Inviti cartacei addio, il futuro deve essere l’e-mail

Una volta tanto parliamo di ambiente, ovviamente la tematica è strettamente legata al mondo dell’arte. Pensate all’organizzazione di una mostra, oltre alla scelta degli artisti, alla linea curatoriale, all’allestimento e quanto altro una delle regole fondamentali per la buona riuscita di un evento è la comunicazione.

Ogni anno centinaia di migliaia di gallerie d’arte ed istituzioni museali di tutto il mondo investono nella promozione, stampando un numero impressionante di cataloghi ed inviti per i loro eventi i quali molto spesso finiscono direttamente nella pattumiera senza essere nemmeno degnati di un rapido sguardo. Questo si traduce in uno (talvolta assurdo) spreco di carta che non giova di certo all’ambiente ed alle finanze.

Tehching Hsieh, una performance chiamata vita

Parliamo oggi di un artista enigmatico, un vero genio della performance che ha riscritto le regole di tale forma artistica spingendo il concetto di sperimentazione oltre i limiti del tempo e del corpo. Si tratta di Tehching Hsieh, artista la cui presenza è recentemente riapparsarecentemente in occasione di due mostre rispettivamente al MoMa ed al Solomon R. Guggenheim Museum di New York.

Il singolare ed incredibile percorso artistico di Tehching Hsieh artista nato a Taiwan nel 1950 e residente a New York è costituito da un’unica serie di performance della durata di un anno che dal 1978 al 1999 hanno fuso l’attività artistica con la vita reale in un percorso di sofferenza e disciplina. Per meglio comprendere l’operato dell’artista descriveremo nel dettaglio questo straordinario lavoro: One Year Performance 1978-1979 (Cage Piece) In questa performance dal  29 settembre 1978 al 30 settembre 1979 Tehching Hsieh si è volontariamente rinchiuso all’interno di una gabbia di legno ammobiliata solo con un lavabo, un secchio, alcune luci ed un letto singolo. Durante l’anno non ha parlato, scritto, letto o guardato tv o ascoltato la radio. Il notaio Robert Projansky ha presenziato alla performance assicurandosi la presenza dell’artista all’interno della gabbia. Un amico ogni giorno si è recato a portare cibo all’artista pulendo i suoi escrementi e scattando una singola foto per documentare il progetto. La performance era aperta al pubblico almeno due volte al mese.

Impossible Project, ben tornata Polaroid

Alzi la mano chi di voi non ha mai agitato una Polaroid in attesa di veder comparire l’immagine scattata solamente un attimo prima. Le pellicole istantanee Polaroid hanno per anni dato la possibilità a milioni di persone di sviluppare in pochi secondi le loro fotografie rappresentando una valida risposta al moderno digitale e fornendo un valido supporto in svariati ambiti professionali.

Inoltre grazie alla sua versatilità ed ai suoi caratteristici colori la pellicola Polaroid divenne nel corso degli anni un vero e proprio media artistico, basti pensare alle scomposizioni di David Hockney ed ai nudi di Nobuyoshi Araki. Anche Andy Warhol non riusciva a separarsi dalla sua macchina fotografica Polaroid Sx-70 con cui fotografava in modo maniacale qualsiasi cosa. La lista di artisti contemporanei che hanno utilizzato la pellicola brevettata dalla famosa industria inglese è lunghissima, si va da Helmut Newton a Mary Ellen Mark passando da Lucas Samaras, Duane Michals e tanti altri.

La pittura è morta, meglio il disegno

L’abbiamo detto più volte nel corso della nostra avventura digitale: la pittura italiana secondo molti detrattori sembra essere in un periodo di nera crisi. Molte testate giornalistiche dedicate all’arte sono concordi nell’affermare che la pittura contemporanea sia ormai appannaggio del Regno Unito, della Germania e degli Stati Uniti.

Anche la critica italiana, per sua natura autolesionista e bacchettona, condanna i suoi nuovi pittori come vetusti, fuori luogo e manieristi. Insomma  non è certo un buon momento per inventarsi pittori, ora che persino coloro che da sempre hanno utilizzato questa tecnica stanno migrando verso i lidi più modaioli dell’installazione e via dicendo.

Alla galleria Il Segno: ‘Propoli’, prima personale di Simone Cametti

Sconcerto, confusione e stupore sono queste le prime sensazioni suscitate nel visitatore che si accinge ad entrare all’interno della storica galleria Il Segno, sita a pochi passi da Piazza Barberini, nei cui esigui ma eleganti ambienti è allestita Propoli, prima personale di Simone Cametti, a cura di Claudio Libero Pisano.

ArtPrize, il superenalotto dell’arte

 Gli americani si sa fanno le cose in grande, il problema e che queste megalomanie hanno contagiato anche il mondo dell’arte che rischia di diventare un grande reality svuotato di ogni sorta di contenuto se non l’estrema voglia di spettacolarizzazione e vetrinizzazione sociale.

Stiamo parlando dell’ormai arcinoto ArtPrize, una competizione artistica creata dal ricco e giovane ereditiero Rick DeVos radicalmente aperta a chiunque con il montepremi più alto della storia. Al vincitore del contest andranno infatti la bellezza di 250.000 dollari mentre il secondo classificato riceverà la cifra di tutto riguardo di 100.000 dollari. Altri premi in denaro sono disponibili per il terzo classificato a cui andranno 50.000 dollari mentre dal quarto al decimo posto la posta in palio è di 7.000 dollari.

William Kentridge, il poeta della video arte

 

In Italia abbiamo avuto modo di ammirare le sue maraviglie grazie al progetto KENTRIDGE A ROMA, realizzato in sinergia da tre prestigiose istituzioni romane  Fondazione Romaeuropa, Teatro di Roma e MAXXI. Ma chi è costui? Beh quando parliamo di William Kentridge, pesiamo bene le parole perché stiamo parlando di uno dei più grandi artisti del contemporaneo.  

L’abito fa il monaco

Dimmi cosa indossi e ti dirò chi sei. Non ci credi?

Pensi che gli abiti siano solo frivolezze e che indossare una cosa valga l’altra?

Ricorda allora i personaggi dei film, tutti quelli che hanno attraversato un secolo di cinema dal 1912 al 2012 : Charlie Chaplin, Indiana Jones, Tony Manero , Batman , Spiderman solo per citarne alcuni. Immagina quanti personaggi da sconosciuti siano diventati icone e come esse abbiano influenzato la nostra cultura, la nostra vita.

Biennali, c’è anche quella di Lione

 Il 12 settembre 2013 si apriranno le danze per la 10 edizione della Lyon Biennale a Lione, manifestazione internazionale che rimarrà aperta sino al 29 dicembre 2013.  L’evento che ha visto i suoi natali nel 1984 grazie ad un progetto del  Lyon’s Museum of Contemporary Art diretto da Thierry Raspail è stato concepito agli inizi (dal 1984 al 1988) come evento annuale chiamato October of the Arts, manifestazione che terminava con una mostra chiamata Colour Alone: The Experience of Monocrome.

Conosci il Professor Bad Trip?

Molti di voi conosceranno il Professor Bad Trip, nickname di Gianluca Lerici, genio visionario dell’outsider art italiana scomparso giovanissimo a soli 43 anni nel 2006. Il  talento di Lerici è stato negli anni apprezzato più all’estero che nella nostra madre patria e persino La Spezia, sua città natale non ha mai fatto molto per ricordare uno dei suoi talenti più creativi. Eppure il professor Bad Trip ha la stessa potenza visionaria di Henry Darger, la stessa trascinante ironia e pungente spontaneità di Daniel Johnston, tanto per citare due tra i più grandi talenti dell’outsider art statunitense che dopo mille peripezie sono diventati profeti in patria. Lo stile di Lerici è in realtà qualcosa a metà strada tra i due pittori citati e la lowbrow californiana.

Nella seconda metà degli anni ottanta Gianluca Lerici si laurea all’accademia di Carrara ed in seguito comincia la sua carriera artistica al di fuori degli schemi e degli ambienti del sistema artistico italiano, creando decine di murales,

disegni psycho-horror per fanzine, poster, dischi, libri e collaborando con case editrici.

Caravaggio precursore della fotografia

Nel 1515 Leonardo da Vinci descrisse nel suo Codice Atlantico un apparato per disegnare dal vero paesaggi ed oggetti. Il meccanismo consisteva nel costruire una camera oscura e cioè un dispositivo costituito da una scatola nella quale veniva praticato un unico foro sul quale veniva posta una lente regolabile. Sulla parete opposta della scatola veniva così a proiettarsi un’immagine capovolta dell’oggetto o paesaggio esterno che poteva essere copiata su di un foglio di carta, ottenendo incredibili risultati.

Andy Warhol e la digital art

Screenshot dell’opera di Andy Warhol

Ai nostri giorni è possibile manipolare foto e creare opere d’arte o computergrafica comodamente da casa con l’ausilio di un comune personal computer, ma una ventina di anni fa le cose non erano certamente così facili. Certamente c’erano già stati numerosi pionieri della digital art e molti artisti usavano apparati elettronici, oscilloscopi e quanto altro per creare un nuovo tipo di immagine, basti pensare che La computer art nasce già nel 1950 grazie alla sperimentazione di Ben Laposky (USA) e Manfred Frank (Germania) due matematici e programmatori.

Jonathan Jones e l’importanza della critica

Girovagando per la rete abbiamo trovato un’altra piccola perla del nostro critico preferito, Jonathan Jones che come abbiamo più volte detto cura un interessante blog sul The Guardian. Parlando del sistema dell’arte odierno, Jones si interroga sul contributo della critica come sviluppo della cultura stessa. Le sue parole si riallacciano alla nostra già nota crociata contro “il tutto è bello tutto ci piace” della non critica contemporanea che sta letteralmente creando un livellamento culturale ed estetico che rischia di minare l’essenza dello sviluppo artistico. Citiamo letteralmente le parole di Jonathan Jones:

“Penso che questo sia il momento giusto per tornare a parlare di critica, perché se ne sente il bisogno effettivo. Lo sfrenato volume di arte in una cultura ossessionata dalle gallerie è un mare talmente vasto e confuso che solamente una giusta critica può fare la differenza. Non possiamo continuare ad affermare che tutto ha lo stesso valore, è il momento di rialzarsi e scindere ciò che è buono da ciò che non lo è.