Oleg Kulik, L’uomo-cane trasforma la Galleria Pack in un labirinto senza possibilità di uscita

La Galleria Pack di Milano inaugura il 16 febbraio la mostra Deep into Russia di Oleg Kulik. L’uomo-cane, che ha spiazzato con le sue performance al limite del tribale il pubblico del mondo dell’arte internazionale, realizzerà un progetto appositamente ideato per gli spazi della galleria.

Artista, scultore, performer, fotografo, curatore e da alcuni anni fondatore di un movimento politico per la salvaguardia dell’ambiente e delle specie animali, Oleg Kulik (Kiev, 1961), è riconosciuto per essere uno degli artisti più profondamente radicali del panorama artistico russo e internazionale.
“Nihil inhumanum a me alienum puto”, Kulik si è appropriato modificandola di una citazione di Terenzio (Humani nihil a me alienum puto) come statement di una sua monografia, dichiarando di non ritenersi estraneo a tutto ciò che non è umano. È questo l’assunto che può essere preso come uno dei corollari della sua ricerca e attraverso il quale si possono definire le caratteristiche peculiari della sua opera che affonda le proprie radici nel contesto sociale e culturale della Russia sovietica e post-sovietica. L’universalità del suo messaggio risiede nel riconoscimento del conflitto tra cultura e natura provocato dal processo di civilizzazione che ha investito l’uomo moderno.

La nuova guerra di Justin Lowe

Dopo la personale del 2007, il 22 gennaio 2010 torna ad esporre presso la Galleria Cesare Manzo di Roma Justin Lowe, artista del panorama newyorkese, recentemente in una doppia personale con Jonah Freeman alla Deitch Project di N.Y. (Black Acid Co-op, luglio-agosto 2009).

Lowe espone in questa sede più di trenta collage dal sapore visionario e surreale, seguendo quella scia psichedelica e libertaria che contraddistingue il suo lavoro. Attinge a piene mani dall’immaginario anni ’60 e dal vintage più estremo, sovrapponendo e mescolando copertine di libri, locandine di film e stralci di dischi. Il risultato è sempre elastico e multisensoriale. Conosciuto per le elaborate installazioni, Lowe continua ad usare le sue intense e intrusive composizioni, che intersecano bidimensionalità e tridimensionale per mezzo di dipinti-collage, video e specchi. La manipolazione dei media altera le percezioni dello spettatore conducendo ad associazioni inverosimili: i soggetti, icone di cultura e costume del passato, ammiccano da inconsuete angolazioni confondendo leggenda e storia.

Archana Hande – All is fair in Magic White

Nel terzo appuntamento con l’arte contemporanea indiana il 21 gennaio la galleria romana Z2O presenta – per la prima volta in Europa – “All is fair in Magic White”, il lavoro dell’artista Archana Hande (Bangalore, 1970) a cura di Maria Teresa Capacchione.

All is fair in Magic White è una sorta di compendio dei lavori e delle idee su cui l’artista ha lavorato negli ultimi dieci anni. Archana Hande ha sviluppato infatti la sua ricerca creativa sul tema dell’”identità”: identità di razza, di classe, di cultura, di religione nell’India post-coloniale e questa ricerca trova in “All is fair in Magic White” una perfetta sintesi narrativa e stilistica.
Archana Hande – che nel suo lavoro si avvale di tutti i media: video, pittura, fotografia e “new media” come Internet (suo il progetto: www.arrangeurownmarriage.com) – in “All is fair in Magic White” narra una storia utilizzando una tecnica di incisione molto diffusa in Asia, quella del “block print”.
Con questa tecnica – usata con l’intento di creare una sorta di continuità con il lavoro artigianale di cui si parla nel racconto – la Hande ha inciso su 120 singoli “stampi” di legno le scene della storia, imprimendole poi su 18 tele su cui è infine intervenuta dipingendo a mano.

Opera 2009. Artisti degli Atelier Bevilacqua La Masa

Si rinnova ad ampio raggio l’attenzione della Fondazione Bevilacqua La Masa per i giovani artisti, che quest’anno sceglie Milano per portare in mostra il lavoro degli assegnatari dei dodici atelier della Fondazione, selezionati attraverso bando annuale di concorso tra le oltre cinquanta domande presentate nel 2008.

La mostra Opera testimonia i risultati degli artisti che sono stati selezionati per lavorare un anno (2009) nei dodici atelier della Fondazione. Gli spazi si trovano a Palazzo Carminati a San Stae, dopo il restauro terminato nel 2008, e presso il Complesso dei Santi Cosma e Damiano alla Giudecca (attivi dal 2006). Questo è il terzo anno che agli artisti assegnatari degli atelier è data la possibilità di una mostra finale.

Accanto alla mostra storica della Collettiva per Giovani Artisti, nata in parallelo alle esposizioni della Biennale e arrivata quest’anno alla sua 93.ma edizione, OPERA 2009 testimonia il credo della Fondazione nell’importante missione di supporto della ricerca artistica giovanile, con cui da oltre cent’anni, a partire dalla sua istituzione, assegna atelier ai più meritevoli. Nel numero designato nello statuto che ha visto nascere la Fondazione, i dodici spazi d’artista messi in bando annualmente trovano sede nel suggestivo chiostro dei Santi Cosma e Damiano sull’isola della Giudecca e nella cornice di Palazzo Carminati a San Stae, il cui restauro, ultimato due anni fa, ha inoltre reso possibile la realizzazione di due foresterie con cui si è avviato immediatamente un programma di ospitalità internazionale.

William Cobbing ed il concetto di rovesciamento

Per la sua prima personale da Furini Arte Contemporanea, William Cobbing (nato nel 1974 a Londra, dove vive) propone a partire dal 6 febbraio a Roma un progetto espositivo di forte impatto visivo e al contempo dall’appeal filosofico. La mostra presenta video, scultura e fotografia che propongono l’ultima ricerca dell’artista tornato di recente da due residenze, una presso la Tourquise Mountain Foundation in Afghanistan e l’altra a Berwick-upon-Tweed, sul confine inglese con la Scozia. In entrambe le occasioni Cobbing ha prodotto lavori strettamente legati al contesto nel quale si trovava.

L’ambiente sociale, culturale e territoriale è parte della riflessione dell’artista che, non a caso, tanto nelle fotografie scattate in Afghanistan quanto nella scultura e nei video realizzati a Berwick, fa riferimento alla storia locale. Punto di connessione tra i lavori e nodo centrale del progetto espositivo è la ricerca sul concetto di rovesciamento (reversal, che dà il titolo alla mostra stessa), entropia e dispersione, elementi che si ritornano nei diversi ambienti considerati e nelle opere.

Giuseppe Stampone trasforma la Prometeogallery in una sala da gioco

La Prometeogallery di Milano presenta la prima personale di Giuseppe Stampone presso i propri spazi. La mostra dal titolo The Rules of the Game aprirà giovedì 21 gennaio con un progetto complesso realizzato per l’occasione.

Più direttamente di altri suoi interventi, la personale milanese di Giuseppe Stampone dichiara quale principio di base del proprio lavoro il rapporto tra fiction e realtà sociale. Un rapporto inverso, una dissimmetria costitutiva che si serve dell’elemento fittizio e della scena per smascherare le strategie di cattura nelle quali concretamente siamo presi. C’è sempre la volontà di rivelare il lato oscuro della società civile dietro il keep smiling di matrice americana. Oppure, più in generale, la necessità di denunciare le forme di sovranità ed egemonia dietro l’attuale idea di democrazia.

Chris Burden alla Gagosian Gallery di Roma

La Gagosian Gallery inaugura il 13 febbraio la prima mostra di Chris Burden a Roma in oltre trenta anni. In The Heart: Open or Closed l’artista prosegue la sua ricerca sulle costruzioni architettoniche e sul ruolo che queste ricoprono nel riflettere differenti culture. In tre opere individuali ma in relazione fra loro, l’artista esplora l’estetica e le possibilità metaforiche di architetture stravaganti.

Da un lato della sala ovale Burden ricrea Nomadic Folly (2001). Presentata per la prima volta nel settembre 2001 alla Biennale Internazionale di Istanbul, questa installazione è la sua interpretazione fantastica di una sofisticata tenda nomade. La struttura è composta da un’ampia piattaforma in legno di cipresso e da quattro grandi ombrelloni. I visitatori possono soffermarsi e rilassarsi sotto la tenda rivestita di sontuosi tappeti e decorata da corde intrecciate, lampade e oggetti in vetro e metallo, ricche stoffe tradizionali ricamate con fili scintillanti. Una dolce e seducente musica turco-armena si diffonde dall’interno.

Chocolate Grinders/Il macinino da caffè interpretato da Radim Labuda

Sabato 23 gennaio si inaugura presso la galleria Dora Diamanti arte contemporanea di Roma la mostra Chocolate Grinders/Il macinino da caffè, personale di Radim Labuda curata da Susanna Horvatovičova. In occasione dell’inaugurazione, l’artista slovacco realizzerà una performance ispirata all’installazione video e fotografica.

L’installazione Chocolate Grinders riprende la vita reale della comunità di colore nelle strade di San Francisco. La serie video mostra con immediatezza la fenomenologia del gesto quotidiano. Frammenti della realtà americana vengono ripetuti e bloccati in loop secondo un processo di postproduzione dell’immagine legato al montaggio video. Radim Labuda chiude la scena in un tempo imprecisato e sposta il discorso altrove, riflette sul senso esistenziale degli uomini colti dalla telecamena a loro insaputa mentre ripetono le medesime azioni, chiusi in una dimensione che non permette loro un reale contatto con l’esterno. Il tempo circolare dato dall’installazione video e da quella fotografica ricorda paradossalmente il funzionamento meccanico dell’ingranaggio disegnato da Marcel Duchamp, Il Macinino da caffè, di cui l’artista slovacco riprende  direttamente il titolo.

Greater Torino, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo apre i suoi spazi ai giovani talenti

Martedì 2 febbraio 2010, dalle 19 alle 21, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo inaugura Greater Torino, nuovo ciclo espositivo dedicato agli artisti delle giovani generazioni che hanno in Torino il proprio spazio di formazione o di lavoro.

La città è intesa come territorio allargato, luogo di nascita o di elezione, ma soprattutto piattaforma per la costruzione di un percorso di ricerca alimentato da opportunità di crescita, di mobilità e di relazioni con l’esterno. Una città aperta dunque, capace di accogliere quelle dinamiche di “andata e ritorno” essenziali nella definizione delle carriere artistiche. In un contesto locale che da anni promuove l’arte delle ultime generazioni con programmi istituzionali e iniziative private, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo intende dare il suo contributo offrendo ai talenti emergenti la propria cornice museale, ove misurarsi con la curatela, lo spazio e i suoi pubblici.

Amir Mogharabi alla galleria 1/9 unosunove di Roma

Unosolo, la project room della galleria romana 1/9 unosunove inaugura il 14 gennaio la prima mostra personale in Italia dellʼartista newyorkese Amir Mogharabi (1982, Shiraz).

In linea con il significato che il numero 11 riveste nella riflessione teorica ed artistica di Amir Mogharabi e con lʼimportanza della componente performativa del suo lavoro la preparazione di Interior 01|11|10 avrà inizio il giorno 11 gennaio 2010. Ogni giorno lʼartista porterà avanti lʼallestimento della mostra realizzando i lavori direttamente in galleria e incontrando alcune persone (artisti, curatori, scrittori) invitate a interagire con il processo installativo attraverso discussioni sul lavoro svolto giorno per giorno. Tale confronto rappresenterà un contributo fondamentale e necessario per il risultato stesso della presentazione finale prevista per il 14 gennaio alle ore 19.

Continua lo stile libero italiano allo Studio Cannaviello di Milano

 Si continuano a presentare due alla volta gli artisti dello Stile Libero Italiano, la situazione artistica che si è creata intorno alla galleria e sulla quale ha ruotato l’attività di tutto quest’ultimo anno. Ecco dunque che il 14 gennaio lo Studio d’Arte Cannaviello inaugura Lateralus, la mostra bipersonale di Stefano Cumia (Palermo, 1980) e Silvia Idili (Cagliari, 1982), entrambi pittori, entrambi di origini isolane, entrambi hanno scelto Milano come nuova dimora per esprimersi ed operare.

Il titolo della mostra fa riferimento al “pensiero laterale”, una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un approccio indiretto, ovvero l’osservazione del problema da diverse angolazioni. Il pensiero laterale si discosta da quello sequenziale (da cui il termine laterale) e cerca punti di vista alternativi per superare i confini e gli schemi precostituiti.

Maddalena Ambrosio alla galleria Mimmo Scognamiglio di Milano

 La galleria Mimmo Scognamiglio inaugura giovedì 14 gennaio 2010 alle ore 19 la prima mostra personale a Milano di Maddalena Ambrosio dal titolo Transmigranti.Come nelle due precedenti mostre da Scognamiglio a Napoli nel 2004 e nello scorso settembre l’ artista, anche questa volta, si appropria, invade e sconvolge lo spazio espositivo creando una sola grande opera che interagisce con i 200mq della sala centrale.

L’intera opera della Ambrosio sembra essere attraversata da una strategia della decostruzione (Jacques Derrida), non esistono all’interno di essa concetti stabili e ben determinati, si oppone a qualunque “certezza”, a qualunque staticità formale definendo il concetto stesso come la caduta del pensiero in un “falso paradiso della definizione” e lo stesso titolo della mostra che sfugge ad una netta definizione, sembra appartenere alla categoria degli indecidibili di Derrida. La mostra si completa nelle sale laterali della galleria con due sculture in cui la Ambrosio riprende la sua analisi della coscienza umana immersa in una realtà percepibile per ambivalenze e in cui lei non sceglie una delle parti in cui si divide la dicotomia del reale, non si schiera, ma esplora il potenziale espressivo di ogni contraddizione, fondendo in una visione multiforme ciò che sembra apparentemente inconciliabile.

Arte Fiera Art First ai nastri di partenza

Arte Fiera Art First, nel corso delle trentaquattro edizioni, ha consolidato il suo ruolo di più importante e completa fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea in Italia, attraverso un sempre più forte coinvolgimento delle migliori gallerie, sia storiche che di ricerca. Nell’ambito del panorama artistico internazionale Arte Fiera Art First conferma la sua costante attenzione per la promozione dell’arte italiana dall’inizio del Novecento, agli anni ‘50 fino ai movimenti contemporanei, con artisti riconosciuti nello scenario mondiale.

Un parterre unico per scoprire maestri storici come Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Gino Severini, accanto all’arte concettuale di Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e Vincenzo Agnetti, o ai movimenti di arte informale di Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri e Emilio Vedova; lo Spazialismo di Lucio Fontana fino ai poveristi Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio – al quale il Museo d’Arte Moderna di Bologna dedica un’importante antologica fino al 17 febbraio 2010 – accanto ai rappresentanti della Transavanguardia.

Hermann Nitsch – Teatro delle Orge e dei Misteri

Le attività 2010 della GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino prendono l’avvio con uno storico appuntamento dedicato ad uno degli artisti più apprezzati e controversi dell’arte contemporanea internazionale, Hermann Nitsch che incontra il pubblico di Torino giovedì 14 gennaio alle ore 18 per approfondire, anche attraverso filmati e video documentari, alcuni aspetti del suo celebre lavoro Orgien Mysterien Theater.

Hermann Nitsch, nato a Vienna nel 1938, concepisce l’idea di “Orgien Mysterien Theater”, il Teatro delle Orge e dei Misteri, nel 1957 e da allora ha sviluppato incessantemente questo progetto, concentrando su di esso tutte le sue aspirazioni e dedicandovi la sua intera vita artistica. Il Teatro concepito da Nitsch è uno spazio in cui centinaia di persone si abbandonano ad una comune e totalizzante esperienza artistica, con il coinvolgimento di tutti i cinque sensi. Si tratta dunque di una forma di arte performativa in cui l’elemento centrale è lo stato di eccitazione psicofisica dei partecipanti, che non reprimono i propri naturali istinti primordiali come invece – secondo l’artista – accade normalmente, a causa delle norme e dalle imposizioni dettate dalla società attuale.