Lou Reed e Laurie Anderson curano il Vivid Life Festival mentre a New York trionfa l’America Latina

Questo mese anche Sydney (Australia) potrà provare il brivido della creatività made in New York e lo farà grazie a due curatori d’eccezione, personaggi che hanno caratterizzato l’artlife della grande mela in questo ultimo trentennio (e oltre). L’ex frontman dei Velvet Underground e pupillo di Andy Warhol, Mr Lou Reed curerà assieme alla camaleontica poetessa-artista-cantautrice Laurie Anderson il festival Vivid Life edizione 2010. Si tratta di una kermesse annuale che si ripropone di portare nella capitale australiana la giusta dose di musica, fotografia e performance.

Quest’anno l’evento sarà aperto fino al prossimo 21 giugno e sarà ospitato dalla Sydney Opera House. Tra le proposte musicali si avvicenderanno sul palco (oltre a Reed) bands del calibro di Melt-Banana, Chirglichin, Bardo Pond ed il coro gospel Blind Boys of Alabama. Per l’occasione Reed ha inoltre curato una mostra digitale riunendo alcune fotografie della prestigiosa agenzia Magnum, mentre la Anderson metterà in scena una performance/retrospettiva delle sue canzoni e storie. 

Thom Puckey e Jan van der Ploeg al Luigi Pecci di Prato

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato inaugura sabato 29 maggio 2010 la mostra THE PRATO PROJECT, una doppia personale congiunta degli artisti Thom Puckey e Jan van der Ploeg. L’esposizione, promossa da Regione Toscana e Comune di Prato, in collaborazione con l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi in Italia, con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e il sostegno di ASM spa, CariPrato, Gruppo Consiag, Unione Industriale Pratese, resterà aperta nello Spazio progetti al piano terra del museo pratese fino al 9 gennaio 2011.

I due artisti, entrambi attivi ad Amsterdam, sono stati invitati a realizzare un progetto comune negli spazi espositivi al piano terra del Centro Pecci, che va a riallacciarsi idealmente a quello già sperimentato presso l’Aschenbach and Hofland Galleries di Amsterdam nel maggio-giugno 2008. THE PRATO PROJECT combina una serie di nuove sculture in marmo di Puckey e i monumentali wall-painting di Van der Ploeg, che si sviluppano su una superficie murale di oltre 50 metri di lunghezza. La sfida insita in questa collaborazione e’ quella di mettere in dialogo l’astrazione cromatica dei motivi pittorici bidimensionali con il realismo dai contenuti anticonvenzionali delle figure scolpite, la monumentalità della pittura ambientale con l’eleganza sensuale della statuaria in marmo.

Londra: una nave in bottiglia sul Quarto Plinto e nuova scultura alla Serpentine

prossimo 24 maggio sarà rivelato al pubblico il nuovo progetto espositivo per il Quarto Plinto di Trafalgar Square a Londra. Yinka Shonibare è l’artista che avrà l’ingrato compito di raccogliere la sfida dopo la spettacolare performance installativa One and Other di Antony Gormley il quale a sua volta, in questi ultimi tempi ha invece deciso di terrorizzare New York con delle sue statue piazzate sui tetti dei palazzi. Tornando a Londra, Shonibare ha intenzione di mettere sul plinto una gigantesca replica della HMS Victory, proprio la nave con cui l’ammiraglio Nelson scese in acqua per la battaglia di Trafalgar.

La caratteristica alquanto sbalorditiva è che la nave sarà posta all’interno di una gigantesca bottiglia e le vele dell’imbarcazione saranno costituite da drappi incredibilmente variopinti che oltre a rievocare il passato britannico si riallacceranno alle radici nigeriane dell’artista.

Nuova veste e nuove opportunità per il Premio Celeste 2010

Sono aperte le iscrizioni per l’edizione 2010 del Premio Celeste, concorso dedicato all’arte contemporanea che ogni anno prevede l’organizzazione di una mostra di 60 opere finaliste; l’organizzazione di altre mostre in Italia ed all’estero; la creazione di un catalogo con 250 opere illustrate a colori che ogni anno fa il punto della situazione della pittura, fotografia, video, scultura, installazione e lavori multi-mediali in Italia. La qualità, la ricerca, l’innovazione e la contemporaneità sono i criteri fondamentali della selezione delle opere. La selezione delle 40 opere finaliste avviene attraverso un processo totalmente trasparente. Ciascuno dei 22 critici incaricati delle selezioni renderà pubbliche le sue scelte sul sito.

Cosa distingue il Premio Celeste da altri premi arte? A differenza di qualsiasi altro concorso artistico non è prevista la presenza di una giuria che aggiudica i premi. Un comitato composto da più di 20 critici d’arte italiani seleziona le opere finalisti e le opere selezionate per il catalogo. Gli artisti autori delle opere finaliste hanno, secondo il bando del premio, il diritto di aggiudicare i premi tramite un voto che esprimono durante la mostra finale.

Gli artisti italiani potranno candidarsi anche al Celeste Prize, premio internazionale con le medesime carateristiche del Premio Celeste italiano.

Linguaggi e Sperimentazioni al Mart di Rovereto


La ricerca artistica contemporanea protagonista della mostra –Linguaggi e Sperimentazioni. Giovani artisti in una collezione contemporanea-. La mostra sarà aperta al pubblico al Mart di Rovereto dall’8 maggio al 22 agosto 2010. La conferenza stampa di presentazione della mostra e’ in programma alle ore 12.30 di venerdi’ 7 maggio, con inaugurazione ufficiale a seguire alle ore 18.

Nelle sale del Mart saranno esposte circa ottanta opere tra dipinti, fotografie, sculture, installazioni e video, provenienti dalla AGI Verona Collection che da sempre si dedica alla ricerca di nuovi talenti. AGI Verona Collection e’ nata nel 1989 dalla volontà di cinque collezionisti veronesi, associati nel desiderio condiviso di sostenere l’arte contemporanea.

Ad oggi sono entrate in collezione oltre 500 opere, realizzate con diversi linguaggi e tecniche artistiche, di differenti poetiche e provenienze, e tra queste le presenze internazionali sono la maggioranza. AGI ha sempre privilegiato l’acquisizione di artisti giovani ed esordienti, e per lo piu’ i lavori sono entrati nella raccolta nell’anno stesso di realizzazione. I giovani e le nuove promesse hanno rappresentato una sfida continua, secondo una sensibilità collezionistica che cerca di catturare sempre il nuovo e l’attuale, registrando cosi’ i cambiamenti e le trasformazioni in atto nella storia dell’arte.

Il futuro dell’arte contemporanea è globale o legato al mercato?

Sono in molti a chiedersi quale sarà il futuro dell’arte contemporanea ed i pareri sono ovviamente discordanti. Sono in fatti in molti ad affermare che la creatività internazionale ha ormai perso mordente, uniformandosi a scelte già consolidate ed a schemi estetici largamente consolidati all’interno di un sistema sempre più chiuso e chino su se stesso. Insomma secondo queste fonti siamo ormai giunti ad un punto di non ritorno ove non è rimasto più nulla da scoprire e da inventare.

Altri invece si sono espressi in maniera più favorevole e positiva nei confonti del futuro prossimo dell’arte. Julia Peyton-Jones, direttore della Serpentine Gallery di Londra, ha ad esempio annunciato un futuro all’insegna del globale. Come già accaduto per il sistema economico e tecnologico, il centro di gravità del sistema artistico si è spostato dall’ovest verso est, con un’iniezione di nuovi artisti da Cina, India e Medio Oriente fautori di nuove opere le quali riflettono le diverse identità nazionali.

Jannis Kounellis, una ripetizione sempre diversa

In questi giorni la stampa inglese sta dedicando ampio risalto ad un grande artista, nato in grecia nel 1936, ma italiano e romano ad essere precisi fin dall’età di 20 anni quando traslocò e cominciò a lavorare proprio nella città eterna esordendo nel 1960 alla galleria La Tartaruga.

Si tratta di Jannis Kounellis, patriarca dell’arte povera che in questi giorni è in mostra alla galleria Ambika P3 di Londra dal 22 aprile fino al 30 maggio 2010. Sacchi, carbone, fagioli e bottiglie vuote sono i ferri del mestiere di Kounellis, oggetti che ci riportano alla mente una ripetizione che lentamente è divenuta il modus operandi del maestro. Ovviamente non si tratta della riproduzione seriale di opere ma di una reiterazione di concetti e di pezzi separati come se si trattasse di una grande elegia.

L’arte contemporanea dell’Iran domina la XIV edizione della Biennale Donna

Arte Contemporanea dall’Iran a cura di Silvia Cirelli e’ la mostra collettiva scelta per la XIV edizione della Biennale Donna, organizzata dall’UDI – Unione Donna in Italia di Ferrara con le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea e i Musei Civici di Arte Antica del Comune di Ferrara, in programma dal 18 aprile al 13 giugno 2010 al Padiglione d’Arte Contemporanea.

L’esposizione ripercorre l’esperienza di sei artiste contemporanee iraniane già affermate a livello internazionale: Shirin Fakhim, Ghazel, Firouzeh Khosrovani, Shadi Ghadirian, Mandana Moghaddam e Parastou Forouhar. Sei donne che oltre ad aver vissuto un tormentato passato, a partire dalla Rivoluzione Islamica del 1979 fino alla guerra Iran-Iraq (1980-1988), testimoniano soprattutto la difficile condizione della donna in uno dei paesi mediorientali piu’ conservatori. Nella cultura iraniana la discriminazione femminile e’, infatti, ancora una limitazione quotidiana e anche se tentativi di cambiamento sono stati fatti, la donna iraniana e’ tuttora collocata ai gradini piu’ bassi della scala sociale, considerata come una cittadina di -seconda classe-.

L’Ikea Art ed il problema dell’unicità dell’opera

Abbiamo più volte espresso le nostre opinioni (discutendone anche con il celebre blogger Luca Rossi) sull’Ikea Art, ovvero sulla creatività uniformata che in questi anni sembra spadroneggiare in tutto il mondo. I nuovi artisti modello Ikea creano le loro opere ispirandosi ad un minimalismo concettuale che strizza pericolosamente l’occhio al design svedese. In tutto ciò ovviamente ogni appiglio filosofico diviene puramente pretestuoso e l’opera diviene sempre più simile ad un oggetto di consumo o ad un semplice complemento d’arredo. E se questa fosse la nuova forma creativa del 2000? così ferocemente presi dall’impeto critico non avevamo pensato a tale eventualità, magari fra uno sbadiglio e l’altro l’Ikea Art potrebbe anche nascondere il suo fascino e segnare l’inizio di una nuova corrente artistica. L’identita seriale dell’Ikea Art o dell’arte facilmente riproducibile in genere potrebbe però nascondere molte insidie legate all’unicità dell’opera.

Negli ultimi tempi  molti siti web vendono stampe di celebri artisti contemporanei con prezzi alla portata di tutti, proprio come se si trattasse di quelle cornici già dotate di foto che la nota azienda svedese di mobili mette in vendita all’interno di tutti i suoi megastore. La domanda che vi vorremmo porre è quindi questa: Può l’esistenza di migliaia di copie rendere l’opera un semplice oggetto senza valore? La risposta è probabilmente si, anche se stiamo parlando di repliche ovviamente non siglate dall’artista in persona, non autenticate, ma cosa succederebbe se fosse possibile ricreare l’opera originale?

Vollis Simpson, un simpatico outsider di 91 anni

Da qualche parte nella sperduta cittadina di Lucama nel North Carolina esiste un uomo di nome Vollis Simpson, un simpatico vecchietto di 91 anni che abita in una casa con annessa officina la cui insegna reca scritto Simpson Repair Shop. Simpson ha passato gran parte della sua vita, o per meglio dire del suo tempo libero a creare fantastiche statue ed installazioni in ferro ed altri materiali di recupero.

Opere piazzate in una fantasmagorica discarica che sembrano uscite da un cartone animato o da un giornalino di fumetti. Un uomo di metallo che suona la sua chitarra, un gruppo di cavalli che traina una diligenza, queste sono solamente alcune delle mirabolanti creature del simpatico nonnetto. Simpson ha coltivato il suo talento artistico come una sorta di hobby, usando parti di metallo ed alluminio recuperate dal suo mestiere di riparatore di trattori.

Arte in macelleria e Damien Hirst invece macella una donna incinta

L’art dealer Gavin Brown ha annunciato che raddoppierà le dimensioni della sua galleria di New York. Brown ha infatti già affittato uno spazio al 601 di Washington Street che fino ad ora ospita la macelleria del noto esperto di carni Pat LaFrieda. Il primo artista ospitato dal nuovo spazio sarà Jonathan Horowitz, celebre per una nuova serie di opere sul cibo vegetariano e sulla eco-sostenibilità. La mostra prenderà il titolo di Go Vegan!, evento decisamente azzeccato per sovvertire l’identità dell’ex macelleria.  LaFrieda che i newyorchesi chiamano il mago della carne aprirà invece uno spazio di 10.000 metri quadrati nel New Jersey.

Nel frattempo Damien Hirst circa sei giorni fa si è recato al museo Madre di Napoli che attualmente ospita una sua opera all’interno della mostra Barock. Hirst ha rivelato ai giornalisti di essere un fan di Maurizio Cattelan e di aver deciso di proporre al più presto una sua installazione site specific per la Chiesa di Donnaregina Vecchia. 

Manifest Equality, l’arte in difesa dei diritti gay

 C’è tempo fino al prossimo 7 marzo per presenziare alla mostra/evento fundraising Manifest Equality che si tiene al 1341 di Vine Street di Los Angeles California.  Una bandiera dei confederati rosa creata da Ron English, Un gigante murale esterno raffigurante il ritratto delle Giustizia creato dai graffiti artists Retna, El Mac e Kofie, un divertente disegno che raffigura un unione tra due donne creato da Molly Crabapple. Queste sono solamente alcune delle opere di un evento creato appositamente per abbattere il razzismo, l’omofobia e la disuguaglianza a colpi di creatività.

Street Artists, fotografi, pittori e scultori sono scesi in campo in un unico e grande evento per gridare a gran voce la loro rabbia contro le discriminazioni ed anche per ribadire un concetto: “vietare i matrimoni gay equivale a vietare i diritti civili dell’umanità“. “Questa mostra non è solamente una manifestazione di orgoglio omosessuale ma una vera e propria difesa dei diritti civili” ha dichiarato El Mac “In teoria gli Stati Uniti si basano sui principi di lealtà, uguaglianza e giustizia ma in pratica le cose potrebbero andare molto meglio di come sono ora. Far parte di questo progetto è per me una cosa di grande importanza”.

Tre grandi mostre da non perdere nel Regno Unito

Tris d’assi d’arte contemporanea per Irlanda e Regno Unito che continuano a macinare grandi mostre su grandi mostre mentre l‘offerta contemporanea italiana marcia decisamente a passo di tartaruga. Si parte con l’ Irish Museum of Modern Art di Dublino che propone fino al 23 marzo un’interessante mostra di Francis Alÿs dal titolo Le Temps du Sommeil. Moderno sognatore urbano Alÿs è da sempre alla ricerca delle assurdità e delle futilità della vita cittadina.

L’artista è la versione contemporanea del concetto del flâneur creato da Baudelaire, un vagabondo senza meta che attraverso la piattezza e la bassezza dell’umanità riesce a cogliere dei momenti poetici. Nel corso dell’evento saranno presentati una serie di dipinti, collages e diari di performances che documentano imprese folli come spingere un grande blocco di ghiaccio attraverso Mexico City fino a vederlo consumarsi in una piccola pozzanghera. La Serpentine Gallery di Londra ospita invece dal 3 marzo fino al 25 aprile, una retrospettiva dedicata a Richard Hamilton.

I magnifici 7 artisti under 35 da non perdere

Si fa un gran parlare della giovane arte internazionale e non a torto. Le nuove leve sapranno sicuramente rivoluzionare il mercato e la creatività dei prossimi anni, ma chi sono gli artisti da tenere d’occhio? Globartmag vi offre i magnifici 7 artisti (internazionali) sotto i 35 anni da non perdere.

Adriana Lara (1978)
Artista concettuale autodidatta che lavora principalmente con materiali di recupero. La sua installazione di una buccia di banana sul pavimento del New Museum è stata una delle cose più interessanti viste alla mostra Younger Than Jesus dello scorso anno. Vive e lavora in Messico ed è rappresentata dalla galleria Air de Paris di Parigi

Angel Otero (1981)
Crea dense pitture ad olio e sculture eseguite sempre con stratificazioni di colori ad olio. E’ stato uno dei protagonisti della fiera NADA di Miami dove la galleria che lo rappresenta ha venduto tutti i suoi lavori. Vive e lavora a New York ed è rappresentato dalla Kavi Gupta Gallery di Chicago

Josh Brand (1980)
Fotografo di stampo concettuale che solitamente crea senza il bisogno della macchina fotografica. Le sue stampe sono eseguite in camera oscura. L’artista è stato scelto per la Whitney Biennial 2010. Vive e lavora a New York ed è rappresentato dalla Herald St Gallery di Londra.