L’effetto Saatchi

Gli artisti contemporanei inglesi sono ormai talmente quotati nel mercato dell’arte internazionale che ogni galleria italiana vorrebbe averne uno, magari anche uno poco famoso ma rigorosamente di sangue britannico. Certo è che ultimamente anche gli artisti della Repubblica Ceca sono molto in voga ma l’Inghilterra è sempre l’Inghilterra. Gli Young British Artists sembrerebbero essere i porta bandiera di una vena creativa inesauribile, un vero tesoro per la terra di Albione per molto tempo devota a John Constable, J. M. W. Turner e Francis Bacon quali rappresentanti dell’arte britannica nel mondo. Oggi tutto è cambiato e la Gran Bretagna sembra sfornare un talento al mese. Dietro questa fucina di creatività c’è sicuramente la mente geniale di Charles Saatchi, proprietario dell’omonima galleria, collezionista d’arte e co-fondatore della famosa agenzia pubblicitaria londinese Saatchi and Saatchi.

Ma cominciamo per gradi, nel 1988 un gruppo di 16 artisti del Goldsmiths College di Londra capitanati da Mr. Damien Hirst al secondo anno di college, prese parte ad una storica mostra chiamata Freeze in uno spazio espositivo alternativo nei Docks di Londra. Alla mostra assistette anche il buon Saatchi che rimase subito colpito dagli animali sotto vetro di Hirst tanto da divenirne il maggiore collezionista.

Le follie di Jeff Koons

“Quando guardo un’opera di Jeff Koons impallidisco” queste sono le parole proferite dal mito vivente Patti Smith, autrice della meravigliosa song Because the night, cantante intimista, poetessa e stimata fotografa. Sulla prima grande retrospettiva di Jeff Koons al castello di Versailles conclusasi lo scorso gennaio, Patti Smith è ancora più caustica:

” Lasciamo che il popolo sia populista, essere populisti è una cosa patetica che non dovrebbe aver niente a che fare con l’arte. Trovo il lavoro di Jeff Koons estremamente vile, visitare Versailles e trovarci dentro le sue stupidità è qualcosa che offende la magnificenza dell’intero palazzo”.

Parole pesanti che non vengon certo proferite da una sprovveduta. Chissà cosa penserebbe ora Patti Smith se sapesse che il buon Koons ne sta preparando un’altra delle sue, ovvero un bel progettone per il LacmaLos Angeles County Museum of Art. Koons avrebbe già progettato una scultura che riproduce una locomotiva a grandezza naturale attaccata ad una gru, il treno penzolerà a testa in giù nella piazza antistante al museo.

History of Russian Video Art volume 2 a Mosca

Mosca – il video è il media artistico del villaggio globale. Sin dalla sua nascita la video arte è cresciuta fino a diventare una disciplina principe dell’arte contemporane, l’unica capace di integrare l’arte in un contesto mondiale più che nazionale.

History of Russian Video Art. Volumes 1, 2, 3 è un progetto in larga scala che offre un’ampia panoramica sull’evoluzione della video arte in Russia dalle sue origini databili attorno al 1980 sino ad oggi. Nella sua essenza il progetto ha un’anima didattica poiché permette al pubblico di entrare in contatto con una parte della storia dell’arte contemporanea russa che non è ancora molto conosciuta a livello internazionale ma la cui rilevanza culturale è di primaria importanza.

In Russia la video arte è comparsa nello stesso momento in cui l’arte contemporanea è emersa dalla condizione di semi clandestinità degli anni del regime Soviet e post Soviet, invadendo gli spazi indipendenti.

Robert Rauschenberg alla Peggy Guggenheim di Venezia

Dal 30 maggio 2009 la collezione Peggy Guggenheim di Venezia presenterà al pubblico una ghiottissima mostra con ben 40 sculture di Robert Rauschenberg (Port Arthur, 22 ottobre 1925 – Captiva Island, 12 maggio 2008) artista statunitense, che fu vicino alla pop art senza però mai aderirvi realmente, innescando invece un’ inedita corrispondenza con l’espressionismo astratto che gli valse nel 1964 il leone d’oro alla Biennale di Venezia.

Nel corso della mostra si potranno ammirare le opere scultoree della serie Gluts che in inglese significa saturazione, eccesso. L’artista lavorò a tali opere ad intermittenza fra il 1986 ed il 1995. Dopo le fusioni di dipinti bidimensionali e sculture degli anni ’50 Rauschenberg indagò a partire dagli anni ’80 sulle strutture metalliche. L’artista osservò gli effetti della devastazione economica causata dalla grave crisi petrolifera texana ed iniziò a raccogliere insegne di distributori di benzina e relitti industriali trasformandoli in altorilievi e sculture che ricordano i suoi primi Combines.

Per David Hockney non esistono più le mezze stagioni

L’estate e l’inverno sono al sicuro, ma quando David Hockey ha deciso di iniziare un’opera pittorica sulla primavera ha trovato davanti ai suoi occhi una scena che egli stesso non ha esitato a definire come un massacro.  Tronchi mozzati al posto di giganteschi alberi di sicomoro, rami e legna dappertutto. E dire che l’artista aveva scelto questo piccolo agglomerato boschivo vicino la sua casa nello Yorkshire come soggetto principale di un gruppo pittorico dedicato alle quattro stagioni. Hockney aveva individuato il soggetto guidando ore ed ore attorno alle strade periferiche come sua abitudine.

Il boschetto di alberi piantato più di un secolo fa vicino a delle piccole fattorie aveva subito colpito l’immaginazione dell’artista il quale aveva associato la grandezza degli alberi a quella di un meraviglioso tempio dalla maestosa architettura. Purtroppo quando Hockney è tornato sul posto per dipingere una terza opera pittorica dedicata alla primavera ha scoperto con suo rammarico che l’intero gruppo alberato era stato tagliato e la legna venduta.

Invito all’Opera,il nuovo ciclo di mostre alla galleria Il Ponte Contemoranea di Roma

Giovedì 26 marzo si è inaugurato il primo ciclo di mostre Invito all’Opera, ideata da Achille Bonito Oliva, Giuliano Matricardi e Bruno Puiatti della galleria Il Ponte Contemporanea.

Invito all’Opera è un progetto che si svilupperà per circa due anni, fino al 2010. Non l’artista protagonista ma solo “l’Opera”. Saranno esposte quattro grandi opere, di artisti di diverse generazioni, che segnano l’arte del nostro secolo.

La gazzetta del concorso

 Premio Cairo, Premio Arte Mondadori, Premio Terna, Premio Celeste, Premio Furla, Talent Prize e chi più ne ha più ne metta. L’Italia si sa è la patria dei festival, delle competizioni a premio e dei voti in pagella. L’italiano ama questo tipo di manifestazioni ma allo stesso tempo le disprezza poiché molto spesso viene relegato ai margini delle stesse. Sicuramente non è reato organizzare un concorso artistico ma negli ultimi anni si è assistito ad un florilegio di manifestazioni a premi che da termometro della giovane arte italiana si sono tramutate in una vera e propria ciambella salvagente per artisti che non riescono a star a galla da soli, per curatori o presunti tali e per gallerie in cerca di vetrine per i propri artisti.

L’arte ai tempi della crisi

La terza edizione di Art Dubai la fiera d’arte contemporanea che ha aperto le sue porte il 17 marzo ha confermato il momento di stallo del mercato dell’arte ai tempi della crisi. La fiera è stata leggermente più piccola dello scorso anno a causa delle defezioni all’ultimo minuto da parte di alcune gallerie che hanno costretto l’organizzazione a ridurre il numero degli stand.

Quest’anno nel corso dell’evento erano presenti per la prima volta a Dubai diverse gallerie di spicco della scena dell’arte contemporanea internazionale come la Lisson Gallery e la Gimpel Fils di Londra unite alla L&M Art di New York che ha rinunciato al Tefaf di Maastricht per essere presente alla fiera.

Giulio Paolini espone alla galleria Artiaco di Napoli

La galleria Alfonso Artiaco di Napoli ha inaugurato ieri la mostra personale di Giulio Paolini Questo e/o quel quadro. L’artista torna ad esporre nella galleria napoletana per la seconda volta dopo la sua prima personale datata 2005. In questa occasione Giulio Paolini propone opere realizzate specificatamente per gli spazi di Piazza dei Martiri, quattro studi su carta introducono la mostra che prosegue nella sala principale con Terra di nessuno, un tavolo da lavoro trasparente posto al centro dello spazio e invaso da fogli da disegno. L’opera consta di trentadue elementi quadrati, trattenuti da una matita, che si disperdono tutti intorno e vengono ripresi in Questo e/o quel quadro, grande opera murale che dà il titolo alla mostra.

Ancora Biennale, Claude Lévêque al padiglione francese

Anche la Francia ha scelto, Claude Lévêque rappresenterà la nazione transalpina alla 53esima edizione della Biennale di Venezia. Il Padiglione francese sarà quindi occupato da un’ installazione intitolata Le Grand Soir. L’artista stesso ha selezionato come curatore del padiglione Christian Bernard, direttore del Museo dell’arte moderna e contemporanea di Ginevra.

Lévêque, nato nel 1953 a Nevers in Francia è stato per anni considerato uno dei maggiori esponenti della scena dell’arte francese ed internazionale. I suoi lavori si riallacciano alla cultura popolare, all’ambiente circostante ed alle immagini mentali. L’artista ricrea delle ambientazioni con oggetti presi in prestito dall’ambiente che lo circonda i quali accrescono la tridimensionalità  di un’installazione che sfrutta l’estremo potere sensoriale di luci e suoni. Lévêque mediante l’uso di tali provocazioni sensoriali scuote le reazioni e le percezioni dello spettatore circondandolo di nuove architetture visive.

Al via Videonale 12

Un collage di foto prese in prestito dai magazine patinati sviluppa mistiche visioni di vita e decadenza, macabre ed eleganti allo stesso tempo. Questo è l’immaginario visivo di Venusia opera video di Aline Bouvy e John Gillis di Brussels, selezionati insieme ad altre 42 opere in occasione della nuova edizione di Videonale.

Torna quindi Videonale, la rassegna di videoarte tedesca fondata a Bonn nel 1984, l’attesissimo evento  ha registrato una crescita esponenziale di pubblico e di contenuti nel corso degli anni divenendo una vera e propria istituzione nel campo della video arte sia come termometro delle nuove sperimentazioni sia come vetrina internazionale.  Dal 2004 il festival è ospitato al Kunstmuseum di Bonn.

Il Moma di New York si apre ai video musicali

I video musicali sono giunti ad un punto di stallo completo nella loro evoluzione. Grazie (o forse a causa) di internet ognuno può guardare qualsiasi video in qualunque momento della giornata. Ben lontani sono i tempi in cui le band musicali trasmettevano i loro clips all’interno di canali musicali dedicati come MTV. Ai giorni nostri le emittenti televisive che trasmettono video musicali non riescono più a raggiungere le audiences di un tempo. Per questo i video hanno subito un radicale cambiamento che li ha portati sempre più a fluttuare dall’etere sino a raggiungere il dorato mondo dell’arte. Il MOMA di New York ha inaugurato il 24 marzo il MOMA’S Poprally event, un evento che prevede collaborazioni tra artisti e musicisti in una serie di performances e proiezioni.

Video Sicilia, rassegna di video arte

Si è inaugurata ieri al Palazzo della Cultura ex Convento San Placido di Catania VIDEO_SICILIA, rassegna di video arte a cura di Renato Bianchini. L’evento organizzato dalla galleria GATE21 presenta un ricco calendario di appuntamenti dislocati in tre diverse sedi, fino al 28 marzo.

Per questa rassegna, nata come una sorta di omaggio alla video arte quale nuovo modello creativo del sistema artistico contemporaneo, capace di stimolare un gran numero di autori e di attrarre l’interesse di un pubblico sempre crescente, è stata ordinata una raccolta di video di noti artisti internazionali, un vero e proprio caleidoscopio di documenti, linguaggi e significati di altissimo profilo, che delinea le forme d’interazione tra concettualità, azione, narrazione, animazione ecc. approfondite con grande attenzione nel tempo dagli artisti del settore.

Ultime notizie da Road to Contemporary Art

Come anticipato pochi giorni fa eccoci di nuovo a darvi altre notizie sulla fiera d’arte che si svolgerà a Roma dal 2 al 5 aprile.

Roma – the Road to Contemporay Art si preannuncia ricca di appuntamenti e di eventi collaterali . Oltre le sedi principali dove si svolgerà la fiera verranno presentate 5 mostre curate una da Achille Bonito Oliva e quattro saranno sotto la supervisione di Danilo Eccher, ex direttore del museo Macro di Roma. Palazzo Barberini ospiterà Cose Mai Viste a cura di ABO incentrata sulle opere delle collezioni private degli artisti e che indaga le scelte, i gusti, le sensazioni e le emozioni più recondite del possedere opere di altri colleghi.