Damien Hirst, Tracey Emin e Julian Opie gettano le loro opere nel cassonetto

 Molte volte la critica etichetta una brutta opere di un determinato artista come spazzatura.Per il suo ultimo progetto di Micheal Landy ha intenzione però di trasformare le opere d’arte in spazzatura, buttando nel cassonetto i più brutti lavori di Damien Hirst e Tracey Emin. Il prossimo venerdì 29 gennaio infatti, il provocatorio artista del gruppetto della Young British Artists installerà un enorme cassonetto alto sette metri e largo cinque metri alla South London Gallery dove gli artisti potranno buttare tutti quei lavori che vorrebbero veder definitivamente distrutti.

Durante la preparazione del buffo progetto  denominato Trash Bin, Landy ha invitato alcuni artisti amici a gettare alcune delle loro opere ed ha inoltre lanciato un sito web dove il publico può segnalare le opere appartenenti alla propria collezione per poi distruggerle definitivamente. La cosa ancor più stramba è che non tutto sarà gettato nel cassonetto: “Questo sarà il primo esempio di cassonetto della spazzatura debitamente curato” ha affermato Michael Landy  “Non tutto potrà essere gettato nel cassonetto sarò io a decidere le opere che possono entrarci di diritto”.

Roy Lichtenstein alla Triennale di Milano

Roy Lichtenstein torna ad esporre in Europa con una grande mostra antologica che si preannuncia come uno degli eventi artistici piu’ importanti del nuovo anno. La mostra, a cura di Gianni Mercurio, si inaugurerà alla Triennale di Milano il 25 gennaio e, nel mese di luglio, sarà trasferita al Ludwig Museum di Colonia, dove rimarrà aperta al pubblico fino al 3 ottobre 2010.

Realizzata in collaborazione con The Roy Lichtenstein Foundation l’esposizione include oltre cento opere, tele per lo piu’ di grande formato, oltre a numerosi disegni, collages e sculture provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private internazionali, tra le quali il Ludwig Museum di Colonia, il Ludwig Forum di Aachen, il Louisiana Museum di Copenaghen, il Whitney Museum e il Gugghenheim Museum di New York, il Moderner Kunst Museum di Vienna, the Broad Art Foundation di Los Angeles.

L’ultima mostra della Deitch Project? Lo street artist Shepard Farey

La galleria di New York Deitch Projects continua a navigare nel vasto mare dell’incertezza da quando il suo noto proprietario, Mr. Jeffrey Deitch è stato investito della carica di direttore del Moca, Museum of Contemporary art di Los Angeles. Per ora il futuro della galleria è ancora nebuloso ma l’unica cosa certa è che l’ultimo artista (almeno per questa stagione espositva) ad esporre in galleria sarà Shepard Fairey. Il celebre street artist, autore dell’ancor più celebre poster Obama Hope ha infatti scritto sul suo sito web personale che la sua prossima serie di nuove opere sarà esposta dal 1 maggio 2010 alla Deitch Projects, un mese prima della fatidica chiamata alle armi di Mr. Deitch.

Contattato nel suo studio di Los Angeles, mentre è indaffarato nella preparazione delle sue nuove oepre, Fairey ha dichiarato che la sua mostra sarà piena di ritratti di persone appartenenti a diverse aree della cultura, personaggi in qualche modo importanti che rappresentano gli ideali maestri dell’artista. La scelta di Fairey è ricaduta su nomi quali Woodie Guthrie, Debbie Harry, il Dalai Lama ed il leader dell’opposizione burmese Aung San Suu Kyi, questi ultimi due personaggi sono stati già precedentemente ritratti dall’artista.

Exit Through The Gift Shop, il nuovo film dello street artist Banksy

L’incredibile ascesa dell’eroe della street art Banksy sembra non arrestarsi mai. Dopo aver trionfato con la sua mostra al Bristol Museum, Banksy torna nuovamente a far parlare di se. Sembra infatti che l’artista abbia girato il suo primo film dal titolo Exit Through The Gift Shop e sia in procinto di presentarlo al prossimo Sundance Film Festival, un importante festival cinematografico dedicato al cinema indipendente che si svolge nel mese di gennaio a Park City, sobborgo di Salt Lake City, e a Ogden nello stato dell’Utah.

Il film è stato acclamato come il primo disaster movie sulla street art ed in un primo momento era stato lasciato fuori dal programma ufficiale. La storia della presenza di Banksy all’interno del prestigioso festival sembrava quindi frutto dell’ennesima bufala. Inaspettatamente però alcuni tags e murales prodotti dal nostro beniamino sono cominciati a spuntare sui muri di Park City e tutti hanno capito che l’artista era li a presentare la sua pellicola.

Atto vandalico sull’opera di Mike Kelley alla Fondazione Francois Pinault

Gli atti di vandalismo ai danni delle opere d’arte sono ormai all’ordine del giorno ma quando succedono all’interno delle mura di casa Italia, per di più in una delle città simbolo dell’arte contemporanea come Venezia con l’ulteriore aggravante che a compiere il misfatto è stato proprio un personaggio che dovrebbe amare e rispettare l’arte in tutte le sue manifestazioni ci sembra sconcertante. Il fatto è accaduto diversi giorni fa ma la notizia ha cominciato a diffondersi solo nelle ultime ore.

La vittima di turno è la pomposa e chiacchierata Fondazione Francois Pinault che durante la scorsa Biennale di Venezia è riuscita a catalizzare l’attenzione di pubblico e critica ed ultimamente è stata accusata da Achille Bonito Oliva e da Monique Veute (dimissionaria direttrice di Palazzo Grassi) di creare immobilismo in Laguna. Evidentemente tali polemiche hanno fatto scattare uno scellerato meccanismo mentale che ha spinto G.D.M. (la stampa non ha reso noto il nome dell’uomo) critico e curatore di 66 anni abbastanza conosciuto nel vicentino a staccare un pezzo di una scultura in vetro di Mike Kelley dal titolo Kandor’s Full Set che era appunto ospitata dalla Fondazione Pinault.

Con Marzia Migliora si inaugura la nuova sede della galleria Lia Rumma a Napoli

Oggi 24 gennaio 2010 alle ore 12.00 riapre al pubblico la storica sede napoletana della Galleria Lia Rumma in Via Vannella Gaetani a Napoli. L’inverno del mercato dell’arte non ferma la gallerista che scommette ancora sulla città, raddoppiando gli spazi espositivi con il restauro della sua “aristocratica” dimora. Un nuovo inizio e un ritorno.

A quasi 40 anni dalla mostra dell’artista americano Joseph Kosuth, sensazionale incipit di una lunga e intensa avventura sempre a sostegno di proposte di qualità, Lia Rumma riparte con l’arte italiana ospitando la personale di Marzia Migliora, Forever Overhead.

Davide Bertocchi, 2020 Odissea nello spazio

Ci lamentiamo sempre di non aver abbastanza artisti italiani nel novero delle stars internazionali. Effettivamente il sistema dell’arte nostrano non si impegna poi tanto nel promuovere il nostro “prodotto” all’estero, limitandosi a curare un orticello fatto di rivalità, accentramenti di potere e secessioni. Magari con una spinta congiunta da parte di tutti gli attori della nostra realtà si potrebbe fare di più e lanciare qualche nostro giovane talento al di fuori degli ormai troppo stretti confini nazionali.

Di questo ne abbiamo già ampiamente parlato, oggi vorremmo invece sottoporre alla vostra attenzione un promettente artista che è riuscito a guadagnarsi stima e rispetto anche al di fuori dall’Italia, partecipando a numerose manifestazioni con opere sempre più interessanti e rappresentando in termini l’eccezione che conferma la regola. Insomma per una volta tanto mettiamo da parte i Damien Hirst, i Jeff Koons, per parlarvi di un nostro “prodotto” da esportazione.  Si tratta di Davide Bertocchi, artista impegnato e profondo trasferitosi a Parigi da diverso tempo, le cui performances ed opere mixed media molto spesso si interrogano sui limiti della conoscienza scientifica.

Una mostra Ultra Erotica alla Mondo Bizzarro Gallery di Roma

Dal 30 gennaio 2010, alla Mondo Bizzarro Gallery di Roma, un gruppo di artisti provenienti da diversi continenti, culture e lingue si ritrovano uniti dalla forza primordiale dell’eros nella mostra collettiva Ultra Erotica. Eccessive, surreali, dark, viscerali fino al limite estremo, le opere di Michael Hussar, Zoe Lacchei, Ken-ichi Murata, Roberto Baldazzini, Dorian X, John Santerineross, Atsushi Tani e Makiko Sugawa svelano lo straordinario potere positivo di una sessualità concepita e rappresentata fuori dall’ordinario.

Ognuno di loro usa linguaggi e tecniche differenti: in mostra si potranno vedere quadri a olio (Hussar) e ad acrilico (Dorian X), disegni a tecnica mista (Lacchei) o a china (Roberto Baldazzini e Makiko Sugawa), fotografia classica (John Santerineross e Atsushi Tani) e colorata a mano (Ken-ichi Murata).
Particolarmente importante sarà la presenza del famoso pittore californiano Michael Hussar, classe 1964, che esporrà per la prima volta in Italia i suoi preziosi dipinti a olio, cupi, inquietanti e dominati da pulsioni come amore, peccato, redenzione e morte. Opere che sono vere e proprie icone contemporanee, meravigliose e decadenti. In Italia, è diventata celebre la sua copertina del libro V.M. 18 di Isabella Santacroce.

Oleg Kulik, L’uomo-cane trasforma la Galleria Pack in un labirinto senza possibilità di uscita

La Galleria Pack di Milano inaugura il 16 febbraio la mostra Deep into Russia di Oleg Kulik. L’uomo-cane, che ha spiazzato con le sue performance al limite del tribale il pubblico del mondo dell’arte internazionale, realizzerà un progetto appositamente ideato per gli spazi della galleria.

Artista, scultore, performer, fotografo, curatore e da alcuni anni fondatore di un movimento politico per la salvaguardia dell’ambiente e delle specie animali, Oleg Kulik (Kiev, 1961), è riconosciuto per essere uno degli artisti più profondamente radicali del panorama artistico russo e internazionale.
“Nihil inhumanum a me alienum puto”, Kulik si è appropriato modificandola di una citazione di Terenzio (Humani nihil a me alienum puto) come statement di una sua monografia, dichiarando di non ritenersi estraneo a tutto ciò che non è umano. È questo l’assunto che può essere preso come uno dei corollari della sua ricerca e attraverso il quale si possono definire le caratteristiche peculiari della sua opera che affonda le proprie radici nel contesto sociale e culturale della Russia sovietica e post-sovietica. L’universalità del suo messaggio risiede nel riconoscimento del conflitto tra cultura e natura provocato dal processo di civilizzazione che ha investito l’uomo moderno.

Curare una mostra al museo comodamente dal vostro pc

Durante una fredda mattinata dello scorso autunno Judson Box si svegliò presto per accudire i cavalli della sua fattoria di Leesburg negli Stati Uniti. Rientrato in casa per fare colazione Box fu fermato dalla moglie che gli mostrò una foto dal monitor del computer. “Rimasi impietrito” afferma ora Box in un’intervista rilasciata al New York Times “Sul monitor c’era la foto di mio figlio in azione”.

Il figlio di Judson Box era un vigile del fuoco morto durante l’attacco alle torri gemelle del World Trade Center dell’11 settembre 2001 assieme ad altri membri della sua squadra di soccorso. Ad 8 anni di distanza dal terribile evento, Judson Box è riuscito a trovare l’unica foto conosciuta di suo figlio nello svolgimento del suo lavoro durante quella ormai tristemente storica giornata. La foto era stata pubblicata alcuni giorni prima da un utente di nome Erik Troelsen sul sito makehistory.national911memorial.org, il sito ufficiale del futuro National September 11 Museum and Memorial.

Christian Boltanski un maestro dal sangue freddo

Come abbiamo visto in un nostro precedente articolo Christian Boltanski rappresenterà la Francia alla prossima Biennale di Venezia. Per zittire chiunque aveva additato il transalpino come un artista noioso, al Gran Palais di Parigi è in visione in questi giorni un’incredibile installazione che muoverà anche gli animi dei più scettici.

Boltanski ha infatti creato in occasione della sua presenza a Monumenta 2010 una gigantesca installazione dal titolo Personnes che comprende enormi cumuli di abiti (esattamente 50 tonnellate di vestiti) ed il suono di 15.000 battiti cardiaci. Il rumore echeggia incessantemente come un suono di tamburi tribali e ad esso si unisce quello dei cuori dei visitatori della mostra che possono farsi registrare il proprio battito cardiaco da alcuni tecnici vestiti di bianco ed entrare così di diritto all’interno dell’opera d’arte. Quest’opera sposa in pieno la ricerca dell’artista che si poggia sulla tragedia, sulla perdita, sul senso dell’assurdo e su di una freddezza che molto spesso come dicevamo viene a torto associata alla noia.

Arte e Propaganda, la Svizzera contro i minareti

Anche se siete tutti dei baldi giovinotti sicuramente vi sarà capitato di vedere alcune immagini di repertorio che risalgono ai tempi della seconda guerra mondiale. Ebbene a quei tempi era cosa assai comune quella di girar per strada ed imbattersi in colorati (ed alquanto creativi) manifesti pubblicitari che ritraevano perlopiù valorosi soldati in uniforme assieme gente comune con slogan annesso.

Tali manifesti facevano parte della propaganda di regime ed ogni stato coinvolto nel conflitto aveva il suo bel da fare a stampare e diffondere scene che mettevano in guardia la popolazione contro il nemico o suggerivano quale condotta adottare durante un probabile attacco. Questa forma comunicativa, antesignana della poster art, ha prodotto vere e proprie manifestazioni creative che sono entrate nel nostro immaginario collettivo, basti pensare al famoso manifesto Tacete il nemico vi ascolta ed all’anglosassone Loose Lips might sink Ships ovvero “le chiacchiere inutili possono affondare le navi”.

La nuova guerra di Justin Lowe

Dopo la personale del 2007, il 22 gennaio 2010 torna ad esporre presso la Galleria Cesare Manzo di Roma Justin Lowe, artista del panorama newyorkese, recentemente in una doppia personale con Jonah Freeman alla Deitch Project di N.Y. (Black Acid Co-op, luglio-agosto 2009).

Lowe espone in questa sede più di trenta collage dal sapore visionario e surreale, seguendo quella scia psichedelica e libertaria che contraddistingue il suo lavoro. Attinge a piene mani dall’immaginario anni ’60 e dal vintage più estremo, sovrapponendo e mescolando copertine di libri, locandine di film e stralci di dischi. Il risultato è sempre elastico e multisensoriale. Conosciuto per le elaborate installazioni, Lowe continua ad usare le sue intense e intrusive composizioni, che intersecano bidimensionalità e tridimensionale per mezzo di dipinti-collage, video e specchi. La manipolazione dei media altera le percezioni dello spettatore conducendo ad associazioni inverosimili: i soggetti, icone di cultura e costume del passato, ammiccano da inconsuete angolazioni confondendo leggenda e storia.

Scoperto un vecchio autoritratto di Lucian Freud…con un occhio nero

Vi è mai capitato di litigare con qualcuno e magari prendere un bel pugno in faccia? Noi di Globartmag speriamo di no ma tutti quelli che hanno fatto questa brutta e dolorosa esperienza sanno benissimo che un pugno in faccia comporta le seguenti reazioni da parte del malcapitato: una corsa al pronto soccorso, una denuncia all’assalitore agli organi di polizia ed infine un bella bella bistecca da apporre sull’occhio nero per lenire il gonfiore.

Ovviamente tutti si comporterebbero così, tutti ma non un artista del calibro di Lucian Freud. Il celebre pittore dopo aver litigato con un tassista ha messo da parte dolore e rabbia ed è tornato al suo studio per fissare su tela il suo occhio livido. Quel giorno ad aspettarlo nel suo studio c’era un uomo che doveva posare per un ritratto. L’uomo vide Freud entrare frettolosamente dalla porta principale con il volto segnato dalla rissa, il pittore lo guardò e gli disse: “Vai via, devo dipingere me stesso in questo stato”.  Ovviamente non è un mistero che la vita di Freud è stata molto turbolenta e la violenza ha giocato un ruolo principale in tutto il corso della sua esistenza: “Ho partecipato a molte risse non perché mi piacesse combattere ma semplicemente perché la gente mi diceva delle cose e l’unica risposta che riuscivo a dare erano i pugni” ha dichiarato il maestro alcuni anni fa nel corso di  un’intervista.