Simon Faithfull e gli incidenti dell’arte

Il famoso artista Simon Faithfull ha recentemente creato un libro catalogando tutti i suoi incidenti ed infortuni chiamato Accident Book. UCLH Arts ha commissionato tale stravagante pubblicazione che rappresenta una vera e propria cronaca dettagliata attraverso testi e disegni. Cosa ancor più stravagante è rappresentata dal fatto che il 5 giugno prossimo 100 copie del libro saranno abbandonate tra le riviste delle sale d’aspetto di 7 reparti di pronto soccorso di altrettanti ospedali di Londra e Cambridge.

All’interno di ogni libro saranno presenti alcune istruzioni che incoraggeranno il fortuito lettore a portare a casa il libro ed a registrare la copia sul sito internet del progetto attraverso un codice unico presente su ogni retro copertina. Quest’opera d’arte sarà così a disposizione di persone che hanno realmente subito un incidente e non solo ed esclusivamente ai collezionisti d’arte.

Braco Dimitrijevic alla Biennale di Venezia indaga sulla futura post-storia

L’acclamato artista di Sarajevo Braco Dimitrijevic sarà a Venezia il 4 giugno prossimo in occasione di un evento collaterale della 53esima Biennale ospitato dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro ed organizzato dall’Ars Aevi Museum of Contemporary Art di Sarajevo in collaborazione Comune di Venezia e la Fondazione Musei Civici di Venezia.

L’evento dal titolo Future Post History presenterà al pubblico una serie di opere recenti dell’artista realizzate in differenti media tra i quali figurano una site specific installation sulla facciata del Palazzo Ca’ Farsetti e delle opere video all’interno della Ca’ Pesaro. La mostra presenta opere di Braco Dimitrijevic che illustrano il suo concetto di post-storico nel contesto della realtà artistica di Sarajevo, tra l’assedio e la successiva transizione.

La soglia di Ivàn Navarro

In occasione della 53 ° Biennale di Venezia, il Cile ha scelto di rappresentarsi con il lavoro dell’artista Iván Navarro. Il padiglione è curato da Antonio Arévalo e Justo Pastor Mellado.

Nato nel 1972 a Santiago del Cile, l’artista è diventato presto noto nel panorama internazionale grazie a numerose mostre personali – tra cui ricordiamo le recenti Nowhere Man (2009), The Juice Sucker (2008) – e per la partecipazione alle ultime edizioni de la Biennale de L’Avana (Cuba, 2009) e della Biennale delle Canarie (Tenerife, Spagna, 2009).

Palestina c/o Venezia

Avrà luogo a Venezia dal 6 giugno al 30 settembre, presso la rinnovata Sala del Camino nell’ Ex Convento dei Santi Cosma e Damiano alla Giudecca, un evento espositivo di forte impatto simbolico, il cui contenuto assume caratteri di vera eccezionalità nel contesto dell’offerta d’arte cittadina; ufficialmente compreso fra gli eventi collaterali della 53ª Biennale d’arte, Palestine c/o Venice offre infatti un’occasione di visibilità e penetrazione internazionale ad alcune voci di spicco dell’arte contemporanea palestinese.

I sette artisti partecipanti, cui è stato richiesto di creare un’opera appositamente per l’evento, sono stati scelti per il loro eccezionale impegno, la qualità del loro lavoro artistico, e la capacità  di collegare temi locali e globali. Tra loro sono presenti artisti emergenti e artisti affermati. Le diverse tecniche utilizzate includono l’installazione sonora, l’installazione multimediale, interventi site specific, animazione, fotografia e video.

La globalizzazione dell’arte armena

Il 4 giugno prossimo Forte Marghera ospiterà un interessante evento collaterale della 53esima Biennale di Venezia dal titolo Voulu/obligé che presenterà i lavori della piattaforma artistica berlinese Armenian Transnation.

La manifestazione è frutto di una collaborazione su larga scala che continua da ben quattro anni. Durante questo tempo un gruppo di artisti armeni ha concentrato le proprie ricerche sperimentali sulla globalizzazione e sul mondo di internet ponendo l’accento sull’identità, sulla nazionalità, sulla cittadinanza e sulla coesione. In questi quattro anni gli artisti hanno lavorato insieme per trovare possibili risposte in forma artistica a domande universali sul significato dell’essere Armeno e sul significato dell’identità globale offerta dal 21esimo secolo.

Alla Biennale di Venezia trionfa l’amore

L’amore, in quanto tale  è sempre incondizionato, ma alcune volte lo è più che altre. Questo è l’incipit di Unconditional Love, evento collaterale alla 53. Biennale di Venezia che offrirà una riflessione sul sentimento più ricercato e su come se ne possa abusare, fino all’ossimoro.

Un campo d’azione così ampio, con tanti e tali risvolti che potrà essere affrontato solamente puntando su grandi numeri e grandi nomi, esaltando e lasciando libera espressione sia alle capacità sia alle potenzialità di curatori, artisti e location.

Unconditional Love è curato da Alexandrina Markvo, Alinda Sbragia e Christina Steinbrecher, che hanno scelto la linea curatoriale di riunire artisti di varie provenienze ed età per avere la più vasta visuale possibile, ponendo l’accento soprattutto sullo scambio di idee oltre i confini culturali. Markvo ha organizzato la retrospettiva su Sir Norman Foster a Mosca e Russian Act, grande festival d’arte russa a Londra; Sbragia è invece concentrata sullo scambio di conoscenze artistiche tra Italia e Russia, mentre Steinbrecher ha lavorato in vari Paesi, da Parigi (Palais de Tokyo) al Kazakhistan alla Germania.

Biennale di Venezia, Miquel Barcelò rappresenta la Spagna

Il mallorchino Miquel Barceló già vincitore dello Spanish National Visual  Arts Prize nel  1986 e dell’Asturias Arts Prize nel 2003, rappresenterà la Spagna alla 53esima Biennale Di Venezia nel giugno prossimo.

La mostra curata da Enrique Juncosa, direttore dell’IMMA – Irish Museum of Modern Art di Dublino, presenterà al pubblico i nuovi dipinti di grande formato prodotti dall’artista assieme ad altri lavori meno recenti  in una sorta di retrospettiva dal 2000 ad oggi. L’evento che avrà il semplice titolo di Miquel Barceló ruota attorno ai temi familiari dell’artista spagnolo come i primati, i paesaggi africani e la schiuma delle onde oceaniche. Barceló classe 1957 è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi pittori spagnoli viventi. La mostra presenterà inoltre una serie di opere dell’artista e scrittore francese François Augiéras (1925-1971) che consistono in una selezione di pitture di genere raffiguranti piccole scene africane.

Shepard Fairey alla Biennale di Venezia

Dopo le noie del copyright legate alla famosa immagine della campagna di Barack Obama e dopo le vicissitudini legali che lo hanno visto protagonista di denunce per aver imbrattato numerosi spazi pubblici Shepard Fairey può finalmente tornare al lavoro dedicandosi serenamente alle sue opere di street art.

Passata la tempesta l’artista 39enne originario della South Carolina ha già avuto modo di farsi notare per aver dipinto la bicicletta di Lance Armstrong, asso americano del ciclismo e vincitore di 7 Tour de France. Armstrong, noto anche per l’utilizzo di singolari biciclette fuori dal comune, ha utilizzato lo sfavillante mezzo impreziosito dai disegni di Fairey in occasione dell’ultimo giro d’Italia. Ma questa non è l’unica testimonianza che Fairey lascerà nel nostro paese.

Aernout Mik, il video artista dei disastri

Interessante evento al Moma di New York che dedica una grande mostra al talento di Aernout Mik, uno dei più intriganti e complessi artisti contemporanei. Misteriose, disturbanti e umoristiche, le sue installazioni video presentano scene raffiguranti piccoli o grandi disastri, raccontati in modo bizzarro ed illogico. Agli spettatori non vengono mai forniti dettagli sufficienti a capire cosa stia veramente succedendo ma solo ad intuire che si tratta di qualcosa di anomalo e forse drammatico.

Tutto ciò contribuisce a creare una carica emozionale che attraverso le masse di persone in movimento sullo schermo arrivano al pubblico destabilizzando ed allo stesso tempo mesmerizzando e frustrando la percezione sensoriale. L’evento in visione fino al 27 luglio presenta una serie di discrete installazioni dell’artista olandese classe 1962 esposte dentro ed al di fuori dei normali spazi espositivi del museo. La serie di opere presentate spazia dai primi lavori dell’artista come il film Fluff girato in 16 millimetri nel 1996, sino ad arrivare alle nuove opere come Vacuum Room del 2006, proiettata su sei schermi ed affiancata dall’opera a schermo unico Training Ground del 2006. Sarà inoltre possibile visionare altre opere come Raw Footage del 2006, Osmosis del 2005 e Middlemen del 2001, lavori che trovano posto in diverse aree del museo.

Jan Fabre torna a Venezia

Ancora Biennale di Venezia ed ancora Jan Fabre. Dopo la sensazionale mostra  in occasione della 52° Biennale allestita presso le meravigliose sale di Palazzo Benzon l’artista torna a Venezia con un’altra magia oscura.

Il grande maestro belga presenta questa volta una nuova serie di lavori intitolata From the Cellar to the Attic – From the Feet to the Brain, creata nel 2008 la quale verrà esposta negli spazi dell’Arsenale Novissimo. Le opere in questione, veri e propri tableaus scultorei, erano state prodotte per il Kunsthaus Bregenz e rappresentano un passo importante nello sviluppo artistico dell’artista.

La Spagna premia Bill Viola

La James Cohan Gallery ha recentemente annunciato che l’artista americano Bill Viola è stato insignito del Catalonia International Prize conosciuto come XXI Premio Internacional Catalunya 2009 ed assegnato dal governo spagnolo.

Il premio annuale è stato istituito nel 1989 e viene regolarmente consegnato ad artisti che tramite il loro lavoro creativo hanno contribuito in maniera evidente allo sviluppo scientifico e culturale dell’umanità.

I vincitori del premio sono solitamente innovatori in vari campi come l’arte, la scienza, la religione, la politica e l’economia. Tra i numerosi personaggi importanti che hanno vinto il premio nel corso degli anni figurano i nomi di  Karl Popper, Mstislav Rostropòvitx, Jacques Delors, Harold Bloom, Vaclav Havel, Claude Levi Strauss, Amos Oz e tantissimi altri.

Un’americana a Roma

 Lo Studio Stefania Miscetti presenta il 21 maggio BLUE un nuovo lavoro dell’artista statunitense Nancy Spero (Cleveland, 1926) realizzato appositamente per lo spazio della galleria, dopo le precedenti mostre personali del 1991 e del 1996.

Co-fondatrice nel 1972 del gruppo AIR- Artists in Residence, prima galleria di New York gestita da sole donne, Spero appartiene alla prima generazione di artiste americane vicine al movimento femminista. La sua ricerca si è sempre indirizzata verso la costruzione di una soggettività nuova, credendo come lei stessa affermerà più volte, che: “la storia non è fissa ma mutevole, aperta all’interpretazione, e continua a vivere accumulando nuovi significati. Si tratta quindi di un’idea molto sovversiva poiché significa che la storia può essere cambiata, che i rapporti di potere possono essere rovesciati per il fatto che scegliamo di ricordare ciò che alcuni possano ritenere sia meglio dimenticare. Questa è la prerogativa dell’artista”.

JR invade con i suoi poster Rio de Janeiro

JR è un giovane street artist parigino, di lui si sa che proviene da una famiglia borghese e che ha iniziato come graffitaro. Oggi JR usa il mondo come fosse una galleria d’arte, per i suoi megaposter che in certi casi arrivano ai 30 metri di altezza si affida alle mura esterne di interi palazzi, ai tetti sino ad arrivare ad interi villaggi.

JR si autodefinisce un fotografo clandestino che gira il mondo rubando soggetti che colpiscono la sua immaginazione. Tra le sue ultime bravate artistiche c’è quella dello scorso 28 aprile in Brasile dove il monello della street art ha letteralmente invaso un ponte di Rio De Janeiro ricoprendo pilastri e volte con i suoi enormi faccioni. L’artista aveva già operato a Rio nell’agosto del 2008 in occasione del suo progetto Women Are Heroes dove aveva coperto le abitazioni della violenta favela di  Morro da Providencia con enormi volti di donna come protesta contro le violenze subite ogni giorno dall’universo femminile.

Bear e Rat o per meglio dire Fischli & Weiss

Il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid ospiterà fino al 31 agosto 2009 la mostra Are Animals People?, personale del duo svizzero Fischli & Weiss (al secolo Peter Fischli classe 1952 e David Weiss classe 1946) che focalizzerà l’attenzione su di una selezione di lavori in cui emergono le figure caricaturali di Bear e Rat (orso e topo), iconici avatars dei primi lavori del duo artistico.

Bear e Rat, interpretati dagli stessi performers rappresentano una proiezione di ruoli all’interno della pratica d’artista. Attraverso questo ironico espediente Fischli&Weiss manifestano un’idea di arte come sistema alternativo di conoscenza capace di creare legami tra realtà e finzione. La mostra comprende una selezione di film ed altri lavori connessi a questa tematica che trasformano il Reina Sofia in una specie di museo dedicato a Bear e Rat con tanto di costumi originali usati dagli artisti esposti in grandi vetrine.