
La battaglia legale intrapresa da Patrick Cariou contro Richard Prince, che aveva utilizzato le sue foto del povero fotografo francese per la serie di opere Canal Zone, (esposte e successivamente vendute da Gagosian), ha sollevato numerosi interrogativi riguardo la pratica artistica. Se Prince, Sherrie Levine e tutti gli altri compagnucci del New Conceptualism (o Pictures Generation) hanno sdoganato la pratica della found photography, è altrettanto vero che tale mania di “appropriazionismo” ha drammaticamente contagiato le nuove generazioni artistiche.
Trovare immagini e ristamparle è oggi un gioco da ragazzi, grazie anche alle nuove tecnologie. Ecco quindi che sempre più giovani artisti decidono di mettere in mostra scatti “rubati” e filmati presi dall’archivio Prelinger opportunamente rimontati. Fino a ieri questa pratica era supportata da una certa critica “colta”, dagli pseudo-giornilisti dei magazine di tendenza e da gran parte delle gallerie d’alto bordo della scena internazionale.



Haunch of Venison di New York presenta dal 5 marzo al primo maggio 2010 un’interessante mostra collettiva organizzata dai celebri artisti David Salle e Richard Phillips. L’evento dal titolo Your History is not Our History racchiude numerose opere di artisti che hanno creato il mito artistico della New York degli anni ’80, una decade che ha contribuito a creare un ambiente artistico originale e decisamente inventivo. La mostra non è una retrospettiva di una decade ma una riflessione sulle idee comuni degli artisti di quel periodo in risposta ad una specifica situazione culturale.
Finalmente si è aperta Skin Fruit (in visione fino al 6 giugno 2010), la tanto attesa e criticata mostra del New Museum curata da Jeff Koons con opere provenienti direttamente dalla collezione del celebre dealer greco Dakis Joannou, il quale figura anche tra i benefattori del museo. Questo strano conflitto di interessi fu aspramente criticato lo scorso autunno, al momento della presentazione del progetto ed in molti furono concordi nel definirlo “una pessima idea“. Ed a giudicare da quello che possiamo vedere oggi nelle sale del New Museum non c’è che da confermare tale affermazione.

La Fashion Week di New York ha messo in evidenza l’avvicinamento della moda al mondo dell’arte contemporanea. Del resto nel passato il corteggiamento era stato piuttosto deciso, basti pensare a nomi come Richard Prince, Tracey Emin, Damien Hirst (che ha persino realizzato una linea t-shirts e pantaloni), Takashi Murakami (quest’ultimo ufficialmente brandizzato da Louis Vuitton) i quali hanno più volte prestato la loro arte e la loro faccia al fashion world.

Mentre le aste serali di Christie’s e Sotheby’s hanno ultimamente registrato cifre multi-milionarie a Phillips de Pury è andata un poco peggio. Lo scorso 12 novembre la celebre casa d’aste ha presentato una piccola selezione di arte contemporanea curata da Simon de Pury in persona. Purtroppo l’intero lotto di opere che aveva una stima totale tra i 6 milioni di dollari e gli 8 milioni di dollari ha totalizzato un modesto ( si fa per dire ) bottino di 7 milioni. L’opera Ice Bucket di Jeff Koons del 1986 è andata ampiamente sotto la sua stima, totalizzando 230.000 dollari. Un poco meglio ha fatto l’opera Untitled del 2006 di Guyton/Walker che è riuscita a raggiungere 74.500 dollari contro i 30.000 di stima massima.