Arte e copyright, un bus a due piani nel centro del mirino

Come si diceva nel nostro articolo di ieri, l’artista ruba. Ovviamente si tratta di un furto visivo e concettuale, l’artista ruba attimi di esperienza umana, estetiche e meccaniche creative, impasta tutto all’interno del suo substrato emozionale per poi creare qualcosa di totalmente diverso. Eppure qualcuno rubacchia davvero, ne sa qualcosa il povero Patrick Cariou, vittima di una scopiazzatura portata a termine da nientemeno che Richard Prince.

 Ma la giustizia terrena esiste e come molti di voi sapranno, Prince è stato condannato a risarcire il furto di immagini perpetrato ai danni di Cariou. Il caso ha aperto nuove prospettive (allarmanti per qualcuno) per quanto riguarda i diritti d’autore. Come se non bastasse proprio in questi giorni un giudice inglese ha emesso un’ulteriore sentenza che ha già sollevato numerose e roventi polemiche.

PREMIO “PORTALI DELLO SCOMPIGLIO”#1, Bando di concorso per la scelta, l’esecuzione e l’acquisto di tre opere d’arte da collocare presso la Tenuta Dello Scompiglio

L’Associazione Culturale Dello Scompiglio, con sede nella Tenuta Dello Scompiglio promuove il Premio “Portali Dello Scompiglio”#1. Il premio, aperto a tutti gli artisti di qualsiasi nazionalità, età, qualifica o curriculum, prevede la selezione di dieci progetti finalisti, un evento espositivo e tre premi in denaro per un valore complessivo di € 22.500. I temi degli alberi, dei portali e dell’acqua scandiscono e pervadono tutto il paesaggio Dello Scompiglio, creando diversi accenti dentro di una musicalità costante e differenziata.

La percezione di questo paesaggio stimola la lettura della stratificazione del tempo, della sedimentazione dell’azione umana, della complementarietà e interazione di natura e storia. In particolar modo, lo spazio della Tenuta Dello Scompiglio si articola attraverso una serie di portali accennati che cadenzano il paesaggio, modulano gli spostamenti e tracciano molteplici percorsi e zone di transizione fra il bosco, l’agricoltura e l’architettura paesaggistica. Una successione di portali, configurati secondo esigenze contraddittorie e a volte conflittuali tra l’equilibrio della natura e gli interventi funzionali all’attività umana, sia essa colturale o culturale, che si vogliono evidenziare attraverso installazioni di arti visive in grado di leggere e interpretare la loro disposizione.

Austin Kleon e i 10 consigli agli artisti

Fare l’artista non è certo cosa semplice. Una formula giusta per il successo non è stata ancora inventata, quindi l’unica via possibile è quella dell’impegno, dello studio e della fatica. Eppure ogni tanto qualcuno ci prova ad elargire consigli, seri o semiseri che siano, noi non possiamo far altro che documentarvi con il beneficio del dubbio.

L’ultimo, in ordine di tempo, a provare a dar consigli è l’artista Austin Kleon che ha praticamente stilato un vero e proprio libro – decalogo zeppo di consigli per i giovani artisti. La pubblicazione prende il nome di Steal like an artist. In men che non si dica i concetti fondamentali del libro hanno cominciato a girare su moltissimi blog

Letture di Difesa: Dialogo nel vuoto: Beckett e Giacometti

“Leggo per legittima difesa.” (Woody Allen)

 Contrariamente al nocciolo più profondo del surrealismo, da cui pure Giacometti trae linfa e spunti, nelle sculture dello svizzero il nodo più importante non è la “sovra-realtà”, la surrealtà che trascende e cerca nuovi legami, nuove aperture, nuovi mondi.

Qualcosa qui vuole rimanere ancorato al mondo com’è, vuole che si combaci la rapprentazione alla vita o che la si testimoni. Il contatto con la realtà non è cercato nella perfetta somiglianza ma nel barlume dello sguardo, nella condizione, nello stile: qualcosa che si avvicina più alla scultura egiziana o alla pittura medievale bizantina che non al realismo o al rinascimento.

Giovedì difesa: Black mirror

Devo ammetterlo. Inizio a pensare che Charlie Brooker, classe 1971, sia veramente un autore di alto livello.

Avevo già tessuto le lodi di Dead set proprio in questa rubrica. Una serie horror che mescolava il Grande Fratello con George Romero raggiungendo livelli di tensione, di parodia, di sarcasmo assolutamente interessanti.

Black mirror fa di più. Ci porta in un futuro “specchio nero” di noi.

Video arte? Bella, ma il museo non ha i proiettori

La video arte è bella, la video arte piace a tutti e tutti vorrebbero averla all’interno di una grande manifestazione. Cosa sia in realtà questa video arte non lo sa nessuno, nessuno sa dove trovino dimora i limiti e le possibilità di questa meravigliosa tecnica ma vuoi mettere ad aver un bel video o magari tre all’interno della tua mostra museale.

Qui però arrivano i dolori, come vogliamo proiettarli questi video? Con un bel proiettore direte voi. Bene, la maggior parte dei musi italiani non dispone di strumentazioni tecniche adatte per la video proiezione “a regola d’arte” delle opere presentate e qualora disponesse di tali. Un proiettore con ANSI Lumen degno di questo nome con decentramento ottico motorizzato ed altre caratteristiche tecniche professionali costa uno sproposito, a questo si dovrebbe aggiungere il costo di lettori per la riproduzione ed apparecchi per il suono.

Quando la videoarte brilla….di luce propria

arsprima prosegue il proprio sostegno a favore della divulgazione e conoscenza della video arte ospitando alla Nur gallery di Milano a partire dal 21 marzo e per un totale di 3 serate (18 aprile e 23 maggio, sono le date successive) una rassegna a cura di Alessandro Trabucco con 13 video dedicati alla luce di 13 artisti del panorama contemporaneo.

Non a caso si è scelta la tematica della luce per una sala di progettazione e sperimentazione che porta il nome arabo di Nur, che significa appunto “luce”. Gli artisti presenti in rassegna, in ordine di presentazione dei rispettivi video, saranno: Isobel Blank , Elisabetta Di Sopra, Umberto Corni, Jessica Iapino, Leonardo Genovese, Silvia Camporesi, Irina Gabiani, Silvio Giordano, Alessia De Montis, Silvia Serenari, Andrej Mussa, JOYKIX, Francesca Arri.

Ritorno al futuro al Castello di Rivoli

Dal 16 al 18 marzo si terrà al Castello di Rivoli un tavolo di lavoro che proverà a fare il punto sullo stato delle arti a Torino, con una ricognizione storica interdisciplinare che parte dagli anni Ottanta. Si ripercorre il passato per parlare dell’oggi e immaginare il futuro. Una memoria necessaria per ritrovare e capire l’identità della scena artistica torinese e le sue ipotesi strategiche per il futuro. Per essere di nuovo una massa critica consapevole.

“Ritorno al futuro” è un tavolo con molti relatori, che non vuole essere esaustivo, che dichiara già la sua natura limitata, i suoi buchi. Ma è anche un work in progress partecipato da tutti coloro che vorranno venire a condividere il confronto, per primi gli artisti, a portare il loro importante frammento personale di sguardo, esperienza, riflessione. Un lavoro che si dovrà fare tutti insieme, in cui nessuno è escluso. Ma anzi, invitato.

Hernan Bas e il fagottone Louis Vuitton

Avete presente il classico fagotto? Stiamo parlando di quel bagaglio di fortuna formato da un tovaglione ed un bastone, comunemente usato da girovaghi e pellegrini. Ebbene, sappiate che ne esiste uno con il classico monogramma di Louis Vuitton. Strano a dirsi ma l’idea è venuta a Hernan Bas, scoppiettante artista di stanza a Detroit.

Il fagottone griffato Vuitton è infatti parte integrante dell’installazione intitolata A Traveler, in visione fino al prossimo novembre alla location Vuitton situata all’Aventura Mall di Miami.

Il critichese ti accorcia la vita

Difficile entrare nella pelle di questo lavoro, questo perché la meccanica che lo genera si affida non solo al substrato figurativo-narrativo, ma anche ad una logica surreale all’interno di una matrice spaziale che mina la sottostruttura del pensiero. L’iconicità delle opere di XX attiva una qualità transitoria in senso visivo e concettuale.  La qualità sommersa della purezza delle linee contestualizza giustapposizioni formali, per quanto riguarda invece il problema dei contenuti, la perturbazione disgiuntiva dona risalto a distinzioni formali”.

 Ciò che abbiamo appena pubblicato è lo stralcio di un testo critico. A molti questo sembrerà un bel testo critico, ad altri invece potrà apparire un poco inconcludente ed artefatto. Beh, in realtà questo testo è stato scritto con un generatore automatico di testi critici, praticamente il computer ha mescolato alcuni termini a suo piacimento ed ha scodellato questo prodotto finale.

Sought City – geografie immaginarie di Yifat Bezalel

Sempre più spesso si parla di cattiva gestione del contemporaneo, di gallerie il cui unico scopo si dimostra essere finalizzato al commercio e sempre meno alla ricerca; mi sembra anche doveroso sottolineare che ci sono gallerie e istituzioni che invece continuano a muoversi privilegiando un ambito scientifico di notevole interesse. Questo è il caso, a mio parere, di Marie-Laure Fleisch, di cui seguo da tempo le mosse artistiche e che mi sembra dimostrarsi ogni volta all’altezza delle aspettative.

Particolarmente interessante in questo senso è il ciclo espositivo  About paper. Israeli Contemporary Art a cura di Giorgia Calò che, attraverso il lavoro di sette artiste che utilizzano la carta come mezzo espressivo dalla natura multiforme, mette in scena la problematicità dell’appartenenza al contesto Israeliano.

Claire Fontaine al Pastificio Cerere di Roma

Il secondo appuntamento dell’edizione 2012 di Postcard from…, che vede protagonista l’artista Claire Fontaine, inaugurerà il 16 marzo presso la sede di Via degli Ausoni 7 a Roma e sarà visibile fino al 16 maggio. Il progetto a cura di Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione, è volto a diffondere l’arte contemporanea nel contesto urbano. Realizzato in collaborazione con A.P.A. Agenzia Pubblicità Affissioni, vede il coinvolgimento di artisti italiani e internazionali invitati a ideare un manifesto di 400×300 cm, la dimensione in uso nella cartellonistica pubblicitaria, esposto nel cortile del Pastificio Cerere e in vari impianti della città messi a disposizione da A.P.A. (elenco aggiornato sul sito internet della Fondazione http://www.pastificiocerere.it/).

Contemporaneamente, verrà inaugurata la mostra personale di Claire Fontaine dal titolo La chiave, che sarà una ideale prosecuzione dei temi trattati nel manifesto. Promuovere progetti artistici che favoriscono la crescita culturale e sociale, nonché la diffusione dell’arte contemporanea, è uno dei principali obiettivi perseguiti dalla Fondazione Pastificio Cerere.

Sing Sweet Songs of Conviction, un progetto internazionale finanziato da…voi!

Il clima odierno non è certo dei più felici. Tra recessione ed incertezza per il futuro, sono tempi bui per le sovvenzioni a sostegno dell’arte contemporanea. I soldi non ci sono ed allora se si vogliono realizzar progetti bisogna ricorrere ad altre soluzioni di finanziamento.

Negli States molti artisti si sono già affidati a Kickstarter, piattaforma che ha già permesso la realizzazione di un importante numero di progetti. Dalle nostre parti ci ha pensato un manipolo di coraggiosi artisti ad aprire la strada alle mostre finanziate tramite internet.

Il CAM brucia le sue opere

  Capita a volte di trovarsi con la testa fra le nuvole, a guardare uno dei tanti telegiornale trasmessi dalle varie emittenti. Ecco però che un dettaglio cattura la nostra attenzione, vediamo le immagini di quello che sembra un museo. Tutto normale, vien da pensare, quand’ecco che un uomo all’interno di uno degli spazi espositivi  comincia ad appiccare il fuoco ad un’opera d’arte.

Subito ci avviciniamo allo schermo per guardare meglio e scopriamo che l’incendiario altri non è che il solito Antonio Manfredi, artista nonché direttore del CAM, Contemporary Art Museum di Casoria. Per nostra fortuna, il nostro buon Manfredi ha bruciato una sua opera ma una volta raggiunto dal microfono il direttore/artista si dice pronto a bruciare tutte le sue mille opere, una al giorno, per una giusta causa.