SLAM il libro fotografico sulla Lucha Libre messicana

Avete mai sentito parlare di Lucha Libre? Forse questo nome non vi dice poi tanto. Sicuramente però avrete visto su foto e riviste le fantasmagoriche maschere a metà tra il supereroe ed il sadomaso che contraddistinguono questa celebre forma di sport messicano. La Lucha Libre (tradotto in italiano suonerebbe come Lotta Libera) è uno stile di wrestling nato in Messico negli anni trenta e attualmente molto diffuso in tutto il territorio nazionale. La caratteristica principale della lucha libre è lo stile di lotta utilizzato, molto più veloce del classico wrestling; si preferisce di gran lunga l’uso di manovre aeree a scapito della forza fisica, sacrificando spesso il realismo dei match.

Nella Lucha Libre è molto diffuso l’utilizzo delle mascarà ovvero della maschera: la maggior parte dei wrestler messicani, infatti, utilizza una maschera. Questa aiuta a definire la figura dell’atleta e viene spesso messa in palio in match màscara contra màscara: lo sconfitto in match di questo tipo deve consegnare la sua maschera al vincitore e se vorrà rimascherarsi dovrà utilizzare una tenuta completamente diversa. Perdere la propria maschera in uno di questi match viene considerato un grande disonore e solitamente gli organizzatori dello show offrono un premio in denaro ai wrestler per convincerli a perdere una contesa di questo tipo.

Ryan McGinley “sevizia” la povera top model Carolyn Murphy

Avete presente Carolyn Murphy? Ebbene la biondissima e bellissima modella non è certo una nuova scoperta visto che nel corso della sua già lunga carriera ha sfilato per fashion designers come Tom Ford, Roberto Cavalli e Estée Lauder. La top model ha da poco partecipato ad un nuovo video dell’effervescente Ryan McGinley, prodotto per il luxury brand Nowness. Ovviamente la ben nota estrosità del regista ha tramutato un normale video in un’opera d’arte decisamente sopra le righe. “Il mio manager mi ha detto che mi avrebbero rotto delle bottiglie di vetro in testa. Trattandosi di McGinley io pensavo che avrei dovuto spogliarmi ed invece sono stata letteralmente spiazzata” ha candidamente affermato Carolyn Murphy e dobbiamo dire che le cose sono andate proprio così.

Entrance Romance (questo il titolo del video) mostra infatti scene a rallentatore, filmate con una videocamera Phantom che riesce a girare 1.500 immagini per secondo catturando ogni singolo dettaglio della bellissima modella. Durante la pellicola Carolyn Murphy subisce fantasiose angherie: un cane si scrolla l’acqua di dosso proprio vicino a lei, lo stesso cane in seguito la bacia appassionatamente in bocca, successivamente la modella riceve una bottiglia d’acqua in testa fino ad arrivare ad una bolla di vetro con pesce rosso annesso che cozza violentemente sui suoi capelli dorati.

L’Iran si apre all’arte contemporanea


Sono passati 32 anni dalla rivoluzione islamica, 32 lunghissimi anni che hanno in qualche modo allontanato l’Iran dalla cultura occidentale. In questi ultimi due o tre anni però il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha raccolto le bramosie di apertura verso il mondo manifestate dal suo popolo ed in qualche modo qualcosa ha cominciato a muoversi sotto la superficie. Gli ayatollah non sono riusciti a fermare il fiume in piena rappresentato da internet e non sono riusciti a contenere la sete di cultura di tutto il popolo iraniano.

Sembra quindi che qualcuno all’interno del regime abbia capito che la pressione debba essere in qualche modo allentata e ciò può avvenire proprio grazie all’arte.Fino ad oggi i musei di tutta la nazione, incluso il Tehran Museum of Contemporary Art, hanno messo in mostra solo arte islamica ma questa settimana, per la prima volta in assoluto dal 1978, Tehran ha organizzato una grande mostra con tutti i più grandi artisti internazionali dello scorso secolo. 

Dread Scott brucia i suoi soldi davanti a Wall Street

Lo scorso 22 giugno si è consumata un’incredibile performance dal Titolo Money To Burn (soldi da bruciare), creazione dell’agguerrito artista americano Dread Scott. Teatro della scena il piazzale antistante Wall Street, storica e celebre sede della borsa newyorchese.  Scott ha preparato la sua azione con debita cura attaccando sopra le sue vesti alcuni biglietti da uno,cinque, dieci e venti dollari. Giunto davanti alla borsa l’artista ha cominciato a staccare le banconote, bruciandole una ad una. Durante il provocatorio atto, Scott ha invitato i passanti e gli impiegati di Wall Street ad unirsi a lui, bruciando i contanti in loro possesso.

L’intento dell’artista è stato quello di sfatare un taboo, oggettivandolo in maniera fisica, secondo Scott infatti Wall Street brucia miliardi di dollari al giorno in un’attività che rimane del tutto astratta. L’assurdità di un sistema basato sul profitto e la persistenza del fattore economico all’interno della nostra vita quotidiana sono stati i motivi scatenanti di questa insolita performance.

Quando il calcio incontra l’arte contemporanea

Sfortunatamente la nostra nazionale di calcio non ha superato i gironi all’italiana (ironia della sorte) della fase finale dei mondiali in Sud Africa edizione 2010. Ovviamente questo è un blog d’arte e non staremo certo qui a discutere su chi ha sbagliato e perchè ma è indubbio che anche il calcio nasconde qualcosa di artistico e tale piccola cellula va comunque analizzata. Dalle prodezze dei fantasisti brasiliani alla rappresentazione in chiave moderna della figura mitica dell’atleta, il soccer racchiude in sé una forma estetica che ha più volte influenzato gli artisti del contemporaneo.

Basti citare il celebre video Zidane: A 21st Century Portrait di Douglas Gordon e Philippe Parreno. L’opera mostra le immagini dell’ultima partita di Zidane con il Real Madrid. All’interno del film, la scena è totalmente catalizzata dalla figura del grande campione che occupa ogni inquadratura con la sua energia, la sua concentrazione e la sua fatica. Tutto Zidane minuto per minuto insomma data la lunghezza del lungometraggio che ha una durata di 90 minuti, proprio come una partita di calcio.

Quelle foto di Muybridge non sono di Muybridge

La Corcoran Gallery of Art di Washington, DC ospita in questi giorni una vasta retrospettiva dedicate al genio fotografico di Eadweard Muybridge curata da Phillip Brookman. A dirla tutta la mostra ha segnato il record di prima grande survey dedicata la mitico fotografo. Per chi non lo conoscesse, Eadweard Muybridge (Kingston upon Thames, 9 aprile 1830 – Kingston upon Thames, 8 maggio 1904) è stato un pioniere della fotografia del movimento.Nel 1872 l’uomo d’affari Leland Stanford chiese a Muybridge di confermare una sua ipotesi, ovvero che durante il galoppo di un cavallo esiste un istante in cui tutte le zampe sono sollevate da terra.

Nel 1878, Muybridge fotografò con successo un cavallo in corsa utilizzando 24 fotocamere, sistemate parallelamente lungo il tracciato. Ogni singola macchina veniva azionata da un filo colpito dagli zoccoli del cavallo. La sequenza di fotografie chiamate The Horse in motion mostrò come gli zoccoli si sollevassero dal terreno contemporaneamente, ma non nella posizione di completa estensione, come era comunemente raffigurato. Muybridge utilizzò inoltre la tecnica della cronofotografia per studiare il movimento degli animali e delle persone.

Daphne Todd vince il Bp award con il ritratto di sua madre morta


Ed alla fine Daphne Todd con il suo chiacchieratissimo dipinto è riuscita a spuntarla su tutti, guadagnandosi l’ambito premio britannico BP Portrait prize, concorso riservato esclusivamente al ritratto in pittura. Come già ampiamente descritto in un nostro precedente articolo, Daphne Todd aveva partecipato con un ritratto di sua madre centenaria sul letto di morte. In realtà la povera donna era già morta ma l’artista a continuato a ritrarla grazie ad un accordo con l’agenzia mortuaria, che le ha permesso di continuare a dipingere anche nei giorni successivi al decesso, all’interno della camera ardente.

Il dipinto dal titolo Last Portrait of Mother (traducibile in italiano come l’ultimo ritratto di mamma) si è quindi aggiudicato le 25.000 sterline del primo premio. La decisione è stata presa dalla dirigenza della National Portrait Gallery ed il premio è stato assegnato la scorsa notte tra mille proteste, solo che non si è trattato di contestazioni al vincitore ma allo sponsor del premio.

Sempre più lontano il Mac di Milano mentre a Venezia Sgarbi sogna un museo d’arte contemporanea

Come molti di voi ben sapranno l’Assessore alla Cultura della città di Milano Massimiliano Finazzer Flory ha da poco presentato (circa due mesi fa) il Mac, progetto faraonico per un nuovo polo dell’arte contemporanea che presumibilmente dovrebbe vedere la luce nel 2013. La zona prescelta per la costruzione dell’edificio è l’area Citylife e l’archistar che presumibilmente si occuperà del suo sviluppo è Daniel Libeskind.

Il Mac è un progetto molto ambizioso che dovrebbe costare circa 40 milioni di euro ma alcune voci di corridoio avrebbero confermato l’esistenza di alcuni intoppi. Ad esempio i presunti 11mila metri quadri di estensione della struttura si sono misteriosamente ridotti a meno di 7mila e pensare che si era parlato di marmi, piscine ed orti botanici, strutture forse un poco troppo fuori budget vista la crisi economica imperante. Nei giorni scorsi è inoltre arrivato un ulteriore no ad un progetto proposto da Finazzer Flory a testimonianza delle non molto propositive intenzioni del resto della giunta comunale.

Addio a Sebastian Horsley, il dandy crocifisso

L’ultimo dandy, sregolato e provocatorio, ha lasciato questo mondo all’età di 47 anni. Si tratta di Sebastian Horsley, artista visivo, scrittore e poeta inglese che nel 2007 aveva assistito ad una sua ampia retrospettiva alla Spectrum Gallery di Londra. La vita di Horsley è stata un azzardo continuo, giocato fra i problemi famigliari dell’infanzia e gli eccessi di droga, prostitute ed alcol dell’età adulta. La sua esistenza è stata però contraddistinta soprattutto da una forte carica creativa, in molti l’hanno definito un artista mediocre ma Horsley era senza dubbio uno scrittore formidabile.

La sua autobiografia Dandy in the Underworld (2007) fu un vero e proprio successo di pubblico e critica. Nel 2008 all’artista fu negato l’accesso agli Stati Uniti per questioni morali derivanti dall’estrema crudezza della sua letteratura. Il libro ottenne però un tale successo da tramutarsi in adattamento per il teatro, un monologo messo in scena al Soho Theatre e diretto da Tim Fountain. Nel 2000 Horsley balzò agli onori delle cronache per una sua performance estrema tenutasi nelle Filippine.

Damien Hirst e la sua nuova galleria d’arte contemporanea

Era da un bel pezzo che non ne parlavamo ma il nostro sempreverde Damien Hirst nel frattempo non è stato certo con le mani in mano. Alcune voci, tra cui il celebre portale This Is London, hanno confermato una notizia che girava da tempo nell’ambiente artistico. Il folletto della YBA ha infatti deciso di aprire una sua galleria d’arte in Hyde Park a Londra. Hirst e l’architetto Mike Rundell hanno già pronto un progetto che prevede il restauro di un vecchio deposito di munizioni che sarà tramutato in un affascinante tempio dell’arte contemporanea.

Sembrerebbe inoltre che Hirst abbia già pronta una lista di artisti da esporre nel suo nuovo spazio. Tra i nomi figurerebbero quelli di Francis Bacon, Andy Warhol, Jeff Koons e Alberto Giacometti. Hirst avrebbe anche intenzione di esporre opere di Tracey Emin (sua grandissima amica nonchè collega ai tempi della YBA) e Sarah Lucas. L’artista ha progettato dei nuovi lavori da mostrare al pubblico ma è quasi sicuro che il pezzo forte della galleria sarà il celeberrimo teschio tempestato di diamanti che sarà visibile solo previo pagamento di un biglietto di ingresso.

Opere di Banksy,Tracey Emin e Marc Quinn a meno di 50 euro? con il kit potete farvele da soli!

Alzi la mano chi di voi, guardando un’opera d’arte contemporanea esposta in qualsivoglia museo o galleria, non ha mai pronunciato la fatidica frase: “Certo, quest’opera potevo farla anche io“. Ovviamente dopo Marcel Duchamp e dopo l’invasione di Minimalismo ed Arte Concettuale, il divario tra oggetto d’arte ed oggetto comune si è notevolmente assottigliato. In più va detto che molte opere d’arte contemporanea vengono create utilizzando materiali facilmente reperibili e nella maggior parte dei casi non serve nemmeno una determinata abilità o tecnica.

Ebbene, forte di ciò il fantasioso progetto iArtist London, ha deciso di abbattere in maniera definitiva il divario tra arte e pubblico, concedendo a tutti la possibilità di creare un oggetto d’arte. A dirla tutto non si tratta di creare un’opera dal nulla ma di riprodurre alcune fra le più celebri opere della scena del contemporaneo. In pratica il cliente sceglie quale opera riprodurre e compra un vero e proprio kit di montaggio con spiegazioni incluse, il tutto per poche sterline. Con un teschio di plastica, alcuni brillantini ed un poco di colla è possibile mettersi in casa Love of God, il celebre teschio diamantato di Damien Hirst.

Art basel si apre con un tripudio di vendite

Il mercato dell’arte sembra essere in piena salute, questo è quanto emerge dalle prime giornate di Art Basel, la fiera d’arte contemporanea più celebre del mondo che ogni anno si tiene a Basilea in Svizzera. Già dalle prime battute della kermesse, molte gallerie hanno totalizzato alcune vendite interessanti, confermando il momento positivo dell’art economy. La galleria di Los Angeles Blum & Poe ha dichiarato di aver venduto tutto lo stand. Tra i pezzi venduti figura l’opera Korin Dokuro di Takashi Murakami, ceduta per 550.000 dollari assieme ad  un dittico pittorico dal titolo My Lonesome Cowboy e Hiropon.

Blum & Poe ha inoltre venduto due dipinti di Carroll Dunham per 150.000 dollari al pezzo come anche alcuni dipinti di Mark Grotjahn ceduti per 90.000 dollari l’uno.  Anche la galleria Emmanuel Perrotin ha venduto un’opera di Murakami, si tratta di una scultura dal titolo Yume Lion, ceduta ad un collezionista europeo per 1.3 milioni di dollari. Perrotin ha ceduto anche l’opera Rocks di Tatiana Trouve per 90.000 euro. 

Mistero risolto: Caravaggio è stato ucciso dalla sua stessa arte

Un mistero lungo lungo 400 anni è stato risolto in questi giorni da un gruppo di esperti delle università di Bologna e Ravenna, guidato dall’esperienza di Giorgio Gruppioni, titolare della cattedra di Antropologia nella Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Bologna. Come già vi avevamo illustrato in alcuni precedenti articoli, il team di esperti aveva deciso di intraprendere un’ardua impresa, sarebbe a dire trovare i resti di Michelangelo Merisi detto Caravaggio, accertare la loro provenienza e scoprire le cause della morte del grande maestro del chiaroscuro.

Nel 1610 Caravaggio, in preda alla febbre per presunte infezioni intestinali, dopo un lungo viaggio per mare, fu lasciato alle cure della locale Confraternita di Porto Ercole che il 18 luglio 1610 certificò la morte avvenuta nel loro ospedale. Le cause della morte rimasero misteriose, molti parlarono di tifo o malaria, mentre diversi libri di storia avanzarono l’ipotesi di un assassinio per questioni politico-religiose.

“Niente museo!” e lo stilista Valentino saluta Roma per sempre

Valentino saluta e se ne va. Il grande stilista ha deciso di accantonare il progetto del suo museo capitolino dopo l’ennesimo rifiuto dei vertici comunali. Nell’ormai lontanissimo 2007 l’inventore del celebre rosso aveva concordato, assieme all’allora sindaco Walter Veltroni, l’apertura di un museo in grado di ricoprire anche il ruolo di scuola di formazione per giovani stilisti.

Con il cambio di amministrazione però sono subito sorti alcuni problemi ed alla fine il progetto si è definitivamente incagliato. Stizzito ma sempre con la sua solita eleganza, Valentino ha decretato la fine delle sue nozze con la città eterna: “Ho ricevuto un’ulteriore no da Roma, il museo non si farà e quindi non ho più ragione di rimanere qui. Per ora ho optato per la mia residenza di Parigi dove troveranno posto alcune mie creazioni del passato, oggetti, foto ed altri cari ricordi, il tutto sarà a disposizione di chi vorrà venire a visitarmi”.