Barack Obama assolda Chuck Close

 Forse anche il presidente americano Barack Obama prenderà nel 2011 la decisione di tagliare i fondi governativi dedicati alla cultura ma per adesso si è rivelato un presidente illuminato, amante e sostenitore dell’arte. In questi giorni Obama ha rivelato le sue nominations per i membri Committee on the Arts and Humanities, comitato istituito nel 1982 da Ronald Reagan con l’intento di sostenere l’arte e difendere i tesori culturali a stelle e strisce.

Ovviamente l’attento presidente ha scelto figure di alto spessore e tra queste figura anche il nome del grande pittore Chuck Close. L’artista è da tempo impegnato in una campagna a supporto dei diritti degli artisti e dell’arte in genere. Nello specifico Close ha sempre sostenuto la modifica di una legge sugli sgravi fiscali concessi agli artisti che donano le proprie opere ad una collezione pubblica. Per anni gli artisti si sono rifiutati di donare le loro opere d’arte ai musei a causa di una tassa mal concepita che non lasciava dedurre il valore di mercato di un’opera dalle dichiarazioni fiscali.

New Topographics, una mostra banale che cambiò la fotografia

 Sono passati 35 anni da quando il termine New Topographics (Nuova Topografia) fu coniato da William Jenkins, curatore dell’omonima mostra di fotografia paesaggistica tenutasi alla George Eastman House di Rochester a New York. Lo show ospitava 168 fotografie che riproducevano strade cittadine, centri abitati e siti industriali. Prese tutte insieme quelle immagini sembravano essere il prodotto di un’estetica della banalità ed infatti la mostra non piacque a nessuno.

Jenkins aveva però identificato nel lavoro di fotografi come Frank Gohlke, Robert Adams, Stephen Shore e Nicholas Nixon, una nuova tendenza mirata a creare una visione del paesaggio urbanistico dell’America degli anni ’70. Le loro immagini perfette e stampate in maniera impeccabile offrivano un’affascinante topografia del mondo suburbano che li circondava, in perfetta contrapposizione con la tradizione della fotografia del paesaggio che ritraeva rigorosamente elementi naturali.

Graffiti New York, un nuovo libro sulla storia dei writers della grande mela

 Anche se i moderni graffiti sono nati a Philadelphia verso la fine degli anni 60, quando gente come Conrbread e Cool Earl cominciarono a bombardare le metropolitane e le mura cittadine con i loro nomi, New York City sarà sempre universalmente riconosciuta come la patria della graffiti-art. Pionieri come Taki 183 hanno prodotto i loro primi tags proprio sui vagoni della metropolitana della grande mela nei primi anni ’70. In seguito, verso la metà degli anni ’70, una nuova ondata di writers ha iniziato a coprire interi treni metropolitani con opere contraddistinte da un intricato lettering.

Gli anni ’80 poi hanno visto le gallerie d’arte aprire le loro porte a gente come Fab 5 freddy e tanti, tantissimi altri, inutile citare la parabola ascendente di artisti come Keith Haring e Jean Michel Basquiat, fino a giungere all’odierno Banksy. Questa storica scalata, dall’universo underground all’istituzionale mondo dei musei, è ampiamente documentata in un nuovo libro di Eric Felisbret che si intitola semplicemente Graffiti New York.

Lotta (verbale) fra critici newyorchesi, botte da orbi tra Jerry Saltz e John Yau

 Alcuni giornali statunitensi l’hanno ribattezzata The War of the Words (la guerra delle parole), un ironico gioco di parole sul celebre romanzo di H.G. Wells, The War Of The Worlds (La guerra dei mondi). Si tratta di una nuova polemica nata in questi ultimi giorni tra i due più grandi critici d’arte di New York, John Yau e Jerry Saltz. Ad aprire le danze è stato Yau che sul magazine di critica d’arte The Brooklyn Rail ha accusato Saltz di essere un adoratore di Jeff Koons, mediante queste lodi sperticate Saltz celebrerebbe il proprio narcisismo.

La visione dell’arte americana di Saltz, secondo Yau, non rappresenta il vero spirito dell’arte americana. In un suo articolo Saltz avrebbe infatti lodato l’arte di Jeff Koons, definendo la sua arte “un percorso artitico che abbraccia i nostri tempi e la nostra america”. Secondo Yau inoltre, Saltz avrebbe copiato l’articolo da una storica recensione del 1952 scritta dal critico Frank O’Hara circa l’opera di Jackson Pollock.

Luc Tuymans, pittore di storie che l’umanità vorrebbe dimenticare

 Durante una visita a New York lo scorso autunno, il celebre pittore belga Luc Tuymans raccontò ai microfoni del New York Times una triste storia proveniente dalle sue memorie di fanciullo. All’età di 5 anni Tuymans era una sera a cena con tutta la famiglia riunita attorno al tavolo. Il fratello della madre del pittore stava sfogliando un album di fotografie quando cadde una vecchia foto di uno zio del pittore. In quella foto lo zio, appena adolescente, era ritratto con tanto di saluto nazista. “Per la prima volta appresi che i due fratelli di mio padre avevano fatto parte della gioventù hitleriana, fu un duro colpo anche per mia madre visto che la sua famiglia fece parte della resistenza e nascose alcuni rifugiati ai tempi della seconda guerra mondiale”.

Da quel giorno il fantasma di quel nero passato aleggiò continuamente tra le mura domestiche, rovinando i rapporti della famiglia, “ho imparato a mangiare molto in fretta per andarmene via dal tavolo” ha dichiarato Tuymans.  Questa storia ci aiuta a comprendere quanto l’arte di Luc Tuymans (che dallo scorso week end è ospitato dal San Francisco Museum of Modern Art per una grande retrospettiva del suo lavoro) sia fortemente caratterizzata da una personale maniera di rappresentare i drammi collettivi ed il desiderio di rimuoverli da parte della società.

In vendita la collezione dello scrittore Michael Crichton, spunta anche Flag di Jasper Johns

 Molti di voi conosceranno sicuramente Michael Crichton, il grande romanziere americano morto nel 2008 a soli 66 anni ha infatti scritto alcuni fra i più popolari libri di fantascienza del mondo i quali sono stati poi adattati per il cinema.Si stima che nella sua carriera il grande scrittore abbia venduto più di 150 milioni  di copie dei suoi romanzi. Crichton è stato infatti autore di celebrati best sellers come Congo (1981), Sfera (1987), Jurassic Park (1990) e Il Mondo Perduto (1995).

Crichton ha inoltre curato la regia di alcuni famosissimo film come Il Mondo dei Robot (1973), Coma Profondo (1978) e Runaway (1984). Come se non bastasse, a completare questa figura di amante delle arti a 360 gradi, Crichton è  stato anche un grande collezionista di arte contemporanea. Il prossimo maggio la casa d’aste Christie’s di New York metterà in vendita 4 opere appartenenti alla collezione dello scrittore. Uno dei pezzi forti della collezione è Flag, di Jasper Johns, forse una delle più importanti opere di arte contemporanea.

I tempi cambiano ed anche l’arte cambia i tempi al Pac di Milano

Ibrido è una mostra evento a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Francesco Garutti che animerà il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano dal 12 al 31 marzo. Al di là del senso di incertezza che il termine ibrido porta con sé, è indubbio che nell’attuale momento storico siano in atto grandi cambiamenti in tutti i settori della vita. Cambia la politica, cambia la cultura, cambia l’ambiente, cambia il mondo, e in tutto questo cambiare, cambiano anche l’arte e il sistema ad essa connesso. Ciò produce una creatività che si va sempre più ibridando, assorbendo e interfacciandosi con differenti ambiti disciplinari come l’etnografia, l’antropologia, la sociologia, l’ecologia, ma anche con il mondo di YouTube e di Facebook, che sono i nuovi luoghi del grande altro.

Lo spazio dell’arte si allarga e le sue figure professionali mutano. Si tratta di un processo che coinvolge non solo gli artisti, sempre in prima linea nell’intercettare e promuovere i cambiamenti, ma anche i critici e i curatori che aprono luoghi ibridi per esporre gli artisti, dando origine a territori espositivi e di produzione al di fuori dell’ambito istituzionale. Mutano le riviste e i giornali, con l’invasione dei free press e dei free magazine, cambiano i collezionisti che a volte diventano galleristi, altre volte aprono fondazioni. Insomma vi è un continuo riformularsi di ruoli, perfino nel passaggio dal pubblico al privato e viceversa.

Arte e medicina al Mori Art Museum di Tokio

 Ultimamente si fa un gran parlare dell’arte contemporanea in relazione con la scienza. Il Mam, Mori Art Museum di Tokio ha invece deciso di allargare tale binomio inserendo anche la medicina in una mostra dal titolo Medicine and Art: Imagining a Future for Life and Love che rimarrà in visione fino al prossimo 28 febbraio. Certo non si tratta di un evento per stomaci deboli, a scanso di equivoci un segnale all’esterno del museo avverte i visitatori: “Attenzione, questa mostra contiene disegni ed opere che raffigurano l’anatomia umana. Alcuni visitatori potrebbero non sopportare la visione di tali immagini. Si prega di considerare ciò prima di visitare la mostra”.

C’è da dire che per tutti quelli come noi, abituati ogni giorno a digerire le violente e provocatorie immagini proposte dalla televisione e da internet una mostra d’arte in relazione alla medicina non dovrebbe rappresentare un problema.Eppure c’è da dire che il Mori Museum ha decisamente oltrepassato le barriere della consueta mostra con un evento caratterizzato da un’enorme collezione di opere, un vero tour de force visivo a tratti impressionante ma decisamente affascinante.

Mat Collishaw, Tracey Emin e Paula Rego una famiglia in un orfanotrofio

 Tris d’assi al Foundling Museum di Londra che fino al 9 maggio ospiterà una mostra di tutto rispetto con Mat Collishaw, Tracey Emin e Paula Rego. Le opere degli artisti sono ospitate proprio dove nel 18esimo secolo sorgeva il Foundling Hospital, associazione misericordiosa fondata da Thomas Coram che un tempo aiutava i bambini abbandonati e gli orfani.Coram aveva cercato in qualche modo di creare una sorta di famiglia allargata per i suoi piccoli ospiti e la cosa più insolita di questo evento artistico è che i tre artisti sono in qualche modo legati fra loro come una sorta di famiglia sui generis.

Paula Rego ad esempio è stata l’insegnante di Tracey Emin per qualche tempo e sicuramente ha fornito molti spunti al lavoro selvaggio e rabbioso di quest’ultima. Tracey Emin da par suo è stata fidanzata per 6 lunghi e tormentati anni con Collishaw ai tempi della Young British Artists, in un unione che l’ha lasciata senza figli a quaranta anni suonati. I fantasmi di queste storie personali del passato sembrano infestare le stanze dove le opere sono esposte, Tracey Emin ha infatti messo in mostra alcuni disegni fatti durante la sua gravidanza del 1991 che finì poi con un aborto. Nelle sue opere mani ignote afferrano il feto di un bambino mai nato.

Record all’asta per Alberto Giacometti ma il compratore non è Roman Abramovich

 Una delle più amate sculture in bronzo di Alberto Giacometti, L’uomo che Cammina I (Walking Man I) ha infranto tutti i record del mondo riguardanti la vendita di un’opera all’asta. La scultura è stata venduta ad un collezionista anonimo che ha rilanciato tramite telefono sino a far levitare le quotazioni a 104.3 milioni di dollari. Tutto è successo ad un’asta da Sotheby’s a Londra mercoledì notte.

Il precedente record era stato fissato da Ragazzo con la pipa, dipinto di Pablo Picasso del 1905 che nel 2004 da Sotheby’s a New York aveva raggiunto quota 104.1 milioni di dollari, Giacometti ha battuto quindi Picasso con ben 200 mila dollari di scarto. In una sala totalmente piena, 10 offerenti si sono battuti per una statua di 183 cm, concepita nel 1960 e prodotta un anno dopo. Il misterioso compratore ha rilanciato continuamente sino ad eliminare tutti i suoi contendenti.

Tutti pazzi per il gossip

Vi proponiamo una serie di articoli in ordine sparso che abbiamo raccolto dai nostri archivi cartacei nel corso degli anni. Alcune notizie sono talmente bizzarre che potrebbero essere vere, altre sono talmente vere da passare per false. A voi il gusto di crederci o no.

Frank Gehry ha ammesso di non aver mai progettato i suoi musei pensando alle opere d’arte da ospitarci: “Il mio lavoro è già arte, sono un archistar” ha dichiarato l’architetto ad un reporter russo durante un party su di uno yacht ancorato nei pressi delle coste tunisine. Gerhy ha già sviluppato un progetto per il museo d’arte contemporanea di Odessa che si spera porterà più di 500 milioni di dollari annui nelle casse cittadine grazie al turismo di massa ed ai diritti di riproduzione delle fotografie della struttura nelle pubblicazioni di tutto il mondo.

L’editore di Artforum invitato ad un dibatto sulla critica d’arte a Huston non è stato in grado di rispondere ad una domanda su di un articolo apparso sul suo magazine. La giustificazione dell’editore è stata:”Andiamo, io non leggo gli articoli! Lo sanno tutti che i giornali d’arte esistono solo per vendere spazi pubblicitari”. Dopo tale affermazione il pubblico è rimasto un poco spiazzato ma in seguito ha posto all’editore alcune domande sulla pubblicità all’interno dei magazine d’arte. L’editore questa volta ha risposto con esauriente professionalità.

Artefiera Bologna 2010, il meglio visto da GlobArtMag

Michael Johansson

E domenica finalmente la neve è caduta su Bologna, silenziosa e padrona del mondo ha coperto i soliti chiacchiericci su chi ha venduto e chi no, sulla crisi economica, sui vip e sui presunti tali. Già perchè Artefiera ancora una volta ha ritrovato se stessa riconfermandosi come  grande evento che attira ogni anno un sempre più grande bacino di pubblico riuscendo a catalizzare l’intera attenzione della scena artistica italiana. La crisi ha forse spinto i dealers ad una più consona prudenza, ad un porsi dietro i sacchi di sabbia ma con le armi ben affilate. Di sperimentazioni e di cose molto più pacate se ne son viste, in un preciso bilanciamento che non ha mai superato la misura ed ha contribuito ad acuire il successo dell’evento. Vorrei qui di seguito elencare in ordine sparso le offerte gallerie nazionali che più hanno colpito la mia immaginazione, scusandomi se qualcuno è rimasto fuori da questa personalissima lista che non ha il piglio della critica ragionata ma si riallaccia alla libertà propria del pensiero creativo.

Ben pesato e ben pensato lo spazio della Galleria Continua, Loris Cecchini su tutti ma di ottime proposte, da Michelangelo Pistoletto, Hans Op de Beeck e Shilpa Gupta, la galleria di San Gimignano ne ha sfoggiate parecchie. Monumentale sino a sfiorare la bellezza di una mostra museale lo spazio di Lorcan O’Neill di Roma che con l’installazione di Richard Long ha ampiamente rimborsato a tutti il prezzo del biglietto, sugli scudi anche Pietro Ruffo e la prezzemolina Tracey Emin.

Anish Kapoor alle olimpiadi di Londra 2012 con una nuova opera

 Un’incredibile scultura di 120 metri disegnata da Anish Kapoor potrebbe diventare il nuovo monumento dei giochi olimpici inglesi del 2012. Il sindaco di Londra, l’ormai noto Boris Johnson spera che l’imponente installazione dal costo di 15 milioni di sterline attirerà molte persone divenendo una vera e propria attrazione turistica. La scultura, che sarà costruita nell’ Olympic park di Londra sarà sovvenzionata dal magnate dell’acciaio Lakshmi Mittal, l’uomo più ricco di tutta la Gran Bretagna.

Anche se progetto è top secret, alcune voci di corridoio affermano che la struttura sarà asimmetrica e somiglierà ad una serie di anelli interconnessi che ben si accosteranno alle sinuose curve dell’Acquatics centre disegnato da Zaha Hadid (che sorge proprio vicino a dove sarà eretto il monumento) e ben rappresenteranno il logo a cinque anelli delle Olimpiadi. La scultura prevede anche degli ascensori per i visitatori che potranno ammirare la metropoli da un’altezza ragguardevole. All’interno dell’opera sorgerà anche un ristorante.

Le facce di George Condo entrano nel mondo della moda

Lo scorso 21 gennaio è iniziata a Parigi la settimana della moda maschile. La patinata e prestigiosa kermesse si è però aperta con uno show decisamente sopra le righe che ha visto il designer americano Adam Kimmel svelare la sua collezione primavera-inverno 2010 con l’aiuto del iconico downtown artist George Condo. Ovviamente non si è trattato della solita sfilata con i modelli che sfilano in passerella.

La Galerie Yvon Lambert è stata infatti trasformata in un grande casinò, con i modelli vestiti di tutto punto con i bellissimi abiti di Kimmel ma con in faccia delle grottesche maschere prese pari pari dai personaggi dipinti da Condo, incluso Jean-Louis, il frenchman ritratto dal pittore nella sua celebre serie Existential Portraits del 2006. “I vestiti che ho creato per la collezione di quest’anno sono ricalcano in pieno lo stile di Condo che è il più stiloso delinquente che io conosca” Ha dichiarato Kimmel in una recente intervista.