora con le proprie mani ai dipinti: “ La factory di Damien Hirst è letteralmente un insulto alla produzione artistica. Un vero artista produce le opere di suo pugno” ha dichiarato Hockney e non pago di ciò ha fatto scrivere sulle locandine della sua mostra alla Royal Academy di Londra il messaggio: “Tutte le opere sono state create dall’artista stesso”.

Malgara presidente della Biennale ma non tutti sono contenti

Un interessante articolo pubblicato su The Art Newspaper può aiutarci a comprendere cosa pensa il resto del mondo dell’arte riguardo la recente notizia della cacciata di Paolo Baratta dalla presidenza della Biennale di Venezia, rimpiazzato da Giulio Malgara. Il magazine ci informa che la Biennale, anche grazie al lavoro svolto da Baratta (dal 1998 al 2000 e dal 2007 ad oggi), è divenuta una manifestazione ancor più nota e prestigiosa che riesce a coprire autonomamente l’80 percento delle sue spese.

Ricapitolando, qualità e prestigio ci sono ed anche i soldi non sembrano mancare, ed allora il problema dove risiede? Secondo The Art Newspaper, il quale rafforza una tesi ormai ampiamente sostenuta dalle nostre parti, il problema è di natura politica. Tuttavia gli scettici in merito alla nomina sono molti, The Art Newspaper parla di: “Un grande imprenditore che ha portato in Italia grandi brands americani come Gatorade e Quaker ed ha fondato la società di statistiche televisive Auditel. Malgara però non ha mai mostrato interesse nel settore culturale a differenza di Baratta che è nel consiglio direttivo di molti organismi culturali”.

La classifica dei personaggi e dei fatti meno influenti dell’arte contemporanea, edizione 2011

 Ecco a voi la consueta classifica di fatti e personaggi che non cambieranno di una virgola il nostro sgangherato mondo dell’arte.

 1 I mille artisti del Padiglione Italia di Vittorio Sgarbi. Non si sa bene il loro numero esatto come non è certo chi abbia partecipato e chi no. La critica nazionale è insorta, quella estera ha sorriso con disprezzo, la storia dell’arte non ha visto e sentito nulla se non il tonfo della nostra scena del contemporaneo.

 2 Oliviero Rainaldi e la statua di Papa Wojtyla. “Volevo evitare la retorica. Volevo che fosse una scultura e non una statua” ha dichiarato recentemente l’artista. Peccato che Roma non ha ben recepito il messaggio. Ed allora dagli addosso alla statua-orinatoio o statua garitta. Poi arrivano gli attacchi vandalici, le proposte di rimozione ed infine di ritocco. Non c’è pace per il povero Papa.

750.000 dollari promessi ad un assassino di cani, ma San Francisco non lo permette

 La città di San Francisco è attualmente al centro di numerose polemiche riguardanti la realizzazione di una serie di opere pubbliche. Tutto è cominciato quando l’amministrazione cittadina ha affidato l’arduo compito a Tom Otterness. Dovete sapere che Otterness nel 1977 era un membro di Colab (Collaborative Projects), un gruppo artistico politicamente impegnato. Proprio nel 1977 il nostro Otterness fu protagonista di un evento assai controverso per non dire terribile.

L’artista realizzò un video in loop dal titolo Shot Dog Film, all’interno di questo video Otterness adotta un cane e successivamente gli spara uccidendolo in quello che il giornalista Gary Indiana apostrofò giustamente come: “il divertimento di registrare un’infantile e sadica depravazione su pellicola”. Da quel momento in poi furono in molti a scagliarsi contro l’artista americano che non si scompose più di tanto e divenne in seguito celebre per i suoi pacchiani monumenti pubblici.

Poster Boy censurato per il suo impegno politico

Vi ricordate di Poster Boy? Beh in caso vi foste dimenticati vi rinfrescheremo la memoria. Poster Boy è un simpatico ed inventivo street artist newyorchese, la sua cifra stilistica non è rappresentata dal comporre graffiti o murales utilizzando spray e vernici come fanno abitualmente i suoi illustri colleghi. L’artista infatti si aggira per la città armato di rasoio e taglia i cartelloni pubblicitari, creando delle figure e delle situazioni a dir poco rocambolesche.

La sua azione più celebre risale al 2009 quando il MoMa decise di riprodurre alcune delle sue opere in collezione per una campagna pubblicitaria con cartelloni sparsi in tutta New York. In quell’occasione Poster Boy ne fece di cotte e di crude arrivando a intagliare il naso della Marilyn di Andy Warhol, facendola sembrare appena uscita da un intervento di rinoplastica. Ebbene il nostro simpatico provocateur ne ha combinata un’altra delle sue.

Venezia vuole cambiare faccia allo storico Ponte dell’Accademia

Venezia è nell’apice del successo, la 54esima Biennale delle arti Visive ha raggiunto quota 150.000 visitatori lo scorso 11 agosto e rimarrà aperta fino al prossimo 27 novembre 2011. Il 31 agosto inoltre partirà la Mostra del Cinema che non mancherà di portare ulteriore pubblico in laguna. In questi giorni però alcune brutte notizie hanno un poco rovinato il clima di festa. Si parla di ponti, una questione che nella città lagunare risulta sempre molto spigolosa. Sono ancora vive le polemiche per l’ormai tristemente celebre Ponte della Costituzione creato nel 2008 dall’archistar Santiago Calatrava, il quale attraversa il Canal Grande tra Piazzale Roma e la Stazione di Santa Lucia.

In questi giorni è stato sottoposto ad ulteriori lavori per il collaudo di un’ovovia su rotaia agganciata ad una grimagliera, per permettere ai disabili di attraversarlo. Va inoltre detto che per il suo design sin troppo avveniristico, il ponte di Calatrava non è mai riuscito a far breccia nel cuore dei veneziani che lo hanno da subito ripudiato. 

Il “Cosa è giusto e cosa è sbagliato” dell’arte contemporanea

L’artista William Powhida, divenuto celebre per aver creato lo scorso anno una vignetta che illustrava i vari conflitti d’interesse tra curatori, galleristi ed artisti del New Museum di New York, è da poco tornato alla carica con una dei suoi piccanti interventi artistici. Questa volta Powhida ha creato un disegno dove elenca le cose giuste del mondo dell’arte contemporanea ma anche i comportamenti decisamente sbagliati che contribuiscono a creare una decisa spaccatura tra gli amanti dell’arte duri e puri e la scena internazionale. Ecco cosa c’è di giusto (sempre secondo Powhida) nel mondo della creatività:

– Esistono persone veramente spettacolari che creano arte
– Alcune di queste persone creano opere veramente spettacolari
–  vedere l’arte e le idee accessibili al grande pubblico
– Anche se si tratta di spettacolo popolari o di mode del momento
–  andare entrare nei nuovi musei creati da star dell’architettura
– Donare arte per dare supporto a spazi no profit