Steve Jobs, Apple e arte contemporanea


Nel corso del passato weekend, la notizia delle dimissioni da CEO di Apple di Steve Jobs che di fatto è stato rimpiazzato da Tim Cook. Jobs, da tempo malato, ha dichiarato che i dettagli delle sue dimissioni saranno resi noti all’interno della sua biografia di prossima uscita negli States. A parte ciò, le dimissioni del Guru della Tecnologia hanno gettato nel più profondo sconforto milioni di seguaci in tutto il mondo.

Steve Jobs ha innegabilmente rivoluzionato il mondo dei computers e della telefonia, ma di riflesso le sue innovazioni tecnologiche e di design sono riuscite a cambiare anche il mondo dell’arte contemporanea e se questa vi sembra un’affermazione spropositata, ecco alcuni esempi che saranno in grado di farvi cambiare idea. Pensate ad esempio ad iMovie, programma di montaggio video che innumerevoli video artisti usano oggigiorno, anche Ryan Trecartin per la sua presente mostra al MoMa di New York ne ha fatto largo uso.

La vernice Ralph Lauren e la borsa dell’acqua calda di Burberry

I grandi brand del fashion design internazionale rappresentano una fucina di idee innovative che solitamente rendono la nostra vita più chic e funzionale. Inutile citare i vari capi di abbigliamento entrati nella storia, il loro numero sarebbe troppo grande. Hyperallergic in questi giorni ha tentato di fare una cosa un tantino diversa, una top 10 di oggetti creati da grandi fashion designers di tutto il mondo che potevano essere tranquillamente evitati, ma vediamo attentamente i posti più caldi di questa classifica di futilità griffate:

La Exercycle griffata Cavalli. Si tratta di una cyclette brevettata dal marchio italiano Cicolette. Cavalli l’ha impreziosita con l’immancabile texture leopardata. Il risultato è semplicemente esplosivo.

La bicicletta Missoni. Ovviamente l’altro fashion brand tutto italiano non poteva certo farsi superare da Cavalli ed allora, ecco una bellissima (?) bici da passeggio con i coloratissimi zigzag della casa. Di notte sarete ben visibili ma di giorno rischierete di far venire il mal di testa ai passanti.

Ron Arad si scopre curatore

Il 2011 sembra essere un anno fortunato per il grande designer internazionale Ron Arad. Dopo il Design Museum di Holon, che ha riscosso numerosi consensi grazie alla sua innovativa struttura in acciaio Cor-Ten, Arad ha dimostrato di avere ancora molte frecce per il suo arco.

Questa volta il grande designer di origini israeliane ha creato una grande installazione alla Roundhouse di Londra, un ex officina di motori a vapore trasformata oggi in spazio espositivo multi-disciplinare. L’opera in questione prende il nome di Curtain Call ed è appunto un enorme tenda circolare di 18 metri di diametro che funge da telo per proiezioni. Su questo enorme schermo vengono proiettati video di artisti invitati da Arad, che per l’occasione si è trasformato in una sorta di curatore d’arte.

Holon, capitale del design internazionale grazie al Design Museum di Ron Arad


Trasformare un anonimo centro abitato in un grande polo culturale di livello internazionale è una scommessa assai ardua. Eppure ad Holon, città di circa 200.000 abitanti a ridosso di Tel Aviv in terra d’Israele, questa missione impossibile è perfettamente riuscita. La trasformazione è iniziata con il sorgere di nuove strutture come l’Israel Children Museum, il National Israeli Cartoon Museum e l’Istituto di Tecnologia e Design ma come già accaduto a Bilbao, che con il Guggenheim Museum ha praticamente mutato il suo volto divenendo la seconda città più visitata di Spagna, anche Holon ha sentito il bisogno di creare un edificio chiave in grado di manifestare il sostanziale cambio di rotta.

Il difficile compito di creare questo edificio, vale a dire l’Holon Design Museum, è toccato al designer Ron Arad, nato in Israele e cresciuto in Inghilterra, dove ha praticamente operato come portabandiera della creatività israeliana, inventando vere e proprie pietre miliari del design moderno come la Rover Chair e la libreria Bookworm.

Vorrei quello Skateboard di Damien Hirst

Damien Hirst

Negli ultimi venti anni le dinamiche di mercato legate all’arte contemporanea si sono sostanzialmente trasformate. Ovviamente la vendita di opere uniche tramite gallerie, fiere e aste, rappresenta sempre uno dei canali largamente utilizzati ma è pur vero che nel corso degli anni gli artisti hanno cercato, tramite i multipli, di abbracciare un sempre più vasto bacino di pubblico.

Stampe, litografie, sculture a tiratura limitata e quanto altro sono quindi riuscite a concedere al piccolo collezionismo la possibilità di accaparrarsi un’opera di un dato artista a cifre un poco più abbordabili. La rivoluzione lanciata da Andy Warhol e ripresa ancor più concretamente dai vari Koons e Hirst ha segnato l’ingresso in campo di un nuovo attore: l’oggetto artistico di massa, vale a dire non un multiplo ma un’opera nata appositamente per essere prodotta a tiratura quasi illimitata. Oltre i vari toys lanciati dal fenomeno lowbrow, i poster della street art ed i libri d’artista, i principali attori dell’arte contemporanea hanno iniziato a produrre vere e proprie opere legate ad oggetti di uso quotidiano, entrando di fatto in un pericoloso limbo tra arte e design.

Florence Design Week

Allestimenti d’autore, forme in azione, ricerche e progetti innovativi, designers, giovani, arte, focus su ecosostenibilità, sfilate, performance, musica e “Progetti per il Made in Italy”, concorso in partnership con London Design Festival. Questo e molto altro ancora nel cuore di Firenze, dove design e ingegno si incontreranno dal 24 al 29 maggio.

Intelligenza, talento, ma anche voglia di sorprendersi e divertirsi. È la ricetta di FLORENCE DESIGN WEEK, il Festival del Design dedicato al futuro e alle imprese. «Vogliamo dare valore al Design, promuoverlo e favorirne una partecipazione emotiva e sensoriale», spiegano i direttori artistici Alessandro Pumpo e Marta Mandolini, che per il secondo anno consecutivo hanno invitato a Firenze designers, architetti, artisti, aziende e partners per offrire ai visitatori uno sguardo sul design italiano e internazionale.

Alexander McQueen da record e la Biennale sceglie la giuria

Alexander McQueen ha praticamente stregato New York. Il celebre fashion designer inglese scomparso nel febbraio dello scorso anno ha infatti raccolto la bellezza di 5.100 visitatori nel giorno  dell’opening della sua grande retrospettiva organizzata dal Metropolitan Museum. La mostra dal titolo Savage Beauty (in visione fino al prossimo 31 luglio 2011) è di fatto riuscita ad eguagliare le presenze di pubblico di altri grandi eventi legati ai maestri dell’arte.

Il record assoluto di pubblico per una mostra al MET appartiene infatti a Vincent Van Gogh con The Drawings, evento che ha attirato la bellezza di 5.400 persone in un solo giorno, ma parliamo ormai del “lontano” 2005.

La Triennale di Milano dedica una grande mostra al Graphic Design

 Triennale Design Museum ha inaugurato ieri Graphic Design Worlds, una grande mostra dedicata al graphic design internazionale, a cura di Giorgio Camuffo. Triennale Design Museum porta avanti in questo modo un percorso di ricerca, analisi e valorizzazione del design contemporaneo, iniziato nel 2007 con The New Italian Design, ricognizione sulla nuova e giovane creatività italiana, allargando il proprio sguardo al panorama internazionale e ai suoi rapporti con quello italiano. Il graphic design è una disciplina che sta vivendo un periodo di particolare fervore e cambiamento, espresso anche dal maturare, negli ultimi decenni, di uno specifico discorso critico.

Impegnati nella configurazione dell’universo comunicativo in cui siamo immersi, attivi a diverse scale e dimensioni, traduttori ma anche costruttori partecipi di relazioni e conoscenze, i graphic designer disegnano un territorio in continua trasformazione, che offre interessanti prospettive per comprendere gli sviluppi della cultura e della società contemporanee. Necessariamente in dialogo con differenti settori e discipline (arte, musica, moda, cinema, architettura ecc.), il graphic design è anche sempre più proteso a elaborare e assumere posizioni critiche, sia rispetto al mondo sia rispetto ai propri strumenti e obiettivi.

Eli Broad e le prime immagini del suo nuovo museo a Los Angeles

Sembrava la barzelletta del secolo ed invece il nuovo museo di Eli Broad, tanto annunciato e mai svelato al pubblico, ha finalmente una location, un’architettura ed un archistar ben precisi. In questi ultimi giorni infatti Broad ha dato in pasto alla stampa di Los Angeles i rendering in 3D del progetto pensato da Diller Scofidio + Renfro, il team di architetti che sono riusciti a fare le scarpe a Rem Koolhaas nel corso della gara a “progetta tu il museo”.

Ebbene le linee del nuovo museo sono decisamente stravaganti, si tratta di un gigantesco rombo con disegno ad alveare che sarà perlopiù costituito da cemento. Ovviamente i tempi di sviluppo dell’intero progetto sono ancora molto lunghi ed anche i costi totali saranno un buon deterrente, si parla infatti di circa 130 milioni di dollari di spese.  Punto forte del museo sarà la lobby che permetterà una sorta di relazione visiva tra i pedoni all’interno ed i visitatori che arrivano in automobile.

Breve guida per il regalo di Natale alternativo

Natale, tempo di regali. Se vi siete stufati di acquistare sempre gli stessi profumi e le stesse sciarpe per i vostri amici, parenti, lovers e quanto altro eccovi una piccola lista di regali che potrete comodamente acquistare in rete. Ovviamente noi sappiamo bene che voi siete amanti dell’arte contemporanea e del buon design quindi abbiamo stilato questa listina rimanendo sempre in tema con ciò che vi piace, vai con i consigli per gli acquisti

Un bel gioiello firmato Luisa Bruni, designer romana che da molti anni è artefice di creazioni decisamente uniche che rassomigliano magnificamente a variegate forme naturali. Prezzi per tutte le tasche e senza rimetterci un occhio della testa farete un regalo indimenticabile.

Una cover per personalizzare il vostro laptop firmata Tara McPherson. Per  circa 30 dollari ci sembra un buon affare ed un bel regalo.

Ma quel maglione è di Douglas Gordon?

Avete presente Douglas Gordon? si avete capito bene, stiamo parlando dell’artista che ha creato l’opera 24 Hour Psycho, rallentando drammaticamente il celebre film di Alfred Hitchcock, ridistribuito così in un’interminabile sequenza di 24 ore. Gordon è stato inoltre autore di Zidane, un portrait du 21e siècle, un video dove viene mostrata unicamente la figura del celebre Zinedine Zidane per l’intera durata di una partita di calcio.

Anche in questo caso, seppur l’esperimento potrebbe sembrare un’interessante indagine sul tempo e sul movimento umano oltre che sulla odierna definizione di eroe, c’è da dire che Hellmuth Costard fece la stessa identica cosa con Football as Never Before nel 1970, riprendendo solamente il celebre genio sregolato George Best per 90 minuti.

Svelato il progetto della Moschea a Ground Zero mentre Banksy incontra i Simpsons

La decisione di costruire una Moschea su Ground Zero a New York, proprio vicino  dove l’11 settembre 2001 i terroristi islamici uccisero migliaia di persone, dando inizio ad un clima di terrore senza precedenti, ha sollevato numerose polemiche. Il presidente Barack Obama, in nome della libertà di culto, ha giustamente concesso il permesso per l’erezione del controverso edificio ma ovviamente tale decisione non ha mancato di dividere l’opinione pubblica, parenti delle vittime compresi.  Giusto o non giusto, siamo qui a tenervi aggiornati sui primi rendering del progetto.

La struttura dovrebbe costare attorno ai 140 milioni di euro ed il design è stato curato dal gruppo di architetti SOMA. Dalle prime immagini sembrerebbe un edificio estremamente innovativo. Passiamo ora a qualcosa di più leggero. Il beniamino della street art Banksy ne ha combinata un’altra delle sue. Stavolta l’artista ha deciso di portare la sua carica sovversiva all’interno di un cartone animato.

Michael Lin – The colour is bright the beauty is generous

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta The colour is bright the beauty is generous, la prima grande retrospettiva dell’artista taiwanese Michael Lin. La mostra – in corso dal 17 ottobre 2010 al 13 febbraio 2011 – è curata da Marco Bazzini, Direttore artistico del Centro Pecci, e Felix Schöber, in collaborazione con l’Atelier di architetti giapponesi Bow Wow.

Michael Lin si è affermato a livello internazionale con i suoi monumentali dipinti a muro e su pavimento che, in suggestive installazioni ambientali, ridisegnano e ripensano lo spazio mettendo in discussione i confini tradizionali tra pittura, architettura e design. Nato nel 1964 a Tokyo e trasferitosi negli Stati Uniti per completare la propria formazione artistica, nel 1993 Lin rientra a Taiwan. Questo ritorno influenza la sua sensibilità estetica e lo porta a fare propri i motivi decorativi, spesso floreali, tipici dei tessuti tradizionali taiwanesi degli anni Cinquanta, che diventano la cifra stilistica della sua produzione artistica.