Ragnar Kjartansson alla Biennale di Venezia

L’artista Ragnar Kjartansson (Reykjavík, Islanda 1976) rappresenterà l’Islanda alla 53esima Biennale di Venezia. La suo opera intitolata The end sarà costituita da una performance dell’artista che si protrarrà per l’intera durata della kermesse e sarà costituita da un’installazione monumentale che comprende video ed installazioni sonore. La performance sarà presentata a Palazzo Michiel dal Brusà una costruzione del XIV secolo sul canal grande nei pressi del ponte Rialto che ospita il padiglione islandese dal 2007.

Kjartansson trasformerà l’intero padiglione in un gigantesco studio dove dipingerà ininterrottamente il ritratto di un giovane uomo in posa ogni giorno con alle spalle il canal grande. Il giovane berrà birra e fumerà sigarette indossando solamente un costume da bagno. Per l’intera durata dei sei mesi Ragnar Kjartansson limiterà la sua produzione alla riproduzione di tale scena. La performance e parzialmente basata sugli interrogativi che l’artista si pone sulla perpetua re-concettualizzazione di se stesso in relazione ai suoi lavori precedenti.

Il Diavolo è donna

Opening sovraffollato ieri sera allo Studio Stefania Miscetti in occasione della terza edizione della rassegna video SHE DEVIL che quest’anno accoglie un numero maggiore di curatrici ed artiste invitate, dalle più giovani alle più affermate, proponendosi così come una vera e propria piattaforma aperta a nuove e differenti esperienze video tutte al femminile. L’evento si conferma come una delle proposte più interessanti della stagione poiché raccoglie una selezione di opere nazionali ed internazionali che servono fare il punto della situazione sulla scena della video arte.

Successo di pubblico che ha riempito la grande sala di proiezione fino a renderne quasi impossibile l’accesso e ricca abbuffata di opere in più di un’ora di immagini tra ironia, introspezione e visionarietà sempre focalizzate sull’identità femminile.

Fotografia d’arte (è) Fotografia di moda

copyright David LaChapelle

Nell’ultima decade i confini tra la fotografia di moda e la fotografia artistica si sono talmente assottigliati che oggi in certi casi non è più possibile far distinzioni.. Lo stile fotografico, i colori, le inquadrature ed i soggetti ritratti sono in continua connessione, attingendo tecniche e stilemi sia dall’una che dall’altra parte. Anche per quanto riguarda il mercato la fotografia di moda e quella d’arte si stanno uniformando e trovare immagini di fotografi di moda in musei, gallerie d’arte e nelle case dei collezionisti è ormai consuetudine diffusa.

Per portare un esempio il fashion photographer tedesco Juergen Teller è rappresentato oggi dalla Lehmann Maupin gallery di New York e le sue fotografie hanno registrato vendite da capogiro toccando cifre dai diecimila ai cinquantamila dollari per un ritratto commissionato. Per non parlare del ben noto David LaChapelle che iniziò la sua carriera come fotografo per la rivista Interview magazine grazie ad Andy Warhol e collaborò poi con riviste come Vanity Fair, GQ e Vogue

Andrei Molodkin, la morte ti fa bello

copyright Andrei Molodkin

La biennale di Venezia non è ancora cominciata ma noi siamo già in grado di informarvi sulle ultime notizie riguardanti uno dei protagonisti dell’atteso evento artistico. Ed ecco quindi a voi la seguente notizia a dir poco stupefacente e non poco raccapricciante:  l’artista russo Andrei Molodkin esponente di punta del panorama della giovane arte contemporanea ed ovviamente punta di diamante della Russia alla biennale, ha intrapreso una sperimentazione che porterà la body art ai livelli più estremi di ricerca. Mediante l’uso di una speciale macchina in grado di portare ad ebollizione carcasse e cadaveri l’artista è in grado di produrre niente meno che petrolio che poi potrà essere versato in appositi stampi per produrre speciali sculture ed alimentare persino automobili.

Molodkin afferma di aver già provato con la carcassa di un cane defunto il famigerato macchinario che sarebbe in grado in tre/sei mesi di produrre petrolio. Adesso aprite bene le orecchie: Molodkin sarebbe in cerca di volontari post mortem, sembrerebbe che la reporter della BBC Sasha Gankin abbia già siglato un accordo per essere tramutata nella scultura di un cervello dopo la sua morte ed anche la porno star francese Chloé des Lysses vorrebbe far parte di una macabra scultura.

20 anni di Tracey Emin

Si è inaugurata ieri al Kunstmuseum di Berna Tracey Emin. 20 Years la retrospettiva di Tracey Emin, una delle più celebri e influenti artiste dell’arte contemporanea.  La mostra presenta al pubblico opere che vanno dalla fine degli anni ’80 ad oggi, dagli appliqued blankets ai video, dalle installazioni a neon ai dipinti e ai disegni.

Tracey Emin, nata a Londra nel 1963, è una figura centrale nella generazione dei giovani artisti britannici. Ha studiato presso il Maidstone College of Art e al Royal College of Art di Londra e dagli anni ’90 ha partecipato ad importanti mostre in tutto il mondo. Nel 2007 è diventata membro della Royal Academy of Arts e nello stesso anno è stata scelta per rappresentare la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia.

E’ tempo di ART HK 09 la fiera d’arte di Hong Kong

Hong Kong convention and exhibition centre

HONG KONG – Ai nastri di partenza ART HK 09 la fiera internazionale d’arte di  Hong Kong che si terrà all’Hong Kong convention and exhibition centre dal 14 al 17 maggio 2009 con una preview ad invito fissata per il 13 maggio. Quest’anno il comitato organizzativo della fiera ha annunciato che saranno presenti all’evento 110 tra la più famose e quotate gallerie di tutto il mondo selezionate tra 24 nazioni. Le new entries dell’edizione 2009 includono la Tomio Koyama gallery e la SCAI the Bathhouse di Tokio, la White Cube di Londra e  la nostra apprezzata Galleria Continua di San Gimignano (SI) che vanta altre due sedi in Cina e in Francia. Tra le altre gallerie blasonate citiamo la londinese Lisson Gallery e la ben nota Gagosian Gallery con sedi sparse in tutto il globo terracqueo. Tra le opere presenti in fiera sarà possibile ammirare opere di Antony Gormley e Anish Kapoor assieme ad altri famosi artisti asiatici come Ai Weiwei, Cai Guo-Qiang e Jitish Kallat.

Thomas Ruff al Castello di Rivoli

Thomas Ruff, Jpeg td02, 2006 © Thomas Ruff

Si è inaugurata ieri al Castello di Rivoli la mostra personale di Thomas Ruff (1958, vive a lavora a Düsseldorf).

L’esposizione, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev presenta al pubblico oltre 80 opere fotografiche che  indagano con oggettività e riflessione la fotografia, l’uso che ne viene fatto nella società e l’universo della cultura visiva contemporanea.

Thomas Ruff nella mostra presenta lavori che partono dagli anni ’80 fino ai cicli più recenti, indagando in particolare il rapporto dell’artista con la produzione visiva dell’era digitale, le forme di manipolazione dell’immagine e la costituzione della soggettività in questa epoca.

Torna a Torino, ovvero l’epopea di Adel Abdessemed

Adel Abdessemed nel suo studio di Parigi

Da pochi giorni è stata finalmente riaperta al pubblico alla fondazione Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino la mostra Le ali di Dio dell’artista franco-algerino Adel Abdessemed, classe 1971. La mostra che doveva aprirsi a febbraio è stata per molti giorni al centro di numerose polemiche che erano culminate con la sospensione a data da definirsi dell’intero evento. Pietra dello scandalo il video Trust me che l’artista ha girato nel 2007, all’interno del video immagini certamente forti che ritraggono mucche, maiali, cavalli, cerbiatti e capre soppressi da uno scioccante e secco colpo di martello. L’artista non è nuovo a tali scottanti tematiche visto che nei suoi precedenti lavori ha compiuto ricerche sulla violenza e sul terrorismo.

Francesco Bonami, curatore della mostra già famoso critico ed esperto d’arte, difende il progetto presentato asserendo che ciò che Abdessemed descrive è  «La nuda brutalità del morire, senza alcun sottinteso romantico», ed ancora aggiunge:

“Abdessemed si muove autonomamente dentro le convenzioni del sistema sociale. Portare un leone in giro per strada non credo sia illegale. Confondiamo la parola illegalità con la parola paura. Abdessemed lavora con la paura collettiva o forse contro di essa”.

Filthy Fluno vs Jeff Lipsky

Filthy Fluno con una sua opera

Filthy Fluno ha compreso un meccanismo importante del sistema dell’arte contemporanea: per vendere le proprie opere devi in primo luogo saper vendere te stesso. Così ogni giorno l’artista si crea nuove amicizie, nuovi contatti promuovendo la sua faccia ed il suo lavoro. Ecco perché potete incontrare Filthy Fluno ad ogni party alla moda o ad ogni evento mondano in cerca di qualcuno che compri le sue variegate opere.

Filthy Fluno ha inoltre un’altra particolarità: non è reale! O quantomeno, non del tutto trattandosi di un avatar. Fluno si muove nel virtuale mondo di Second Life ed il suo alter ego reale è l’artista Jeff Lipsky. “Ho scoperto Second Life su un magazine di finanza mentre ero dal dentista” afferma sorridente l’artista che da quel momento si è interessato a Second Life proiettandosi in un’avventura che ha cambiato radicalmente la sua carriera.

Al centro Pompidou una mostra senza opere

copyright centro Pompidou, Georges Meguerditchian

Parigi – Quasi mezzo seocolo fa Yves Klein organizzò quella che fu certamente la prima mostra senza opere della storia. Nel 1958 infatti, nella galleria Iris Clert non c’era assolutamente niente da vedere salvo che delle pareti vuote. Per festeggiare l’anniversario di tale evento il centro Pompidou di Parigi ha organizzato dal 25 febbraio al 23 Marzo 2009 una grande mostra dal titolo Voids: A Retrospective esibendo 50 anni di mostre senza opere che da settembre si sposterà al Kunsthalle Bern, di Berna in Svizzera. La mostra alquanto controversa non fa altro che alimentare una serie di domande: Quali sono i limiti di una mostra? Quale è l’esatta definizione del termine mostra? Quale ruolo ricopre il museo o la galleria che la ospita? E parlando degli spettatori, possono essere considerati essi stessi la mostra?

In più l’evento al centro Pompidou fa sorgere un altro quesito: tali eventi così effimeri possono essere ricreati con successo?

Fatto sta che l’idea di creare una mostra senza opere rappresenta comunque un limite estremo oltre il quale è molto difficile andare.

Vanessa Beecroft al PAC di Milano

Copyright Vanessa Beecroft

Vanessa Beecroft (Genova 1969; vive a Los Angeles), artista italiana di fama internazionale dal 16 marzo sarà ospite per la prima volta in uno spazio istituzionale milanese. La mostra che si terrà al PAC padiglione d’arte contemporanea a cura di Giacinto di Pietrantonio è prodotta dal Comune di Milano-Cultura e da MiArt.

La mostra presenterà al pubblico una nuova performance dal titolo VB65 creata appositamente per lo spazio e 16 video di precedenti performances dell’artista, tra cui le più recenti VB61 e VB62, ma anche alcune dei suoi esordi come VB16 e VB35.

Rebecca Warren in mostra alla Serpentine Gallery

copyright Rebecca Warren

La Serpentine Gallery presenta la più grande mostra personale di Rebecca Warren (Londra, 1965) mai esposta in una  galleria inglese. Rebecca Warren è conosciuta nella scena dell’arte contemporanea internazionale per le sue esuberanti e graffianti sculture in bronzo, argilla  e per delle eccentriche vetrine contenenti oggetti accuratamente assemblati che l’artista colleziona nel corso della sua vita.

Apostrofata come artista originale dal talento formidabile, Rebecca Warren riesce a combinare le influenze artistiche del passato con quelle contemporanee. L’artista sfida le convenzioni scultoree e si confronta con figure storiche quali Edgar Degas e August Roden, maestri cui il lavoro della Warren costantemente fa riferimento, senza negare le influenze di artisti contemporanei quali Fischli/Weiss e Charles Ray.

Il Sushi diventa arredamento

copyright Moroso

Il designer Edward van Vliet ha recentemente creato Sushi, una collezione di mobili e complementi d’arredo per il marchio Moroso. La collezione include pouf, sedie, sofà e tappeti, il tutto tappezzato con stoffe appositamente disegnate. Moroso ha lanciato tale linea il mese scorso nei suoi showrooms di Amsterdam e la settimana scorsa in quelli di New York. Il prossimo mese è previsto il lancio della collezione negli showrooms di Milano. La collezione Sushi racchiude una serie di sofisticati intarsi visivi presenti anche nell’universalità delle forme naturali. Edward van Vliet è un designer di interni che ha iniziato la sua carriera come designer di stoffe per poi passare al design di arredamento di grande scala come il  Derlon Hotel e il NL Hotel di Amsterdam.

Patrizia Moroso descrive così la sua percezione della creatività del designer che conosce da molto tempo: “Edward ha un approccio libero e leggero al design ed ha inoltre un grande talento nell’amalgamare elementi differenti tra loro. Il contrasto sottolinea le differenze tra gli elementi e, come spesso accade nella vita, le differenze rappresentano il lato più interessante delle cose”.

Retrospettiva per Robert Mapplethorpe

Copyright Robert Mapplethorpe

Palma de Mallorca – In coincidenza con il ventesimo anniversario dalla morte di Robert Mapplethorpe avvenuta il 9 marzo del 1989 a Boston, Es Baluard il museo d’arte moderna e contemporanea di Palma de Mallorca presenta dal 13 marzo al 17 maggio 2009 per la prima volta nelle isole Baleari un’ampia esposizione retrospettiva di 93 fotografie realizzate tra il 1975 e il 1989 con una cospicua rappresentazione delle tematiche trattate dall’artista: Autoritratto, nudo maschile e femminile, ritratto di persone celebri (Andy Warhol, Louise Bourgeois, Patti Smith, Grace Jones, etc.), fotografie di fiori, di statue e scene di sesso.

Con il suo stile fotografico Robert Mapplethorpe ruppe ogni pregiudizio sul sesso, sulla razza o sulla religione e si convertì al mito della rivoluzione omosessuale degli anni sessanta e ottanta statunitensi. Fu un fotografo soprattutto di studio, con un enorme occhio estetico ed un attenzione verso la bellezza umana emanata dai corpi animati ed inanimati. Il suo controllo della composizione, delle proporzioni, della postura del corpo, della texture della pella,  della messa a fuoco e del bianco e nero fu quasi maniacale.