Top flop delle aste internazionali del 2011

Anche se quest’anno la crisi economica ha affondato ancor di più i suoi affilati artigli nelle carni dei mercati economici internazionali, il mercato dell’arte ha resistito ad ogni attacco. Anzi, si potrebbe dire che dopo il crollo dovuto alla bolla speculativa, le aste anno ripreso alla grande macinando record su record. Tutto rose e fiori quindi, verrebbe da pensare, ma anche il variegato mondo delle aste ha i suoi nei ed il sempre pronto magazine Artinfo è andato a scovare i lotti d’arte che nel corso di questo lungo 2011 hanno fatto letteralmente flop.

Partiamo (purtroppo) parlando di un artista italiano, vale a dire il nostro mitico Alighiero Boetti. Nell’ottobre del 2011 la casa d’aste Bonhams di Londra ha messo all’asta l’opera Anno del 1984. La base d’asta era tra i 2 milioni e i 2.8 milioni di dollari. Morale della favola la grande composizione di Boetti non ha ricevuto nessuna offerta ed è rimasta invenduta.

Giovedì difesa: cinepanettoni e lunga coda- un invito al cinema anti-natalizio

I cinepanettoni si chiamano così perché li programmano per Natale. L’assunto è quello che le famiglie hanno tempo, voglia di spendere soldi e di rimanere spensierati senza pensare. Questa almeno è la versione pulita della faccenda.

Il protagonista di Hitler Warhol Experience racconta di aver trovato lavoro presso una casa cinematografica specializzata in film da classifica sperando di confrontarsi così con il “male”, con grandi strateghi dell’economia e della sociologia. Purtroppo racconta di aver avuto a che fare con una manica di stupidi con poco cervello, perfino inferiori ai film che promuovono. Ma quello è solo un libro.

Che reflex mi compro Canon o Nikon? Nessuna delle due, mi compro un iPhone

 Il passaggio dalla fotografia analogica a quella digitale ha generato, fino a poco tempo fa, centinaia di battaglie fra puristi ed innovatori. I fedelissimi della pellicola hanno tenuto duro fino all’ultimo ma con l’avvento delle reflex digitali e dei sensori di nuova generazione anche i più ostinati si sono dovuti arrendere alla realtà. La fotografia digitale (unita al fotoritocco al computer) rappresenta oramai il mezzo più pratico, economico e soprattutto professionale per produrre immagini.

Forse il digitale non avrà ancora l’appeal della pellicola ma si tratta solo di una questione di tempo ed anche questa pratica verrà evasa. Largo alle reflex digitali, quindi? Non proprio, visto che in questi ultimi tempi anche questo variegato mondo costituito da ingombranti obiettivi, filtri e cavalletti ha ceduto il passo alla rivoluzione Smartphone. Sembrerà incredibile ma da una ricerca condotta dall’NDP Group è possibile accorgersi che dallo scorso anno l’uso delle reflex digitali è calato dal 52 al 44 percento mentre quello della built-in camera degli Smartphones è salito dal 17 al 27 percento.

Postcard from… Damien Hirst – Nucleohistone

La Fondazione Pastificio Cerere inizia il programma del 2012 con il primo appuntamento della seconda edizione di Postcard from…, il progetto ideato e curato da Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione, volto a diffondere l’arte contemporanea nel contesto urbano. Il poster, dal titolo Nucleohistone, è realizzato dall’artista inglese Damien Hirst e viene presentato nel cortile della Fondazione Pastificio Cerere venerdì 13 gennaio, dalle 18.30 alle 21.30.

L’iniziativa, realizzata in collaborazione con A.P.A. – Agenzia Pubblicità Affissioni, prevede ogni anno il coinvolgimento di quattro artisti invitati a ideare un manifesto di dimensioni 400×300 cm, la dimensione in uso nella cartellonistica pubblicitaria. Il poster, oltre ad essere affisso su una struttura installata nel cortile del Pastificio Cerere, è esposto per i due mesi successivi in dieci impianti di Roma gestiti da A.P.A. – con il turnover di quattordici giorni tipico delle affissioni pubblicitarie – il cui elenco viene aggiornato sul sito internet della Fondazione www.pastificiocerere.it. Il manifesto di Damien Hirst sarà visibile fino al 10 marzo 2011 e per tutto il periodo sarà eccezionalmente installato anche nella hall del MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma.

Le donne dell’arte contemporanea del 2011

China Chow

Le sfide tra i sessi sono roba del passato ed anzi, a rinverdir tali confronti c’è anche il rischio di offendere qualcuno. Permetteteci però di stilare una piccola lista delle donne dell’arte del 2011, personalità internazionali che in un modo o nell’altro hanno caratterizzato la passata stagione artistica all’insegna del girl power. Va infatti citato l’ottimo lavoro svolto da Paola Antonelli curatrice del dipartimento Architettura e Design del MOMA, un’ italiana (nata a Sassari nel 1963) che da 14 anni vive negli Stati Uniti. Quest’anno Paola Antonelli ha lanciato una mostra epica intitolata Talk To Me, (uno sguardo al futuro della comunicazione, del design e della tecnologia) ed ha convinto il MOMA ad acquistare un Boing 747, più di così non si può.

A seguire come non inserire nella lista anche Cecilia Alemani, ex curatrice dello spazio sperimentale X Iniziative di New York e curatrice della passata edizione della sezione giovani gallerie di Frieze. Menzione speciale anche per Anita Zabludowicz, storica collezionista che ha lanciato quest’anno una nuova fondazione dedicata ai talenti emergenti e lo ha fatto con una mostra organizzata sul tetto di un grattacielo di Times Square a New York.

I buoni propositi per il 2012

Il 2011 è ormai giunto al termine e molti di voi staranno già pensando ai buoni propositi per l’anno che verrà. Nel 2012 c’è chi ha intenzione di smettere di fumare, chi vuol mettersi a dieta e chi ha deciso di iscriversi in palestra. Tutti questi piccoli fioretti hanno ovviamente l’obiettivo di migliorare una situazione personale, di accrescere le singole abilità e di proiettarsi in avanti, nel futuro. A pensarci bene anche la nostra scena dell’arte dovrebbe pensare a qualche proposito per il 2012.

I curatori ad esempio potrebbero pensare alla promozione degli artisti e a non ideare progetti curatoriali che seppelliscono le visioni creative degli stessi, I musei alle programmazioni ed a un metodo per far riavvicinare il pubblico all’interno dei loro spazi. Per quanto riguarda le gallerie private, si potrebbe tentare una collaborazione diffusa invece che dichiarar guerra ai colleghi o peggio ancora ignorarli del tutto. Il trucco è far girare gli artisti su tutto il territorio nazionale in modo da non lasciarli morire una volta immessi nel mercato come spesso accade.

ART IN-BOX a Milano

Martedì 10 Gennaio 2012 alle ore 19:00 si inaugurerà la quarta esposizione italo-ceca ART IN-BOX, curata da Susanna Horvatovičová presso l´Istituto Culturale Ceco, in via G. B. Morgagni 20, Milano (10.-31.2.2012). Art in-box nasce da un’idea della curatrice come un progetto itinerante destinato a viaggiare per il mondo. La mostra collettiva è stata presentata nel 2010 nella Galleria comunale di Brno presso la Casa dei Signori di Kunštát (Dům Umění města Brna), nel 2011 nel Centro Culturale Vltavská di Praga, ed infine in Italia presso La Porta Blu Gallery di Roma (2011).

Nella sezione “made in Italy” partecipano: Alessio Ancillai, Ennio Alfani, Massimo Arduini, Elise Blue, Michal Blumenfeld, Daniele Contavalli, Natsumi Di Vito Chirico, Cristina Falasca, Alberto Emiliano Durante, Ferdinando Fedele, Uemon Ikeda, Hektor Mamet, Marè, Daniela Mastrangelo, Barbara Mazzeo, Roberto Pace, Alberto Parres, Giuliano Pastori, Carlo Pecoraro, Eugenio Percossi, Polydoro, Pupillo, Elia Sabato, Rakele Tombini, Chiara Tommasi.

La Lacoste macchiata

 Alcuni giorni or sono (mercoledì scorso ad esser precisi) un’artista è stata esclusa da un premio d’arte in Svizzera. La notizia ha fatto il giro del mondo ma in seguito alcuni bizzarri sviluppi hanno portato alla definitiva cancellazione del premio. Ma cosa ė successo? L‘Elysee Museum di Losanna ha organizzato il premio fotografico in questione ed il celebre fashion brand Lacoste, quelli del coccodrillo per intenderci, ha proposto una sponsorizzazione di 25.000 euro da versare all’artista vincitore.

Tra i finalisti c’era anche l’artista palestinese Larissa Sansour che è stata subito squalificata dalla kermesse per essersi dimostrata troppo “filo-palestinese”. Lo scandalo è scoppiato in un nanosecondo ed i vertici del museo hanno addossato la colpa alla Lacoste. Il prestigioso brand, da par suo, non ha accettato le accuse ed ha risposto ritirando immediatamente i 25.000 euro del premio. Larissa Sansour era tra gli otto finalisti del premio di fotografia ed aveva presentato una serie intitolata Nation Estate.

Il peggio del 2011 – parte seconda

Come promesso ecco il resto della lista del Peggio dell’arte contemporanea di questo 2011 che si appresta ad uscire di scena. Come al solito noi ci auguriamo di non dover assistere a tali scempi anche nel 2012 ma in fondo in fondo anche le brutturecontribuiscono a rendere unico il variegato mondo dell’arte. Bando alle ciance e via con il resto dell’Hit parade:

6 I molteplici “no” al Padiglione Italia – Ad una carneficina del genere non si poteva far altro che rispondere con un “no grazie”. Il problema è che il rifiuto al Padiglione Italia curato da Vittorione Nazionale©, da questione squisitamente privata ed individuale è divenuto una sorta di res publica, tramutandosi nell’ennesima occasione per racimolare un poco di pubblicità gratuita. Decine di artisti si sono azzuffati per comparire tra le pagine dei magazine d’arte contemporanea, declamando a gran voce il loro disprezzo e le loro preoccupazioni per il futuro dell’artesistema. Per il 2012 l’Oracolo consiglia un pizzico di discrezione in più.

7 La statua di Giovanni Paolo II alla stazione Termini di Roma – Batman? Un vespasiano? Un busto del duce? Una garitta? No è l’effige del Santo Papa ideata da Oliviero Rainaldi. Sin dal giorno della sua inaugurazione l’opera è divenuta il bersaglio prediletto della critica e dell’intera cittadinanza. Il quotidiano Repubblica le ha dedicato un sondaggio da cui risulta che il 90% dei lettori la disprezza, i vandali l’hanno più volte attaccata. Tra telecamere di sorveglianza, piantonamenti, restauri e proposte di trasferimento non c’è pace per il povero Papa. Per il 2012 l’Oracolo consiglia un corso di scultura accelerato.

Sonia Delaunay – Atelier simultanèe 1923 – 1934

Martedì 21 febbraio 2012 la Fondazione Marconi di Milano ha il piacere di presentare la mostra Sonia Delaunay. Atelier simultanèe 1923 -1934. La mostra è dedicata alle creazioni di Sonia Delaunay, artista che ha rivoluzionato la storia dell’arte, della moda e del costume del secolo scorso. Nata nel 1885 in Ucraina, l’artista attinge proprio lì quelle indimenticabili visioni colorate, costantemente presenti nel suo lavoro. Sono soprattutto i colori dei vestiti dei contadini russi a rimanerle impressi nella mente e la coperta in patchwork che realizzerà nel 1911 per il figlio Charles ne è testimonianza.

Arrivata a Parigi nel 1905, subisce il fascino e l’influenza delle opere di Van Gogh, Gaughin e del fauvismo, che trasporrà poi nel suo lavoro in maniera personalissima. Nel 1909 conosce Robert Delaunay, che sposa l’anno successivo, con cui condivide una passione totalizzante per la pittura e soprattutto per il colore come essenza della pittura. Scrive Robert Delaunay “ Il colore, che è frutto della luce come ha scritto Apolinnaire, è alla base dei mezzi materiali del pittore – ed è il suo linguaggio. Il pittore quindi, lavora con il sussidio di elementi fisici, che la sua volontà deve dominare nel suo complesso”. I colori, distribuiti sulla superficie del quadro creano tra loro delle relazioni che si ricreano nell’occhio dello spettatore, “quello che generalmente si chiama mescolanza ottica”.

Tracey Emin non ha bisogno dei soldi

Ancora un colpo di scena riguardante le rocambolesche avventure della peperina Tracey Emin. Come ben ricorderete la paladina della Young British Artists generation, nonché vincitrice del’ambito Turner Prize nel 1999 con la controversa installazione My Bed, ha ricevuto in questi ultimi giorni un importante incarico da parte delle istituzioni inglesi. A Tracey Emin è stata infatti affidata una cattedra di disegno alla prestigiosa Royal Academy di Londra.

Si tratta di una decisione storica, visto che l’artista sarà la prima donna a ricoprire il ruolo di docente di disegno all’interno della Royal Academy. Ovviamente questa decisione ha sollevato un vespaio di polemiche dato che molti bacchettoni non reputano l’artista come la persona più adatta all’insegnamento del disegno. Inoltre molti puritani hanno paura che la nostra peperina si metta ad insegnare chissà quali atroci oscenità.

Le App per gli amanti dell’arte contemporanea

Tempo di natale, tempo di regali. Chissà quanti di voi avranno già ricevuto il dono tanto sospirato, come chissà quanti altri avranno ricevuto il classico regalo da riciclare vale a dire la sciarpa o il maglione non desiderati che puntualmente vengono rigirati al parente di turno alla prima occasione. Parlando di regali è inutile negare che il più atteso gadget del 2011 è senz’altro l’Ipad 2, gioiellino di casa Apple che proprio in questi giorni è stato recapitato da Babbo Natale nelle case di molti fortunati. Siccome qui si parla d’arte, vorremmo scodellarvi una piccola lista di App che non possono di certo mancare sull’Ipad di un appasionato d’arte contemporanea:

 Mixel. App dedicata a tutti gli amanti del collage. Con Mixel potrete ritagliare immagini prese dalla rete oltre che immagini provenienti dal vostro rullino fotografico per creare fantastici collages. In più è totalmente gratis

Clibe. Si tratta di un social sketchbook. Fino a ieri gli amanti del disegno si sono divertiti a girare per le città con il fedele Moleskine. Da oggi, con Clibe, potrete lasciare a casa il vostro sketchbook, creare le vostre opere sull’Ipad e condividerle con i vostri amici. Anche Clibe è gratis

Premio Combat 2012

Un Premio che si rinnova di anno in anno dimostra una vitalità non comune. Il PREMIO COMBAT PRIZE è cresciuto nel tempo, ha acquisito importanza e rispettabilità a livello nazionale sapendosi distinguere in qualità rispetto ad altri, e per la sua terza edizione diventa necessariamente internazionale, modificando la sua mission di partenza ma rimanendo sempre fedele al suo modello d’indagine basato su di un fare cultura slegato da ogni discorso prettamente commerciale.

Tenendo come riferimento la scena artistica mondiale e globalizzata di questi ultimi anni, non si può più prescindere difatti dal non considerare i movimenti e i differenti punti di vista dello scenario complesso che abbiamo davanti ai nostri occhi. Proprio per questo, il “combattimento” non avviene più su scala nazionale con un occhio soltanto alla pittura, ma si sposta su un piano più vasto diventando ancora più interessante. Oltre alle sezioni Pittura e Grafica con opere su carta, il modello d’indagine si focalizza anche sulla Fotografia auspicando un confronto tra la foto di ricerca e quella di documento. Si rinnova anche la giuria con la presenza di Angela Madesani, Laura Barreca, Heinrich Heil e Martina Cavallarin oltre al vincitore della scorsa edizione, sez. pittura, Giuseppe Donnaloia e i confermati Francesca Baboni e Stefano Taddei.

Into the surface

Brand New Gallery di Milano inaugura il 12 gennaio la mostra collettiva Into the surface. Fortemente interessati a trasporre in maniera tradizionale interessi pittorici su supporti e media anticonvenzionali, questo gruppo di artisti focalizza l’attenzione sul processo creativo in sé rispetto alla rappresentazione della realtà, relazionando i propri diversi processi creativi ed il proprio atteggiamento al concetto di “materia astratta”. Adottando un insieme di segni e strategie laddove linguaggi diversi si intrecciano in una continua ridefinizione del concetto di forma, questi artisti indirizzano i loro interessi al principio elementare della pittura attraverso l’uso di materiali inusuali, spesso semplici e grezzi, segnati dal luogo d’origine e dalle esperienze con essi condivise.

Ibridi tra pittura e scultura o tra pittura e fotografia, queste opere sono concepite con intensità, delicatezza ed un sottile senso di equilibrio. È interessante notare come ogni artista abbia un approccio specifico e differente alla materia che costituisce l’opera d’arte, da cui scaturisce una diversa poetica di fondo. Se le tele di Aaron Bobrow incorporano l’accidentale nell’estetica attraverso l’esplorazione dei limiti di vita dei materiali industriali (protési attraverso segni gestuali a divenire oggetti d’arte), Phil Wagner lavora principalmente con materiali poveri, oggetti ritrovati, recuperati e riciclati attraverso un continuo collegamento espressivo tra pittura e scultura; anche le opere di Alex Dordoy vengono percepite in primo luogo attraverso il supporto fisico e si configurano come detriti industriali, questa volta impregnati di un miscuglio di sostanze pittoriche.