Francesco Bonami punta il dito contro Vittorio Sgarbi

La doppia nomina di Vittorio Sgarbi come curatore del padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2011 e come supervisore delle acquisizioni del MaXXi di Roma ha sicuramente diviso il mondo dell’arte italiano ed ancora oggi le polemiche non accennano a diminuire. In tutto questo tourbillon di notizie, dichiarazioni e smentite è però interessante sommerfarsi a riflettere su ciò che pensano all’estero dell’intera faccenda. Andiamo quindi a leggere cosa hanno scritto sull’importante testata

La prossima edizione della Biennale di Venezia sarà un appuntamento molto sentito dagli italiani poiché la nazione celebra il 150 anniversario dalla sua unificazione proprio nel 2011. Il ministro della cultura Sandro Bondi ha difeso la sua scelta insistendo sul fatto che: ”Sgarbi ha una profonda conoscenza del patrimonio culturale italiano”.

Ma la nomina di Sgarbi ha ricevuto alcune critiche da parte del suo collega e compatriota Francesco Bonami, curatore della Whitney Biennial 2010. “Sfortunatamente l’italia ha ciò che si merita, l’arte contemporanea sta a Sgarbi come l’America a Bin Laden e non c’è dubbio che Sgarbi come Bin Laden è ferocemente in lotta contro il suo nemico. Questa nomina è quasi come un attacco suicida alla dignità italiana” ha dichiarato Bonami ai microfoni di Art Newspaper.

Quando sotto la crosta si nasconde un capolavoro

Il sogno di ogni collezionista è sicuramente quello di scoprire che un dipinto antico, acquistato da chissà quale rigattiere ad un prezzo stracciato, è in realtà un capolavoro d’arte dal valore inestimabile.

Quando nel 1993 David Seton Pollok-Morris Dickson e sua sorella Susan Marjorie Glencorse Priestley portarono un loro dipinto raffigurante la testa di Giovanni Battista alla casa d’aste Christie’s di Londra sapevano benissimo che per loro non c’era speranza  che quel dipinto si trasformasse in un tesoro nascosto e per questo accettarono il verdetto del valutatore. Secondo Christie’s il dipinto era della scuola di Tiziano e fu per questo messo in vendita per circa 8.000 sterline. Molto più tardi i due fratelli scoprirono che il dipinto era stato acquistato da un dealer di Milano che l’aveva fatto restaurare e con grande sorpresa aveva constato che si trattava di un’opera originale di Tiziano dall’incredibile valore di 4 milioni di sterline e forse anche di più. I due collezionisti, decisamente furiosi, hanno quindi deciso di denunciare Christie’s per la negligente attribuzione dell’opera. E pensare che all’epoca gli esperti dissero ai due fratelli che non era il caso di spendere altri soldi per far restaurare il quadro.

Jana Sterbak – Through the eye of the other

Arte Contemporanea a Teatro, il programma di collaborazione Fondazione Bevilacqua La MasaTeatro La Fenice di Venezia a cura di Francesca Pasini, prosegue con il progetto dell’artista canadese, di origine ceca, Jana Sterbak (Praga 1955), Through the eye of the other, che comprende la proiezione del video Waiting For High Water sullo schermo tagliafuoco e l’esposizione di una scultura. Il progetto si inaugurerà sabato 27 febbraio dalle ore 19 alle 21 dove resterà visibile fino al 28 marzo, mentre la proiezione del video verrà replicata dal 14 al 21 marzo.

Dopo la Biennale del 2003, quando le era stato affidato il padiglione del Canada, Jana Sterbak compie un doppio ritorno a Venezia, la proiezione Waiting For High Water (2005), e’ infatti dedicata alla città nel momento in cui la marea sta salendo. E’ la seconda di una serie di video su piu’ schermi, che fanno parte della -composizione- realizzata con il cane Stanley, al quale era stata applicata sul corpo una videocamera. La prima, From Here to There, girata nell’inverno 2002-2003 nel Golfo di Saint Lawrence, era stata presentata al padiglione canadese nel 2003, mentre Waiting For High Water, girata nel 2004 e’ stata presentata per la prima volta alla Biennale di Praga del 2005.

200 artisti per il Guggenheim Museum

Ogni artista che in passato ha esposto nella celebre “rotunda” del Guggenheim Museum di New York (disegnata come noto dal celebre architetto Frank Lloyd Wright) si è trovato a fare i conti con un’architettura che è già di per sé un’opera d’arte. Se questo memorabile spazio ha ispirato alcune incredibili installazioni site-specific di maestri del contemporaneo quali Nam June Paik, Jenny Holzer e Cai Guo-Qiang, oggi la sfida è rinnovata da una nuova mostra dal titolo Contemplating the Void: Interventions in the Guggenheim Museum, evento curato da Nancy Spector che sarà possibile ammirare fino al prossimo 10 aprile.

200 fra artisti, architetti e designer si sono cimentati con il celebre spazio espositivo, creando incredibili installazioni. E come ci si aspetterebbe da una così ricca selezione di artisti, il risultato finale è un’offerta creativa decisamente variegata. La mostra non segue alcuna logica se non quella di una potenza visiva dotata di una meravigliosa natura estetica. Tutte le opere in mostra sono numerate ma senza altre didascalie per non fagocitare ulteriore spazio, seguendo la numerazione è quindi possibile rintracciare sull’apposita guida di otto pagine chi ha fatto cosa. All’interno della mostra vi è però un tema dominante: l’entrata degli elementi naturali all’interno di uno spazio chiuso, cosa che rende il Guggenheim simile ad una grande serra.

A Los Angeles la video arte va in aeroporto

 Gli aeroporti sono generalmente posti affollatissimi, dove forte è la tensione di chi deve partire, molti fissano convulsamente i monitors per informarsi su eventuali ritardi o cancellazioni, altri invece osservano semplicemente le scritte lampeggianti per passare il tempo. Insomma i monitors degli aeroporti oltre a rappresentare un’imprescindibile fonte di informazione, contribuiscono inevitabilmente a far aumentare il tasso di frenesia e nevrosi nell’animo del povero viaggiatore di turno.

Per ovviare a questa grande fonte di stress il Los Angeles International Airport ha deciso di utilizzare i suoi monitor in maniera creativa ed ha lanciato un nuovo progetto pubblico che prevede la presenza di opere video create da 17 artisti. Stando a quanto dichiarato dagli organizzatori, i video saranno proiettati in ben due differenti locations permanenti all’nterno della sala degli arrivi del terminal Tom Bradley. Alcuni dei video sono già in visione ma gli organizzatori tengono la bocca ben cucita sul programma completo delle proiezioni che sarà svelato solo in estate.

Urs Lüthi ormai non ha più niente da nascondere

“Io sono il filo rosso che attraversa la fragilità del reale”: questa è l’immagine che Urs Lüthi, in un’intervista rilasciata a Christoph Lichtin, sceglie per rappresentare il rapporto tra la sua arte e la propria vita. Successivamente Lüthi dice: “Per mostrare le emozioni per prima cosa devi dare loro una forma”.

Nella personale che inaugura il 13 marzo alla OTTO Gallery di Bologna, prima mostra in una galleria privata in Italia in cui l’artista svizzero porta in scena il suo percorso impostato sulla continuità e sulla rottura dopo un anno in cui la mostra itinerante Art is the better life ha toccato diverse istituzioni museali quali il Kunstmuseum di Lucerna, il Kunst Meran di Merano, il CRAA di Villa Giulia a Verbania e in cui il MACRO a Roma ha inaugurato Just another story about leaving.

I Computers trasformano le normali foto in modelli 3d

 Un antico proverbio dice che Roma non è stata costruita in un giorno ma questa impossibile impresa potrebbe riuscire assai semplice nel cyberspazio. Dei ricercatori di Computer Science dell’Università di Washington sono infatti al lavoro per sviluppare un sistema costituito da potenti algoritmi grafici in grado di ricostruire modelli in 3D di edifici e persino di città intere partendo da semplici fotografie. Questo nuovo sistema chiamato PhotoCity è in realtà basato su un progetto originale di Noah Snavely, ricercatore della Cornell University.

Il progetto originale è stato commercializzato dalla Microsoft con il nome di Photosynth ed è in sostanza un portale dove gli utenti possono caricare una sequenza di alcune centinaia di foto che poi formano una scena tridimensionale. Ora però gli scienziati sono al lavoro per ampliare le capacità del programma, permettendogli così di immagazzinare milioni di foto per poi creare un modello tridimensionale di tutte le città del mondo. Ovviamente l’impresa è decisamente titanica e servirebbero centinaia di milioni di dollari di fondi per raccogliere miliardi di immagini che poi andrebbero a costituire l’armatura dei modelli tridimensionali.

Absolut sopra le righe con l’aiuto di Spike Jonze

La celebre azienda Absolut, distillatrice di un’ottima vodka, è da sempre connessa al mondo dell’arte contemporanea. Nel corso degli anni sono stati in molti a fotografare la sua inconfondibile bottiglia ed altrettanti artisti sono intervenuti direttamente sul design stesso del contenitore rendendo il celebre distillato un vero e proprio pezzo da collezione. Il 7 marzo 2010 l’Absolut sfiderà a Londra le ordinarie percezioni giornaliere delle persone, lanciando il concetto “Ordinary is no place to be”.

Absolut presenterà il film I’m Here, A Robot story in an Absolut world, pellicola girata a Los Angeles dal grande artista Spike Jonze. Il film ha riscosso un grande successo di pubblico durante la prima assoluta al Sundance Film Festival lo scorso 21 gennaio ( prossimamente il film sarà proiettato anche alla Berlinale).

Vorreste collezionare opere fotografiche? Michael Wilson vi spiega come fare

Conoscete Michael Wilson? Beh possiamo dirvi che è inglese ed è un grande collezionista di fotografia, Wilson è anche produttore di alcuni film di James Bond, insomma uno che ha fiuto per gli affari. L’uomo ha iniziato la sua avventura verso la fine degli anni ’70 ed adesso è proprietario di una delle più grandi collezioni di fotografie del mondo, tanto da essere ospitate in un centro dedicato, il Wilson Centre for Photography. La scorsa settimana, Wilson ha presenziato ad una conferenza sul collezionismo fotografico alla Photographer’s Gallery di Londra, evento organizzato da ArTactic, compagnia che monitora i progressi del mercato dell’arte.

Secondo ArTactic il mercato fotografico è in forte espansione, grazie all’entrata in gioco di collezionisti dalla Cina, Giappone, India e Medio Oriente. Negli ultimi tempi alcune opere di artisti come Andreas Gursky, Jeff Wall, Richard Prince ed Hiroshi Sugimoto hanno ampiamente superato il milione di dollari. In merito a questo boom del collezionismo fotografico Mr. Wilson ha fornito alcune importanti dritte per chi volesse iniziare una collezione personale. Secondo Wilson bisogna evitare di comprare opere da gallerie troppo blasonate

Lady Gaga nuda per Spencer Tunick

Molti di voi sicuramente conosceranno Spencer Tunick, artista che solitamente realizza accumulazioni di gente comune completamente nuda, immersa nel paesaggio urbano. Le foto di Tunick hanno fatto il giro del mondo non tanto per la novità del soggetto quanto per l’enorme moltitudine di persone che l’artista riesce a mettere insieme. Talmente tanta gente che solitamente l’occhio dello spettatore si perde in un mare di carne.

Ma ora l’artista ha in mente di fotografare un nuovo soggetto che potrebbe catalizzare l’attenzione. Si tratta della reginetta della musica pop Lady Gaga, ormai vecchia conoscenza nel mondo dell’arte contemporanea vista la sua ultima collaborazione con Francesco Vezzoli. Tunick ha infatti invitato l’autrice della celebre hit Poker Face a denudarsi sulle scale della Opera House di Sydney. Tutto è cominciato agli inizi del mese quando Lady Gaga ha dichiarato che Tunick è per lei una fonte di ispirazione e di aver scritto una tesi di laurea di 80 pagine su di lui prima di diventare una pop star internazionale.

Sicilia e Campania nuovamente unite in nome dell’arte contemporanea

Raffaele Lombardo e Antonio Bassolino hanno stretto un accordo governativo tra le due regioni Sicilia e Campania, unite in una sorta di gemellaggio culturale per un progetto denominato Le Città del Mediterraneo. Le regioni hanno affidato la gestione del progetto a Riso-Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia e alla Fondazione Campania dei Festival. Tale unione prevede l‘organizzazione di ben 20 mostre d’arte contemporanea in altrettante città della Sicilia nei mesi di Agosto e Settembre.

Focus on Whitney Biennial parte II: i veterani dell’arte contemporanea

Eccoci al nostro secondo appuntamento con i protagonisti della Whitney Biennial 2010 targata Francesco Bonami. Anche se ognuno tende ad associare la manifestazione alla giovane arte ( che abbiamo descritto nel precedente articolo), quest’anno la biennale offre un vasto panorama di artisti veterani del contemporaneo. Andiamo a conoscere i 17 artisti che superano i 40 anni di età:

Ari Marcopoulos, classe 1957, autore di foto in bianco e nero che documentano gli albori della scena hip hop. Marcopoulos ha collaborato con Andy Warhol negli anni ’80 ed è apparso sui più importanti fashion magazine. Michael Asher, classe 1943, artista concettuale e critico istituzionale, ha esibito le sue opere in musei come il MoMa ed il Pompidou Center. Charles Ray, classe 1953, solitamente creatore di forme concettuali e minimaliste. Recentemente l’artista ha creato una scultura gigante che raffigura un contadino sul suo trattore. ha già partecipato alle edizioni 1989, 1993, 1995 e 1997 della Whitney, un vero veterano. Robert Williams, classe 1943, conosciuto per i suoi dipinti figurativi caratterizzati da un’aura sinistra e bizzarra. Pioniere della lowbrow art ha esposto in musei come il Moca ed è rappresentato dal mitico gallerista Tony Shafrazi.

Arte vicina alla moda o moda vicina all’arte?

 La Fashion Week di New York ha messo in evidenza l’avvicinamento della moda al mondo dell’arte contemporanea. Del resto nel passato il corteggiamento era stato piuttosto deciso, basti pensare a nomi come Richard Prince, Tracey Emin, Damien Hirst (che ha persino realizzato una linea t-shirts e pantaloni), Takashi Murakami (quest’ultimo ufficialmente brandizzato da Louis Vuitton) i quali hanno più volte prestato la loro arte e la loro faccia al fashion world.

Negli ultimi  tempi però il legame è divenuto ancor più forte ed un sempre crescente numero di artisti si presta a campagne pubblicitarie, passerelle e quanto altro, senza contare chi ha fatto della moda una vera e propria tecnica artistica. Il mese scorso Adam Kimmel aveva assoldato George Condo per il look della sua presentazione alla Yvon Lambert Gallery. Un aiuto artistico è servito anche a Levi’s che si è avvalsa del fotografo Ryan McGinley . Il fashion designer Brian Reyes ha invece chiesto all’artista ucraina Oksana Mas di creare alcune stampe con elementi arborei per la sua collezione autunno-inverno 2010.

Uno sputo a Lucio Fontana e la Gnam si pubblicizza a dovere

 Documenteremo prima il fatto e poi tireremo le somme dell’intera faccenda.

Globartmag vi ha spesso tenuti informati sui sempre più ricorrenti atti di vandalismo ai danni dell’arte. Stavolta però non si tratta di un danneggiamento bensì di un vero e proprio vilipendio, un oltraggio basso ed infame che pesa quanto una macchia d’inchiostro sulla tela od una martellata sul marmo. L’increscioso evento è accaduto alla Gnam di Roma e la vittima dell’assalto è un’opera di Lucio Fontana dal titolo Concetto spaziale- Attese del 1968, cinque tagli su tela dipinta di bianco dal valore di almeno 9 milioni di euro.

Ebbene l’opera è stata colpita da un volgare sputo, un segno di rabbia e sfregio contro la creazione di un artista che storicamente è sempre stato oggetto di roventi critiche e dissensi. Fortunatamente lo sputo è andato a finire sul vetro che protegge l’opera ed in alcuni secondi è stato lavato via ma è ovvio che la forza di tale deprecabile gesto non può essere lavata via così presto. L’episodio che vi abbiamo raccontato è però accaduto nel 2009 è stato misteriosamente reso noto solo ora dalla soprintendente Maria Vittoria Marini Clarelli.