Marco Brambilla e Kanye West insieme per Power

L’arte contemporanea è nuovamente al servizio della musica. Questa volta è l’artista italo-canadese Marco Brambilla ad aver scelto di produrre un video per una star del pop, o forse dovremmo dire del rap, visto che il video sarà creato per promuovere il nuovo singolo di Kanye West.  Nel video della song intitolata Power, West indossa una gigantesca collana d’acciaio, attorno a lui c’è un carosello di belle ragazze parzialmente  nude. Alcune di queste belle figliole si inginocchiano ai suoi piedi mentre altre indossano corna da diavolo e sono appese al soffitto a testa in giù.

Una sorta di spada di Damocle pende sulla testa di West e dietro di lui un carnefice si prepara a trafiggerlo con una lama. Brambilla che oltre ad aver creato numerose opere di video arte è stato anche regista di noti films come Demolition Man (che vede come protagonista Sylvester Stallone), ha dichiarato di aver deciso di dare all’intero progetto una visione apocalittica molto personale.

Viaggi in immagini, la giovane videoarte a Firenze

Viaggi in immagini è una Rassegna video dagli archivi Art Hub. Nell’ambito di Aperto alle Murate in piazza Madonna delle neve a Firenze. Tutti i lunedi’ due “ore d’aria” con intrattenimento e performance nell’ex carcere. Un’iniziativa dell’assessorato alla cultura del Comune di Firenze che ha preso il via il 14 giugno e accompagnerà fiorentini e non fino a metà settembre. Aperto Alle Murate e’ un progetto a cura di Firenze Fast Forward, Valentina Gensini, Map of Creation e Simone Fabbroni che spazierà dalla musica al teatro alla video arte. Partners: Art Hub e New York University; media partner: Current, network partner: UnDo.Net

Nell’ambito di Aperto alle Murate Art Hub presenta Viaggi in immagini, una rassegna in tre serate (21 giugno, 16 e 23 agosto 2010 ) di video tratti dall’archivio, a cura di Francesca di Nardo. il 30 agosto inoltre avrà luogo la proiezione del video documentario Rough Cut (Iran, 22’- 2007) di Firouzeh Khosrovani, alla presenza della regista. Rough Cut è un’opera pluripremiata nei festival internazionali  si tratta di un documentario corto che racconta la trasformazione dei manichini femminili nelle vetrine dei negozi d’abbigliamento di Teheran, come metafora del corpo velato e mutilato, ridefinito secondo i dettami della legge.

Grande Successo e il Premio Celeste 2010 proroga le iscrizioni

La deadline fissata per le iscrizioni al Premio Celeste 2010 era stata fissata per il 31 luglio 2010 ed invece il grande numero di partecipazioni ha convinto gli organizzatori a posticipare il termine ultimo per le iscrizioni. Sono oltre mille le opere attualmente iscritte all’edizione 2010 del celebre concorso italiano. C’è ancora tempo fino al 6 agosto per partecipare iscrivendosi online direttamente sul sito della manifestazione.

Premio Celeste è un concorso dedicato all’arte contemporanea che ogni anno prevede l’organizzazione di una mostra di 60 opere finaliste; l’organizzazione di altre mostre in Italia ed all’estero; la creazione di un catalogo con 250 opere illustrate a colori che ogni anno fa il punto della situazione della pittura, fotografia, video, scultura, installazione e lavori multi-mediali in Italia. La qualità, la ricerca, l’innovazione e la contemporaneità sono i criteri fondamentali della selezione delle opere. La selezione delle 40 opere finaliste avviene attraverso un processo totalmente trasparente. Ciascuno dei 22 critici incaricati delle selezioni renderà pubbliche le sue scelte sul sito.

Videominuto 2010

Si svolge dal 4 all’11 settembre 2010 presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, la 18.a edizione di Videominuto 2010, il concorso internazionale di video da 1 minuto, organizzato dall’emittente radiofonica toscana Controradio, dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, in collaborazione con l’associazione culturale Grav e con il contributo di Regione Toscana, Comune e Provincia di Prato e Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

Raffaele Gavarro che cura la direzione artistica del festival dal 2008, ha negli ultimi anni indirizzato il festival verso una più ampia inclusione di quei linguaggi video vicini alla ricerca artistica, cercando un più serrato confronto con quegli ambiti tradizionali del festival più impegnati nel versante cinematografico, televisivo, dell’animazione e del documentario, senza dimenticare quelle importanti, e spesso sorprendenti, partecipazioni “amatoriali”, che hanno negli anni reso il festival uno dei laboratori più interessanti del nostro paese.

Exhibition Review – Ex Elettrofonica, This Story…

Una mostra che vale la pena di visitare, un evento che proprio nel bel mezzo della torrida estate romana riesce a portare una ventata di freschezza insperata. Stiamo parlando del terzo appuntamento della serie This story is not ready for its footnotes che ha aperto le danze lo scorso 21 luglio ( in visione fino al prossimo 16 settembre ) nella galleria Ex Elettrofonica di Roma. In occasione di questo nuovo capitolo, i curatori Camilla Pignatti Morano e Pelin Uran hanno presentato video opere di Rossella Biscotti, Ali Kazma, Bettina Wind & Alexandra Ferriera e Danilo Correale, giovani artisti che hanno piacevolmente stupito la redazione di Globartmag accorsa per il vernissage.

Tutte le opere in visione sono sottilmente legate dal filo rosso dell’industrializzazione e dell’operato umano. Il lavoro, la manodopera, la macchina e la società contemporanea sono i soggetti principali di ambientazioni asettiche, dove l’uomo si fonde con l’elemento architettonico-industriale e partecipa ad un ciclo produttivo a volte alienante nella sua rapidità, altre visibilmente liquido ed allungato all’interno di patterns temporali indefinite ed azioni incapibili.

Gillick, Barney e Gonzalez-Torres 3 mostre impedibili Tra Bonn e Basilea

C’è tempo fino al prossimo 8 agosto per ammirare la retrospettiva di Liam Gillick, attualmente in mostra al Bundeskunsthalle di Bonn in Germania. L’evento dall’enigmatico titolo One Long Walk… Two Short Piers include tutte le opere prodotte da Gillick nell’ultimo ventennio. Il problema è che l’artista aveva già messo in piedi una grande retrospettiva dal titolo Three Perspectives and a Short Scenario che tra la primavera del 2008 e l’autunno del 2009 aveva toccato numerose tappe tra cui il Kunsthalle di Zurigo, il Witt de Withe di Rotterdam, il Kunsteverein di Monaco di Baviera ed il Museum of Contemporary Art di Chicago.

La presente mostra dunque non aggiunge niente a quanto si era detto ed anche Gillick con il suo eterno ritorno al minimalismo ed in particolare alle ricerche di Donald Judd (con qualche colore in più) ha un tantino stancato. A Basilea invece, fino al prossimo 3 ottobre 2010 lo spazio Shaulager (costruito su incarico della Fondazione Laurenz dal celebre studio di architettura Herzog & de Meuron) presenta una gustosa mostra dal titolo Prayer Sheet with the Wound and the Nail, dedicata ai mitici Drawing Restraint di Matthew Barney.

La licenza Creative Commons e l’arte contemporanea

L’opera d’arte appartiene all’artista che l’ha creata, egli detiene i diritti ed ha il potere assoluto di decidere sulle sue sorti. Questa semplice affermazione che in passato era un vero e proprio dogma potrebbe non essere più tale per il prossimo futuro. Stiamo ovviamente parlando della rivoluzione Creative Commons, una tempesta che ha invaso tutte le arti dalla  Fotografia alle immagini in genere passando per le  illustrazioni, i video, l’editoria e la musica.

Le licenze Creative Commons offrono sei diverse articolazioni dei diritti d’autore per creatori che desiderino condividere in maniera ampia le proprie opere secondo il modello “alcuni diritti riservati”. Il detentore dei diritti puo’ non autorizzare a priori usi prevalentemente commerciali dell’opera (opzione Non commerciale, acronimo inglese: NC) o la creazione di opere derivate (Non opere derivate, acronimo: ND); e se sono possibili opere derivate, puo’ imporre l’obbligo di rilasciarle con la stessa licenza dell’opera originaria (Condividi allo stesso modo, acronimo: SA, da “Share-Alike”).

Il Punk californiano e l’avventura della Target Video

I nomi  Jackie Sharp, Jill Hoffman e Sam Edwards forse non vi diranno nulla in particolare ma sappiate che questi temerari personaggi, capitanati dall’artista Joe Rees furono i fondatori di una realtà che ad oggi non ha eguali. Stiamo ovviamente parlando della celebre casa di produzione di audiovisivi denominata Target Video (conosciuta anche come Target 77) nata sul finire degli anni ’70 in quel di San Francisco.

Ovviamente la Target Video non ha mai prodotto opere di video arte ma l’attenta e sperimentale ricognizione della scena musicale punk ed hardcore americana operata da questa avventurosa etichetta è paragonabile ad una creazione artistica. Sin dai suoi primi giorni di vita la Target iniziò a filmare concerti all’interno di clubs, per strada ed ai parties. Inoltre il quartier generale della Target possedeva un enorme sottoscala di quasi 500 metri quadrati dove venivano organizzati concerti che iniziavano nel pomeriggio e si concludevano a notte inoltrata.

Romantici a Milano

“Io vi amo,
 vi amo ma vi sputo però,
 vi amo tutti, 
è bello è brutto è solo questo. 
L’erba, ti fa male se la fumi senza stile!”
Finisce così la canzone dei Baustelle, Un romantico a Milano, e in questa storia ci sta pure l’erba…o comunque ci starebbe bene. Perché questa è una storia senza tempo, che però si è svolta pochi giorni fa, di un incantesimo a cui mancava l’ingrediente chiave. Fin da quando sono piccola i miei genitori si lamentavano perché avevo qualcosa da ridire in ogni occasione, questo non c’entra con quello che vi sto per raccontare, ma se vi unirete al coro, non ve ne farò una colpa.

C’era una volta, nella città di Milano, un luogo fatato chiamato Hangar Bicocca. Il problema era che nessuno che ci sapeva arrivare, e quindi alla fine nessuno ci andava. Questo, in sintesi, il rapporto che ho sempre avuto con l’Hangar. Un posto conosciuto, riconosciuto, con proposte allettanti, ma fondamentalmente richiedente uno sforzo per raggiungerlo inversamente proporzionale alla facilità di restare infossata nel divano (io nemmeno ce l’ho un divano, ma ci siamo capiti). La prima volta che ho visto l’installazione permanente di Anselm Kiefer, I sette palazzi celesti, mi sono pentita amaramente di non aver fatto lo sforzo prima. Nel mio personale percorso di pentimento non potevo dunque perdermi la riapertura al pubblico di questo spazio post industriale convertito all’arte contemporanea.

Ryan McGinley “sevizia” la povera top model Carolyn Murphy

Avete presente Carolyn Murphy? Ebbene la biondissima e bellissima modella non è certo una nuova scoperta visto che nel corso della sua già lunga carriera ha sfilato per fashion designers come Tom Ford, Roberto Cavalli e Estée Lauder. La top model ha da poco partecipato ad un nuovo video dell’effervescente Ryan McGinley, prodotto per il luxury brand Nowness. Ovviamente la ben nota estrosità del regista ha tramutato un normale video in un’opera d’arte decisamente sopra le righe. “Il mio manager mi ha detto che mi avrebbero rotto delle bottiglie di vetro in testa. Trattandosi di McGinley io pensavo che avrei dovuto spogliarmi ed invece sono stata letteralmente spiazzata” ha candidamente affermato Carolyn Murphy e dobbiamo dire che le cose sono andate proprio così.

Entrance Romance (questo il titolo del video) mostra infatti scene a rallentatore, filmate con una videocamera Phantom che riesce a girare 1.500 immagini per secondo catturando ogni singolo dettaglio della bellissima modella. Durante la pellicola Carolyn Murphy subisce fantasiose angherie: un cane si scrolla l’acqua di dosso proprio vicino a lei, lo stesso cane in seguito la bacia appassionatamente in bocca, successivamente la modella riceve una bottiglia d’acqua in testa fino ad arrivare ad una bolla di vetro con pesce rosso annesso che cozza violentemente sui suoi capelli dorati.

Quando il calcio incontra l’arte contemporanea

Sfortunatamente la nostra nazionale di calcio non ha superato i gironi all’italiana (ironia della sorte) della fase finale dei mondiali in Sud Africa edizione 2010. Ovviamente questo è un blog d’arte e non staremo certo qui a discutere su chi ha sbagliato e perchè ma è indubbio che anche il calcio nasconde qualcosa di artistico e tale piccola cellula va comunque analizzata. Dalle prodezze dei fantasisti brasiliani alla rappresentazione in chiave moderna della figura mitica dell’atleta, il soccer racchiude in sé una forma estetica che ha più volte influenzato gli artisti del contemporaneo.

Basti citare il celebre video Zidane: A 21st Century Portrait di Douglas Gordon e Philippe Parreno. L’opera mostra le immagini dell’ultima partita di Zidane con il Real Madrid. All’interno del film, la scena è totalmente catalizzata dalla figura del grande campione che occupa ogni inquadratura con la sua energia, la sua concentrazione e la sua fatica. Tutto Zidane minuto per minuto insomma data la lunghezza del lungometraggio che ha una durata di 90 minuti, proprio come una partita di calcio.

Video d’artista alla Biennale di Carrara

Il Castello Malaspina di Fosdinovo parteciperà, in collaborazione con La Marrana arteambientale, agli eventi paralleli della XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara con Dare arte al luogo: video d’artista. Dal 25 di giugno fino al 12 settembre, nel Battistero della Cattedrale di Carrara, saranno proiettati tre video: Introduction to a distant world di Alfredo Jaar, Nashi di Flavio Favelli e Gianluca Mattei e Temporale di Emanuele Becheri. Introduction to a Distant World (1985) dell’artista cileno Alfredo Jaar, e’ girato nelle miniere d’oro dell’Amazzonia in Brasile. Il video contrappone il valore dell’azione quotidiana di chi lavora (evidenziato, nel caso in oggetto, dagli uomini che faticano nel portare alla superficie le rocce aurifere) alle quotazioni dell’oro nelle principali Borse valori del mondo.

Nashi di Flavio Favelli e Gianluca Mattei (2007), ambientato in una cava di marmo di Carrara, mostra un uomo che cammina con una sedia pieghevole, sulla montagna bianca. Pensa alle sue cose, fra i sentieri di pietraie e le ruspe. L’unico ristoro in una giornata tersa e polverosa e’ una pera, una pera nashi succosa e dissetante.

Le cose non dette riempiono il vuoto di una forma riflessa.*

Più di 40 schermi di differenti dimensioni, 25 opere video dalla collezione Sandretto Re Rebaudengo, 10 giovani artisti italiani coinvolti in un’opera unica, 2 istituzioni che collaborano, 1 chiesa a quattro braccia con l’ottagono centrale sormontato da una cupola.

Il complesso milanese di S. Michele ai Nuovi Sepolcri è circondato dal ritmo armonioso del porticato a pianta curvilinea, la vegetazione del giardino interno è verde brillante, ci passerei volentieri un pomeriggio d’estate a lasciar passare il tempo, ma oggi lascerò che il tempo non passi dentro quelle mura. In un’epoca in cui guardando una tela di Pollock qualcuno riesce ancora a dire:”Potrei farlo anch’io”, è un atto di coraggio proporre, come amministrazione pubblica, una mostra di soli video. E se non bastasse questo, il colpo di grazia lo da il tema: You-We, cioè noi e voi, l’altro, la multiculturalità, il dialogo con l’oriente. Mi piace quando le iniziative culturali mi sbattono in faccia tutta la mia limitatezza.

Lady Gaga blasfema e scandalosa per Alejandro

Orami le nostre pagine sono piene di articoli e gossip su Lady Gaga, la biondissima eroina del pop nonché artista wannabe non riesce proprio a star ferma e anzi sembra più prolifica che mai anche durante i mesi estivi. In questi giorni la cantante ha tenuto una grande premiere del suo nuovo video girato dal celebre fotografo di moda Steven Klein per la track intitolata Alejandro ed anche stavolta non ha mancato di sollevare un vespaio di polemiche. Le immagini del video hanno infatti scatenato le ire di diversi giornalisti, istituzioni e gente comune.

Il clip è un bizzarro ed irriverente miscuglio di erotismo, fetish, atmosfere gotiche, tenebrose e religiose, mentre la canzone è una classica ballad neanche troppo movimentata. Nelle prime immagini Lady Gaga sembra scopiazzare le atmosfere militaresche già viste in un video di Janet Jackson. Successivamente Gaga cita Madonna a più non posso ed il video diviene un miscuglio di deliri erotico-religiosi alla Like a Prayer.