Jerry Saltz: “Ho avuto un contatto genitale alla mostra di Marina Abramovic”

 Lo statunitense Jerry Saltz è un critico ironico ed irriverente ma decisamente geniale. Il suo approccio all’arte contemporanea è troppo estroso da poter passare inosservato. Curiosando in giro per la rete abbiamo trovato un divertente articolo di Jerry Saltz sul recente opening della mostra The Artist is Present di Marina Abramovic al Moma di New York. Il critico si è trovato faccia a faccia con i performers nudi che ricreavano una storica opera della grande artista. Vediamo quali sono state le sue reazioni:

“Penso che lo scorso martedì un pene ciondolante si sia leggermente appoggiato alle mie parti basse. Questo non mi è mai successo o quanto meno non al Moma. Due figure nude, un uomo ed una donna, si trovano faccia a faccia davanti all’entrata dello spazio espositivo ed è normale che per continuare oltre ci si vede costretti a passare in mezzo ai due corpi. Così ho fatto io e proprio mentre pensavo di avercela fatta ho sentito una cosa, seguita da due rimbalzi, sfiorarmi la coscia. Benvenuti a The Artist Is Present, la prima grande retrospettiva dell’artista hard-core Marina Abramovic. Anche se trovo il lavoro dell’artista un poco melodrammatico e narcisista devo dire che questa retrospettiva che si affaccia su quaranta anni di carriera è decisamente affascinante oltre che oltraggiosa e coraggiosa.

Otto Dix ed il lato oscuro dell’animo umano

 Otto Dix è il protagonista assoluto di una grande retrospettiva alla Neue Galerie di New York che rimarrà aperta dal 11 marzo al 30 agosto 2010. Più di ogni altro artista Dix ha preso parte ad ogni grande cambiamento del modernismo tedesco, dal realismo, al dada fino al surrealismo ed all’espressionismo, il tutto in una sola decade dei ruggenti anni ’20.  Il celebre critico Paul Ferdinand nel 1926 descrisse l’arte di Dix come: “un disastro naturale, devastante come l’esplosione di un vulcano. Non si sa mai cosa aspettarsi da questo uomo selvaggio”.

Come spesso fanno i pittori tedeschi, anche Dix si impadronì dell’intera storia del medium attraverso il quale creava la sua arte. Egli dipinse alla maniera di Albrecht Dürer, traendo ispirazione da Lucas Cranach. Assieme a contemporanei come Christian Schad, contribuì alla nascita di un nuovo e perverso stile di pittura realista denominato Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività). Nel corso della sua carriera Dix ritrasse una moltitudine di personaggi della società tedesca, da semplici contadini ad eminenti cancellieri della repubblica di Weimar

New Museum, Jeff Koons e Dakis Joannou: cronache di un disastro annunciato

 Finalmente si è aperta Skin Fruit (in visione fino al 6 giugno 2010), la tanto attesa e criticata mostra del New Museum curata da Jeff Koons con opere provenienti direttamente dalla collezione del celebre dealer greco Dakis Joannou, il quale figura anche tra i benefattori del museo. Questo strano conflitto di interessi fu aspramente criticato lo scorso autunno, al momento della presentazione del progetto ed in molti furono concordi nel definirlo “una pessima idea“. Ed a giudicare da quello che possiamo vedere oggi nelle sale del New Museum non c’è che da confermare tale affermazione.

Le opere in mostra sono state selezionate ed installate in maniera del tutto caotica da Mr.Koons (vecchio amico di Joannou il quale possiede molte opere dell’artista), basti pensare al fatto che l’artista ha riempito gli spazi espositivi con ben 80 opere tra dipinti, sculture, disegni, video e performances creati da 50 artisti diversi. Ovviamente ci sono alcune opere decisamente interessanti ed alcune sorprese ma la stragrande maggioranza degli artisti sono grandi nomi come Mike Kelley e Cindy Sherman o nuove ma già celebri conoscenze come John Bock, Nathalie Djurberg e Dan Colen, insomma artisti che già fanno parte della scena dell’arte e le cui opere sono presenti in numerose collezioni private e museali.

Jonathan LeVine ed il Pop Surrealism alla riscossa

 Per il quinto anniversario della sua galleria di New York, Jonathan LeVine ha riempito i suoi spazi con opere di 35 artisti, molti dei quali fanno parte della sua scuderia. Lo spazio si trova nella zona di Chelsea ma non aspettatevi di vedere una mostra con opere caratterizzate da astrazioni cool o ermetiche forme concettuali. L’evento è infatti dedicato a quella che comunemente è definita Lowbrow art o Pop Surrealism,  filone artistico che vanta nelle sue file numerosi talenti e che fino ad ora è stato relegato ai margini del mercato dell’arte.

Ovviamente le cose stanno lentamente cambiando e dopo anni di gavetta anche la Lowbrow Art comincia a raccogliere i consensi da parte di pubblico, critica e collezionismo. “siamo ad un importante punto di svolta, ora il mercato internazionale e la scena dell’arte istituzionale si sono resi conto di queste meravigliose opere” ha dichiarato LeVine con quella soddisfazione di chi fin dall’inizio della carriera di dealer ha deciso di puntare tutto sull’imprevisto.

Brucennial 2010 una biennale contro le biennali

 Tra Biennali, Triennali e Quadriennali ogni nazione che si rispetti ha la sua grande manifestazione dedicata all’arte contemporanea anche se è chiaro che non tutti questi eventi sono di grande caratura. Per porre ordine a questo caos il divertente collettivo artistico  Bruce High Quality Foundation ha deciso di organizzare la Biennale di tutte le Biennali, tentando di riprogrammare il significato stesso di queste manifestazioni.

Questo buffo ma interessante evento si chiama Brucennial 2010 e si apre questa settimana a New York e rimarrà in visione sino al prossimo quattro aprile in uno spazio sito al 350 di West Broadway ed al Recess, altro spazio aperto alle sperimentazioni degli artisti posizionato al numero 41 di Grand Street. Il titolo della Brucennial di quest’anno è Miseducation (che in italiano significa diseducazione) e nel corso dell’evento si esibiranno un gran numero di giovani artisti che, come si legge nel comunicato stampa, “Rappresentano il meglio dell’arte contemporanea di sempre”.

Mr.Brainwash ovvero il figlio illeggittimo della Pop Art

 Ultimamente lo street artist e regista francese Thierry Guetta alias Mr. Brainwash sta dividendo la critica con le sue creazioni smaccatamente pop e banali, in molti si sono posti la domanda: “Ma Mr.Brainwash fa sul serio?“. Per tutta risposta l’artista ha zittito tutti dichiarando: “Sono come una macchina, creo, creo e creo“, frase pronunciata all’opening di una sua nuova mostra personale.

Guetta sembra una copia magra di John Belushi, si è guadagnato fama internazionale disegnando la cover dell’album Celebration di Madonna lo scorso anno è c’è da dire che nella sua opera la grande cantante sembra la Marilyn Monroe di Andy Warhol. Ma tra rivisitazioni di barattoli di minestra Campbell e personaggi famosi sbattuti in primissimo piano, l’artista sembra scimmiottare Warhol senza coglierne lo spirito nemmeno da lontano. Mr. Brainwash ha passato lo scorso anno a piazzare stencil per tutta Los Angeles ed ha girato insieme a Banksy il documentario sulla street art Exit Trough The Gift Shop (vedi nostro articolo), molti pensano che Guetta/Braniswash e Bansky siano la stessa persona visto che anche le origini dell’artista francese sono del tutto sconosciute.

Alcune considerazioni su Elisa Sighicelli e la critica italiana

Finalmente l’arte italiana riesce a varcare i confini del nostro stato, approdando nientemeno che nel dorato tempio dell’arte contemporanea, vale a dire New York City. Portabandiera della nostra creatività è Elisa Sighicelli che ha inoltre partecipato al  discusso Padiglione Italia alla scorsa Biennale Di Venezia. L’artista in questi giorni (fino al 27 febbraio) è in mostra alla Gagosian Gallery di Madison Avenue con un progetto dal titolo The Party Is Over che consta di due video e nove fotografie montate su light boxes. Tra le opere presentate figura anche il video Untitled (The Party is Over), per intenderci quello con i fuochi d’artificio che vanno al contrario.

Ora è da sottolineare il fatto che la mostra da Gagosian sta raccogliendo numerose critiche positive tanto che il celebre magazine d’arte The Brooklyn Rail ha persino dedicato un’ampia ed interessante intervista all’artista redatta dal noto critico John Yau. Tra le domande interessanti poste da John Yau ve n’è una che mi ha letteralmente colpito, Yau avvicina il lavoro sulla luce di Elisa Sighicelli alle ricerche del filmaker sperimentale Stan Brakhage, noto tra l’altro per aver introdotto il concetto di film without a camera (film girati senza cinepresa). Brakhage ha infatti realizzato numerosi films dipingendo la pellicola a mano o graffiato direttamente l’emulsione (il confronto di Yau si riferisce nello specifico al video Mothlight dove Brakhage ha applicato ali di insetti sulla pellicola).

New Topographics, una mostra banale che cambiò la fotografia

 Sono passati 35 anni da quando il termine New Topographics (Nuova Topografia) fu coniato da William Jenkins, curatore dell’omonima mostra di fotografia paesaggistica tenutasi alla George Eastman House di Rochester a New York. Lo show ospitava 168 fotografie che riproducevano strade cittadine, centri abitati e siti industriali. Prese tutte insieme quelle immagini sembravano essere il prodotto di un’estetica della banalità ed infatti la mostra non piacque a nessuno.

Jenkins aveva però identificato nel lavoro di fotografi come Frank Gohlke, Robert Adams, Stephen Shore e Nicholas Nixon, una nuova tendenza mirata a creare una visione del paesaggio urbanistico dell’America degli anni ’70. Le loro immagini perfette e stampate in maniera impeccabile offrivano un’affascinante topografia del mondo suburbano che li circondava, in perfetta contrapposizione con la tradizione della fotografia del paesaggio che ritraeva rigorosamente elementi naturali.

Luc Tuymans, pittore di storie che l’umanità vorrebbe dimenticare

 Durante una visita a New York lo scorso autunno, il celebre pittore belga Luc Tuymans raccontò ai microfoni del New York Times una triste storia proveniente dalle sue memorie di fanciullo. All’età di 5 anni Tuymans era una sera a cena con tutta la famiglia riunita attorno al tavolo. Il fratello della madre del pittore stava sfogliando un album di fotografie quando cadde una vecchia foto di uno zio del pittore. In quella foto lo zio, appena adolescente, era ritratto con tanto di saluto nazista. “Per la prima volta appresi che i due fratelli di mio padre avevano fatto parte della gioventù hitleriana, fu un duro colpo anche per mia madre visto che la sua famiglia fece parte della resistenza e nascose alcuni rifugiati ai tempi della seconda guerra mondiale”.

Da quel giorno il fantasma di quel nero passato aleggiò continuamente tra le mura domestiche, rovinando i rapporti della famiglia, “ho imparato a mangiare molto in fretta per andarmene via dal tavolo” ha dichiarato Tuymans.  Questa storia ci aiuta a comprendere quanto l’arte di Luc Tuymans (che dallo scorso week end è ospitato dal San Francisco Museum of Modern Art per una grande retrospettiva del suo lavoro) sia fortemente caratterizzata da una personale maniera di rappresentare i drammi collettivi ed il desiderio di rimuoverli da parte della società.

X Initiative chiude con una “mostra fai da te”

 Dopo un serrato anno di attività l’X Initiative, spazio artistico no profit situato nel quartiere di Chelsea a New York ha definitivamente cessato di esistere. Prima della sua scomparsa però (esattamente mercoledì scorso) il centro ha deciso di chiudere col botto ed ha organizzato una mostra dagli intenti decisamente luciferini. L’evento dal titolo Bring Your Own Art (porta la tua arte) ha concesso a chiunque l’opportunità di sfruttare le pareti dello spazio per esporre la propria arte, senza limiti e senza selezione in una vera e propria maratona durata 24 ore.

Le regole? Poche e semplici: Chi arriva prima meglio alloggia e allo scadere delle 24 ore tutti i lavori non rimossi vengono semplicemente cestinati. Ovviamente ci si aspettava una folla oceanica ma alla fine solo due piani dei tre totali sono stati riempiti. Sebbene l’iniziativa potrebbe sembrare un valido gesto per il sostegno degli artisti emergenti va detto che eventi di questo tipo non creano reali opportunità, Bring Your Own Art si è infatti risolta in una ressa di pittori della domenica che hanno attaccato di tutto sulle pareti dello spazio senza un minimo filtro estetico.

Tino Sehgal e l’arte evanescente al Guggenheim Museum

 Se avete sempre desiderato vedere l’interno del Guggenheim Museum di New York nel suo stato originale allora forse questo è il vostro momento. In occasione della mostra personale dedicata a Tino Sehgal (fino al prossimo 10 marzo) infatti la grande spirale, precedentemente accesa dalle opere di Kandinsky, è stata completamente svuotata e non si vede l’ombra di un dipinto nemmeno a pagarlo oro. Ma a guardarlo bene lo spazio non è del tutto vuoto, sul pavimento della celebre rotunda un uomo ed una donna giacciono avvinghiati in un morbido e lento abbraccio.

Nelle rampe sovrastanti invece alcune persone camminano con passo leggero e parlano insieme in modo amicale mentre nuovi partecipanti si uniscono al discorso ed altri se ne vanno. L’arte di Seghal è quasi interamente composta da queste performance caratterizzate da incontri sociali, pseudo balletti e atti teatrali. L’artista ha studiato danza ma è più avvezzo a musei, gallerie e fiere d’arte. Il lavoro di Sehgal verte sui sistemi economici e sul processo distruttivo della tecnologia, il tutto in relazione all’industria dell’arte. Il suo obiettivo è quello di creare un contro-modello, una situazione dal niente che lentamente svanisce senzar lasciare una traccia fisica e soprattutto senza lasciare opere da vendere sul mercato.

Il Moma dedica una retrospettiva a Frederick Wiseman, maestro del cinema verità

Il Moma di New York si prepara ad ospitare una grande retrospettiva dedicata al mitico regista Frederick Wiseman. L’istituzione museale ha concluso l’acquisizione di ben 36 copie di alcuni film del regista americano e li presenterà al pubblico dal 20 gennaio 2010 fino al successivo 31 Dicembre 2010.

La retrospettiva si aprirà con la proiezione del film Basic Training (1971) seguita da una conversazione onstage. La mostra continuerà con altri cavalli di battaglia di Wiseman come Titicut Follies (1967) fino ad arrivare a progetti più recenti come La Danse—The Paris Opera Ballet (2009) ed il nuovissimo Boxing Gym (2010). Per più di quarant’anni Wiseman ha usato una cinepresa leggera a 16 millimetri ed un equipaggiamento sonoro portatile per studiare il comportamento umano, le sue contraddizioni e le manifestazioni imprevedibili.

Francesco Clemete super star a Soho

Incredibile evento lo scorso 2 maggio alla Deitch Projects a Soho, una delle gallerie più cool di New York in uno dei quartieri più famosi in relazione all’arte contemporanea. Lo spazio espositivo ha ospitato una grande mostra dal titolo History of the Heart in Three Rainbows dedicata al nostro Francesco Clemente, già estremamente famoso negli States, che ultimamente sembra viaggiar ancor più a vele spiegate.

L’artista ha presentato tre grandi tele di circa 18 metri dividendole successivamente in 5 separate sezioni. Le monumentali tele dipinte ad acquerello hanno letteralmente fasciato il perimetro della galleria creando un’atmosfera rituale e di contemplazione. L’artista ha tradotto l’esperienza della vita spirituale in arte riproducendo nelle opere la forza e la luce dell’arcobaleno come lampo nella lunga notte a tinte scure della tavolozza dell’artista.

Roxy Paine invade il Metropolitan Museum di New York

New York – L’artista concettuale Roxy Paine ha creato un’installazione site specific per l’inizio della stagione del Metropolitan Museum of Art sita nel roof garden Iris and B. Gerald Cantor. La scultura dal titolo Maelstrom interamente costituita in acciaio inossidabile occuperà la superficie di 8000 metri quadrati e sarà visibile fino ad ottobre 2009.

L’installazione che riproduce dei tronchi d’albero dalle fronde spoglie si pone in contrasto ed in dialogo con l’antistante Central Park e la sua rigogliosa architettura verdeggiante.  Roxy Paine è una provocatrice, un’artista che si muove sulla sottile linea tra ambiente naturale ed elementi architettonici che simboleggiano l’eterna sforzo dell’uomo di imitare la natura ed il desiderio di ordinare il suo eterno processo di caos.