Christian Boltanski un maestro dal sangue freddo

Come abbiamo visto in un nostro precedente articolo Christian Boltanski rappresenterà la Francia alla prossima Biennale di Venezia. Per zittire chiunque aveva additato il transalpino come un artista noioso, al Gran Palais di Parigi è in visione in questi giorni un’incredibile installazione che muoverà anche gli animi dei più scettici.

Boltanski ha infatti creato in occasione della sua presenza a Monumenta 2010 una gigantesca installazione dal titolo Personnes che comprende enormi cumuli di abiti (esattamente 50 tonnellate di vestiti) ed il suono di 15.000 battiti cardiaci. Il rumore echeggia incessantemente come un suono di tamburi tribali e ad esso si unisce quello dei cuori dei visitatori della mostra che possono farsi registrare il proprio battito cardiaco da alcuni tecnici vestiti di bianco ed entrare così di diritto all’interno dell’opera d’arte. Quest’opera sposa in pieno la ricerca dell’artista che si poggia sulla tragedia, sulla perdita, sul senso dell’assurdo e su di una freddezza che molto spesso come dicevamo viene a torto associata alla noia.

Mat Collishaw omaggia il grande regista Sergei Paradjanov

 Mat Collishaw è da più di venti anni una figura preponderante dell’art scene internazionale. Ora l’artista ha ricevuto un’importante commissione dalla BFI gallery per una mostra incentrata sull’opera visionaria del regista georgiano/armeno Sergei Paradjanov. Il progetto che partirà il 26 febbraio e rimarrà in visione sino al 9 maggio, fonde la scultura con le immagini in movimento in un lavoro d’atmosfera che evoca lo spirito delle pellicole del grande regista e apre la pista ad un festival dedicato al cinema di Paradjanov che si terrà nei cinema della BFI Southbank in questa stagione.

Collishaw e Paradjanov condividono una profonda comprensione delle meccaniche della bellezza caratteristica ravvisabile in ogni opera dei due grandi artisti  pur se contrassegnata da diversi elementi culturali. Un uso sensuale del colore sembra la cifra stilistica che unisce a doppio nodo l’opera dei due. In occasione di questo evento Collishaw ha deciso di assemblare oggetti di antiquariato, finestre abbandonate e specchi assieme ad un video recentemente girato in Armenia.

Amir Mogharabi alla galleria 1/9 unosunove di Roma

Unosolo, la project room della galleria romana 1/9 unosunove inaugura il 14 gennaio la prima mostra personale in Italia dellʼartista newyorkese Amir Mogharabi (1982, Shiraz).

In linea con il significato che il numero 11 riveste nella riflessione teorica ed artistica di Amir Mogharabi e con lʼimportanza della componente performativa del suo lavoro la preparazione di Interior 01|11|10 avrà inizio il giorno 11 gennaio 2010. Ogni giorno lʼartista porterà avanti lʼallestimento della mostra realizzando i lavori direttamente in galleria e incontrando alcune persone (artisti, curatori, scrittori) invitate a interagire con il processo installativo attraverso discussioni sul lavoro svolto giorno per giorno. Tale confronto rappresenterà un contributo fondamentale e necessario per il risultato stesso della presentazione finale prevista per il 14 gennaio alle ore 19.

Andy Holden rimette al suo posto la piramide di Giza

La Tate Britain ospita attualmente una mostra del giovane artista britannico Andy Holden, l’evento rimarrà in visione fino al prossimo 10 aprile. Fin qui nulla di strano ma la singolare notizia arriva proprio da una dichiarazione di Holden che ha rivelato di aver rubato un pezzo di una piramide egiziana.

Il misfatto è stato compiuto in un viaggio di piacere, l’artista a 12 anni accompagnò il padre in Egitto. I due visitarono la piramide di Giza, una delle sette meraviglie del mondo antico ancora in piedi e relativamente intatta oltre che la più grande piramide del mondo. “Non appena giunti in prossimità della piramide ho rotto un pezzo di pietra da un lato della piramide” ha dichiarato Holden “Quando sono tornato a casa ho piazzato il pezzo di piramide su di uno scaffale della mia cameretta vicino alla collezione di souvenirs che avevo da bambino. Quando i miei genitori se ne accorsero andarono su tutte le furie e l’oggetto in questione divenne appunto l’oggetto della colpa”.

Christian Boltanski rappresenterà la Francia alla Biennale di Venezia 2011

Francia, Francia ed ancora Francia, dopo un periodo di silenzio i transalpini hanno deciso di stupirci e di puntare al rilancio di tutta la nazione nel gotha dell’arte contemporanea internazionale che fino ad ora vedeva un poco in ribasso le quotazioni di una patria capace di sfornare grandi talenti come Sophie Calle e Claude Lévêque. La Francia dicevamo non ha intenzione di rimanere incollata al passato, ai suoi grandi musei di arte moderna ed ai suoi grandi maestri della pittura.

Per questo la nazione d’oltralpe si sta muovendo in fretta ed ha già reso noto il suo programma per la Biennale Di Venezia 2011, annunciando che il celebre artista francese Christian Boltanski rappresenterà il suo paese all’interno della prestigiosa kermesse veneziana. La notizia potrebbe stupire visto che la Biennale si è da poco conclusa registrando un record assoluto di presenze ma è noto che le grandi manifestazioni devono essere meticolosamente progettate con largo anticipo. A quanto dichiarato da Artforum il padiglione transalpino sarà curato da Jean-Hubert Martin, stimato professionista che ha già ricoperto il ruolo di direttore del Centro Pompidou di Parigi e del Kunst Palast di Dusseldorf in Germania.

L’artista Kane Cunningham compra una casa per distruggerla

 “il bisogno di distruggere è anche un bisogno artistico” aveva un giorno dichiarato Pablo Picasso. Oggi un artista inglese metterà alla prova questa teoria, stiamo parlando di Kane Cunningham, stimato pittore paesaggista dello Yorkshire che ha da poco acquistato una casa a Knipe Point vicino Scarborough pagandola solo 3.000 sterline. La proprietà alcuni anni fa aveva un valore di 150.000 sterline ma la sua posizione a pochissimi metri dall’orlo di un dirupo sul mare (su terreno franabile) ha ridotto il suo valore. Anche altre costruzioni del vicinato sono già cadute nel mare sottostante ma Kane Cunningham ha voluto comprare lo stessa la sua casa.

L’obiettivo dell’artista è quello di documentare la caduta dell’immobile e trasformarla in un grande progetto artistico. Nei prossimi giorni la casa diverrà una vera e propria installazione con videocamere che filmeranno la casa fino al suo definitivo collasso. “La casa diverrà un simbolo di sogni perduti e disastri finanziari, molti si chiederanno, può una casa che è sul punto di crollare essere considerata un’opera d’arte? io dico di si?” ha dichiarato recentemente il coraggioso artista. Cunningham ha inoltre invitato artisti locali, poeti e musicisti ad unirsi a lui per sviluppare il progetto e riempire la casa di altre opere.

Jill Magid l’artista che si trasformò in agente segreto

 Il 25 agosto del 2008 una macchina nera partita dall’ambasciata Olandese di New York si recò davanti dell’abitazione dell’artista Jill Magid a Brooklyn. Un uomo sceso dalla vettura suonò il campanello e recapitò all’artista una busta marrone. La missiva in questione conteneva un enorme rapporto redatto dalla stessa artista sui suoi tre anni spesi ad incontrare agenti dei servizi segreti olandesi. Tre anni prima infatti Jill Magid era stata incaricata dai servizi segreti di creare un’opera d’arte capace di metter in luce l’aspetto umano dello spionaggio.

Ma dietro il manoscritto c’è  una lunga storia, quella di Jill Magid di 36 anni, artista le cui sculture sono state vendute per 25.000 dollari al pezzo. Per le opere commissionate dall’intelligence olandese invece l’artista ricevette 100.000 euro. L’artista propose di intervistare alcuni agenti del servizio segreto su questioni personali e compilare un rapporto oltre che ad altre opere che avrebbero poi mascherato le loro vere identità. Jill Magid cominiciò così ad incontrare gli agenti nei bar e nelle hall degli alberghi.

Correva l’anno 2009, il peggio dell’arte contemporanea secondo Globartmag

Giunti alla fine di questo lungo ed interessante 2009 è ormai tempo di bilanci e come si sa ogni testata che si rispetti stila la sua personale classifica del meglio visto nei mesi precedenti. Noi di Globartmag solitamente vi offriamo solo il meglio ed è per questo che stavolta abbiamo deciso di stilare una ricca top ten con il peggio del minestrone artistico nazionale, cose che non avremmo mai voluto vedere ma che è possibile vedere solo (per fortuna) in Italia, quindi allacciate le cinture e preparatevi a tutto:

1 Il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2009
L’horror vacui colpisce il duo curatoriale formato da Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli noti ormai come B&B. Ci si aggrappa ai fasti del Futurismo(?) e si riempie un padiglione-feijoada di opere ammassate, manco fosse una fiera d’arte. Tra presenze pittoriche imbarazzanti ed installazioni non meglio identificate il dramma si compie mentre la critica cala la scure. Quei pochi artisti che riescono a salvarsi galleggiano come isole perse in un dramma da feuilletton del  secolo scorso. Intanto al vernissage piove e tutti entrano in sala per ripararsi con sommo piacere degli organizzatori che sbandierano un boom di presenze mai visto. Contenti loro, depressi noi.

2 Quer pasticciaccio brutto del Premio Cairo 2009
Vince Marzia Migliora ma durante la premiazione il gallerista di Changing Role, Guido Cabib fa giustamente notare che l’opera premiata non è inedita, cosa che il regolamento impone. Segue la protesta su internet (viene persino istituito un gruppo su Facebook intitolato Il premio Cairo 2009 va annullato) e su varie testate che chiedono il ritiro dell’artista. Alla fine dopo un lungo periodo di imbarazzo la giuria del premio decide di squalificare Marzia Migliora ed assegnare il primo posto a Pietro Ruffo. La vicenda si chiude con una dichiarazione di Marzia Migliora che si ritiene vittima di tutta la faccenda. Cui Prodest?

3 Le nomine innominate del Castello Di Rivoli
Il balletto per la nomina del direttore della prestigiosa istituzione è il vero giallo di fine 2009, un delitto irrisolto con una trama alquanto intricata: il presidente Giovanni Minoli annuncia la prima sorpresa, i direttori sono due Andrea Bellini e Jens Hoffmann, poi quest’ultimo si defila inaspettatamente e senza un vero perché, il cda che prima l’aveva scelto presentandolo come uomo di fiducia lo accusa di non esser degno di fiducia. Al suo posto compare  Beatrice Merz, presidente della fondazione dedicata al celebre padre. Come diceva quella canzone di De Gregori? E non c’è niente da capire.

4 Alva Noto/Carsten Nicolai a Napoli
Proprio in zona Cesarini arrivano il pacco, il doppio pacco ed il contropaccotto. Nicolai viene ingaggiato per creare un’installazione a Piazza Del Plebiscito, dopo neanche tre giorni di “mostra” e 500mila euro spesi per l’intera operazione (tra l’altro molto bella) il curatore Eduardo Cicelyn rimuove il tutto per motivi di sicurezza.

L’ironico Urs Fischer un artista tutto da scoprire

 In questi giorni e fino al 7 febbraio 2010 il New Museum di New York ospita la mostra Marguerite de Ponty dell’acclamato artista Urs Fischer, la mostra è decisamente spiazzante a tal punto che alcuni visitatori hanno mosso alcune accuse contro l’artista, accusando le sue opere di superficialità, alcuni hanno affermato che Fischer in questa mostra non indaga a fondo nell’animo umano e non si è scervellato più di tanto a cercare un’idea pregna di contenuti ed emozioni. Eppure l’arte non è solamente fatta di indagini rigide e composte pervase dalla serietà assoluta, c’è molto nonsense ed ironia nell’arte anche perchè esse sono caratteristiche fondamentali dell’animo umano. Per chi ama un poco di sana ironia la mostra al di Fischer ha decisamente qualcosa da offrire.

Le sue scatole specchio dal titolo Service à la française (2009) sono sparse per tutto il secondo piano, ogni opera è formata da un cubo rettangolare coperto da una superficie specchiante. Su ogni faccia del cubo è riprodotta l’immagine realistica di un oggetto. In questo modo è possibile osservare la ripoduzione di un oggetto mentre la superficie specchiante trasmette brandelli di immagine di altre scatole circostanti, in un orgia visiva del tutto spaesante e divertente.  Al terzo piano è invece possibile ammirare la celebre lingua nel muro di Fischer (opera dal titolo Noisette, 2009) che sbuca fuori dal muro non appena il visitatore si avvicina. L’opera sembra coglierti sempre di sorpresa e muove ironicamente memorie legate all’infanzia riguardo il gioco del nascondino ed alla persistenza degli oggetti.

Il Moma celebra Gabriel Orozco, genio dell’inaspettato

 16 anni sono passati da quando il MoMa ha presentato l’innovativa creatività dell’artista concettuale Gabriel Orozco al grande pubblico. Con la sua natura ironica e lirica l’artista si oppose alla natura monumentale dei trend artistici degli anni ’80 mediante una ridefinizione del concetto di bellezza e focalizzando l’attenzione su dettagli inaspettati, memorie quotidiane ed esperienze personali.  In questi giorni (precisamente dal 13 dicembre 2009 al 1 marzo 2010) la celebre istituzione museale newyorchese ha deciso di dedicare un’importante retrospettiva al genio dell’artista messicano classe 1962 intitolandola semplicemente Gabriel Orozco.

All’interno della mostra sarà possibile ammirare una vasta collezione di opere dell’artista, alcune delle quali sono divenute estremamente popolari tra gli appassionati d’arte di tutto il globo. Pezzo forte della mostra è la scultura intitolata La DS del 1993, un’automobile della citroen (una ds per l’appunto) chirurgicamente ridotta di tre terzi. La mostra presenta anche un’altra celebre opera di Orozco, si tratta di Black Kites del 1997, costituita da un teschio umano coperto da una griglia di grafite. Gran parte delle opere sono in mostra per la prima volta a New York e offrono una vasta prospettiva del lavoro dell’artista dai piccoli oggetti, sino ai dipinti ed ai lavori su carta.

Grazia Toderi, Orbite Rosse da Giò Marconi

Per la sua quarta personale da Giò Marconi, che occupa tutto il piano terra della galleria milanese, Grazia Toderi espone dal 26 gennaio 2010 tre nuove serie di disegni, realizzati con grafite, argento e stagno fuso, nuove opere fotografiche e due proiezioni video prodotte per la mostra.
Il disegno è per l’artista il primo livello, fondamentale e necessario, in cui immergersi, un esercizio di concentrazione, leggerezza e libertà, solo in seguito al quale poter arrivare, dopo una ulteriore lavorazione che passa attraverso le immagini fotografiche, alla realizzazione di una nuova opera video.

Tutte le opere della mostra sono intitolate Orbite Rosse, e già nel 1998 l’artista aveva esposto alla Galleria Giò Marconi una doppia proiezione video dal titolo “Orbite”. Nell’opera dell’artista i riferimenti alle orbite sono fin dall’inizio del suo lavoro un elemento costante, siano quelle della Luna intorno alla Terra, dei pianeti intorno al Sole, dei satelliti o delle astronavi intorno ai pianeti, o anche quelle disegnate da una palla all’interno di uno stadio, o tracciate da una trottola su un pavimento.

Sickboy, il nuovo talento della street art inglese

 Il Blitz artistico sembra essere diventato un vero e proprio must nella scena contemporanea ed in giro per il mondo sorgono eventi lampo che si concludono il giorno stesso del vernissage. Forse è il segno di questi frenetici tempi o forse è la volontà di lasciare un segno sfuggente ma incisivo. Sta di fatto che lo scorso 16 dicembre si è svolta a Londra l’evento blitz Logopop, mostra di nuove opere limited edition e site specific dell’astro nascente della street art britannica Sickboy.

Dopo il successo della sua personale dal titolo Stay Free tenutasi lo scorso anno, dove l’artista ha trasformato un edificio in stile Vittoriano in un parco giochi a tema, Sickboy è tornato con il suo stile stravagante, invitando gli appassionati d’arte a tuffarsi nelle straordinarie profondità della sua immaginazione. Con Logopop, Sickboy ha ricreato il simbolismo lisergico che caratterizza ogni sua opera, cambiando ogni volta le carte in maniera del tutto inaspettata. Tra installazioni, tags, graffiti e tecnologia digitale l’artista ha decisamente stupito il pubblico presente, che già lo acclama come il nuovo Banksy.  La nuova collezione di opere presentate a Logopop è stata sviluppata nel 2009 con l’obiettivo di affinare le relazioni tra complessi e dettagliati lavori e semplici interventi urbani.

Metti un giorno a colazione da Ai Weiwei

 Uno degli artisti più celebri e controversi del momento ha deciso di trasformare il Mies van der Rohe Pavilion di Barcellona in una gigantesca tazza di caffellatte. L’istituzione museale aveva infatti deciso di ospitare alcuni artisti capaci di compiere un intervento atto a riflettere sull’uso degli edifici e sulla nostra visione degli stessi come spazi inalterabili.  La scelta è ricaduta sul cinese Ai Weiwei che ovviamente non ha potuto che confermare la sua fama di artista eccentrico e visionario. L’artista ha infatti riempito le due famose piscine del museo (una posta all’esterno ed una posta all’interno) rispettivamente con latte e caffè.

Ai WeiWei ha così spiegato questa insolita scelta:”il mio intervento esplora il metabolismo di una macchina vivente, l’edificio non è completamente statico: il contenuto delle due piscine viene infatti continuamente sostituito ma i visitatori non possono notarlo, il movimento è impercettibile. Controllare il livello di latte e caffè all’interno delle piscine sarà come tenere in vita un corpo in uno sforzo contro aria e luce”. Le piscine sono state riempite con 65 tonnellate di latte e 15 tonnellate di caffè che saranno tenute all’aria aperta.  L’intervento fa parte di una serie di installazioni che artisti ed architetti provenienti da ogni parte del mondo hanno creato e creeranno all’interno dello spazio museale.

Conrad Shawcross, il nuovo talento londinese con le spalle coperte

La IBM – International Business Machines, celebre azienda americana di computer ospiterà nei suoi locali di New York una bizzarra scultura. Nel mese di maggio 2010 verrà infatti installata una sorta di macchina costruita con acciaio e legno che annoderà dei fili formando una corda. L’opera presentata dalla galleria PaceWildenstein è una creazione dell’artista inglese Conrad Shawcross. Una simile opera titolata Chord ed installata per tutto il mese di novembre nella Kingsway tramway station di Londra è stata successivamente venduta dalla Victoria Miro Gallery per la ragguardevole cifra di 390.000 dollari.

“La mia ricerca ha a che vedere con il tempo, lo spazio e la cosmologia, i rocchetti di filo che formano lentamente la corda possono esser letti come pianeti che trascorrono una loro linea temporale all’interno della loro storia collettiva. Ma le possibilità interpretative sono assai vaste, molto spetta allo spettatore”. Ha dichiarato l’artista in una recente intervista. Le corde sono alla base della sperimentazione di Conrad Shawcross come in Nervous System (2003) installazione presentata in occasione della sua prima mostra personale. L’opera fu successivamente acquistata dal celeberrimo Charles Saatchi e questo fu un vero e proprio colpo di fortuna per l’artista ancora ventenne che vide schizzare le sue quotazioni in un battibaleno.