Dovrei smettere di andar per fiere – MiArt 2011

Potevo non andarci? Non avevo mica voglia, ma poi tutti mi avrebbero chiesto ci sei stata e ad ammettere la propria pigrizia (mica intellettuale né) non ci si fa bella figura. E poi diciamolo c’erano solo 31° gradi fuori un po’ di luce di neon fa bene alla pelle. Il problema è che il rischio che la fiera uccida l’arte è alto e ti ritrovi a pensare forse mi sto disinnamorando. Non è bello.

Vorrei quindi concentrarmi sugli aspetti positivi di questo MiArt che si è presentato come innovativo, ma l’effetto della comunicazione era un po’ che il mio catetere è nuovo di zecca, mica il resto… Dicevamo, le cose positive: positivo il numero di cento gallerie, abbastanza ma non troppe. Certo la gestione degli spazi era un po’ a sfavore delle “nuove” in quel corridoietto risicato all’ingresso, ma son dettagli. Buoni i servizi, scusare se è poco ma c’erano sushi da un lato e angolo americano dall’altro, con bagel e leccornie, poi se uno preferisce comunque un rustichello affari suoi. Positivo il tentativo di fare rete, coinvolgendo diverse realtà nell’organizzazione degli eventi collaterali.

Che fine ha fatto il Rinascimento Contemporaneo romano?

Dal 5 all’8 maggio 2011 torna a Roma The Road To Contemporary , evento fieristico giunto ormai alla sua quarta edizione. Leggendo il comunicato stampa emesso dalla prestigiosa manifestazione e ripensando all’edizione dello scorso anno sono stata colta da una strana di malinconia, vorrei quindi offrirvi uno stralcio di tale comunicato per aiutarvi a comprendere meglio i miei sentimenti: “Lo scorso anno il pubblico ha partecipato ad una grande festa dell’arte contemporanea grazie anche alle straordinarie inaugurazioni dei musei MAXXI e MACRO, alle aperture di nuove Fondazioni private, alla partecipazione delle Accademie e degli Istituti di Cultura stranieri presenti in città. Un vero e proprio Rinascimento Contemporaneo di cui Roma è protagonista e che la pone ogni giorno di più al centro dell’interesse internazionale…”.

Ebbene queste affermazioni mi arrivano oggi come lontani canti, portati via dal vento. Quel Rinascimento Contemporaneo che tanto sospiravamo giusto dodici mesi fa si è inesorabilmente inceppato, come gli ingranaggi del nostro attuale governo. Cosa è successo a Roma in questi famigerati dodici mesi? Ben poco, verrebbe da dire. Il MAXXI ha proposto solamente due medio/buoni eventi di arte contemporanea (Gino De Dominicis e Michelangelo Pistoletto), per il resto solo qualche “mezza figura” costituita da piccoli eventi legati all’architettura.

MiArt 2011

Cento gallerie, il top degli artisti internazionali, un padiglione, quattro giorni di fiera. Dopo due anni di ottimi risultati, sia in termini di business che di presenze, MiArt 2011 punta ancora di più all’eccellenza del sistema artistico attraverso un’ulteriore selezione delle gallerie per presentarsi al mercato e al pubblico come una fiera unica, che ospita le più importanti gallerie italiane. In programma dall’8 all’11 aprile 2011 (inaugurazione su invito giovedì 7 aprile e apertura straordinaria il sabato sino alle 21.00), MiArt 2011 verrà concentrata in un unico padiglione (pad. 3, fieramilanocity, viale Scarampo, Porta Teodorico), dove le gallerie invitate alla partecipazione saranno collocate per analogia delle proposte secondo gli ambiti storico, contemporaneo e giovani a favore di una visione complessiva del panorama artistico internazionale.

“Gli ottimi risultati delle ultime due edizioni, in cui abbiamo puntato sulla qualità, confermano la necessità di realizzare una fiera sempre più selezionata, in cui solo le gallerie più serie, prestigiose e autorevoli siano chiamate a rappresentare artisti e opere della produzione italiana e internazionale dall’inizio del Novecento ad oggi. – sottolinea Michele Perini, Presidente di Fiera Milano Spa. E aggiunge: – A determinare l’internazionalità di una manifestazione non è la provenienza delle gallerie d’arte ma degli artisti, ed è per questo che MiArt ha deciso di imprimere una caratterizzazione netta alla fiera, ospitando il meglio delle gallerie italiane che rappresentano il meglio degli artisti internazionali”.

Cosa succede in Spagna?

In questi ultimi anni la Spagna ha fatto tanto per imporsi all’attenzione della scena dell’arte internazionale. I musei presenti sul territorio sono visitati da milioni di turisti all’anno, le fiere come Arco e Loop, tanto per citarne alcune, sono oramai prestigiose piattaforme di mercato. Inoltre lo stato ha deciso di investire in nuove strutture per l’arte contemporanea come il Canodrom contemporary arts center di Barcellona, attualmente in costruzione.

Per non parlare di Bilbao, del Marco di Vigo e molto altro. Eppure i giovani artisti spagnoli decidono di trasferirsi all’estero, disperdendo un patrimonio già esiguo. La Spagna è terra d’arte ma per trovarla bisogna cercare al di fuori dei suoi confini naturali. Già nel periodo post-franchista, artisti come Pepe Espaliù e Juan Muñoz decisero di cercar fortuna altrove, lo stesso fece Angela de la Cruz sul finire degli anni ’90. Oggi le nuove leve dell’arte spagnola seguono le stesse orme di Paloma Polo, giovane promessa del contemporaneo che ha scelto di trasferirsi ad Amsterdam per proseguire le sue ricerche.

Verge e il caos delle fiere dell’arte emergente

Si parla tanto di fiere dell’arte italiane mal organizzate e si decantano le imprese delle altre manifestazioni all’estero, con la certezza di trovare oltre confine professionisti più preparati, strutture più agibili e stand pieni di opere seminali. Questa volta però da Artinfo ci giunge notizia di una fiera all’estero che ha lasciato vagamente confusi non pochi addetti del settore. Stiamo parlando di Verge Art Brooklyn, manifestazione di mercato tenutasi dal 3 al 6 marzo in quel di New York.

Verge è una fiera dedicata all’arte emergente, anzi l’unica piattaforma di mercato newyorchese dedita ai nuovi talenti. Dette così le cose sembrano alquanto interessanti ma le news ci parlano di un mezzo disastro. La pianta della fiera ad esempio è apparsa caotica e dispersiva con molti stand assenti dalla lista ed eventi collaterali passati in cavalleria: “Ci sono stati parecchi problemi di organizzazione” ha dichiarato in merito Ryan Thomas della galleria Cue Art Foundation.

Vip Art Fair paga i danni

Lo scorso mese vi avevamo dato notizia dell’inaugurazione della prima edizione della Vip Art Fair, esperimento unico nel suo genere che di fatto ha portato su internet una vera e propria fiera dedicata all’arte contemporanea. L’evento era stato lanciato in pompa magna ed ottenuto il nostro press pass, noi di Globartmag siamo andati a curiosare in giro per gli stand virtuali presenti all’attesissima fiera. Una cosa però ci è subito saltata all’occhio, vale a dire l‘incredibile lentezza del sito pesantemente sovraccaricato da milioni di visitatori di tutto il mondo.

Il sito della VIp Art Fair prevedeva anche una chat dove gli utenti potevano parlare con gli assistenti di galleria per chiedere informazioni sulle opere esposte e quanto altro. Inutile dire che poche ore dopo l’inaugurazione dell’evento, anche la chat si è rovinosamente “impallata”, rendendo assai frustranti gli scambi epistolari tra clienti e gallerie. Anche la nostra redazione ha impiegato più di un’ora per visitare solo una manciata di stand e ammirare qualche decina di opere.

Outsider Art Fair 2011, Art Brut e Naif a go go

George Peterson

Come ogni anno torna a New York la Outsider Art Fair e noi di Globartmag non potevamo non parlarne visto la nostra risaputa ammirazione nei confronti di chi crea arte fuori dalle regole. Come già accennato dallo storico d’arte australiano Colin Rhodes l’outsider artist: “non è per forza affetto da un qualche tipo di disturbo mentale o altre patologie ma un talento che crea al di fuori delle consone strutture della scena dell’arte”, un artista che molto spesso riesce a catturare l’affetto di pubblico e collezionisti, aggiungeremmo noi.

Ed infatti la fiera giunge quest’anno alla sua 19esima edizione nella location sulla 34esima strada di Manhattan (inaugurazione il prossimo 17 febbraio 2011). Quest’anno ad animare la fiera saranno presenti 33 gallerie che avranno le loro storie da raccontare. Nelle ultime edizioni inoltre, la fiera si è imposta al grande pubblico e va detto che dovrebbe essere annoverata tra le altre importanti manifestazioni di mercato internazionali.

Seppur con ragionevole ritardo sentivo di dover condividere con voi le mie impressioni a riguardo.

Sono passati troppi giorni perché la memoria italiana si ricordi, ma dal 3 al 6 febbraio a Milano è andata in scena la prima di The Affordable Art Fair, format internazionale che propone agli astanti opere d’arte al di sotto dei cinquemila euro. Un’idea decisamente attuale premiata infatti da più di diecimila visitatori e grandi vendite che han reso felici gli organizzatori, primo su tutti Marco Trevisan: colui che nei giorni precedenti all’evento ha condotto una campagna pubblicitaria serrata sulla sua persona parlando della fiera.

Questo sarà un articolo breve, solo qualche osservazione che avevo desiderio di condividere, la premessa, ci tengo, è che sono assolutamente favorevole a manifestazioni di questo tipo i cui intenti alla base sono encomiabili. Inoltre a corollario della fiera erano stati organizzati una serie di incontri e attività educative che manifestavano la volontà di presentare una proposta completa ed importante. Non avendo potuto parteciparvi però non posso dire se in quel frangente abbiano fatto centro.

Kinetica, una fiera in bilico tra arte e scienza a Londra

Tomomi Sayuda

Art Basel è senz’altro una manifestazione fieristica celebre e prestigiosa, gli espositori fanno a pugni per entrare al suo interno e gli artisti non vedono l’ora di portare una loro opera fra gli stand. Anche Frieze come Artissima Torino e Artefiera Bologna sono fiere molto amate da pubblico, collezionisti e semplici appassionati. Bisogna però ammettere che nessun’altra fiera al mondo è appassionante quanto Kinetica Art Fair, manifestazione in bilico tra arte e scienza che si è svolta dal 4 al 6 febbraio all’Ambika P3 Gallery di Londra.

Esperienze audiovisuali, tecnologia, forme mutanti, robotica, teorie quantistiche e new media art, tutto fa brodo in questa fiera che ha forse il pregio di riportare la meraviglia ed il gusto per la sorpresa all’interno del dorato mondo dell’arte contemporanea. Tra i tanti espositori e visitatori presenti tra i padiglioni, la fiera ha presentato un programma di eventi collaterali a cui ha partecipato anche il controverso artista Stelarc, quello che si è fatto impiantare un orecchio dentro l’avambraccio, per intenderci.

L’arte è sempre più virtuale?

In meno di un mese il mondo dell’arte ha assistito a due vere e proprie rivoluzioni. Forse prese singolarmente a molti sono sembrate due chicche senz’altro innovative ma pur sempre delle trovate. Ed invece queste due nuove piattaforme internazionali possono esser viste all’interno di un scenario ben più articolato che innegabilmente trasformerà il nostro modo di fruire l’arte. Tutto è iniziato con la Vip Art Fair, la prima fiera dell’arte contemporanea completamente online.

Certo questa nuova manifestazione di mercato ha dovuto fare i conti con dei problemi tecnici riguardanti la velocità di connessione ma tutto è stato causato dall’estremo interesse del pubblico in questa nuova alternativa alla comune fiera d’arte. alla VIP qualcuno ha venduto bene come David Zwirner che ha piazzato la scultura Mary Magdalene (Infinity)di Chris Ofili per 375,000 dollari, mentre altri come Lehmann Maupin Gallery non hanno combinato granchè a causa della lentezza della connessione ed hanno chiesto un parziale rimborso agli organizzatori. I vertici della VIP parlano comunque di 6 milioni di accessi alle opere in fiera.

Arriva a Milano The Affordable Art Fair, la fiera con opere sotto i 5.000 euro

Dal 3 al 6 febbraio The Affordable Art Fair – AAF arriva a Milano, dopo il successo ottenuto in molte città del mondo: Londra, Amsterdam, Parigi, Bruxelles, New York, Sydney, Melbourne, Singapore. Ciò che la contraddistingue è un nuovo modo di far conoscere l’arte in maniera divertente e informale. Fin dal 1999, quando Will Ramsay inaugurò per la prima volta la fiera a Londra, l’obiettivo è quello di rendere l’arte contemporanea accessibile a tutti, per dimostrare che non è necessario essere un esperto, un gallerista o un milionario per iniziare una propria collezione d’arte. È questa la filosofia che contraddistingue The Affordable Art Fair (AAF), la più famosa e interessante fiera d’arte per le opere con un limite di prezzo (5.000 euro nella tappa di Milano).

Dalla prima edizione AAF è cresciuta velocemente, diventando un fenomeno globale con fiere in tutto il mondo, grazie alla capacità di portare nuovi contatti e nuovi collezionisti nel mercato. Globalmente più di 800.000 persone hanno visitato le Affordable Art Fair, comprando più di 130 milioni di euro di opere d’arte. Il 2010 ha chiuso con più di 150.000 visitatori: considerando il network, è la fiera d’arte più visitata al mondo.

Artefiera 2011, alcune considerazioni sparse

C’era più gente, c’era meno gente. Anzi c’erano meno parvenus e più intenditori ma a pensarci bene c’erano meno intenditori e più parvenus.  E dobbiamo dire che abbiamo visto galleristi disperati per le poche vendite, anzi a pensarci bene la maggior parte delle gallerie erano soddisfatte per le buone vendite. Ed abbiamo visto sempre le solite opere ma a pensarci bene quest’anno le opere erano tutte diverse. Questa è Artefiera Bologna, tutti vorrebbero tastarle il polso ma ogni possibile stima si riduce solo ad una chiacchiera da bar, un giudizio molto personale che tale rimane, la fiera è sempre la fiera.

Certo molte gallerie hanno disertato e forse si è trattato di un attimo di pausa per riorganizzare le idee ma i più maligni parlano di perdita di smalto e di collezionisti da parte della celebre manifestazione. Si sono visti in giro molti “bollini rossi” su opere meno costose e multipli ma il disperato momento di crisi economica in cui tutti ci troviamo esercita ed eserciterà ancora per molto tempo una determinante pressione sulle compravendite d’arte, nulla di male quindi se i collezionisti tendono ad essere più guardinghi.

Della censura e di altri limiti italiani

A poche ore dall’opening di ArteFiera di Bologna l’organizzazione della fiera comunica a Furini Arte Contemporanea (galleria di Roma) che gli animalisti avrebbero bloccato la manifestazione contestando l’opera Tate Modern di Marlon de Azambuja (1978 – Santo Antonio da Patrulha, Brasile) per le condizioni degli animali in gabbia e lo invitano a disfarsi dei volatili. I pappagalli devono essere rimossi, il lavoro viene mutilato di un elemento fondamentale, l’opera è così incompleta, privata del suo stesso senso di essere.

In realtà i pappagalli avrebbero goduto di ogni cura e attenzione, la stessa che avrebbero ricevuto in un’abitazione: una grande gabbia, acqua, mangime. Eppure lo spettro della protesta ha intimidito anche un’organizzazione come Art First che, per paura che il dissenso di alcune categorie avrebbe potuto impedire il normale svolgimento della fiera, ha preferito che la galleria esponesse un’opera deturpata.