
Alcuni anni or sono al dipartimento di conservazione del Whitney Museum di New York era stata assegnata la missione di preparare Ice Bag Scale C di Claes Oldenburg in occasione di una grande retrospettiva dedicata all’artista. L’opera in questione era un enorme macchinario costituito da un ventilatore ed una specie di sacco di 12 piedi di diametro fatto di nylon e resina di poliestere.
L’opera che è stata prodotta nel 1971 e prevedeva lo sgonfiamento e il rigonfiamento del grande sacco evocando il respiro di una creatura addormentata, nel corso degli anni però i motori del ventilatore hanno cominciato a funzionare a singhiozzo ed il sacco si è deteriorato, insomma l’opera andava restaurata prima del grande evento. Carol Mancusi-Ungaro, il direttore del dipartimento di conservazione, cominciò quindi il delicato restauro usando tecniche più o meno tradizionali ma altri dirigenti dell’istituzione non furono d’accordo con tali metodi, dichiarando che l’opera di Oldenburg era stata totalmente ricostruita e che quindi si trattava di una copia e così andava citata anche al momento della mostra.
Le poco confortanti notizie circa i reality show dell’arte contemporanea ci avevano già messo in guardia sulla preoccupante atrofia del sistema dell’arte contemporanea internazionale. Per muovere le acque ed aggiungere un poco di energia galleristi ed istituzioni stanno vagliando ogni possibile ipotesi, sconfinando paurosamente verso le brulle e sconnesse terre dello spettacolo.

