Martin Soto Climent alla T293 di Napoli

In occasione della seconda mostra personale intitolata Laberintome presso la T293 diNapoli, Martin Soto Climent espone dal 7 ottobre una nuova serie di lavori concepiti intervenendo, con un’attitudine fortemente performativa, su diversi componenti oggettuali. L’azione, quasi mai visibile da parte del pubblico, e’ parte sostanziale della sua ricerca in senso pregresso: una sorta di rituale nascosto che agisce costantemente nel tempo e alle spalle dell’oggetto stesso.

In Laberintome l’artista Martin Soto Climent crea un percorso in cui la sua esperienza presente si sovrappone ad una serie di eventi accaduti alla fine degli anni ’60 in Messico. Il periodo trascorso a Napoli dall’artista (settembre e ottobre) coincide, a distanza di piu’ di quaranta anni, con il lasso di tempo che precedette l’inaugurazione dei giochi Olimpici di Città del Messico nel 1968, quando furono trucidati centinaia di studenti scesi a manifestare nella Piazza delle tre Culture.

1/9 – Unosunove arte contemporanea di Roma presenta She said no

Oggi la galleria 1/9 – unosunove arte contemporanea di Roma inaugura la mostra She said no, collettiva di Stefan Brüggemann, Gregor Hildebrandt, Jamie Shovlin e Conrad Ventur. Il primo rifiuto, la prima delusione sentimentale con tutta la sua intensa e insostenibile amarezza: è a questo delicato momento che i quattro giovani artisti tornano con la memoria ma soprattutto con il cuore. Un momento di rottura in cui la difficile e necessaria presa di coscienza di se stessi, dei propri desideri, capacità e limiti, è legata a doppio filo ad un inevitabile confronto con l’altro, in particolar modo con l’altro che ci ha preceduto e ispirato.

Nella costante ricerca di una propria individualità e cifra stilistica l’artista si misura e spesso si svincola dal linguaggio dei padri, dall’ambito culturale che lo ha nutrito, in un misto di riconoscenza verso qualcosa da cui ha attinto e preso forza, ma che allo stesso tempo avverte come un peso da cui liberarsi, un debito da estinguere.

La scimmia pensa, la scimmia fa

Sponge Living Space riapre la stagione il 26 settembre 2009 con la personale di Massimo Festi, La Scimmia pensa, la scimmia fa, a cura di Susanna Ferretti.
Lo spazio, un casolare di campagna dell’entroterra marchigiano con il quarto appuntamento del progetto Sponge Living Space diventa uno tra i luoghi più curiosi nel quale allestire una mostra d’Arte Contemporanea.

Il nuovo spazio è una piattaforma underground nel quale artisti, curatori e critici fondono le proprie esperienze in un ambiente di totale libertà. Ogni ambiente del casolare si caratterizza per il colore diverso di ogni stanza, ogni stanza racconta una storia, le storie ovviamente sono quelle degli artisti.

!m’a:t?t”e(o)f;a.t,o‽, non è un rebus ma la nuova mostra alla Galleria Cesare Manzo

Il tempo e lo spazio si piegano allo scandirsi del segno; le due sedi della Galleria Cesare Manzo, a Roma e Pescara, vengono accordate nella personale dell’artista Matteo Fato, presentata il 23 settembre in entrambi gli spazi.

Per l’occasione, Fato propone un progetto inedito iniziato nel 2004 come tentativo di mappare il volo delle rondini sopra i tetti di Pescara. Dopo un mese di ricerca eseguita come intensivo rito mattiniero, le centinaia di chine su carta risultatene vengono incartate e riposte. Rallentate. L’anno seguente, Fato torna sul luogo in cui ha realizzato lo studio dal vero e compone una seconda serie di chine in assenza dello stormo. Basandosi sulla memoria di ciò che vide, traccia il ricordo come se sviluppasse un archivio fotografico da lungo tempo dimenticato.

Spacioux, indagare sul rapporto tra uomo e spazio

Il 18 settembre il LAP -Lambretto Art Project di Milano inaugura la mostra Spacioux a cura di Michela Arfiero, Paola Gallio e Daniela Lotta. Contenitore dinamico aperto al dialogo con curatori indipendenti che intendono promuovere cultura, LAP ospita infatti progetti interdisciplinari volti alla ricerca artistica più ampia e trasversale: dall’arte contemporanea, alla musica, dal design al teatro, dal cinema, alla danza per inserirsi all’interno del panorama culturale della città.

Spacioux indaga le molteplici influenze nel rapporto tra uomo e spazio attraverso le opere di diciotto artisti di diversa generazione e provenienza, che praticano il concetto di spazio non solo come elemento in cui muoversi ed esistere ma anche come proiezione di tensioni generatrici differenti.

Spacioux è un’invenzione, un’alterazione tra la parola italiana spazio e quella inglese spacious. Spacioux immette il linguaggio nel flusso degli eventi rendendolo precario e soggetto a metamorfosi in stretta sintonia con la capacità delle opere esposte di attivare la partecipazione del fruitore e di trasformare i luoghi in spazi sensibili.

Il Safari Metafisico di Yorgo Manis

La CO2 contemporary art di Roma inaugura il 18 settembre Metaphysical Safari, prima personale in Italia del giovane talento greco Yorgo Manis a cura di Maria Letizia Bixio, Miltos Manetas e Domenico Quaranta.  “Strutturando e destrutturando in continuazione la massa di immagini ed informazioni, cerco di ottenere un equilibrio etico metafisico. Ciò riflette il sentimentalismo di una morale popolare di successo che mi piace chiamare ‘romanticismo cinico’. Si tratta di una forma di romanticismo storico deviato, lontano dall’idea centrale di ritorno alla natura”.

Con queste parole si presenta al pubblico l’artista di origine greca con un lavoro realizzato appositamente per l’Italia, basato sulla rielaborazione di alcune immagini di monumenti storici di Roma riconducibili ai valori “pop”, per il loro dominio di pubblico accesso mediante la rete internet, vero riverbero dei nostri tempi.

Al via la Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo

La Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo torna in una delle sue terre di elezione, i Balcani, con una edizione di grande interesse a Skopje, in Macedonia, dal 3 al 12 settembre 2009.

La Biennale rappresenta la più importante vetrina mediterranea della creatività giovanile ed è soprattutto un happening culturale che favorisce l’accesso al mercato internazionale per i giovani artisti che vi partecipano, attraverso la creazione di spazi di incontro, di scambio, di riflessione e di formazione sulla realtà artistica contemporanea.

Presenta anche tu un progetto per la Moscow International Biennale for Young Art

Vi avevamo già accennato della rinascita artistica della scena Russa, oggi siamo qui a parlarvi di un importante evento studiato appositamente per i giovani artisti di tutto il mondo, a riprova del fatto che l’est pensa a fare le cose in grande ma non solamente per i grandi nomi.

La manifestazione in questione è la Moscow International Biennale for Young Art, progetto ambizioso che mira a riunire in quel di Mosca i fermenti artistici giovanili provenienti da ogni parte del globo. Ovviamente la selezione è aperta a chiunque, basta essere dotati di passione, creatività e soprattutto di una visione artistica fresca ed innovativa. Trattandosi di un evento riservato alla giovane arte, il limite di età dei partecipanti è fissato a 35 anni. Il titolo di questa seconda edizione della Biennale è Qui vive?, in sostanza un’indagine sui confini fisici e teorici oltre che un’opportunità per gli artisti di fermarsi per un momento ed analizzare il cammino fatto sino ad ora riflettendo sulle personali posizioni concettuali e creative.

Il silenzio di Peter Belyi

La Galleria Pack di Milano il 29 settembre inaugura la seconda mostra personale dell’artista russo Peter Belyi dal titolo Silence. Con questo progetto, l’artista russo prende le distanze dall’indagine introspettiva di quegli elementi culturali tipici del carattere post-Sovietico che avevano caratterizzato la sua produzione precedente per lasciare spazio alla materialità e all’imponenza fisica delle opere.

L’indagine dell’artista in questa nuova mostra, si fa ancora piu’ profonda e matura, senza tuttavia perdere la poeticità ed il carattere evocativo che contraddistinguono il suo linguaggio. Belyi persegue la sua ricerca evocando gli elementi che piu’ lo interessano: linguaggio, parola e memoria commemorativa.

Daniel Richter guida la rivolta degli artisti

Alcuni giorni fa più di 200 artisti sotto la guida del famoso artista tedesco Daniel Richter hanno occupato una dozzina di edifici liberi e alquanto malandati nel centro storico della città di Amburgo. I palazzi erano già stati preparati per la demolizione ma gli artisti sono prontamente intervenuti e li hanno trasformati in studios e gallerie.

Questa vicenda che ha sollevato scalpore nella stampa e nell’opinione pubblica è frutto di una protesta attuata dagli artisti locali contro i vertici della cultura della città di Amburgo per richiamare l’attenzione sulla mancanza di spazi creativi e per impedire la demolizione di un quartiere storico il quale sarebbe stato presto privato dell’80 per cento dei suoi edifici.

Klone, lo street artist eroe di Tel Aviv

Oggi si parla di Tel Aviv e non solo per questioni legate all’annosa conflittualità tra Israele e Palestina. Con il processo di pace in via di risoluzione Tel Aviv è balzata agli onori della cronaca dei giornali di tutto il mondo per la sua movida notturna e per il suo fermento artistico in continua evoluzione. Già perchè forse molti di voi non sanno che la scena dell’arte contemporanea di Tel Aviv è fitta di nuovi ed interessantissimi nomi.

Lo sviluppo architettonico della città, il contesto sociale e le abitudini quotidiane rendono questa metropoli simile ad una piccola New York dominata da grattacieli che si ergono sopra le casette in stile Bauhaus. Come New York quindi Tel Aviv vanta un nuovo ma agguerito manipolo di street artist che da alcuni anni ha preso possesso della città, invadendo le mura di meravigliose creazioni artistiche. Lo street artist più interessante di Tel Aviv si chiama Klone, una vera icona cittadina che negli ultimi due anni ha saputo stupire il pubblico con le sue creazioni semplici ed affascinanti.

Ad Ancona Acusmatiq 4

 Fino ad oggi sabato 8 Agosto, presso la Mole Vanvitelliana di Ancona si terrà quarta edizione del festival di musica ed arte elettronica Acusmatiq. Anche in questa edizione Acusmatiq si ricollega ad un discorso iniziato negli anni passati, presentando forme diverse e suggestive di rapporti tra la produzione musicale e la tecnologia, con uno sguardo sempre attento anche sul rapporto tra la pratica strumentale e l’elettronica nelle diverse forme dettate dalla sensibilità contemporanea.

Nessuna preclusione sulla base del genere di appartenenza, la fortunata formula di Acusmatiq si basa proprio su questa grande apertura a linguaggi e forme anche molto differenti, del passato, del presente e del futuro che vanno a comporre un mosaico spesso complesso e sempre affascinante.
Nell’era della contrazione temporale, dell’annullamento delle distanze operati dalla diffusione capillare delle tecnologie informatiche, Acusmatiq volge il proprio sguardo in tante differenti direzioni.

Su Blackwell e le storie di carta

 Forse il nome Su Blackwell non vi dirà nulla di particolare ma il suo stile del tutto particolare sicuramente non tarderà a fare breccia sulla scena internazionale. Le visionarie opere dell’artista inglese sono ricavate da vecchi libri di seconda mano che vengono successivamente intagliati in maniera particolarmente accurata, l’intero processo richiede mesi ma alla fine il risultato è a dir poco sbalorditivo.

Su Blackwell trae diretta ispirazione da un paragrafo o un’immagine del libro che ha intenzione di trasformare in un fantastico modello di carta. Il finissimo lavoro di cesellatura e taglio della carta attuato dall’artista trentatreenne da vita a forme che nascono e crescono direttamente dal midollo delle pagine del libro come una formazione naturale e spontanea dotata di tre dimensioni. Come già detto l’ispirazione nasce dal libro stesso, ad esempio la sua opera Through the looking Glass è intagliata dall’omonimo libro di Lewis Carroll mentre Wild Flowers è una creazione direttamente tratta da un manuale di fiori selvatici del territorio britannico. 

Nico Dockx il terzo vincitore della residenza Bivacco Urbano

Diogene_bivaccourbano è un progetto nato dalla collaborazione tra artisti che si propone di attivare, attraverso un programma di residenze e scambi internazionali, una modalità inedita di approfondimento sull’operare artistico e sul ruolo dell’artista nella società. L’intento è di recuperare il dialogo fra gli artisti volto a focalizzare l’attenzione sulla comprensione profonda della poetica del lavoro artistico.

Il progetto si pone all’interno del panorama di residenze internazionali con una precisa intenzione: abitare e lavorare sfruttando gli spazi interstiziali della città. Come i bivacchi montani – adattandosi alla morfologia dei luoghi – usano le forme preesistenti fornite dai ripari naturali, Diogene-bivaccourbano prende forma usufruendo dei vuoti tra il costruito e il disabitato, tra l’interno e l’esterno, tra spazi pubblici e spazi privati.