Febbraio e le mostre in giro per il mondo

Yayoi Kusama

Visto che l’avete richiesta a suon di email eccoci alla nostra consueta panoramica sulle mostre in giro per il mondo. Eventi da non perdere che vi terranno connessi all’arte contemporanea anche durante le vostre vacanze invernali. Partiamo da Los Angeles e del LACMA che fino al prossimo 6 maggio presenta al pubblico In Wonderland: The Surrealist Adventures of Women Artists in Mexico and the United States, vale a dire una delle più grandi (e complete) retrospettive sul surrealismo visto dalle donne. Opere di Frida Kahlo, Louise Bourgeois, Dorthea Tanning e tante altre che sapranno certamente stupirvi.

Alla Tate Modern Di Londra, fino al 5 giugno, c’è  la grande mostra dedicata all’artista giapponese Yayoi Kusama. Occasione imprendibile per ammirare i celebri dots colorati e le divertentissime installazioni della principessa dei polka dots. Sempre a Londra, Alla National Portrait Gallery (dal 9 febbraio al 27 maggio 2012) potrete ammirare la grande retrospettiva dedicata a Lucian Freud.

La pioggia nel pineto del sistema dell’arte

“Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.”
Perdonatemi l’attacco dannunziano ma questo stralcio rubato da La Pioggia Nel Pineto ben si adatta non solo alla furia degli elementi che in questi ultimi giorni ha bloccato il nostro italico Stivale ma anche al nostro dorato mondo dell’arte contemporanea.

Questo invito al silenzio, all’estraniamento momentaneo per ascoltare i suoni prodotti dalla natura dovrebbe essere preso in considerazione anche da noi addetti ai lavori, sempre pronti a saturare la scena con la nostra cacofonia ideologica. Si parla e si straparla sempre di più e si ascolta sempre di meno, ecco allora che il naturale suono prodotto dall’arte non viene affatto colto.

Tony Cragg a Villa Ciani

Dal 31 marzo al 12 agosto 2012 il Museo d’Arte di Lugano presenta presso Villa Ciani un’esposizione dello scultore britannico Tony Cragg, oggi unanimemente considerato uno dei più importanti artisti viventi. Nato a Liverpool nel 1949, ma residente a Wuppertal dal 1977, Tony Cragg ha creato negli anni forme scultoree rivoluzionarie che si sono evolute nel tempo con la coerenza e il metodo propri della grande tradizione. La mostra di Villa Ciani darà modo di ripercorrere la carriera dell’artista dalla fine degli anni Settanta fino alle opere più recenti, attraverso circa quaranta assemblaggi e sculture – alcune delle quali di dimensioni monumentali esposte nel parco della villa – e cento fra disegni e incisioni.

Apriranno l’esposizione le celebri composizioni di frammenti di plastica raccolti come fossero preziosi reperti naturalistici. Il lavoro di Tony Cragg abolisce la suddivisione fra ciò che è naturale e ciò che è prodotto dall’uomo e interpreta i fenomeni che non conosciamo o che non possiamo vedere, come i principi di crescita organica o la natura atomica della materia. Prima fra le grandi sculture in mostra, Minster, ottenuta sovrapponendo gli uni agli altri oggetti metallici circolari di diametro sempre minore, pare cresciuta infatti anno dopo anno in modo spontaneo come un vegetale o una stalagmite.

Alessandro Bulgini – Appunti di un eretico

L’opera d’arte racchiude in sé la certezza della solitudine. Nella manifestazione creativa è possibile riporre sensazioni e brandelli di vita, tormenti e gioie passate ma nell’atto del produrre, l’artista esercita una separazione, un dissecamento della propria anima cha giammai potrà ricongiungersi al grande insieme della vita personale. Ecco perché l’opera finale rappresenta spesso un silenzio tra due pensieri, una sospensione cosciente del proprio essere che rimane impressa per sempre su di una superficie, sulla dura scorza di un oggetto senza poter tornare indietro.

L’opera come organismo vivente, come senso finito di tutte le cose, come frutto dell’intelletto o semplicemente come oggetto inanimato che l’artista sceglie di plasmare, la scelta della creazione e della genesi dell’opera equivale alla scelta della separazione, la scelta della solitudine. Questa condizione di eretico (dal greco αἵρεσις, haìresis derivato a sua volta dal verbo αἱρέω (hairèō, afferrare, prendere ma anche scegliere) rappresenta il fondamento del percorso intrapreso da Alessandro Bulgini che ha deciso di riassumere i suoi appunti di viaggio in un unico grande evento che si terrà a Torino presso Fabbricanti d’Immagine, il prossimo giovedì 2 febbraio (fino al 18 febbraio).

Com’è triste Bologna Parte 2

C’è poi chi, come Studio La Città di Verona, ha deciso di partecipare per l’ultima volta ad una fiera a causa dell’inconcludenza di questo tipo di manifestazioni. Eppure il sempre più crescente numero di manifestazioni di mercato organizzate all’estero, va un poco a cozzare contro tali affermazioni. “Io ho venduto. Io invece no”, il ritornello è sempre lo stesso degli anni passati ma stavolta il numero di bollini rossi diminuisce e la pressione sale alle stelle.

L’arte contemporanea è roba da ricchi, direbbe qualcuno, ma per crear prestigio e un’aura di  sofisticatezza bisogna conservare le apparenze e fingere di esserlo . In questo piattaforme come Frieze si dimostrano ben più preparate mentre la nostra organizzazione sente il peso degli anni e sotto le scarpe lucide il calzino bucato comincia già ad intravedersi.

Gary Taxali da Antonio Colombo Arte Contemporanea di Milano

La galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea inaugura la prima mostra personale italiana dedicata all’opera di Gary Taxali (dal 9 febbraio al 17 marzo 2012), artista fortemente rappresentativo di una scena neo-pop d’oltreoceano in continua ebollizione che, pur ricollegandosi culturalmente al movimento Pop-Surrealism (noto anche come Low-brow), ne rappresenta una interessante evoluzione di senso e di linguaggio. L’opera di Taxali nasce dalla sintesi sapiente tra l’iconografia retrò dei comics americani di inizio novecento (citiamo ad esempio il Popeye di Elzie Crisler Segar, i Barney Google & Snuffy Smith di Billy De Beck o i Nancy and Sluggo di Ernie Bushmiller) e una visione artistica dal sentire ambiguo e distaccato, tipica dell’era dei media, in cui il rigore del messaggio visivo gioca con il flusso inconscio di segni casuali.

L’effetto è quello di una straordinaria reinvenzione estetica – fusione perfetta tra immaginazione, stile e contenuto – capace di delineare un felice universo visivo quieto ma allo stesso tempo frenetico e dal perimetro formale preciso e circoscritto.  La base per il suo lavoro è fornita da superfici riciclate quali, ad esempio, piatti di vecchi libri, carte ingiallite, buste postali ancora provviste di indirizzi e francobolli, frammenti di vecchie tappezzerie rinvenute chissà dove.

Giovani street artists, solo sulla carta


La street art non è più una novità, ormai questa meravigliosa tecnica artistica comincia a mostrare i suoi anni e le prime opere prodotte fanno già parte della storia dell’arte contemporanea. Va inoltre precisato che la street art è attualmente regina del mercato e delle aste, un successo che ha trasformato in veri e propri eroi gli artisti che hanno scelto la strada come teatro principale della loro creatività.

Certo, riuscire a conciliare la vita di artista mainstream con quella di anonimo guerrafondaio della strada. Ed è proprio questo il nocciolo della questione, il dibatto aperto riguarda infatti  la reale spontaneità di tutti quagli artisti che si sono lasciati affascinare dal canto delle sirene del mercato dell’arte o espongono regolarmente nelle gallerie di tutto il mondo. Va detto che alcuni street artists come Banksy, Blek le Rat ed Invader sono riusciti a conciliare le loro attività “istituzionali” con le ben più avventurose e soprattutto pericolose in termini legali, attività “metropolitane”.

Un David Hockney da record zittisce Damien Hirst ed i detrattori della pittura


La recente polemica tra David Hockney e Damien Hirst è apparsa su tutte le prime pagine dei magazine d’arte contemporanea del globo. In realtà gli attacchi sono partiti da Hockney ed Hirst non ha commentato. Tutto è iniziato quando Hirst ha dichiarato di aver prodotto personalmente solo i primi spot paintings ed aver in seguito passato la palla ai suoi assistenti: “Gli spot paintings mi annoiano e poi i miei assistenti li fanno meglio di me. Senza di loro sarei proprio finito” aveva dichiarato il folletto della Young British Artists.

Udendo tali parole il buon vecchio Hockney è montato su tutte le furie ed ha inveito contro il suo collega, affermando che un vero artista lavora con le proprie mani ai dipinti: “ La factory di Damien Hirst è letteralmente un insulto alla produzione artistica. Un vero artista produce le opere di suo pugno” ha dichiarato Hockney e non pago di ciò ha fatto scrivere sulle locandine della sua mostra alla Royal Academy di Londra il messaggio: “Tutte le opere sono state create dall’artista stesso”.

URSULA MUMENTHALER – RICONQUISTA

Lo studio d’arte contemporanea Pino Casagrande di Roma inaugura il 26 gennaio per la prima volta nei suoi spazi l’artista svizzera Ursula Mumenthaler. In mostra una selezione di oltre 20 fotografie che testimoniano i diversi lavori sullo spazio risalenti alla metà degli anni novanta, fino alla recente serie berlinese “Eingezäunte Brachflächen in Berlin” del 2007.

Lo spazio e la luce sono le linee guida essenziali per entrare nei lavori di Ursula Mumenthaler che a partire da interventi pittorici all’interno di edifici industriali dismessi come fabbriche, garage, sanatori e hotels, traccia perimetri geometrici che risolve in campiture di colore monocrome, poi racchiuse in un’unica prospettiva fotografica, quella frontale dell’osservatore. Da luogo come spazio vissuto in prima persona, a luogo come habitat universale, l’artista sentirà poi il bisogno di allontanarsi dalla geometrizzazione della forma come pratica pittorica, per cercare la stessa nell’edificio in quanto architettura. Da qui la serie “Agra” presente in mostra, che rivela la simmetria della forma nel suo naturale stato di disfacimento edile.

ARIEL OROZCO – DETRÁS DEL CRISTAL

La seconda personale di Ariel Orozco che inaugura il 9 febbraio alla Federica Schiavo Gallery di Roma consiste in una riflessione essenziale e dinamica su alcune delle contraddizioni, anomalie e paradossi che caratterizzano la nostra esistenza quotidiana e la nostra realtà neoliberale. Confondendo i binari della abbondanza con quelli della scarsità, così come quelli della supremazia con quelli dell’impotenza, la mostra trasmette un senso di suspense proprio della precarietà, suscitando un effetto al contempo comico e inquietante.

Questioni di fragilità, di un lusso decaduto e di un’antica abbondanza, sono affrontate ironicamente in Untitled, una scatola di cioccolata i cui cioccolatini sono totalmente stati consumati, così come in Untitled, una bottiglia di champagne dal vetro così pieno di crepe che sarebbe davvero incauto usarla. Paradossi su carenza e abbondanza assumono un ulteriore significato in Untitled (Sed). L’opera consiste in un’installazione di grandi dimensioni composta da mille bicchieri di vetro colmi di sabbia e disposti sul pavimento della prima stanza a comporre tante pozzanghere. In questo caso, la totale assenza di acqua è controbilanciata dall’abbondanza di qualcos’altro, inutile ma attraente: la sabbia. Allo stesso modo, la vicina Untitled (Problema) complica e semplifica le cose.

Blog e websites per rimaner in tema

Se state leggendo questo blog significa che siete amanti dell’arte contemporanea e della creatività in generale ma soprattutto significa che amate tenervi aggiornati sui vostri interessi sfruttando il magico mondo di internet. Abbiamo quindi pensato di fornirvi una piccola lista di link a blog e siti che parlano di arte e creatività, in modo da tener fede al nostro slogan connect yourself to art. Ovviamente il web è pieno di tantissime altre primizie ma noi lasciamo a voi il piacere di scoprirle. Ora bando alle ciance e via con la lista:

www.ffffound.com
Ottimo blog di sole immagini che raccoglie il meglio proveniente da tutto il web, offre spunti di design e packaging ma potrete trovarvi anche ottime immagini di architettura ed arte contemporanea, oltre a qualche fashion shot che non guasta mai .

Mostri da Mostre

 

L’opening, o se preferite il vernissage, è l’evento principe di ogni mostra d’arte . Impossibile mancare ad un’inaugurazione, specialmente si si tratta di un grande evento in una prestigiosa galleria e gli artisti invitati a partecipare rappresentano quanto di meglio offra la scena del contemporaneo. Eppure l’opening, almeno dalle nostre parti, è spesso il momento meno opportuno per fruire l’arte, vuoi per la ressa di persone che si interpone tra l’occhio e l’opera, vuoi per la presenza di vino e salatini che finiscono sempre col trasportare tutti al di fuori della galleria, ad animare i più disparati chiacchiericci da bar dello sport. E poi durante il vernissage i galleristi tentano giustamente di vendere le opere o crearsi nuovi contatti. Ne consegue che il vernissage è un evento mondano costruito dal mercato per il mercato. Oltre questi insoliti meccanismi, l’opening è riuscito in questi ultimi tempi a produrre una serie di personaggi ancor più bizzarri che la scrivente va ora ad elencare:

Il Non-Salutatore. Solitamente si tratta di un collega/artista/critico/gallerista/giornalista che conoscete bene e con cui vi siete più volte fermati a parlare. All’opening di prestigio questi diviene un completo estraneo, vi guarda e non vi riconosce, se distolto da una personalità importante il Non-Salutatore vi darà sempre le spalle anche se gli ruotate attorno a 360 gradi.

Un’opera di Alison Schulnik copiata da una stampante in 3D

L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Questo il titolo di un saggio fondamentale di Walter Benjamin, filosofo tedesco che nel non troppo lontano 1936 descrisse l’avvento di nuove tecniche per produrre e conseguentemente riprodurre opere d’arte, aprendo un seminale dibattito sull’autenticità stessa dell’opera. Molti di voi conosceranno questo libro a menadito, altri l’avranno studiato fra i banchi delle accademie. Sta di fatto che un evento accaduto di recente potrebbe aggiungere un ulteriore capitolo a questo già di per sé esauriente testo.

Benjamin parlava di “perdita dell’aura” dell’opera d’arte, l’artista Alfred Steiner ha praticamente dato forma alle idee del grande filosofo. Tutto è cominciato alla mostra collettiva Guilty/ (not) Guilty, organizzata da Sarah Schmerler alla galleria Norte Maar di Brooklyn. Alla collettiva che si è riproposta l’obiettivo di indagare ciò che la società considera come ottime ragioni per fare arte, hanno partecipato Ellen Letcher, Francesco Masci, Alfred Steiner e Pablo Tauler.

Anthony James alla Brand New Gallery di Milano

Brand New Gallery è lieta di presentare Consciousness And Portraits Of Sacrifice (dal 12 gennaio al 23 febbraio 2012), prima personale italiana dell’artista anglo-americano Anthony James. In una sintesi di eleganza formale e concettuale, le opere di Anthony James fondono precisione tecnica, ripetitività e spettacolarità, mettendo a nudo l’influenza mitica e persistente di un minimalismo velatamente surreale nell’arte e nella cultura contemporanea.

Lo spazio milanese ospita due installazioni dell’artista della serie Birch Cube, che si configurano come due light box trasparenti, cubi luminosi che custodiscono intricate foreste vergini di legno di betulla, moltiplicate all’infinito grazie agli specchi sapientemente posizionati a disorientare lo sguardo, che viene assorbito in un’immagine suggestiva capace di ricollocare lo spettatore in uno spazio innaturalmente distante e riflettente. Il legno rimane così intrappolato in questo gioco illusionistico, tremendamente immobile e avulso dalla mano dell’uomo; le opere di Anthony James diventano vetrine minimaliste simili ad un tempio, reliquiari di grandi dimensioni.