La classifica dei peggio vestiti del mondo dell’arte

Hyperallergic continua puntualmente a deliziare i suoi lettori con le classifiche più strampalate del mondo dell’arte contemporanea internazionale. Dopo aver inventato la classifica dei personaggi meno influenti, in chiara pantomima alle più blasonate hit parade dei personaggi più in vista dell’artworld, ecco che il blog newyorchese ha deciso di stilare la classifica dei look più estremi del giro artistico internazionale.

Vediamo quindi quali sono le posizioni più divertenti di questa pazza classifica. Al primo posto c’è Kalup Linzy. L’artista che ha recentemente collaborato con James Franco è un tornado kitsch. Vestiti da donna e colori incredibili. Linzy non è una drag queen nel senso più stretto del termine ma è uno a cui piace indossare la parrucca sopra una bella e folta barba. Al secondo invece troviamo mr Klaus Biesenbach. Già celebre per la sua austerità e per le sue impercettibili variazioni nei colori, il capo curatore del MoMA è accusato di abbinamento doloso. I sui match di colori sono infatti quanto di più incredibile si sia mai visto nel mondo dell’arte.

Takashi Murakami raccoglie quasi 9 milioni di dollari per il Giappone

Takashi Murakami e la solidarietà hanno assestato un bel colpo all’interno del variegato mondo del mercato dell’arte. Giusto lo scorso mercoledì, il re del pop giapponese ha praticamente riempito la sala vendite di Christie’s New York alle 9:30 di mattina, totalizzando il ragguardevole bottino di 8.7 milioni di dollari. Si è trattato di un evento di beneficenza ed i ricavi sono andati al Giappone, per tentare di arginare i danni economici e strutturali causati dal tremendo terremoto dello scorso 11 marzo e dal conseguente tsunami che ha devastato le vite di centinaia di migliaia di innocenti. Si stima infatti che più di 300.000 persone siano rimaste senza casa, praticamente una crisi umanitaria che ad oggi non sembra migliorare.

Tornando all’evento, anche se Christie’s e Murakami hanno scelto un orario piuttosto mattiniero, i collezionisti non si sono lasciati scoraggiare e sono accorsi in massa, mentre uno streaming online ha facilitato la partecipazione dei collezionisti asiatici. Ovviamente Murakami, che ha contribuito con 4 opere appositamente realizzate per l’evento, non è stato l’unico big a partecipare all’asta ma è stato affiancato da altre stars del contemporaneo. Jeff Koons, ad esempio, con la sua opera Balloon Monkey Relief ha raggiunto 1 milione di dollari partendo da una quotazione di 600.000 dollari.

Supermarket dell’arte in crisi? Gagosian chiude il suo Store di Madison Avenue

 Quella del supermaket dell’arte contemporanea è oramai divenuta una vera e propria moda all’interno di un sistema sempre più alla disperata ricerca di soluzioni per un mercato stitico. Teorizzato da Charles Saatchi e messo in pratica da Larry Gagosian, l’art supermarket è il nomignolo attribuibile alle attività di dealers internazionali che decidono di aprire numerose sedi in tutte le parti del globo, colonizzandolo alla stregua di una partita a Risiko.

Il supermarket dell’arte non rappresenta però un reale tempio dell’arte, in quanto è facile trovarvi opere costosissime di artisti-meteore che scompaiono così come erano apparsi, in un battibaleno. Ne consegue che per i poveri collezionisti, turlupinati da quotazioni fuori dal mercato, si prospetta un magro futuro all’interno del quale vendere l’opera dell’ex artista del momento rappresenta una titanica impresa. Il mito del supermarket dell’arte è però una chimera che potrebbe trasformarsi in un brutto sogno, visto che a forza di espandersi si rischia di far la fine di Napoleone in Russia. In questi ultimi giorni è inoltre accaduto un fatto molto strano: proprio il colosso Gagosian ha fatto registrare una singolare battuta d’arresto.

David Zwirner e Ben Stiller insieme per Haiti

Tra le varie notizie che hanno affollato tutti i canali dell’informazione pubblica in questi ultimi tempi, c’eravamo un poco dimenticati del tremendo terremoto di Haiti del gennaio 2010. Il sisma, sviluppatosi nei pressi di Port au Prince fece  registrare una potenza di magnitudo 7,0 e coinvolse oltre 3 milioni di persone devastando l’intera città. Un evento terribile cui fece seguito una subitanea corsa alla solidarietà che vide la partecipazione di molte realtà culturali provenienti da tutto il mondo.

A distanza di un anno le cose non vanno molto meglio, c’è ancora bisogno di fondi per scuole, ospedali e case. Proprio per questo motivo è nata Artists For Haiti, una collaborazione tra il noto gallerista David Zwirner e l’ancor più noto attore Ben Stiller. I due sono riusciti ad organizzare un’asta di beneficenza contattando 25 grandi nomi dell’arte contemporanea come Jasper Johns, Jeff Koons e James Rosenquist. Il bello è che questi celebri protagonisti della scena internazionale non hanno ceduto un loro lavoro minore, magari uno schizzo o un disegno ma hanno creato un’opera appositamente per la manifestazione.

Garage Magazine, Dasha Zhukova e i tatuaggi di Damien Hirst

Dasha Zhukova è una vera e propria first lady dell’arte contemporanea ed il suo carismatico potere non accenna a diminuire, anzi con il passar del tempo la giovane tycoon russa sembra divenir sempre più trendsetter. Sfido, direte voi, quando si è belle e ricche si può conquistare il mondo. Sarà anche così ma non si può certo dire che l’avvenente zarina dell’arte sia una totale sprovveduta.

Nel 2009 Dasha Zhukova era stata nominata direttore capo di Pop Magazine, giusto dopo aver fondato il Garage Center for Contemporary Art. L’avventura era però terminata giusto un anno dopo con queste motivazioni: “Voglio focalizzare le mie energie su un progetto di editoria digitale indipendente. Sono emozionata perché costruirò qualcosa partendo da zero”, segno evidente che la poltrona dirigenziale stava un poco stretta alla poliedrica Dasha. Detto – fatto, oseremmo dire, poiché proprio in questi giorni la zarina ha lanciato un suo magazine nuovo di pacca.

Vorrei quello Skateboard di Damien Hirst

Damien Hirst

Negli ultimi venti anni le dinamiche di mercato legate all’arte contemporanea si sono sostanzialmente trasformate. Ovviamente la vendita di opere uniche tramite gallerie, fiere e aste, rappresenta sempre uno dei canali largamente utilizzati ma è pur vero che nel corso degli anni gli artisti hanno cercato, tramite i multipli, di abbracciare un sempre più vasto bacino di pubblico.

Stampe, litografie, sculture a tiratura limitata e quanto altro sono quindi riuscite a concedere al piccolo collezionismo la possibilità di accaparrarsi un’opera di un dato artista a cifre un poco più abbordabili. La rivoluzione lanciata da Andy Warhol e ripresa ancor più concretamente dai vari Koons e Hirst ha segnato l’ingresso in campo di un nuovo attore: l’oggetto artistico di massa, vale a dire non un multiplo ma un’opera nata appositamente per essere prodotta a tiratura quasi illimitata. Oltre i vari toys lanciati dal fenomeno lowbrow, i poster della street art ed i libri d’artista, i principali attori dell’arte contemporanea hanno iniziato a produrre vere e proprie opere legate ad oggetti di uso quotidiano, entrando di fatto in un pericoloso limbo tra arte e design.

Una mostra tutta “Made in Italy” da Gagosian

In occasione dei 150 anni dall’Unità d’Italia, Gagosian Gallery il 27 maggio inaugura Made in Italy, un’importante mostra collettiva nel suo spazio romano di Via Francesco Crispi 16. Curata da Mario Codognato, la mostra intende tracciare un inedito percorso italiano attraverso l’opera di alcuni tra i maggiori artisti degli ultimi 60 anni: Georg Baselitz, Jean Michel Basquiat, Joseph Beuys, Marcel Duchamp, Alberto Giacometti, Douglas Gordon, Andreas Gursky, Damien Hirst, Howard Hodgkin, Mike Kelley, Jeff Koons, Louise Lawler, Roy Lichtenstein, Richard Prince, Robert Rauschenberg, Gerhard Richter, Richard Serra, Cindy Sherman, David Smith, Thomas Struth, Cy Twombly, Andy Warhol, Lawrence Weiner.

L’irresistibile attrazione esercitata dal “Bel Paese” nei confronti degli artisti del resto del mondo affonda le radici nel passato profondo e, com’é noto, conosce il momento di splendore a cavallo tra Settecento e Ottocento, all’epoca del cosiddetto Grand Tour, quando artisti-viaggiatori inglesi, americani, francesi e tedeschi varcano le Alpi per sperimentare da vicino la grande tradizione classica conosciuta solo sui libri, i capolavori di un passato idealizzato, ma anche il brivido provocato da uno stile di vita diverso e alternativo rispetto a quello che conoscono in patria.

A New York va di moda la natura…finta

Sovente l’arte imita la natura e le formazioni floreali. A New York in questi ultimi tempi ben due eventi ricreano fittizi scenari naturali, con soluzioni e risultati differenti ma decisamente affascinanti ed estrosi. Il primo ad offrire un anticipo di primavera è Will Ryman che svelerà il prossimo 25 gennaio la sua mega installazione The Roses. Per l’occasione l’artista ha già preparato una serie di 40 gigantesche rose rosa e rosse che verranno installate sulla Park Avenue occupando ben 10 isolati.

“Adoro l’idea che qualcuno possa guardar fuori dalla finestra e osservare l’opera da una data angolazione mentre un passante la osserva da tutt’altra prospettiva. Si tratta di due esperienze visive differenti concentrate su di un’unica opera” ha dichiarato Ryman ai microfoni del New York Times. Ryman ha inoltre aggiunto che l’ispirazione per The Roses gli è giunta dopo aver visto il film Blue Velvet di David Lynch. Sarà, ma a noi le installazioni dell’artista sembrano un pericoloso scontro tra Jeff Koons e Takashi Murakami.

Jeff Koons e i diritti d’autore sui…palloncini a forma di cagnolino

Avete mai visto i Balloon Dog di Jeff Koons? Sicuramente vi sarà capitato di vederli almeno una volta in questi ultimi anni, dato che gli stessi appaiono di frequente tra le pagine dei più patinati art magazine del mondo. I Balloon Dog altro non sono che delle statue coloratissime e frequentemente di grandissime dimensioni che il nostro discolaccio Koons ha copiato direttamente da quei cagnolini che i clown ed i maghi presenti alle festicciole dei bambini solitamente creano con l’ausilio di palloncini oblunghi sapientemente annodati con tanto di rumoracci spernacchianti (che tanto piacciono ai pargoli).

C’è da dire che oltre alle sculture in acciaio cromato di grandi dimensioni, Koons produce (o sarebbe meglio dire il suo nutrito studio produce) dei piccoli Baloon Dog di porcellana in edizione limitata. Ebbene i Baloon Dog sono ultimamente al centro di una grande controversia tra la Park Life gallery di San Francisco e Jeff Koons.

Jerry Saltz ed il peggio dell’arte americana del 2010

Dopo aver stilato la sua personale lista del meglio dell’arte contemporanea, il critico americano Jerry Saltz ha pubblicato in questi giorni sulle pagine del New York Magazine i 10 momenti peggiori dell’arte a stelle e strisce del 2010, noi ve li rigiriamo così come il buon ( o cattivo) Saltz li ha stilati, a partire dal fondo:

10 Un orrorifica sequenza di frasi udite ad Art Basel Miami Beach: Silvia V. Fendi ha dichiarato “Collezionare arte è il nuovo modo di fare shopping“.  Aby Rosen, magnate del mercato immobiliare ha invece proposto questo: ” I tre mondi più importanti della cultura in questo momento sono la moda, il mercato immobiliare e l’arte. Le fiere d’arte inoltre sono posti dove i super-ricchi possono socializzare con persone del loro stesso livello”.

9 La retrospettiva di Tim Burton al MoMa: non una mostra d’arte ma un modo per far soldi attirando gente nel museo.

8 La mostra di Rivane Neuenschwander al New Museum, troppo sentimentale e troppo ovvia.

Ornamento, Artigianale, Arredativo: le parole da non dire (mai?)

I nostri lettori sapranno benissimo quanto certe parole siano un vero e proprio tabù per il mondo dell’arte, un sacrilegio o una sorta di bestemmia che non dovrebbe mai essere proferita. Ornamento ad esempio sembra uno di quei termini da evitare tassativamente se si vuole affrontare una corretta esegesi di una data opera.

Eppure l’ornamento è una caratteristica ancestrale all’interno della quale si è sviluppato il senso dell’astratto. Nulla di grave quindi se all’interno di un dipinto o di qualsiasi altra manifestazione creativa, un artista scelga di innestare alcuni motivi ornamentali. D’altronde non vedo come altro si potrebbero definire i segni dell’opera vincitrice del Turner Prize 2009, creata dall’acclamato artista Richard Wright.

Artecinema – Festival Internazionale di Film sull’Arte Contemporanea

Da giovedì 14 a domenica 17 ottobre 2010 torna a Napoli Artecinema, il Festival Internazionale di Film sull’Arte Contemporanea, curato da Laura Trisorio. Giunto alla sua quindicesima edizione, il Festival, diviso in tre sezioni, Arte e Dintorni, Architettura, Fotografia, presenta al grande pubblico le diverse realtà dell’arte contemporanea attraverso una selezione di documentari sui maggiori artisti, architetti e fotografi degli ultimi cinquant’anni: interviste, biografie filmate, narrazioni montate con materiali d’archivio.

Al Teatro Augusteo di Napoli, dalle ore 17.00 alle ore 24.00, saranno presentati 25 documentari ricercati direttamente presso i registi e i produttori in tutto il mondo e le proiezioni, in lingua originale con traduzione simultanea, saranno intervallate da incontri-dibattito con i registi, gli artisti e i produttori. In programma gli ultimi documentari della serie Art:21 “Art in The Twenty-First Century”, serie dedicata agli artisti attivi negli Stati Uniti trasmessa dal canale televisivo americano PBS. Si potranno vedere i filmati dedicati a John Baldessari, Kimsooja, Allan McCollum, Cao Fei, Jeff Koons, Mary Heilmann e Florian Maier-Aichen.

Ancora polemiche sulla mostra di Takashi Murakami mentre si prepara la mostra di Maurizio Cattelan

La reggia di Versailles fatica a contenere l’incredibile estrosità di Takashi Murakami (in mostra fino al prossimo 12 dicembre), presentatosi a Parigi in una veste più castigata del normale che non gli ha comunque evitato un vespaio di polemiche. Più di 12.000 firme sono infatti state raccolte da due differenti gruppi di protesta per fermare la mostra di Murakami che ha così battuto il record di polemiche dell’evento di Jeff Koons nel 2008.

Va detto che nel 2009, in base all’autoregolamentazione di esporre ad anni alterni un artista internazionale ed uno francese, la reggia ha ospitato il francese Xavier Veilhan e non sono stati in molti a lamentarsi. Alla base delle polemiche potrebbe esserci quindi un impeto nazionalista che vorrebbe impedire allo straniero di affiancare le proprie opere alle meraviglie presenti nel prestigioso castello. Qualunque sia la fonte dei dissidi, il prestigioso magazine The Art Newspaper aveva annunciato, la scorsa settimana, una futura chiusura del programma di mostre nella reggia. Tale notizia è stata però smentita dai vertici della prestigiosa istituzione che hanno addirittura rilanciato, ipotizzando una possibile presenza del nostro Maurizio Cattelan nel 2012.

Takashi Murakami a Versailles stupisce ma non troppo

Ci siamo, finalmente la tanto attesa e criticata mostra del genio del pop giapponese Takashi Murakami al Castello di Versailles a Parigi è ai nastri di partenza. L’evento si aprirà infatti il prossimo 14 settembre e si concluderà il 12 dicembre del 2010. Per l’occasione l’artista ha portato con sé un’incredibile corpus di opere composto da 22 lavori, 11 dei quali appositamente creati per la grande manifestazione: “ho cercato di seguire un processo creativo che rappresenti un ponte tra il passato ed il futuro” ha dichiarato in merito alle sue opere.

L’artista si è però ben guardato dal presentare le sue creazioni pop-porno, cercando però di non intaccare caratteristiche come sfarzo, spettacolo e vitalità, una mostra aperta a tutto ma in perfetto stile Murakami insomma. A riprova di ciò il Salone dell’Abbondanza dove Jeff Koons aveva installato il suo chiacchieratissimo Rabbit circa due anni or sono, è stato invasa da Tongari-Kun, installazione del 2004 simile ad un gigantesco totem puntuto da dove emergono simpatici personaggi simili a ridanciani folletti. Ovviamente la chiamata di Murakami a Versailles ha generato un vespaio di polemiche ed un’organizzazione chiamata Coordination Défense Versailles ha addirittura raccolto 4.387 firme per bloccare l’evento.