La Via Dell’Abbondanza di Jan De Cock

Il 18 marzo Francesca Minini di Milano inaugura la seconda mostra in galleria di Jan De Cock che trasforma lo spazio espositivo nel luogo isolato del suo studio. Il punto di partenza della sua riflessione non è più l’architettura delle istituzioni dell’arte: adesso i volumi scultorei giocano un ruolo primario in modo autonomo, senza relazionarsi con lo spazio che li accoglie.ù

Se per la sua prima mostra in collaborazione con Daniel Buren, Jan De Cock si era ispirato all’architettura razionalista degli anni venti, ora la sua riflessione si sviluppa a partire dai nostri canoni classici che si rifanno al periodo romano: la galleria si trasforma in un sito archeologico. Entrando ci ritroviamo proiettati in una rivisitazione moderna della Via dell’Abbondanza dell’antica città di Pompei: un paesaggio di sculture prende possesso dello spazio in modo giocoso attraverso ritmi di colonne, fontane, templi, timpani. I canoni classici dell’architettura romana vengono reinterpretati dall’artista attraverso le sue forme modulari.

Jeffrey Deitch trova in Kathy Grayson la sua “testa di legno”

 Quando in gennaio Jeffrey Deitch è stato nominato direttore del Moca, Museum Of Contemporary Art di Los Angeles ed ha dichiarato di voler chiudere la sua galleria Deitch Projects in giugno, il mondo dell’arte è rimasto con più domande che risposte. Prima fra tutte è la spigolosa questione sul futuro dei 30 talentuosi artisti che fanno (facevano) parte della scuderia Deitch. Il celebre dealer ha deciso di chiudere baracca e burattini per evitare un possibile conflitto di interessi tra la posizione di gallerista privato e di direttore di museo pubblico.

Deitch ha in seguito dichiarato che parte dei suoi artisti potrebbero passare ad uno dei suoi più stimati collaboratori e cioè a Kathy Grayson, direttore della galleria e responsabile di tutti i rapporti con gli artisti più giovani. Kathy Grayson ha inoltre curato alcune mostre assieme a Jeffrey Deitch come Panic Room che è stata presentata alla Deste Foundation di Atene nel 2006, collettiva a cui hanno preso parte artisti come Assume vivid astro focus, Tauba Auerbach, Devendra Banhart, Paul Chan, Brian Chippendale, Roberto Cuoghi,  Brian Degraw, Naomi Fisher, Barry McGee e Paper Rad.

Nelle braccia di un angelo, gli Os Gemeos in mostra a Milano

 C’e tempo sino al prossimo 25 marzo 2010 per ammirare le fantastiche creazioni di Os Gemeos, giunti alla loro seconda mostra personale presso Galleria Patricia Armocida di Milano. Occasione più unica che rara per ammirare il talento di questo dinamico duo della street art internazionale. Otavio e Gustavo Pandolfo (1974, San Paolo del Brasile),  gemelli identici,  in arte Os Gemeos,  pionieri del writing brasiliano nella metà degli anni ’80, oltre agli incredibili lavori realizzati nelle strade di San Paolo, negli ultimi anni le loro opere  sono state esposte nei musei e nella manifestazioni d’arte più importanti di tutto il mondo.

In occasione della mostra,  dal titolo Nos braços de um anjo,  (Nelle braccia di un angelo), presenteranno  opere inedite:  tele di grandi dimensioni, sculture- oggetto sonore e installazioni site- specific meccaniche e interattive che realizzeranno direttamente in galleria. L’esposizione  comprende opere che riflettono il loro immaginario legato al vissuto quotidiano nelle periferie urbane di una grande metropoli ricca di contrasti come San Paolo e al folklore  culturale e musicale del nord est del Paese che gli occhi sensibili degli artisti traducono in  visioni poetiche dalle atmosfere surreali e da sogno.

La scena dell’arte analizzata da Jennifer Dalton e William Powhida

Fino al 20 marzo prossimo la Edward Winkleman Gallery di New York ospiterà un’interessante serie di incontri intitolati #class, eventi mirati al dialogo a 360 gradi a cui possono partecipare artisti, critici, dealers, collezionisti e chiunque abbia voglia di partecipare ed esaminare il modo in cui l’arte contemporanea viene create e viene fruita. Il dialogo in galleria sarà anche mirato ad identificare e proporre alternative capaci di riformare il presente sistema dell’arte ed il mercato in genere.

Per sistema dell’arte si intende sia una precisa rete di dealers, gallerie e musei che agisce ed espone artisti caratterizzati da una precisa estetica uniformata, oltre che una vera e propria architettura economica intangibile e non quantificabile ove regnano favori reciproci e meccanismi sepolti. L’idea di questa nuova e rivoluzionaria serie di brainstormings collettivi è stata partorita da Jennifer Dalton e William Powhida, due artisti che hanno contribuito a mettere in luce alcune logiche non troppo chiare nascoste dietro la gestione del New Museum di New York. 

Steve Lazarides punta tutto su Ian Francis e la nuova pittura contemporanea


Quel vecchio volpone di Steve Lazarides sembra avere un fiuto particolarmente sviluppato per la scoperta di nuovi talenti e bisogna proprio ammettere che tutti gli artisti toccati dal pragmatico gallerista newyorchese si tramutano in galline dalle uova d’oro. Questa volta Lazarides annuncia la prima mostra personale del pittore Ian Francis che verrà per l’occasione ospitato dagli spazi londinesi della Rathbone Gallery dal 25 marzo al 6 maggio 2010.

L’artista presenta una serie di schizzi e 16 grandi dipinti basati sui paradossi. I dipinti di Francis presentano, scene narrative e giustapposizioni di immagini di paesaggi apocalittici dove si stagliano figure femminili. Il tutto in bilico tra astrazione ed espressionismo. Per portare a termine le sue tele l’artista usa una combinazione di olio, acrilico ed inchiostro, il tutto mescolato sapientemente in modo da creare vere e proprie visioni illusorie. La mostra dal titolo Exodus, riflette sulle ossessioni della società nei confronti dei mass media e della coltura popolare, porno stars, cheerleaders ed attrici si muovono con aria sinuosa e provocatoria in ambienti evanescenti e dannati, dalla bellezza inaspettata.

Jonathan LeVine ed il Pop Surrealism alla riscossa

 Per il quinto anniversario della sua galleria di New York, Jonathan LeVine ha riempito i suoi spazi con opere di 35 artisti, molti dei quali fanno parte della sua scuderia. Lo spazio si trova nella zona di Chelsea ma non aspettatevi di vedere una mostra con opere caratterizzate da astrazioni cool o ermetiche forme concettuali. L’evento è infatti dedicato a quella che comunemente è definita Lowbrow art o Pop Surrealism,  filone artistico che vanta nelle sue file numerosi talenti e che fino ad ora è stato relegato ai margini del mercato dell’arte.

Ovviamente le cose stanno lentamente cambiando e dopo anni di gavetta anche la Lowbrow Art comincia a raccogliere i consensi da parte di pubblico, critica e collezionismo. “siamo ad un importante punto di svolta, ora il mercato internazionale e la scena dell’arte istituzionale si sono resi conto di queste meravigliose opere” ha dichiarato LeVine con quella soddisfazione di chi fin dall’inizio della carriera di dealer ha deciso di puntare tutto sull’imprevisto.

Siam tutti figli di…Achille

 Recessione o non recessione? Difficile a dirsi in un mercato dell’arte dove non esiste una reale piattaforma statistica in grado di quantificare introiti e vendite. Gli unici dati disponibili sono quelli delle aste ma dopo la bolla speculativa e dopo il crollo della Lehman Brothers le quotazioni di molte stars del contemporaneo hanno subito un congruo ridimensionamento. Un valido segno dell’andamento del mercato potrebbe essere però estrapolato dalla resistenza alla crisi che le gallerie private riescono ad opporre.

Nell’autunno del 2008 il celebre critico americano Jerry Saltz predisse che 100 gallerie di New York avrebbero chiuso i battenti di li a pochi mesi, in realtà ad oggi solo 25 dealers sono usciti di scena e la grande mela ha comunque registrato nuove aperture che hanno doppiato le perdite. Ed in Italia il mercato come va, in che modo possiamo analizzarlo? Beh, niente di più difficile. Anche da noi c’è stato un ricambio di gallerie, vi sono state manifestazioni fieristiche che si sono chiuse positivamente ed altre meno. Il Nostro problema però non risiede nella crisi poiché l’oggetto artistico è da considerarsi un bene di lusso e come si sa durante i periodi di recessione le statistiche recitano sempre la stessa litania: “ricchi più ricchi, poveri più poveri”.

Alice Anderson, un fiume di capelli alla Riflemaker di Londra

 Dal 1999 la giovane artista franco-algerina Alice Anderson (1976) ha continuato a costruire una sorta di romanzo visivo fatto di poetiche ed assurde avventure. Tra sculture, fotografie e video l’artista ha indagato la complessità dei legami familiari attraverso un’ottica fiabesca e surreale caratterizzata da un grande controllo dei colori e delle ambientazioni.

Dal 1 marzo 2010 fino al 24 aprile sarà possibile ammirare la creatività di questa straordinaria artista alla galleria Riflemaker di Londra. Per l’occasione Alice Anderson ha riempito gli spazi espositivi con migliaia di metri di capelli che formano una grande installazione costituita anche da fotografie e film che si riallacciano a memorie di un infanzia fittizia. La Anderson considera il tempo il suo più importante mezzo espressivo. Per l’artista infatti la memoria, attraverso la distorsione operata dal  tempo, può divenire una storia romanzata, un’avventura diversa dai fatti reali. Alice Anderson usa bambole di cera e marienette per re-inventare la sua infanzia attraverso la re-immaginazione delle sue stesse memorie.

Fauxreel, ovvero quando la Street Art si vende al sistema

Da tempo la street art è entrata nei luoghi canonici dell’arte, gallerie e musei (persino in Italia) ospitano sempre più eventi dedicate a questa splendida disciplina artistica di cui molte volte abbiamo parlato fra le nostre pagine, imparando ad ammirare le incursioni di protagonisti internazionali come Banksy, Os Gemeos,Cartrain, Mat Benote e dei talenti nostrani come Sten, Lex, Lucamaleonte, Blu e Tv Boy.

Per questi e tanti altri grandi nomi della street art il passo dalla strada alla galleria d’arte è stato relativamente breve un poco come lo è stato per Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Documentare i progressi della street art organizzando mostre in luoghi istituzionali e quanto altro è un passo dovuto per la storia dell’arte ma è altrettanto importante che i protagonisti di questa disciplina non si vendano completamente al sistema dell’arte snaturando così la freschezza di una creatività nata nelle strade.

I magnifici 7 artisti under 35 da non perdere

Si fa un gran parlare della giovane arte internazionale e non a torto. Le nuove leve sapranno sicuramente rivoluzionare il mercato e la creatività dei prossimi anni, ma chi sono gli artisti da tenere d’occhio? Globartmag vi offre i magnifici 7 artisti (internazionali) sotto i 35 anni da non perdere.

Adriana Lara (1978)
Artista concettuale autodidatta che lavora principalmente con materiali di recupero. La sua installazione di una buccia di banana sul pavimento del New Museum è stata una delle cose più interessanti viste alla mostra Younger Than Jesus dello scorso anno. Vive e lavora in Messico ed è rappresentata dalla galleria Air de Paris di Parigi

Angel Otero (1981)
Crea dense pitture ad olio e sculture eseguite sempre con stratificazioni di colori ad olio. E’ stato uno dei protagonisti della fiera NADA di Miami dove la galleria che lo rappresenta ha venduto tutti i suoi lavori. Vive e lavora a New York ed è rappresentato dalla Kavi Gupta Gallery di Chicago

Josh Brand (1980)
Fotografo di stampo concettuale che solitamente crea senza il bisogno della macchina fotografica. Le sue stampe sono eseguite in camera oscura. L’artista è stato scelto per la Whitney Biennial 2010. Vive e lavora a New York ed è rappresentato dalla Herald St Gallery di Londra.

DIONISIO GONZÁLEZ – ORGANOGRAMAS

NOVALIS Contemporary Arts Gallery di Torino inaugura il 4 marzo la prima personale in Italia dellʼartista spagnolo Dionisio González. La mostra, intitolata Organogramas, è un progetto espositivo concepito espressamente per gli spazi della galleria e comprende lʼintero ciclo di foto di grande formato intitolato Halong, il video Thinking Hanoi e lʼinstallazione Organogramas, che dà il titolo alla mostra.

Come scrive Demetrio Paparoni nellʼintroduzione in catalogo, “Lʼintero corpo dʼopera di Dionisio González è una riflessione sulla condizione di invisibilità in cui vivono oggi molti individui, che trovano proprio nella capacità di nascondersi o mimetizzarsi nellʼambiente una possibilità di sopravvivenza. In questo senso il ciclo Favelas (2003-2007), realizzato dallʼartista con foto manipolate al computer e con video, ciclo che gli ha dato un ruolo di primo piano nella scena artistica contemporanea spagnola, sottolinea una marcata dimensione narrativa e sociopolitica.”

Vorreste collezionare opere fotografiche? Michael Wilson vi spiega come fare

Conoscete Michael Wilson? Beh possiamo dirvi che è inglese ed è un grande collezionista di fotografia, Wilson è anche produttore di alcuni film di James Bond, insomma uno che ha fiuto per gli affari. L’uomo ha iniziato la sua avventura verso la fine degli anni ’70 ed adesso è proprietario di una delle più grandi collezioni di fotografie del mondo, tanto da essere ospitate in un centro dedicato, il Wilson Centre for Photography. La scorsa settimana, Wilson ha presenziato ad una conferenza sul collezionismo fotografico alla Photographer’s Gallery di Londra, evento organizzato da ArTactic, compagnia che monitora i progressi del mercato dell’arte.

Secondo ArTactic il mercato fotografico è in forte espansione, grazie all’entrata in gioco di collezionisti dalla Cina, Giappone, India e Medio Oriente. Negli ultimi tempi alcune opere di artisti come Andreas Gursky, Jeff Wall, Richard Prince ed Hiroshi Sugimoto hanno ampiamente superato il milione di dollari. In merito a questo boom del collezionismo fotografico Mr. Wilson ha fornito alcune importanti dritte per chi volesse iniziare una collezione personale. Secondo Wilson bisogna evitare di comprare opere da gallerie troppo blasonate

Sicilia e Campania nuovamente unite in nome dell’arte contemporanea

Raffaele Lombardo e Antonio Bassolino hanno stretto un accordo governativo tra le due regioni Sicilia e Campania, unite in una sorta di gemellaggio culturale per un progetto denominato Le Città del Mediterraneo. Le regioni hanno affidato la gestione del progetto a Riso-Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia e alla Fondazione Campania dei Festival. Tale unione prevede l‘organizzazione di ben 20 mostre d’arte contemporanea in altrettante città della Sicilia nei mesi di Agosto e Settembre.

Ursula Mayer – Last Hours of Ancient Sunlight

A distanza di tre anni dalla sua prima apparizione in Italia negli spazi di Monitor nel 2007, la galleria romana è ora lieta di presentare la seconda personale di Ursula Mayer. La più recente ricerca filmica della Mayer smantella letteralmente gli elementi della narrazione cinematografica: i numerosi flashback che interrompono i suoi film rivelano la natura a-narrativa dei lavori, mettendo in discussione la convenzione cinematografica di una linearità temporale.

Nella sua ultima doppia installazione 16mm dall’affascinante titolo Last Hours of Ancient Sunlight un bassorilievo di età classica raffigurante il mito di Medea rappresenta per un gruppo di attori il punto di partenza di una performance che traspone l’immobilità archetipa del fregio nel gioco di un antico rituale con richiami che vanno dall’avanguardia alla danza contemporanea. A differenza dei precedenti film della Mayer, in cui figure misteriose sospese in una cornice senza tempo coesistevano in momenti differenti senza mai incontrarsi, quest’ultima opera sembra suggerire una possibile sincronicità di tempo e storia. Qui la collusione tra l’identità certa del film e della storia di finzione rinforza lo spazio artificiale del cinema amplificandone la costruzione autoanalitica e l’interruzione cronologia della struttura filmica.